Attenti ai segni dei tempi ma fedeli al Vangelo di Gesù Cristo

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.01.2024 – Vik van Brantegem] – L’ennesima intervista concessa da Papa Francesco, questa volta a Vatican Insider per La Stampa di ieri 29 gennaio 2024 [QUI], rivela innanzitutto le crescente difficoltà che deve affrontare e il sempre più grande imbarazzo per l’incaglio dottrinale che è stato provocato con la Dichiarazione Fiducia supplicans. Il punto cruciale è che non è possibile affermare che l’unione tra due persone dello stesso sesso non è legittimata, se la benedizione viene data alla coppia di due persone che si presentano insieme supplicandola, indipendentemente della velocità e della riservatezza con qui viene dispensata.

Inoltre, il Papa continua ad affermare che tra coloro che contestano la Dichiarazione, c’è chi merita un’esenzione perché sarebbe intolleranti verso le persone e quindi non benedicono le coppie per motivi culturali, mentre altri vanno puniti perché tolleranti verso le persone ma non benedicono le copie per motivi dottrinali.


Parlare di un pasticcio è un understatement quando si ha di fronte un incagliamento, come rileva anche sul quotidiano La Verità di oggi Giorgio Gandola, in un articoli da cui riportiamo ampi stralci: «Più il Papa parla di benedizioni alle coppie gay e più si incarta. Rischio razzismo. Il Papa umilia gli africani. Papa Francesco è sempre più in difficoltà davanti alle critiche sulle benedizioni ai gay. In un’intervista ha provato a sostenere che gli oppositori sono “piccoli gruppi ideologici”. E i vescovi africani? Qui Bergoglio si è incartato: “Gli africani sono un caso a parte, per loro l’omosessualità è una cosa brutta del punto di vista culturale”. Insomma, gli africani sono culturalmente diversi (in che senso?) e vanno capiti.
“Non temo uno scisma”. Papa Francesco pronuncia la parola proibita per negarne l’effetto e tranquillizzare il mondo cattolico. (…) davanti a un milione e mezzo di ragazzi sei mesi fa nella Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona (…) non c’era spazio per il termine scisma, uscito prepotentemente allo scoperto dopo la controversa Dichiarazione Fiducia supplicans (…) [che] ha avuto l’effetto di un terremoto che il pontefice decide di derubricare a starnuto, colpo di “piccoli gruppi ideologici che protestano con veemenza. Non tempo uno scisma. Sempre nella Chiesa ci sono stati gruppetti che manifestano riflessioni di coloro scismatico. Bisogna lasciarli fare, e passare, e guardare avanti”.
Il Papa ha deciso di chiudere gli occhi. In realtà a sollevarsi è stato tutto il clero africano più teologi e alti prelati di Francia, Spagna, Sudamerica, un’icona del cattolicesimo come il Cardinale Joseph Zen (“La Dichiarazione costituisce un grave disprezzo per l’ufficio dei vescovi”). Lo stesso Segretario di Stato, Pietro Parolin, non ha risparmiato distinguo: “La Chiesa è aperta e attenta ai segni dei tempi ma deve essere fedele al Vangelo, le reazioni ci dicono che quel documento ha toccato un punto molto sensibile”.
Per Francesco tutto ciò è un equivoco. Nell’intervista spiega ancora una volta che (…) “non si benedice l’unione ma le persone”
È il cuore del problema, una tempesta perfetta. È l’appiglio più forte regalato ai critici: poiché a chiedere la benedizione è la coppia, di fatto il sacerdote con il sacro gesto non legittima il singolo ma l’unione stessa.
In un altro passaggio il Santo Padre torna sullo spinoso e divisivo argomento, lo fa quando ricorda il “todos, todos, todos”, scandito a Lisbona, testimonianza dell’inclusione assoluta. “Cristo chiama tutti dentro, Tutti. (…) Il figlio di Dio vuol far capire che non desidera un’élite”. I sacerdoti contrari alla Dichiarazione di Fernández continuano a rispondere che la porta d’ingresso per meritare il grande abbraccio sono i sacramenti, è il battesimo, non una benedizione frettolosa. (…)
Toccata con mano la ribellione, lo stesso pontefice un mese fa aveva corretto il tiro (…). Di fronte ai numerosi Non possumus, Francesco sembra in imbarazzo. Più spiega, meno spiega. Fino ad arrivare a distinguere antropologicamente quelli che definisce “piccoli gruppi ideologici”. Poiché fra loro c’è un gruppo grande come un continente (l’Africa), decide di affrire a quest’ultimo l’indulgenza plenaria. E questa è geopolitica. “Un caso a parte sono gli africani, per loro l’omosessualità è qualcosa di brutto dal punto di vista culturale, non la tollerano”. Una posizione curiosa: gli africani sono tanti e meritano la dispensa, gli altri sono pochi e meritano l’oblio. Gli africani sono culturalmente diversi (in che senso?) e vanno capiti, gli altri sono più occidentali e vanno puniti.
Di intervista in intervista si coglie il dolore del Papa per un incaglio dottrinale che rischia di diventare un cuneo dentro la già precaria unanimità della Chiesa. (…)
Nel parlare a La Stampa, Francesco auspica una condivisione nel segno della saggezza: “Confido che gradualmente tutti si rasserenino sullo spirito della Dichiarazione. Vuole includere, non dividere”. (…) Non teme uno scisma ma è seriamente preoccupato. (…)».


