Da Gorizia: la speranza è motivo di vita
“In realtà, lo sappiamo tutti, il proverbio dice il contrario: ‘Finché c’è vita, c’è speranza’. Si tratta di uno dei molti proverbi dedicati alla speranza che, per altro, è presente anche nella Bibbia: ‘finché si resta uniti alla società dei viventi, c’è speranza: meglio un cane vivo che un leone morto’, afferma il saggio Qoélet. Come non ricordare tra i tanti, per esempio, un altro detto popolare che collega vita a speranza: ‘la speranza è l’ultima a morire’. Interessante la relazione che la cultura diffusa presenta tra vita e speranza (non si parla anche di ‘speranza di vita’?), una relazione che esprime una caratteristica fondamentale dell’essere umano: può vivere solo se esiste un motivo… per vivere. Un motivo che più che una causa è uno scopo, una meta. Se manca, è difficile vivere”.
E’ l’inizio della lettera pastorale, ‘Finché c’è speranza, c’è vita’, che l’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, ha scritto ai fedeli in preparazione del giubileo in un anno in cui Gorizia e Nova Gorica sono capitale europea della cultura: “Anche nella società italiana ci sono molte persone che si impegnano per gli altri, c’è una diffusa solidarietà, una forte azione del volontariato, un impegno educativo anche in situazioni difficili, una maturazione del senso di dignità di tutti. Non mancano giovani che si impegnano, che studiano, che hanno progetti positivi di vita.
Le stesse comunità cristiane sono vive, hanno ancora persone che si danno da fare per gli altri, ci sono ancora giovani che vedono la vita come vocazione. Nelle due lettere pastorali degli ultimi due anni, dove il tema della speranza è stato rilevante, ho cercato di ricordare molti segni di speranza a partire da quelli che ho potuto constatare direttamente nelle nostre unità pastorali in occasione della breve visita pastorale di due anni fa. Diverse realtà positive sono state elencate anche negli incontri di decanato già citati. Non tutto è nero, quindi. Neppure qui da noi”.
E la speranza non può essere disgiunta dalla Chiesa: “Forse non ci si pensa, ma Chiesa e speranza sono realtà intrecciate anche nel loro destino: la Chiesa finirà quando cesserà la speranza perché ci sarà la realtà del Regno di Dio. Il Regno di Dio dove non sarà più necessaria la fede e neppure la speranza, ma ci sarà solo la carità, la pienezza dell’amore perché Dio “sarà tutto in tutti” (1Cor 15, 28)”.
Inoltre propone alcune ragioni riguardo al battesimo:“Mi limito a richiamare quale sia il motivo per cui proporre il Battesimo dei bambini e a suggerire l’avvio di un itinerario di tipo catecumenale. Ho scritto volutamente ‘proporre’ perché oggi non basta attendere la richiesta del Battesimo da parte dei genitori, ma occorre avere il coraggio di proporlo a chi è diventato papà o mamma. Una proposta che spetta non tanto ai sacerdoti, ma a chi, credente, è in relazione sincera e cordiale con i genitori: i nonni, gli amici, i vicini di casa, i colleghi di lavoro”.
Ecco il motivo per cui il battesimo è una proposta di speranza: “La prima è stata già citata: l’esistenza o la creazione di una relazione vera e umanamente empatica con i genitori. Non si può proporre per così dire ‘a freddo’ il Battesimo di un bimbo o di una bimba da poco venuto o venuta al mondo. All’interno di una relazione calda e accogliente, si può trovare il momento giusto per parlare del Battesimo e magari per favorire il contatto con il parroco e la comunità parrocchiale.
Ma ciò esige una seconda condizione: che si sia convinti che l’essere cristiani è un tesoro prezioso che non si può tenere per sé. La terza condizione è quella di saper motivare l’importanza del Battesimo. Anche sapendo rispondere alle solite obiezioni: non c’è tempo, è difficile trovare il padrino o la madrina, la festa costa troppo, è meglio che scelga lui o lei da grande… Ma soprattutto proponendo il Battesimo come segno di speranza per il bambino o la bambina: che cosa c’è di meglio per il suo futuro che essere figlio/figlia di Dio, essere per tutta la vita nelle mani di un Padre buono”.
Ed infine uno sguardo al 2025: “Nel 2025 Nova Gorica e Gorizia saranno insieme ‘capitale europea della cultura’. Un fatto particolarmente significativo perché la prima volta si avrà una capitale europea della cultura a cavallo di un confine. Un confine particolare: tracciato un po’ a caso dopo la Seconda guerra mondiale, in un territorio gravemente ferito da due guerre mondiali, in una regione che da secoli vede la compresenza di più culture e di più lingue. Si tratta di qualcosa di straordinario che interpella la nostra comunità diocesana e non solo le comunità cristiane di Gorizia e Nova Gorica. A noi tocca in particolare richiamare alcuni valori e proporre alcune iniziative rivolte a chi abita a Gorizia e dintorni e anche a chi passerà da noi il prossimo anno, magari facendo sosta a Gorizia nel suo cammino verso Roma in occasione del Giubileo”.
Un’Europa che ha bisogno di valori: “Tra i valori da proporre ci sono anzitutto quelli che stanno o dovrebbero stare alla base dell’Europa. In questo senso, già alcuni anni fa, ho proposto di capovolgere i termini e chiamare Nova Gorica e Gorizia ‘capitale della cultura europea’. I valori sono quelli della libertà, della pace, della riconciliazione, del dialogo, della dignità delle persone e così via. Insomma, i valori che soli possono dare una prospettiva di speranza all’Europa. Valori che sono costati sangue e sono maturati in Europa dopo grandi tragedie che il nostro territorio ha vissuto in prima persona.
Nel nostro piccolo, con le poche risorse che abbiamo, cercheremo di riproporre questi valori in particolare ai giovani, ma anche a tutti coloro che verranno qui da noi, in particolare con alcuni incontri, alcune pubblicazioni, alcune mostre, ma soprattutto con la proposta di ‘cammini’ e di incontri significativi. Non mancheranno anche alcune specifiche iniziative di carattere religioso”.
Ed ha concluso la lettera con un richiamo al ‘Portico del mistero della seconda virtù’ di Charles Péguy: “La speranza, quella piccola ma fondamentale virtù cristiana, sarà allora la nostra guida durante quest’anno. Se è riposta in Dio, non saremo certo delusi”.
(Foto: Arcidiocesi di Gorizia)