Papa Francesco agli universitari: cercate la verità attraverso lo studio

Nel penultimo giorno della visita apostolica in Lussemburgo ed in Belgio, papa Francesco ha concluso la giornata, dopo l’incontro con i docenti dell’università cattolica, con l’incontro con gli studenti universitari sulla questione del futuro e l’angoscia, mettendo in luce le grandi sfide, da quella dell’eugenetica a quella dei nuovi sviluppi dell’intelligenza artificiale, scagliandosi contro il commercio delle armi:
“Vediamo bene quanto è violento e arrogante il male che distrugge l’ambiente e i popoli. Sembra non conoscere freno. La guerra è la sua espressione più brutale (voi sapete che in un Paese, che non nomino, gli investimenti che danno più reddito oggi sono le fabbriche delle armi, è brutto!) e sembra non conoscere freno questo: la guerra è un’espressione brutale; come lo sono anche la corruzione e le moderne forme di schiavitù”.
Ed ha puntato l’invettiva contro la guerra, la corruzione e le nuove forme di schiavitù: “A volte questi mali inquinano la stessa religione, che diventa uno strumento di dominio. State attenti! Ma questa è una bestemmia. L’unione degli uomini con Dio, che è Amore salvifico, così diventa schiavitù. Persino il nome del padre, che è rivelazione di cura, diventa espressione di prepotenza. Dio è Padre, non padrone; è Figlio e Fratello, non dittatore; è Spirito d’amore, e non di dominio”.
Per questo ha ribadito che la speranza non delude: “Noi cristiani sappiamo che il male non ha l’ultima parola (e su questo dobbiamo essere forti: il male non ha l’ultima parola) che ha, come si dice, i giorni contati. Questo non toglie il nostro impegno, anzi lo aumenta: la speranza è una nostra responsabilità. Una responsabilità da prendere perché la speranza mai delude, mai delude. E questa certezza vince quella coscienza pessimistica, lo stile della Turandot… La speranza mai delude!”
Quindi ha lasciato loro tre parole, di cui la prima è la riconoscenza: “Il primo atteggiamento è la riconoscenza, perché questa casa ci è donata: non siamo padroni, siamo ospiti e pellegrini sulla terra. Il primo a prendersene cura è Dio: noi siamo anzitutto curati da Dio, che ha creato la terra (dice Isaia) ‘non come orrida regione, ma perché fosse abitata’. E pieno di stupita riconoscenza è il salmo ottavo: ‘Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che tu hai fissato, / che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, / il figlio dell’uomo, perché te ne curi?’. La preghiera del cuore che mi viene è: Grazie, o Padre, per il cielo stellato e per la vita in questo universo!”
Il secondo atteggiamento è la missione con l’invito agli studenti nella custodia della sua bellezza: “Ecco il ‘programma ecologico’ della Chiesa. Ma nessun piano di sviluppo potrà riuscire se restano arroganza, violenza, rivalità nelle nostre coscienze, anche nella nostra società. Occorre andare alla fonte della questione, che è il cuore dell’uomo. Dal cuore dell’uomo viene anche la drammatica urgenza del tema ecologico: dall’arrogante indifferenza dei potenti, che mette sempre davanti l’interesse economico”.
E’ stato un invito a non seguire nessun interesse economico: “L’interesse economico. Finché sarà così, ogni appello sarà messo a tacere o verrà accolto solo nella misura in cui è conveniente al mercato. Questa ‘spiritualità’, così, del mercato. E finché il mercato resta al primo posto, la nostra casa comune subirà ingiustizie. La bellezza del dono chiede la nostra responsabilità: siamo ospiti, non despoti. A questo proposito, cari studenti, considerate la cultura come coltivazione del mondo, non solo delle idee”.
E’ stato un invito a pensare all’ecologia umana come ha tratteggiato molte volte papa san Giovanni Paolo II, mettendo in evidenza il ruolo della donna: “Pensare all’ecologia umana ci porta a toccare una tematica che sta a cuore a voi e prima ancora a me e ai miei Predecessori: il ruolo della donna nella Chiesa… La Chiesa è il popolo di Dio, non un’azienda multinazionale.
La donna, nel popolo di Dio, è figlia, sorella, madre. Come io sono figlio, fratello, padre. Queste sono le relazioni, che esprimono il nostro essere a immagine di Dio, uomo e donna, insieme, non separatamente! Infatti le donne e gli uomini sono persone, non individui; sono chiamati fin dal ‘principio’ ad amare ed essere amati. Una vocazione che è missione”.
Ed ha messo in risalto ciò che è caratteristico della donna, che non può essere determinato dall’ideologia: “Ciò che è caratteristico della donna, ciò che è femminile, non viene sancito dal consenso o dalle ideologie. E la dignità è assicurata da una legge originaria, non scritta sulla carta, ma nella carne. La dignità è un bene inestimabile, una qualità originaria, che nessuna legge umana può dare o togliere. A partire da questa dignità, comune e condivisa, la cultura cristiana elabora sempre nuovamente, nei diversi contesti, la missione e la vita dell’uomo e della donna e il loro reciproco essere per l’altro, nella comunione. Non l’uno contro l’altro, questo sarebbe femminismo o maschilismo, e non in opposte rivendicazioni, ma l’uomo per la donna e la donna per l’uomo, insieme”.
E’ stato un invito alla donna a non ‘mascolizzarsi’: “Ricordiamo che la donna si trova al cuore dell’evento salvifico. E’ dal ‘sì’ di Maria che Dio in persona viene nel mondo. Donna è accoglienza feconda, cura, dedizione vitale. Per questo è più importante la donna dell’uomo, ma è brutto quando la donna vuol fare l’uomo: no, è donna, e questo è ‘pesante’, è importante. Apriamo gli occhi sui tanti esempi quotidiani di amore, dall’amicizia al lavoro, dallo studio alla responsabilità sociale ed ecclesiale, dalla sponsalità alla maternità, alla verginità per il Regno di Dio e per il servizio. Non dimentichiamo, lo ripeto: la Chiesa è donna, non è maschio, è donna”.
Il papa ha concluso l’incontro con gli studenti invitandoli a cercare la verità attraverso lo studio: “E cercandola capisce che siamo fatti per trovarla. La verità si fa trovare: è accogliente, è disponibile, è generosa. Se rinunciamo a cercare insieme la verità, lo studio diventa strumento di potere, di controllo sugli altri. E io vi confesso che mi rattrista quando trovo, in qualsiasi parte del mondo, università soltanto per preparare gli studenti a guadagnare o ad avere potere.
E’ troppo individualistico, senza comunità. L’alma mater è la comunità universitaria, l’università, quello che ci aiuta a fare società, a fare fratellanza. Non serve lo studio senza (cercare la verità) insieme, non serve, ma domina. Invece la verità ci rende liberi. Cari studenti, volete la libertà? Siate ricercatori e testimoni di verità!”
(Foto: Santa Sede)