Inoltre, riportiamo l’intervista a firma di Martina Pastorelli pubblicata dal quotidiano La Verità lo scorso 25 gennaio 2024 [QUI], dal titolo Fiducia supplicans è diabolica, la confusione creata è intenzionale, con Fra’ Thomas Weinandy, OFM Cap., che affronta i motivi e le conseguenze delle divisioni – perfino tra episcopati – che oggi attraversano la Chiesa, con dispute su dottrina, morale e liturgia. Thomas Weinandy è un teologo di fama internazionale. Nel 2013 ha ricevuto l’onorificenza della Santa Sede Pro Ecclesia et Pontifice. Già membro, su nomina di Papa Francesco, della Commissione Teologica Internazionale, ha insegnato in varie università statunitensi, a Oxford e alla Pontificia Università Gregoriana. È stato Direttore esecutivo della Commissione dottrinale della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti e poi ne è stato consulente fino alla pubblicazione, nel 2017, di una lettera aperta a Papa Francesco in cui sosteneva che il suo pontificato è contrassegnato da “una confusione cronica”; quando nello stesso giorno è dovette dimettersi.

Siamo davanti a una dialettica fisiologica o dietro queste controversie c’è qualcosa di inedito?
C’è una novità: in passato abbiamo avuto papi libertini, avidi, simoniaci, nepotisti; oggi abbiamo un pontefice che non commette questi peccati ma che attacca, con la sua ambiguità, la dottrina. I suoi predecessori saranno anche stati dei fornicatori ma non hanno mai sostenuto che fornicare fosse una cosa buona; ora invece il Papa sembra attaccare lo stesso insegnamento morale della Chiesa, specialmente in materia di sessualità.

San Francesco era stato invitato da Dio a riparare la Sua Chiesa, che stava crollando. Da francescano, come pensa opererebbe oggi il santo di Assisi nell’Occidente in crisi di fede?
Difficile dire cosa farebbe San Francesco: da autentico cattolico, che quando volle fondare il proprio ordine andò dal Papa per ottenere l’approvazione, penso che oggi sarebbe sconcertato nel vedere che abbiamo un pontefice e membri del Vaticano che minano l’insegnamento della Chiesa. San Francesco ha sempre voluto – fino a metterlo nella Regola – che tutti i frati fossero veramente fedeli alla Chiesa, ed io, proprio perché mi considero un francescano fedele, sia nelle lettere a papa Francesco che in altre pubblicazioni, ho cercato di affrontare le varie questioni, evidenziando ciò che era bene e ciò che era male.

L’universalità della Chiesa si manifesta in quanto tutte le chiese particolari sono legate assieme, attraverso il collegio dei vescovi, in ​​comunione con il Papa. Questo contrassegno dell’unità cattolica è messo alla prova dalle spaccature sorte intorno a Fiducia supplicans, con le “periferie” che correggono Roma?
Il Signore ha affidato a San Pietro la custodia del deposito della fede e dell’unità, ma ora il Papa, anziché custodire la fede sembra volerla cambiare, e invece di rafforzare l’unità nella Chiesa porta divisione. Francesco non accetta mai questa critica ma incolpa gli altri, però non è l’ideologia altrui ad aver creato problemi, bensì la sua. Quanti hanno una retta fede, tra vescovi, sacerdoti e teologi, riconoscono che quello che promuove Fiducia supplicans non è in linea con l’insegnamento della Chiesa e si battono per difendere ciò che il Vaticano sta cercando di minare. Dovremmo ricordare che il cardinale John Henry Newman (dichiarato Santo nel 2019, ndr) nel suo “Saggio sullo Sviluppo della Dottrina Cristiana” sottolinea che spetta al Papa e ai vescovi in unione con lui dirci cosa sia vero sviluppo e cosa sia falso sviluppo, e immagina una situazione ipotetica in cui coloro che dovrebbero affermare il vero sviluppo della dottrina invece espongono posizioni che ne rappresentano la corruzione. Aggiungo che, anche se il Papa o un vescovo dice qualcosa che appare come insegnamento magisteriale ma non è in linea con il magistero precedente, allora quello che dice non è da ritenersi insegnamento magisteriale.

