Mons. Nosiglia: il Signore è fonte di speranza

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“Mi unisco anch’io alla vostra supplica, rivolgendo lo sguardo all’Uomo della Sindone, nel quale riconosciamo i tratti del Servo del Signore, che Gesù ha realizzato nella sua Passione. Nel volto dell’Uomo della Sindone vediamo anche i volti di tanti fratelli e sorelle malati, specialmente di quelli più soli e meno curati; ma anche tutte le vittime delle guerre e delle violenze, delle schiavitù e delle persecuzioni. Come cristiani, alla luce delle Scritture, noi contempliamo in questo Telo l’icona del Signore Gesù crocifisso, morto e risorto. A Lui ci affidiamo, in Lui confidiamo. Gesù ci dà la forza di affrontare ogni prova con fede, con speranza e con amore, nella certezza che il Padre sempre ascolta i suoi figli che gridano a Lui, e li salva”.

Questa lettera era stata spedita, nei giorni scorsi, da papa Francesco all’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che nel pomeriggio di questo Sabato santo ha presieduto la celebrazione dell’ostensione straordinaria della Sacra Sindone in occasione della pandemia di coronavirus che sta flagellando l’Italia:

“Fratelli e sorelle, in questo sabato santo, giorno di sosta presso il sepolcro del Signore, giorno di attesa della sua Risurrezione, ci uniamo al gemito tutta l’umanità che attende di essere liberata dalla pandemia che uccide e toglie vita.

In questa attesa, ci viene incontro il volto mite e umile del Signore, impresso sulla Sindone, che custodiamo come un tesoro prezioso nella nostra città e nel nostro paese. Prepariamo gli occhi del cuore alla visione del suo volto e all’ascolto della sua parola”.

Nella meditazione mons. Nosiglia ha pregato affinché in questo tempo non si perda la visione di Dio: “Anche noi oggi contempliamo il volto e le piaghe del Signore morto, ma con la speranza nel cuore che avremo presto questa sera stessa l’annuncio della sua vittoria sulla morte. In questi tempi travagliati e complessi molti, anche credenti, non hanno più occhi per vedere e riconoscere accanto a sé il Signore fonte prima di speranza e di forza per affrontare serenamente con coraggio la situazione di epidemia che semina morte. La Sindone ci aiuta ad andare oltre”.

Il sacro telo è lo ‘specchio’ dell’amore, secondo la definizione di san Giovanni Paolo II: “Fissando questo sacro telo con intensa meraviglia ci si accosta la prova dell’amore più grande rivelato da questa immagine tanto unica da differenziarsi da mille altre prodotte da mano d’uomo, accanto alla contemplazione che accompagna la nostra preghiera una particolare intensità si riversa su questo commovente specchio del Vangelo come l’ha chiamata san Giovanni Paolo II: specchio perché riflette alla perfezione quanto il Vangelo rivela della passione e morte del Signore, specchio perché riflette anche noi stessi chiamati ad accogliere nella Sindone la nostra più piena umanità”.

Inoltre ha ricordato che occorre ‘lasciarsi guardare’ dalla Sindone, perché abbiamo bisogno dell’amore di Dio: “Allora insieme a papa Francesco possiamo ben dire che il nostro non è un semplice osservare la Sindone ma è un lasciarsi guardare da essa, quel volto ha gli occhi chiusi e il volto di un defunto eppure misteriosamente ci guarda e dal silenzio ci parla per farci comprendere quale grande sofferenza ha dovuto patire a causa dei nostri peccati e per liberarci dal peccato e dalla morte.

Ma come è possibile, come mai il popolo fedele vuole fermarsi davanti a questa icona di un uomo flagellato e crocifisso? Perché la Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazareth morto e risorto, la sua immagine impressa nel telo parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a portare insieme con Lui il legno della Croce e immergersi nel silenzio eloquente dell’amore e lasciarci raggiungere da questo sguardo che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore”.

Ha concluso la riflessione con l’invito ad accogliere l’annuncio della Resurrezione: “La Sindone ci invita ad accogliere questo annuncio e ad esserne testimoni ogni giorno mediante i segni di quella carità che suscita speranza nel cuore dei poveri e di chiunque lo accoglie con fede”.

Il momento di preghiera è stato concluso con una supplica di liberazione: “Per questo, affidiamo a te gli ammalati e le loro famiglie: per il mistero pasquale del tuo Figlio dona loro salvezza e sollievo. Al tuo amore che non abbandona, affidiamo tutti i defunti di questi giorni, in ogni paese del mondo.

Aiuta ciascun membro della società a svolgere il proprio compito, rafforzando lo spirito di reciproca solidarietà. Sostieni i medici e gli operatori sanitari, gli educatori e gli operatori sociali nel compimento del loro servizio. Tu che sei conforto nella fatica e sostegno nella debolezza, per l’intercessione della beata Vergine Maria e di tutti i santi medici e guaritori, allontana da noi ogni male.

Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendo affinché possiamo ritornare sereni alle nostre consuete occupazioni e lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato. In te noi confidiamo e a te innalziamo la nostra supplica,  per Cristo nostro Signore”.

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