Papa Leone XIV invita a gettare ‘semi di pace e di speranza’

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“Il tema di questa Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, scelto dal nostro amato papa Francesco, è ‘Semi di Pace e di Speranza’. Nel 10° anniversario dell’istituzione della Giornata, avvenuta in concomitanza con la pubblicazione dell’enciclica ‘Laudato sì’, ci troviamo nel vivo del Giubileo, ‘pellegrini di Speranza’. E proprio in questo contesto il tema acquista il suo pieno significato”: è l’inizio del messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, che si celebra il 1° settembre, nel quale il papa ricorda la necessità di far seguire le parole ai fatti.

‘Semi di pace e di speranza’ è una ‘ripresa’ del brano evangelico del ‘chicco di grano’: “Molte volte Gesù, nella sua predicazione, usa l’immagine del seme per parlare del Regno di Dio, e alla vigilia della Passione la applica a sé stesso, paragonandosi al chicco di grano, che per dare frutto deve morire”.

Solo se il seme ‘si consegna’ la terra fiorisce: “Il seme si consegna interamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente capacità di generare futuro. Pensiamo, ad esempio, ai fiori che crescono ai bordi delle strade: nessuno li ha piantati, eppure crescono grazie a semi finiti lì quasi per caso e riescono a decorare il grigio dell’asfalto e persino a intaccarne la dura superficie”.

Le parole profetiche di Isaia saranno la guida del ‘tempo del Creato’: “Queste parole profetiche, che dal 1° settembre al 4 ottobre accompagneranno l’iniziativa ecumenica del ‘Tempo del Creato’, affermano con forza che, insieme alla preghiera, sono necessarie la volontà e le azioni concrete che rendono percepibile questa ‘carezza di Dio’ sul mondo. La giustizia e il diritto, infatti, sembrano rimediare all’inospitalità del deserto. Si tratta di un annuncio di straordinaria attualità”.

Riprendendo lo ‘sguardo’ di papa Francesco, anche papa Leone XIV fa un esame della situazione ambientale odierna: “In diverse parti del mondo è ormai evidente che la nostra terra sta cadendo in rovina. Ovunque l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e l’avidità da cui scaturiscono producono deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità. Aumentano in intensità e frequenza fenomeni naturali estremi causati dal cambiamento climatico indotto da attività antropiche, senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati”.

Ecco il motivo per cui secondo papa Leone XIV la ‘distruzione’ della natura colpisce i poveri: “Sembra che manchi ancora la consapevolezza che distruggere la natura non colpisce tutti nello stesso modo: calpestare la giustizia e la pace significa colpire maggiormente i più poveri, gli emarginati, gli esclusi. E’ emblematica in tale ambito la sofferenza delle comunità indigene”.

Inoltre la natura è merce nelle guerre: “E non basta: la natura stessa talvolta diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per ottenere vantaggi economici o politici. In queste dinamiche, il creato viene trasformato in un campo di battaglia per il controllo delle risorse vitali, come testimoniano le zone agricole e le foreste divenute pericolose a causa delle mine, la politica della ‘terra bruciata’, i conflitti che scoppiano attorno alle fonti d’acqua, la distribuzione iniqua delle materie prime, penalizzando le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale”.

Con un invito a leggere la Bibbia papa Leone XIV ha evidenziato il concetto di peccato in rapporto alla giustizia: “La giustizia ambientale (implicitamente annunciata dai profeti) non può più essere considerata un concetto astratto o un obiettivo lontano. Essa rappresenta una necessità urgente, che va oltre la semplice tutela dell’ambiente. Si tratta, in realtà, di una questione di giustizia sociale, economica e antropologica. Per i credenti, in più, è un’esigenza teologica, che per i cristiani ha il volto di Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento. In un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e dell’inquinamento, la cura del creato diventa una questione di fede e di umanità”.

Ed ha chiesto di ‘far seguire’ i fatti alle parole: “Lavorando con dedizione e con tenerezza si possono far germogliare molti semi di giustizia, contribuendo così alla pace e alla speranza. Ci vogliono talvolta anni prima che l’albero dia i suoi primi frutti, anni che coinvolgono un intero ecosistema nella continuità, nella fedeltà, nella collaborazione e nell’amore, soprattutto se quest’amore diventa specchio dell’Amore oblativo di Dio”.

Infine ha ricordato il progetto ‘Borgo Laudato Sì’, voluto da papa Francesco: “Tra le iniziative della Chiesa che sono come semi gettati in questo campo, desidero ricordare il progetto ‘Borgo Laudato Si’”, che papa Francesco ci ha lasciato in eredità a Castel Gandolfo, come seme che può portare frutti di giustizia e di pace. Si tratta di un progetto di educazione all’ecologia integrale che vuole essere un esempio di come si può vivere, lavorare e fare comunità applicando i principi dell’enciclica ‘Laudato sì’…

L’enciclica ‘Laudato sì’ ha accompagnato la Chiesa Cattolica e molte persone di buona volontà per dieci anni: essa continui ad ispirarci e l’ecologia integrale sia sempre più scelta e condivisa come rotta da seguire. Così si moltiplicheranno i semi di speranza, da ‘custodire e coltivare’ con la grazia della nostra grande e indefettibile Speranza, Cristo Risorto”.

Mentre in mattina il papa aveva ricevuto in udienza i membri del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, affermando che in certe circostanze è difficile parlare di speranza: “Certamente, nell’attuale contesto storico non è facile parlare di speranza a voi e al popolo affidato alla vostra cura pastorale. Non è facile trovare parole di consolazione per le famiglie che hanno perso i propri cari in questa guerra insensata. Immagino lo sia anche per voi, che siete in contatto ogni giorno con le persone ferite nel cuore e nella carne. Malgrado questo, ricevo tante testimonianze di fede e di speranza da parte di uomini e donne del vostro popolo. Questo è segno della forza di Dio che si manifesta in mezzo alle macerie della distruzione”.

Ed ha mostrato vicinanza al popolo ucraino: “Sono consapevole che avete tante necessità da affrontare, sia nell’ambito ecclesiale sia in quello umanitario. Siete chiamati a servire Cristo in ogni persona ferita e angosciata, che si rivolge alle vostre comunità chiedendo un aiuto concreto.

Vi sono vicino, e tramite voi sono vicino a tutti i fedeli della vostra Chiesa. Rimaniamo uniti nell’unica fede e nell’unica speranza. La nostra comunione è un mistero grande: è comunione reale anche con tutti i fratelli e le sorelle la cui vita è stata strappata da questa terra ma è accolta in Dio. In Lui tutto vive e trova pienezza di senso”.

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