Alcuni interpreti del pensiero di Papa Francesco sostengono che egli si rifaccia alla “opposizione polare” di Romano Guardini.
È una nozione molto hegeliana quella delle due posizioni polari che si uniscono in una nuova sintesi più alta; però non è così che funziona lo sviluppo della dottrina, che ha un impeto interno attraverso il quale giungiamo a una migliore comprensione della fede, ma che non rinnega mai ciò che si conosceva prima: la Chiesa, nei secoli, ha sostenuto che gli atti omosessuali sono un male intrinseco e che quindi mai possono essere permessi o perdonati, mentre con la lettura hegeliana di Francesco finiamo per dire che questi atti immorali in certi casi possono essere permessi e sono perfino virtuosi. Questo è un modo assolutamente falso di concepire lo sviluppo della dottrina. Si noti anche che tutto ciò che esce dal Vaticano, provenga dal Papa o dal prefetto Fernández, è sempre pieno di ambiguità. Credo che questa ambiguità sia lo Spirito Santo che “trattiene” il Papa dal fare ciò che egli vorrebbe fare; con questo atteggiamento però il Papa fa sì che siano gli altri a farlo. È un gioco molto pericoloso quello di “aggirare” lo Spirito Santo: è chiaramente perdente ma intanto crea caos nella Chiesa.

Possiamo dire che Fiducia supplicans, prima ancora di creare problemi alla fede è uno scritto che crea una crisi alla stessa ragione per le sue incoerenze?
I documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede hanno sempre fatto chiarezza. Adesso, con questa ambiguità ingannevole e manipolatoria, si crea un conflitto con l’intelligenza della fede che le persone possiedono, perché si semina confusione. È intenzionale, serve a promuovere ciò che si desidera ma non si manifesta apertamente. Ed è diabolico. Lo Spirito Santo è spirito di verità, il demonio è uno spirito di disordine: quello che viene promosso oggi.

Si può giustificare teologicamente la benedizione delle coppie omosessuali?
Il problema è cosa benedici quando benedici una coppia omosessuale. Che il gesto avvenga in pubblico o in privato, quello che le persone colgono è che viene benedetta la relazione. E trattandosi di una relazione immorale si da l’impressione di approvare la relazione stessa con tutto ciò che essa implica, laddove non si può benedire un peccato senza creare scandalo. Avremo vescovi che benediranno le coppie gay e altri che si rifiuteranno, perché non c’è più chiarezza sull’insegnamento della Chiesa.

A parte gli episcopati d’Africa, nota timore da parte dei vescovi a esprimersi in merito?
Qui negli Stati Uniti ci sono vescovi che non sono contenti di Fiducia supplicans ma hanno paura di prendere posizione. La conferenza episcopale è divisa: la maggior parte dei vescovi americani ha una fede cattolica solida, ma non sono tutti così, specialmente quelli nominati da Francesco. Per questo è difficile che esca un loro documento congiunto fortemente contrario. Penso che Papa Francesco non ami gli Stati Uniti proprio perché abbiamo ancora così tanti bravi cattolici e quindi siamo coloro i quali, a differenza degli europei, si possono ancora opporre.

Ci sono vescovi che temono di essere rimossi?
La sinodalità è una farsa, visto che Francesco è più tirannico di qualunque altro Papa che si ricordi. Per Fiducia supplicans non è stato consultato nessun vescovo o teologo, come solitamente avviene per un documento della Congregazione e questa è una conduzione dittatoriale del pontificato. E lo stesso accade per la tanto invocata parresia: Francesco vuole che si dica la verità così può individuare i suoi nemici e poi attuare la sua vendetta quando non gli piace quello che sente.

