In preparazione del Sinodo dei vescovi: conoscere i nuovi linguaggi
‘Maestro di Sapienza e padre della fede, tu splendi come fiaccola nella Chiesa di Dio. In te il divino Spirito dispensa con amore il pane e la parola sulla mensa dei piccoli’: con questo inizio delle Lodi è iniziato ieri il ritiro spirituale che coinvolge i padri sinodali della seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo, che si svolgerà da mercoledì 2 ottobre a domenica 27 ottobre, con una riflessione affidata a madre Maria Ignazia Angelini, badessa del monastero benedettino di Viboldone (Milano):
“L’arte del dialogo qui rifondata, nella chiesa sinodale è decisiva, alternativa a tutti i dialoghismoi che più o meno consapevolmente portiamo in cuore. Arte che nasce (lo capiamo da questo Vangelo) da un piano di realtà, che Dio assume: dal dolore di una sordità percepita. Questa pazienza di Gesù nel farsi intendere da coloro che (pure scelti perchè stiano con lui), restano sordi, è rivelante: dice Dio.
Che mai sia arrende nella sua sete del Tu umano. E fonda l’arte del dialogo… Ed in questo Vangelo, la mitezza di Gesù nello snidare i pensieri ‘sordi’ dei discepoli, dice al vivo questo inabissamento. Questa arte del dialogo che si impara unicamente alla sua scuola: esponendosi, fino alla consegna da ‘piccoli’, all’altro”.
Quindi il dialogo è fondamentale per la Chiesa: “L’arte del dialogo qui rifondata, nella chiesa sinodale è decisiva, alternativa a tutti i dialoghismoi che più o meno consapevolmente portiamo in cuore. Arte che nasce da un piano di realtà, che Dio assume: dal dolore di una sordità percepita. Questa pazienza di Gesù nel farsi intendere da coloro che, pure scelti perché stiano con lui, restano sordi, è rivelante: dice Dio. Che mai si arrende nella sua sete del Tu umano. E fonda l’arte del dialogo”.
Nel saluto iniziale il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha dato il benvenuto ai partecipanti: “Siamo come Mosè sul Sinai alla presenza del Signore. Anche a noi oggi il Signore ripete: ‘togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo santo’. Sì, l’Assemblea sinodale è ‘luogo santo’ di incontro con il Signore che è presente lì dove due o tre sono riuniti nel suo nome.
O entriamo in questa prospettiva di preghiera, di fede, di incontro con Dio, o non assumiamo un autentico stile sinodale, non viviamo un’esperienza di sinodalità. Infatti il Sinodo non può che essere una preghiera, una liturgia, nella quale l’attore principale non siamo noi, ma lo Spirito Santo”.
Inoltre ha ricordato che il Sinodo è luogo di preghiera: “Ma considerando che il Sinodo è anzitutto un tempo di preghiera per ascoltare ciò che lo Spirito sta dicendo alle Chiese in questo tempo, ritengo che nonostante abbiamo munera differenti, inclusa la presidenza, abbiamo una funzione comune: siamo tutti accompagnatori spirituali”.
Infine ha sottolineato il ‘compito’ dei Padri sinodali: “Non basta la scienza dei teologi neppure la tecnica dei facilitatori, ma mentre è nostro dovere mettere a disposizione dell’assemblea le nostre competenze, fondamentalmente siamo chiamati a svolgere la missione di accompagnatori nell’arte del discernimento. Siamo stati chiamati per fungere da facilitatori, segnalatori, amplificatori che guidano nelle vie che favoriscono le relazioni con lo Spirito Santo. Nostro compito è in certo modo ‘sparire’ per far emergere il progetto per la Chiesa che non è nostro ma del Signore”.
Dopo il saluto sono seguite due meditazioni di p. Timothy Peter Joseph Radcliffe. Che ha messo al centro della prima riflessione la ‘Resurrezione: ricerca nel buio’, secondo il capitolo 20 del Vangelo di san Giovanni: “Siamo di fronte non tanto all’ateismo quanto ad una dilagante indifferenza. Lo scetticismo avvelena anche il cuore di molti credenti… L’alba è vicina. Come Maria Maddalena, riceveremo più di quanto cerchiamo se anche noi saremo aperti all’incontro con il Signore”.
