La Terra Santa prega papa Francesco

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“E per favore ricordatevi di pregare per me era questa la frase con cui papa Francesco amava concludere gli incontri con singoli e con gruppi di persone. A noi sembrava strano che il papa ci chiedesse di pregare per lui ma per lui era invece naturale chiedere il sostegno del popolo di Dio attraverso la preghiera”: con queste parole il custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, ha celebrato una messa in suffragio per ricordare papa Francesco alla presenza di numerose figure istituzionali, nonché i capi delle Chiese Orientali che hanno espresso, con la loro presenza, vicinanza alla Chiesa di Roma e alla Chiesa Cattolica in Terra Santa, nonché alla presenza dei fedeli provenienti dal West Bank, che hanno voluto essere presenti, nonostante le difficoltà.

E’ stata una celebrazione eucaristica affinchè possa essere accolto nella comunione dei Santi: “Beatitudini, Eccellenze, rappresentanti delle varie Chiese, (rappresentanti dell’Ebraismo e dell’Islam), autorità civili e membri del corpo diplomatico, religiosi e religiose, fratelli e sorelle in Cristo, oggi siamo qui riuniti proprio per pregare per papa Francesco, per celebrare questa Eucaristia in suo suffragio. Siamo qui a pregare per lui perché possa essere accolto in quell’abbraccio misericordioso del Padre di cui ci ha così spesso parlato e siamo qui anche per chiedere a lui di pregare per noi nella prospettiva della comunione dei santi”.

Nonostante il lutto il patriarca ha ricordato che il papa ha sempre sollecitato a guardare Gesù: “Per tutti noi che, in questi dodici anni, abbiamo potuto apprezzare la sua vicinanza alla gente semplice e la sua umanità ma anche la sua profondità e la sua radicalità nel vivere e nel predicare il Vangelo, questo è certamente un momento di sofferenza, perché ci sentiamo improvvisamente e temporaneamente senza una guida.

Però dovrebbe tornarci alla memoria l’esortazione di papa Francesco a mettere al centro della nostra attenzione e anche della nostra devozione non tanto la sua figura, la figura del Vicario di Cristo, ma Cristo stesso. In questi dodici anni, annunciare al mondo la gioia del Vangelo, ha significato per lui annunciare che la nostra vita trova senso solo nella relazione con Gesù Cristo morto e risorto per noi, solo se il Cristo Risorto è al centro dei nostri pensieri, dei nostri affetti, delle nostre scelte e delle nostre azioni”.

Nell’omelia ha ricordato che il papa non ha mai dimenticato la Terra Santa: “Noi tutti che viviamo in Terra Santa sentiamo di avere un profondo debito di riconoscenza nei confronti di papa Francesco. Lui si è interessato di noi fino alla fine. Ci ha portato nel cuore fino all’ultimo giorno. Ha gridato invocando per noi la pace fino al suo ultimo respiro. Sono commoventi le parole che lui, nel giorno di Pasqua, ha rivolto al mondo intero pensando a noi…

Papa Francesco non ha mai dimenticato nessuno di noi che viviamo in questa Terra Santa e tormentata, soprattutto non ha mai dimenticato i più vulnerabili e i più sofferenti. Non ha mai scelto la facile via dell’equidistanza salomonica, ma quella dell’empatia e della compassione, che sente come propria la sofferenza di ogni singola persona: quella di chi ha perso un familiare come quella dell’ostaggio, quella del bambino colpito dalle bombe poco intelligenti e quella della madre che non ha più lacrime per piangere un figlio che non potrà più rivedere, o abbracciare o nutrire”.

Quindi è stato un invito a non dimenticare le parole dell’ultima benedizione pasquale ‘Urbi et Orbi’ del papa: “La Pasqua che noi celebriamo, non ha solo una dimensione religiosa, ma ha anche una dimensione politica e nessuno può dirci che queste sono semplicemente belle parole di un idealista illuso che non sa come funziona il mondo e come procede la storia. No! Queste sono le parole di un uomo che crede nella potenza trasformante della Pasqua, della risurrezione di Gesù Cristo, che sconfigge il male alla radice, che vince la morte e tutti gli strumenti di cui la morte si serve per rovinare il progetto di Dio, che è quello di un’umanità pacificata e fraterna, in cui ogni persona è riconosciuta e rispettata nella sua dignità irriducibile di figlio e figlia di Dio”.

E’ stato un invito ad imparare la misericordia, che è stato il fulcro del pontificato di papa Francesco: “Vorrei che da papa Francesco imparassimo a interiorizzare quel sentimento di misericordia che ha caratterizzato la sua predicazione e i sui gesti e che nel nostro contesto di vita vuol dire tornare ad essere umani nel provare compassione, perché altrimenti non riusciremo nemmeno a trovare pace”.

Nel frattempo la quinta congregazione generale dei cardinali ha deciso che il conclave inizierà nel pomeriggio di mercoledì 7 maggio, mentre in mattinata sarà celebrata la ‘Messa Pro eligendo Romano Pontifice’, come ha confermato Matteo Bruni, direttore della sala stampa della Santa Sede.

(Foto: Santa Sede)

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