Card. Sepe: Maria Velotti tra vita contemplativa e vita attiva
Donna umile e silenziosa, si calò nelle incertezze e nelle miserie del suo tempo, con uno spiccato senso di concretezza, ma totalmente abbandonata a Dio: per questo madre Maria Luigia del Santissimo Sacramento (al secolo Maria Luigia Velotti), fondatrice delle francescane Adoratrici della Croce, sabato scorso è stata proclamata beata, e il 2 settembre è stato fissato il giorno della sua memoria liturgica.
Nell’omelia l’arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe, l’ha definita una ‘instancabile nell’esercizio della carità’: “La maturità sociale espressa dalla beata Maria Luigia Velotti del Santissimo Sacramento nell’800, nella difficile realtà partenopea, in una di quelle periferie dove ancora oggi la Chiesa è chiamata a testimoniare la vita buona del Vangelo, è ancora attuale perché sono ancora tante quelle periferie geografiche, ma anche esistenziali, così care al Santo Padre Francesco, che necessitano di una testimonianza cristiana viva ed efficace”.
L’arcivescovo di Napoli ha tratteggiato la sua vita nella città: “Maria Velotti, inserita nella storia religiosa e sociale dell’Ottocento napoletano e campano, divenne per la gente del tempo un modello di virtù e di santità di vita. Ella, ancora oggi, si rivolge a noi mostrandoci il valore della contemplazione del Cristo nel dono della croce.
La sua esistenza si è incessantemente uniformata alla passione di Cristo. Potremmo quasi dire che la sua vita è diventata adorazione e imitazione della croce. Ella imparò ad avere completa fiducia nell’Onnipotente dalle sofferenze, di cui la sua vita, fin dalla fanciullezza e specialmente gli ultimi dieci anni, è stata costellata in modo ininterrotto. Superò le prove e i tormenti, poiché ha vissuto una speranza forte e radicata in Dio, e quindi imparò a essere costantemente buona e generosa con tutti”.
Però la sua vita è fondata sulla preghiera: “Monaca di casa prima, ritirata in comunità poi, fondatrice in seguito, colpita dalla sofferenza, ha vissuto una vita fondata sulla preghiera nel totale dono di sé a Dio, secondo la spiritualità francescana, da lei profondamente amata. Un messaggio che la nuova beata ci offre è quello del donarsi agli altri attraverso la carità.
Questa donna ha lasciato un segno tangibile della sua carità. Nel corso della sua travagliata esistenza, si è aperta gradualmente all’amore verso gli altri, mettendosi al servizio dei poveri, degli indigenti, dei sofferenti nello spirito, valorizzando quanti erano ai margini della società, con particolare cura nei riguardi delle donne”.
Un’altra caratteristica della beata è stato il servizio catechetico: “Il servizio della catechesi è una delle caratteristiche più rilevanti della missione di Maria Luigia: educare alla fede mediante l’opera e la parola; una parola, che sebbene semplice per la scarsità delle sue risorse culturali, sapeva arrivare al cuore, comunicando l’essenziale.
Con spiccata sensibilità e mossa da una incrollabile fede, ha saputo riconoscere in ogni individuo, anche il più reietto o malvagio, un frammento di quell’umanità alla quale è necessario testimoniare la verità evangelica e la possibilità di salvezza”.
Concludendo l’omelia il card. Sepe ha affermato che lei è un modello specialmente in questo particolare periodo: “La Beata Maria Luigia del Santissimo Sacramento è un messaggio di Dio per tutti noi e per le sue Suore, specialmente in questo tempo difficile segnato dalla precarietà a causa della pandemia. Umile e silenziosa, si calò nelle incertezze e nelle miserie del suo tempo senza indugio, con uno spiccato senso di concretezza, ma totalmente abbandonata a Dio…
La vita contemplativa e l’attività apostolica di questa Beata dell’Ottocento è un ulteriore esempio della fiorente vita religiosa femminile nella Chiesa in tempi specialmente travagliati. Ella si è dedicata all’istruzione e all’educazione delle ragazze povere e spesso abbandonate ed è riuscita a coniugare la vita religiosa vera e propria con l’apostolato attivo”.
(Foto: Avvenire)