Da Loreto l’invito del papa ad avere coraggio

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Anche quest’anno al pellegrinaggio Macerata-Loreto non è mancata la telefonata di papa Francesco, che ha definito questa edizione come la ‘prima peregrinaciòn virtual che io vedo’: “Caro monsignore, cari pellegrini virtuali, cari ragazzi e ragazze, uomini, donne, tutti voi che siete in questo momento fuori del Santuario della Madonna di Loreto, la Madre della speranza, la Madre che aiuta a guardare oltre, in questi momenti tanto difficili: abbiamo bisogno di guardare oltre con speranza. Vi sono vicino in questo pellegrinaggio virtuale e prego con voi e per voi e voi pregate per me. Abbiate coraggio! I tempi che si avvicinano, dopo questa pandemia, non saranno facili, ma col coraggio, la fede, la speranza potremo andare avanti. Coraggio! Chiedete alla Madonna questo coraggio oggi. Io sono con voi pregando”.

L’edizione del pellegrinaggio dello scorso sabato ha avuto uno scenario diverso dalle campagne maceratesi a causa della pandemia: quello della piazza del santuario di Loreto reso lucido da una leggera pioggia, come quella sera di venerdì 27 marzo, alla presenza di appena 50 fedeli, che hanno recitato il rosario e letto alcune delle migliaia di intenzioni di preghiera giunte a Loreto da Bari come da Pechino, dal paesino del Veneto e da New York.

Dopo la telefonata del papa il presidente del Comitato del Pellegrinaggio, Ermanno Calzolaio, ha ricordato le parole del papa in piazza san Pietro, nella sera del 27 marzo: “La tempesta (della pandemia) smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Il nostro io resiste in modo irriducibile. Il gesto di stasera è una occasione, offerta alla libertà di ciascuno, per non voltare la faccia di fronte al nostro bisogno e imparare dalla Madonna a dire ‘sì’ al Mistero che ci raggiunge nelle circostanze del vivere”.

Nella basilica lauretana il pellegrinaggio è entrato dalla Porta santa del Giubileo, definita da mons. Vecerrica come ‘barca’: “Ed è come salire sulla barca di Gesù e consegnargli le nostre paure”.

Fra una decina e l’altra del Rosario le invocazioni di un’umanità sofferente e fiduciosa: persone che hanno perso i loro cari per la pandemia, famiglie che soffrono, disoccupati, medici in prima linea, gente che è miracolosamente scampata ad un pericolo. Il congedo è essenziale, come nello stile di mons. Vecerrica: “Cominciate ogni giorno con la recita della preghiera dell’Angelus: è il nostro contributo alla ripartenza di tutto il mondo”.

Nel messaggio ai pellegrini don Julián Carrón aveva scritto che la circostanza attuale può far comprendere che la vita è vocazione, riprendendo alcune intuizioni di don Luigi Giussani: “Camminare verso il destino attraverso le circostanze, come ha scritto don Giussani, ‘Ripeto: l’uomo, la vita razionale dell’uomo dovrebbe essere sospesa all’istante, sospesa in ogni istante a questo segno apparentemente così volubile, così casuale che sono le circostanze attraverso le quali l’ignoto ‘signore’ mi trascina, mi provoca al suo disegno’.

Chi ne è capace? È una vertigine, appunto. Per questo il Signore non è rimasto ‘ignoto’. Ha avuto pietà di noi, ha ascoltato il grido del cuore e ha manifestato il Suo volto… Nella casa di Nazareth, nel ventre di Maria è diventato carne, Cristo si è reso oggetto di esperienza sensibile per coloro che Lo incontravano lungo le strade della Galilea. E con la Sua morte e resurrezione è rimasto presente e ci raggiunge attraverso la carne di coloro che continua ad afferrare e che ci offre come compagni di strada”.

(Foto: pellegrinaggio.org)

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