Don Antonio Ruccia presenta la Madre di Dio come donna del Giubileo

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“Con una lettura originale e pungolante, don Antonio ci conduce, insieme con Maria, a toccare le ferite dell’umanità e a entrare in esse come se fossero delle feritoie o delle porte da attraversare, appunto, per irrorare i meandri tortuosi della storia con la luce del Vangelo e con lo stile di Gesù, che non è venuto per condannare il mondo, ma perché quest’ultimo sia salvato per mezzo di Lui”: così si legge nella prefazione del libro ‘Maria, donna del Giubileo’, scritto da don Antonio Ruccia, parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Bari e docente di teologia pastorale al Pontificio Istituto di teologia della vita consacrata ‘Claretianum’ di Roma ed alla Facoltà teologica di Bari.

A lui chiediamo di spiegarci il motivo per cui Maria è la donna del Giubileo: “In tanti parlano di Maria come donna e madre di speranza. A lei attribuiscono il ruolo di corredentrice della salvezza e la indicano come modello all’umanità in cammino verso il cielo. Parlare di Maria come donna di un giubileo che ruota tutto intorno alla speranza ci offre l’opportunità di cogliere come la madre di Gesù è colei che, aprendo la porta del suo cuore, ha aperto un ingresso mai chiuso. Attraverso lei si raggiunge sempre il Cristo.

Ci accompagna e non lascia nessuno fuori. Se qualcuno pensa che possano esserci dei figli che non hanno la possibilità di passare ma semplicemente spassare dinanzi alla porta che è Cristo, si sbagliano del tutto. Maria è donna del giubileo perché come lei anche noi dobbiamo avere il coraggio di uscire dall’egoismo e dalla passività e cercare quanti non hanno la forza di avvicinarsi al Cristo. Maria è uscita dalla porta di Nazaret. Per noi è il tempo di uscire dalla porta del giubileo e cominciare nuovi cammini”.

Per quale motivo la Madre di Dio è madre dei ‘giubilanti’?

“Se diamo per acquisito il fatto che il giubileo dei credenti del terzo millennio è uscire dalla porta poco prima attraversata e poi mettersi in marcia per andare ad incontrare gli assenti della nostra società, Maria diventa la Madre dei giubilanti perché è lei che cerca i figli abbandonati e delusi. I tanti che oggi deviano e l’escalation delle violenze su tutti i fronti, dalle guerre in atto agli atti di bullismo e all’uso delle armi anche nelle nostre città, devono farci rendere conto che la proposta di Maria è quella di non arrendersi mai. I cammini di nuova evangelizzazione unitamente a quelli di carità devono segnare la strada per una Chiesa dell’intraprendenza e della disponibilità. Il giubileo non è un anno del calendario o un tempo della Chiesa. Il giubileo indicatoci da Maria è il tempo di tutti quelli che camminano insieme per cambiare insieme un mondo che boccheggia e che ansima per le situazioni di precarietà e di assenza di Dio dalla vita di tanti”. 

Perché la Madonna è ‘icona dell’accoglienza’?

“Accogliere fa sempre rima con raccogliere. Maria è la Madre che prima accogliere il Cristo e poi raccoglie altri figli. Proviamo per attimo a pensare a chi resta indietro. Ci sono tanti che arrancano e restano al palo: i poveri, i bambini affamati, le donne violentate, le persone che ogni giorno devono cercare qualcosa per sopravvivere. Voi pensate che una donna come Maria che si è inventata il Magnificat e lo ha cantato dinanzi ad un’altra donna gravida come Elisabetta si limiterebbe a stare dinanzi ad un computer o al piccolo schermo mentre i migranti muoiono in mare o vengono rimandati indietro perché gente di ‘basso rango’? Maria è donna sollecita perché, essendo uscita dalla porta giubilare, traccia la strada per tutte le forme di accoglienza e per le dinamiche di una Chiesa del post-modernismo e della nuova evangelizzazione che oltrepassi anche le logiche della semplice sacramentalizzazione su cui continua a poggiare la pastorale contemporanea. Il vero giubileo sta nell’uscire e non nel temporeggiare!”    

Per quale motivo, pur obbedendo a Dio, ella è una donna irriducibile?

“Se dovessi pensare, in questo momento dove potrebbe essere la Madre di Gesù che mai ha lasciato suo Figlio indifeso, non avrei esitazione nel dire che la troverei tra le “donne irriducibili”. Sono quelle che continuano a lottare per ottenere giustizia per i desaparesidos di Plaza de Mayo o tra le strade di Gaza dove si combatte per una ‘striscia’ abitata nella stragrande maggioranza da poveri. Pensate che qualcuno posso fermarla? Se qualcuno lo pensa, credo che non la incontrerà mai. Noi che con i rosari continuiamo a sgranare ‘ave Maria’, dobbiamo sgranare dalle logiche della guerra chi continua a creare sacche di morte su cui spesso siamo indifferenti. Gesù è il re della pace e Maria è colei che esce per indicare proprio questa strada”.  

In quale modo ci si può vestire ‘di giubileo come Maria’?

“Non basta emozionarsi nel vedere i figli muoversi durante un’ecografia. Bisogna prepararsi per vestirli di amore ed essere genitori. Maria è Colei che ci insegna a vestire di amore il mondo, svestendoci di ogni forma di passività. Questo significa aprire la porta del cuore e permettere al Signore di entrare ancora nelle nostre vite per camminare e ‘sfoggiare’ gli abiti dell’amore che la società dell’indifferenza continuare a snobbare”.  

(Tratto da Aci Stampa)

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