Mons. Sigismondi: coniugare carità politica e carità pastorale
Tra fine giugno ed i primi di luglio la chiesa di Orvieto-Todi ha accolto il nuovo vescovo, mons. Gualtiero Sigismondi, con una solenne concelebrazione eucaristica nella cattedrale di Orvieto. Prima della celebrazione eucaristica mons. Sigismondi ha salutato nella piazza principale le autorità civili e religiose della città, ‘antica dimora dei papi’:
“La Chiesa, consapevole che alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra quello che è di Cesare e ciò che è di Dio, rispetta ogni istituzione umana, nutre un sincero apprezzamento per la funzione pubblica e prega per i suoi rappresentanti, affinché cerchino il bene comune. La collaborazione tra comunità politica ed ecclesiale si realizza nel leale rispetto della loro reciproca indipendenza”.
Nel saluto il vescovo ha ricordato la saggezza del re Salomone: “Per chi è chiamato a guidare una comunità civile o ecclesiale niente è più desiderabile della pace. Nella comunità ecclesiale la pace è il germoglio che spunta dalla radice dell’unità; nella società civile la pace è il frutto maturo della giustizia. Se nella Chiesa gli ‘operatori di pace’ sono ‘tessitori di comunione’, nella Città i ‘testimoni di pace’ sono, per così dire, ‘promotori di giustizia’, la quale, in linea di principio, non può essere delegata o appaltata alla carità”.
Per il vescovo ‘carità politica’ e ‘carità pastorale’ non possono essere disgiunte nella vita democratica della città: “E’proprio nel comune impegno per la promozione integrale dell’uomo che è possibile individuare il punto di contatto o di tangenza tra le istituzioni civili ed ecclesiastiche. Questa piazza, illuminata dallo splendore della facciata del Duomo, è simbolo reale dell’incontro e del dialogo tra gli uomini di buona volontà”.
Nell’omelia ha ricordato l’invito della diocesi a partecipare alla ‘Marcia della fede’ al termine degli anni ’90: “Da vescovo sono venuto in questa Cattedrale con il presbiterio folignate in occasione del Giubileo Eucaristico straordinario.
Durante la messa ho divagato con la mente nella navata centrale e ho tenuto fisso lo sguardo sul rosone, chiedendomi: come mai questa casa della Chiesa, edificata per custodire viva memoria del Miracolo di Bolsena, è intitolata a Santa Maria Assunta?
Ho cercato la risposta per tutto il tempo della celebrazione, ma sono riuscito a trovarla solo al momento della Comunione eucaristica, ‘vero Corpo e Sangue del Risorto nato da Maria Vergine’. La Madre di Dio, ‘mistica aurora della redenzione’, è realmente il Ss. Corporale di Gesù, inamidato dal suo candore verginale e inondato dallo splendore della luce pasquale”.
E nel giorno di insediamento ha ricordato che la comunione sacerdotale è il presupposto della missione apostolica: “La concretezza di questa immagine, suggerita dalla liturgia, me l’ha mostrata un anziano pastore, sorpreso a trascinare un grande ramo pieno di foglie all’interno del recinto del suo gregge…
Ammaestrato da questa lezione d’amore, accolgo con cuore libero e ardente quanto mi raccomanda papa Francesco nella Bolla di nomina: ‘Ama la tua nuova Chiesa con viscere di misericordia, benignità e umiltà’. La Vergine Maria, San Giuseppe suo Sposo, San Fortunato e la beata Madre Speranza di Gesù mi ottengano dal ‘Pastore dei pastori’ di perseverare in questo santo proposito, ‘fino alla fine’”.
Ed a distanza di una settimana mons. Sigismondi ha fatto il suo ingresso anche nella Concattedrale di Todi, salutando le autorità civili: “A tutti voi, rappresentanti e custodi della vita civile del popolo tuderte, auguro di non stancarvi di trovare le tante ragioni di uno sforzo condiviso, che non attenua le differenze di posizione politica né la diversità dei ruoli istituzionali.
La democrazia – lo ha ricordato di recente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – vive e si alimenta di confronto fra posizioni diverse. Ma c’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro”.
Mentre nella celebrazione eucaristica ha ricordato che la fede si misura con la carità: “Il nostro concittadino fra Jacopone da Todi, discepolo del Santo di Assisi, nella ‘lauda’ sul ‘Pianto della Madonna’ descrive, in commovente sintesi, la passione e la morte di Cristo in Croce e fa sgorgare dalla sensibilità di Maria, desiderosa di morire con Gesù, la più tenera invocazione: ‘Figlio amoroso giglio’. E Gesù dall’alto della Croce, ‘spes unica’, le esprime la sua ultima volontà, che san Giovanni Paolo II ha così parafrasato qui a Todi, in questa stessa Piazza, il 22 novembre 1981: ‘Mamma, perché piangi? Io voglio che tu rimanga per aiutare questi miei fratelli!’…
Sulla croce si spoglia persino dello sguardo materno, invitando Maria a prendersi cura di Giovanni, a orientare verso l’umanità che egli rappresenta la sua sollecitudine d’intercessione e di grazia. Questa premura di Cristo crocifisso verso di noi è velata nell’immagine della Madonna del Campione in cui Gesù bambino ha il capo rivolto verso chi lo guarda, mentre è accarezzato dagli occhi grondanti di stupore di Maria e Giuseppe, che ascoltano il battito del suo Cuore, mite e umile”.
(Foto: Lamberto Manni – Diocesi Orvieto-Todi)