A Trapani per non dimenticare chi è stato ucciso dalla mafia

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“Il 21 marzo rappresenta un giorno solenne di ricordo e di impegno civile per affermare valori essenziali per la salute della nostra comunità. L’impegno quotidiano per la pratica della legalità, la lotta contro tutte le mafie, contro le consorterie criminali che generano violenza e oppressione, contro zone grigie di complicità che ne favoriscono affari e diffusione, vede operare tutti i cittadini che desiderano vivere in una società coesa e rispettosa dei diritti di tutti”: così è iniziato il messaggio del presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, alle 50.000 persone a Trapani per partecipare alla XXX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Nel messaggio il presidente della Repubblica italiana ha evidenziato il dovere del ricordo per le ‘vittime innocenti’ uccise dalla mafia: “Ogni ambito è stato colpito da questo flagello: servitori della Repubblica, donne e uomini che si battevano per migliorare la società, imprenditori e cittadini che hanno respinto il ricatto del crimine, persone semplici finite sotto il tiro degli assassini.

I loro nomi sono parte della nostra memoria collettiva, ed è nei loro confronti che si rinnova, anzitutto, l’impegno a combattere le mafie, a partire dalle Istituzioni ai luoghi della vita quotidiana, superando rassegnazione e indifferenza, alleate dei violenti e sopraffattori. La mafia può essere vinta. Dipende da noi: tanti luminosi esempi ce lo confermano”.

E terminando la giornata don Luigi Ciotti ha parlato di immigrazione, ringraziando le Ong perché “salvano vite umane e non si può punire chi salva una vita… Vi sembra possibile che le ong che salvano le vite umane nei nostri mari vengano punite? Quanti soldi spesi dall’Europa per finanziare fili spinati, muri, persino i cani da fiuto per inseguire i migranti ai confini”, senza dimenticare ciò che avvenne a Ventotene, ‘dove è nata la nostra Europa, l’Europa della democrazia’, con uno sguardo ai giovani che ‘vanno a cercare un lavoro fuori dall’Italia, dobbiamo far qualcosa, vi prego, per farli restare per far diventare l’Italia un Paese per giovani’. Eppoi ha ringraziato il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ‘il nostro faro, il nostro punto fermo’.

Parole chiare rivolte a favore dei giovani: “Questo non è un mondo per giovani. A parole affidiamo loro le nostre speranze per il futuro, ma nei fatti togliamo risorse all’istruzione, alla ricerca, all’università, togliamo garanzie di lavoro, che spesso è precario, neghiamo loro il diritto all’abitare. Non bastano investimenti occasionali, chiediamo alla politica il più grande investimento della storia per i giovani”.

Parole chiare anche sulla vicenda Almasri: “Come è possibile tenere in carcere per mesi le vittime dei trafficanti accusandole di favorire l’immigrazione clandestina e invece rimandare in Libia con un volo di Stato un criminale torturatore indagato dalla Corte penale internazionale?”.

Non ha potuto sottolineare il valore democratico della libertà di stampa: “l’importanza di un’informazione libera e indipendente, che va difesa dalle leggi bavaglio” con un ringraziamento ai giornalisti che raccontano la  mafia e ricordati quelli che sono morti per accendere i riflettori su storie scomode di illegalità, corruzione, criminalità organizzata, quelli italiani come Ilaria Alpi e Peppino Impastato e quelli stranieri come Anna Politkovskaja e Daphne Caruana Galizia.

In chiusura, l’appello per la pace in Ucraina: “Se c’è un oppressore, è giusto che quel popolo venga difeso. Ma per tre anni abbiamo lasciato che perdessero la vita migliaia di persone, adesso vogliamo che vinca la forza della diplomazia”.

E Nino Morava Agostino, nipote di Nino Agostino e Ida Castelluccio, ha sottolineato l’importanza di non perdere la memoria: “Dall’età adolescenziale, ogni 21 marzo mi interrogavo insieme ad altri ‘familiari di seconda generazione’, che come me hanno vissuto un lutto ancor prima di nascere. Ci chiedevamo come portare il peso di storie che non sono propriamente nostre, ma che abbiamo vissuto indirettamente attraverso il dolore dei nostri genitori, zii e nonni. Ancora oggi me lo chiedo, non so esattamente cosa fare, come farlo, come mantenere viva l’incredibile lotta trentennale dei miei nonni, come mantenere viva e attiva la memoria dei miei zii”.

Ed ha chiesto giustizia per chi è stato ucciso dai mafiosi: “E’ un peso troppo grande a 23 anni, ma riesco a sopportarlo grazie alla stessa comunità che i miei nonni hanno costruito in tutti questi anni. Nella vasta rete di Libera, in tutta Italia ci sono persone che, insieme a me, chiedono verità e giustizia per Nino, per Ida e per la creatura che portava in grembo. A Trapani sono stato insieme a loro, consolidando quella che è ormai una lotta collettiva, una memoria condivisa. Marceremo fino a quando non avremo quelle verità che ancora ci mancano, quelle che la maggior parte dei familiari non ha. Questi delitti impuniti macchiano il nostro Paese e la nostra democrazia con il sangue dei nostri caduti. Solo quando avremo delle reali verità potremo definirci uno Stato di diritto, uno Stato in cui finalmente potremo essere Liberi”.  

(Foto: Libera)