Si è soffermato sul valore di una Chiesa ‘missionaria’, che si realizza attraverso un “ascolto paziente, fantasioso, intelligente, con cuore aperto. L’ascolto profondo resta il fondamento di tutto ciò che faremo quest’anno. L’ascolto di Dio e dei fratelli è la disciplina della santità… Questo Sinodo sarà un momento di grazia se ci guardiamo con compassione e vediamo le persone che sono come noi, in ricerca. Non i rappresentanti dei partiti della Chiesa, quell’orribile cardinale conservatore, quella spaventosa femminista! Ma compagni di ricerca, feriti ma gioiosi. Devo confessare che faccio fatica a ricordare i nomi, in parte perché sono sordo. Questa è la mia scusa. Perdonami!”.
Poi ha posto sul tavolo alcune questioni alle quali il Sinodo dei vescovi è chiamato a rispondere, come quello del ruolo delle donne nella Chiesa: “Queste sono domande importanti. Ma non possono essere viste semplicemente come domande sulla possibilità o meno di concedere qualcosa. Ciò significherebbe rimanere lo stesso tipo di Chiesa. Le domande che ci troviamo ad affrontare dovrebbero essere più simili a quelle dei Vangeli, che ci invitano a vivere insieme più profondamente la vita del Risorto”.
E’ stato un invito ad abbandonare le sicurezze: “Siamo chiamati ad avventurarci in ciò che è sconosciuto, ad abbandonare ciò che è familiare e sicuro e a intraprendere un viaggio o una ricerca. Eppure non ci piace correre rischi. Ci accontentiamo della persona che abbiamo realizzato o costruito perché temiamo di essere stati creati a immagine di Dio. Questa incapacità di rispondere alla chiamata alla vita, questa incapacità di fede, si chiama peccato”.
Nella seconda meditazione p. Radcliffe ha esortato tutti ad “essere vicini ai ricercatori del nostro tempo. Ma diventeremo predicatori della risurrezione solo se saremo vivi in Dio”, portando gli esempi di Charles de Foucauld, di Teresa d’Avila e di Carlo Acutis: “Il primo compito della leadership è condurre il gregge fuori dai piccoli ovili all’aria fresca dello Spirito Santo. La leadership apre le porte chiuse di stanze soffocanti. I discepoli sono imprigionati dalla paura. Pensiamo allora alle paure che possono impedirci di diventare vivi in Dio, e quindi predicatori del vangelo della vita in abbondanza”.
Infine ha invitato i padri sinodali ad avere una mentalità aperta: “Quindi questo Sinodo non è un luogo per negoziare un cambiamento strutturale, ma per scegliere la vita, per la conversione e il perdono. Il Signore ci chiama fuori dai luoghi piccoli in cui ci siamo rifugiati e in cui abbiamo imprigionato gli altri…
Allora in questo Sinodo superiamo tutta la violenza che c’è nel nostro cuore: pensieri e parole violente. La nostra cultura globale coltiva un’immaginazione violenta. All’età di diciotto anni, gli adolescenti americani avranno assistito in media e sui media a 200.000a atti di violenza e 16.000 omicidi. Spesso questi sono divinizzati o trattati come divertenti. La violenza è normalizzata e sembra addirittura innocua quando uno fulmina i nemici demoniaci nei videogiochi. Questo intrattenimento apparentemente innocente alimenta un’immaginazione violenta che non ha alcuna colpa nella distruzione perché nel mondo cibernetico nulla è reale”.
Quindi è necessaria una teologia in dialogo con il ‘mondo’: “All’indomani dell’ultima Assemblea, papa Francesco ha invocato una teologia che sia in dialogo caritativo con persone di altre convinzioni… La buona teologia apre le porte di stanze soffocanti. Esattamente come Tommaso, che è appassionato e senza paura. Abbraccia nuovi modi di parlare, nuovi linguaggi. Una Chiesa sinodale in missione osa insegnare con coraggio e umiltà”.
(Foto: Sinodo dei Vescovi)