La proposta teologica di un inferno vuoto – su cui il Papa è tornato di recente parlando in tv – è una teoria plausibile nella riflessione cattolica sulla Rivelazione? E quali conseguenze produce nella vita concreta?
Gesù pensava che l’inferno ci sia e che le persone ci vadano: pensiamo a quando parla delle due strade, una larga e l’altra stretta e del fatto che la maggior parte degli uomini sceglie la prima, che porta alla dannazione. O quando dice che Giuda sarebbe stato meglio non fosse mai nato, frase da cui si deduce che la sua condizione non sia certo quella della beatitudine. San Paolo, ad esempio, parlando di adulteri e avidi dice che non entreranno nel Regno di Dio. Dalle Scritture e dalle stesse parole di Gesù emerge chiaramente che la dannazione eterna è una possibilità, e pure molto concreta. La Vergine di Fatima ai pastorelli mostrò l’inferno, e con i dannati dentro! È gravissimo che Francesco faccia pensare il contrario perché il risvolto pastorale è che le persone credano che, siccome all’inferno non ci va nessuno, allora non fa differenza come ci si comporta. Mina anche l’importanza della vita terrena rendendo insignificante ogni virtù. Posso darmi al traffico di bambini o effettuare aborti senza che ci siano conseguenze; perché mai poi dovrei morire per la fede visto che tanto non divento un martire e che anzi, se la tradisco, finisco comunque in paradiso? Chiaro che esiste il pentimento, che consente anche al peggior peccatore di andare in cielo, ma se l’inferno non esiste si smarrisce il senso della vita e il valore della dignità umana perché nessuna violazione di questa dignità merita la dannazione. E questo è semplicemente terribile.

Ricordiamo alcuni tra gli articoli che abbiamo pubblicati in riferimento ai temi trattati

Fiducia supplicans andrebbe cancellata e il Prefetto Fernández sostituito – 27 gennaio 2024 [QUI]
Papa Francesco, nell’Udienza concessa ieri 26 gennaio 2024 alla Plenaria del Dicastero per la Dottrina della Fede, «accennando alla recente Dichiarazione Fiducia supplicans» ha chiarito: «L’intento delle “benedizioni pastorali e spontanee” è quello di mostrare concretamente la vicinanza del Signore e della Chiesa a tutti coloro che, trovandosi in diverse situazioni, chiedono aiuto per portare avanti – talvolta per iniziare – un cammino di fede. Vorrei sottolineare brevemente due cose: la prima è che queste benedizioni, fuori di ogni contesto e forma di carattere liturgico, non esigono una perfezione morale per essere ricevute; la seconda, che quando spontaneamente si avvicina una coppia a chiederle, non si benedice l’unione, ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta. Non l’unione, ma le persone, naturalmente tenendo conto del contesto, delle sensibilità, dei luoghi in cui si vive e delle modalità più consone per farlo».
Conclusione dei nostri commenti: «Resta la domanda, a cui si attende risposta chiara, perché era necessario creare tanta confusione con la Dichiarazione Fiducia supplicans, il successivo Comunicato Stampa e le varie interviste del Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Risposta plausibile: forse, il motivo era proprio creare una confusione megagalattica.
Secondo quanto ha sottolineato de Papa Francesco ieri, andava benissimo il chiarissimo Responsum diramata, sempre con il consenso di Papa Francesco – il 15 marzo 2021. Di precisazione in precisazione, con l’aggiunta diabolica di tutta l’ambiguità diffusa lungo il percorso, si è tornato al punto di partenza, mentre il Prefetto Víctor Manuel Fernández si è auto-screditato pubblicando la sua Dichiarazione, che è l’opposto di quello del suo predecessore, il Cardinale Luis Ladaria».

La Speranza, la Fede e la Carità. Il Dissenso e la Preghiera per il Papa – 15 gennaio 2024 [QUI]
Era già successo due anni fa, il 6 febbraio 2022, per lo stesso programma ma allora su Rai Tre, domenica 14 gennaio 2024 abbiamo avuto la replica del Papa ospite di Che tempo che fa, il salotto radical-chic di Fabio Fazio sulla Nove. In tutte le interviste papali, le domande sono sempre sugli stessi temi chiave del pontificato, partendo dalla “misericordia” e dal “perdono”, senza i quali neanche la Chiesa può aprire le porte “a tutti, senza esclusione”.
Dai nostri commenti: «Nelle sue risposte, il Papa ha parlato sempre di benedizioni per tutte le persone. Mai ha utilizzato la parola “coppia”, contrariamente a quando è stabilito nella Fiducia supplicans. Un altro vecchio trucco furbo, sbianchettare quello che è scritto. Però, la parola “coppia” ritorno nel titolo di Vatican News, l’house organ della Santa Sede, nel contempo facendo sparire le coppie dello stesso sesso: «Il Papa sulle coppie irregolari: “Il Signore benedice tutti, tutti, tutti”».
Interpellato sulla materia, che da secoli fa litigare i teologi, Papa Francesco ha parlato della tesi teologica, che l’inferno sia vuoto. Naturalmente, ha spiegato che il fatto che all’inferno non sia nessuno, nemmeno le anime dannate, persino le più cattive, non è un dogma di fede ma un suo piacere personale pensarlo, nella speranza che sia una realtà. In questo senso, si è espresso nel solco del pensiero di Hans Urs von Balthasar. Però, interpretando male von Balthasar, o meglio la mistica Adrienne von Speyr, la vera autrice della bella speranza dell’inferno vuoto».

