A Torino la Caritas fa il punto sulla povertà

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L’arcidiocesi di Torino copre una estensione di oltre 3.500 chilometri quadrati, comprendente 158 comuni, dei quali 137 parte della Città Metropolitana di Torino (gli altri afferiscono alle diocesi di Ivrea, Pinerolo e Susa), 15 nel territorio provinciale di Cuneo (parte alta della provincia) e 6 in quello di Asti (alto astigiano). Serve una popolazione di circa 2.100.000 abitanti. Organizzativamente è suddivisa in 4 distretti pastorali all’interno delle quali esistono numeri variabili di unità pastorali (in totale 51, di cui 20 in Torino città) che cubano in totale 347parrocchie, di cui 110 nel territorio comunale di Torino.

In questa situazione la rete caritativa dell’arcidiocesi torinese è  composta di oltre 350 centri parrocchiali, di associazione o di ente religioso che, complessivamente, gestiscono circa 550 servizi di natura socioassistenziale; nel 2023 principalmente si tratta di centro diurno, distribuzione e somministrazione beni alimentari, distribuzione vestiario, centri di ascolto e di sostegno, case o luoghi di accoglienza residenziale, servizi sociosanitari.

Agisce con un coordinamento leggero non piramidale di interfaccia con Caritas Diocesana, Pastorale del Lavoro, Pastorale dei Migranti, Pastorale della Salute (da settembre 2023 raggruppate nell’area carità e azione sociale della Curia Metropolitana).

Sviluppa anche alcune progettualità di maggior connessione con l’ente pubblico territoriale attraverso una gestione diretta di Arcidiocesi come, ad esempio, l’accoglienza notturna incrementale per persone senza dimora o l’accoglienza residenziale temporanea per nuclei fragilizzati. Si appoggia al servizio gratuito e continuativo di oltre 3.000 volontari appartenenti a più sigle del volontariato ecclesiale.

Utilizza un sistema informativo di connessione e per l’elaborazione di progetti personalizzati di inclusione chiamato MATRIOsCa (Modello di ascolto telematico regionale Osservatorio Caritas) che, per la diocesi torinese, vede al momento stabilmente collegati 84 sui 90 centri di ascolto attivi. Sono 223 i volontari che tengono aggiornata la rete.

Quindi sono 10.727 persone titolari di scheda nel database MATRIOsCA della Caritas torinese, che rappresentano quasi 23.000 soggetti aiutati, con un aumento rispetto al 2022 di circa il 11%. Di queste 5.643 sono state incontrate per la prima volta, ovvero il 53% di tutti gli accessi. Le famiglie censite dal database nel 2022 erano 4.789 a Torino e 2.929 nel resto della diocesi.

Sono diventate 7.746 in città e 2.980 fuori, corrispondenti a circa 16.000 persone di fatto aiutate in Torino e 8.000 fuori città; se si sommano a questo dato anche le prese in carico considerate nel dossier da parte di Pastorale Migranti, Sportelli Lavoro, Fondazione don Mario Operti e Pastorale Salute si arriva ad un totale di circa 27.000 soggetti: “I nuovi poveri sono ormai una costante.

Ma permane ancora estremamente rilevante la povertà di lungo periodo. Lo conferma quel 47% di persone incontrate nel 2023 ma già conosciute in passato di cui il 65% è rappresentato da persone e nuclei che restano in carico continuativamente fino a tre anni (dal 35,26% ad un anno, si scende al 14,08% a tre anni), e il 4,31% risulta ancora in carico dopo oltre dieci anni”.

Facendo la media generale sull’intero territorio diocesano, la prevalenza delle richieste è presentata da donne, con 46-60 anni, italiane, che vivono da sole o coniugate senza prole ma anche con famiglie numerose con figli non minori o con almeno 1 minore a carico, in possesso di licenza media inferiore.

Segmentando il dato, nella città la richiesta proviene in maggioranza da uomini, dai 46 ai 60 anni, italiani, che vivono da soli o coniugati senza prole ma anche con famiglie numerose con figli non minori o con almeno 1 minore a carico, con licenza media inferiore; nel resto del territorio diocesano proviene invece da donne, dai 46 ai 60 anni, italiane, che vivono da sole o coniugate senza prole o con famiglie numerose con figli non minori o con almeno 1 minore a carico, con la licenza media inferiore.

Per il segmento sociale delle persone di origine straniera la maggior parte dei beneficiari ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni; soprattutto donne che provengono dal continente africano e dal Centro e Sud America. La più parte (almeno 83%) ha un titolo regolare di permanente sul territorio nazionale (lavoro, ricongiungimento, studio, asilo sonoi principali), ma all’incirca il 17% risulta essere irregolare.

Le problematiche sottoposte all’attenzione dei volontari e registrate in MATRIOsCA sono, trasversalmente e prevalentemente (fino a toccare quasi l’80%), ascrivibili ai bisogni immediati, all’occupazione, all’abitare e al tema della cura della salute, con declinazioni differenti a seconda delle zone territoriali e della tipologia di servizio contattato: problemi economici 41,8%, problemi di occupazione/lavoro 26,0%, problematiche abitative 13,0%, problemi di salute 6,7%, detenzione e giustizia 2,3%, problemi familiari 2,5%, handicap/disabilità 2,0%, altri problemi 1,6%, bisogni di migrazione/immigrazione 2,1%, dipendenze 1,1%, problemi di istruzione 0,9%

Le richieste sul tema dell’abitare riguardano soprattutto le spese per il mantenimento della casa, sono presentate per circa il 70% da persone occupate o dipendenti a tempo indeterminato, con un incremento di presenza di persone di origine straniera occupate – Centro e Sud Africa cubano il 53% delle richieste abitative pervenute a Fondazione Operti – a conferma di una fatica nel trovare casa se si tratta di uno straniero rilevata dai volontari dell’ascolto sia della rete territoriale che dei servizi specialistici.

L’ambito della cura della salute è riferibile prevalentemente a persone sole e capifamiglia in età compresa fra i 46 e i 60 anni, più in generale nelle persone sole e nei nuclei familiari che non comprendono minorenni. Crescono i soggetti con disabilità (5% circa) e, ancor più sensibilmente, quelli con non autosufficienza (15% sul totale) che debbono chiedere aiuto ai centri caritativi.

Concludendo la giornata il direttore della Caritas torinese, Pierluigi Dovis, ha sottolineato l’aumento della povertà: “I dati 2023 confermano e iniziano a dettagliare meglio l’allargamento a macchia di olio nella territorializzazione delle povertà, evidenziando come ormai i grandi temi di fragilizzazione non siano solo più appannaggio della città capoluogo o dei centri maggiori del territorio diocesano, ma interessino quasi trasversalmente tutti i ‘distretti pastorali’.

Anzi, per taluni elementi sembra che l’impatto sia addirittura superiore fuori dalla cinta daziaria torinese. E’ emblematico il dato delle richieste per problemi legati alla salute, percentualmente il doppio fuori città. Il dato potrebbe essere stato inficiato dalla maggior accuratezza con cui i centri di ascolto extraurbani raccolgono ed aggiornano le osservazioni rispetto a quelli cittadini”.

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