Incontro col clero di Roma. Il gioco delle tre carte – 13 gennaio 2024 [QUI]
Questa mattina il clero della Diocesi di Roma ha assistito ad un triste epilogo della discussione su Fiducia supplicans. Da questo punto in puoi, dopo questa prima volta che il Papa si è espresso di persona, diventa sempre più difficile trovare un modo per commentare, per non essere accusato – falsamente – di essere “contro il Papa”. Già prima, ovviamente, non era facile, perché la Dichiarazione del Cardinal Tucho è stata pubblicata con l’approvazione papale specifica. A margine: sinceramente, non abbiamo capito cosa c’è da ridere [in riferimento alle foto del Papa distribuite da Vatican Media]. È difficile commentare, e non osservare, che c’è stato ancora una volta il gioco delle tre carte, per confondere gli ingenui e ignoranti (che non è un’offesa, ma l’indicazione di coloro che ignorano).
Papa Francesco: «Vanno benedette le persone, non le associazioni Lgbt».
Nostro commento a questa affermazione: «In realtà la questione con Fiducia supplicans non è certa in relazione ad “associazioni Lgbt”, di cui inspiegabilmente, è per la prima volta che se ne senta parlare. Il problema è diverso, e Papa Francesco furbescamente fa finta di non capirlo. Secondo Fiducia supplicans non vengono benedetto le singole persone, come afferma, ma le persone come coppia. E una coppia di omosessuali che si presenta per essere benedetta (e non due persone separata singolarmente), sono in una situazione di peccato manifesta, esattamente come una coppia di conviventi o sposati civilmente etero che non vivano in castità».

Indice – Fiducia supplicans [QUI]

Postscriptum

Non debemus, non possumus, non volumus è la locuzione latina (significa letteralmente non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo), che fu pronunciato da Papa Pio VII nel 1809, per rispondere alla richiesta di Napoleone Bonaparte di cedere i territori dello Stato Pontificio all’Impero francese. La frase fu poi ripresa da Papa Pio IX per rispondere ai tentativi del Regno d’Italia di confrontarsi con la Santa Sede per risolvere la questione romana. San Gaspare del Bufalo, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, convocato in prefettura a Roma il 13 giugno 1810 durante l’occupazione della città, rispose ai funzionari francesi che gli chiedevano di firmare il giuramento di fedeltà: “Non debbo, non posso, non voglio”. La locuzione è utilizzata dalla Chiesa Cattolica per rifiutare istanze laiche che ritiene inaccettabili, inteso come impossibilità di rinunciare ai principi cristiani.
Queste parole furono usate anche da Papa Clemente VII in risposta alla richiesta di divorzio del Re inglese Enrico VIII, che causò lo scisma anglicano.
La formula è legata anche alla storia della Polonia. Nella nota dell’episcopato polacco alle autorità della Repubblica Popolare di Polonia dell’8 maggio 1953, non possumus era un’espressione della mancanza di consenso da parte della Chiesa a sottomettersi alle autorità secolari e in risposta le autorità comuniste imprigionarono il Cardinale Stefan Wyszyński.
La locuzione è derivata dalla tradizione paleocristiana: non possumus (non possiamo non parlare di Gesù Cristo) è la frase che gli apostoli Pietro e Giovanni opposero al Sinedrio che chiese loro di non predicare il Vangelo subito dopo la morte di Cristo: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (Atti degli apostoli 4,20).
All’affermazione che “il Signore benedice tutti, tutti, tutti”, possiamo rispondere con “non omnia possumus omnes” (non tutti possiamo tutto), la sentenza virgiliana (Bucoliche VIII, 63), per significare che le facoltà umane sono limitate, e che ciò che riesce a uno, può non riuscire ad un altro. Il Signore vuole sì che tutti si salvano, tutti, tutti, ma non tutti si convertono per poter salvarsi.

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