La Speranza, la Fede e la Carità. Il Dissenso e la Preghiera per il Papa

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.01.2024 – Vik van Brantegem] – Era già successo due anni fa, il 6 febbraio 2022, per lo stesso programma ma allora su Rai Tre, domenica 14 gennaio 2024 abbiamo avuto la replica del Papa ospite di Che tempo che fa, il salotto radical-chic di Fabio Fazio sulla Nove. In tutte le interviste papali, le domande sono sempre sugli stessi temi chiave del pontificato, partendo dalla “misericordia” e dal “perdono”, senza i quali neanche la Chiesa può aprire le porte “a tutti, senza esclusione”. Tanto spazio al dramma delle guerre e lo scandalo dei mercanti di armi, con i morti, le distruzioni e anche la necessità del perdono. Poi, le dimissioni a cui non pensa, un possibile viaggio in Argentina dove non è voluto più andare, i bambini e i nonni, la confessione, la conversione dei cuori, i migranti, il senso della vita, ecc.


Cinquanta minuti déjà vu nel salotto di Fabio

«50 minuti di agonia»: la sentenza senza appello dei castigatori di Silere non possum. I riassunto di Giuseppe Rusconi sul suo blog Rossoporpora.org: «Non c’era da aspettarsi nessuna sorpresa, dato il luogo e il chierichetto, che ha portato in studio come battistrada tre noti turiferari del Pensiero Unico Mediatico (Pum): Massimo Giannini (la Repubblica), Annalisa Cuzzocrea (La Stampa) e Nello Scavo (Avvenire, a rappresentare l’arroganza dei Casarini-boys). Una trentina le domande poste da Fazio al Papa… se ci fosse una terza volta gli consiglieremmo però di vestirsi direttamente da chierichetto, di genuflettersi e di far precedere ogni domanda da uno scotimento di turibolo».

Osserva Rusconi: «Le domande del chierichetto turiferario sono state una trentina… ma nessuna su vita, aborto, eutanasia, utero in affitto, teorie del gender… eppure sono temi che tornano assai spesso nelle parole papali. Solo negli ultimi giorni le teorie del gender sono state definite “pericolosissime” in un paio di occasioni. Ma ci si poteva attendere realisticamente che il chierichetto turiferario ponesse al Papa domande politicamente scorrette di quel tipo? E magari anche una sull’indecenza del custode rossoporpora della Dottrina della Fede [*]? O su Rupnik, Zanchetta e altri?»

Fazio ha fatto una domanda sulla solitudine nelle decisioni e ha ricordato a Papa Francesco le critiche, con cui non di rado vengono accolte alcune delle sue scelte e decisioni. Nello specifico, la più recente Dichiarazione Fiducia supplicans sulle benedizioni alle coppie in situazioni irregolari e alle copie dello stesso sesso, emanato il 18 dicembre scorso dal pornoteologo di La Plata, nonché inventore della benedizione sveltina non liturgica, che nelle scorse settimane ha provocato molti rifiuti, discussioni e polemiche, che non diminuiscono.

Rispondendo a Fazio, Papa Francesco è intervenuto – per la prima volta in pubblico, dopo l’incontro a porte chiuse con il clero della Diocesi di Roma [QUI] – su Fiducia supplicans. Dopo il gioco delle tre carte al Laterano, ieri è stato il momento dei giochi di prestigio, con l’assist del conduttore nel salotto televisivo.

Il Papa ha detto, con un ovvio riferimento alle accuse di eresia: «All’ora di prendere una decisione, c’è un prezzo di solitudine che tu devi pagare e delle volte le decisioni non sono accettate ma la maggior parte, quando non si accettano le decisioni, è perché non si conoscono. Io dico quando a te non piace questa decisione vai a parlare e dì i tuoi dubbi e porta avanti una discussione fraterna e così va avanti una cosa. Il pericolo è che non mi piace e me lo metto nel cuore e così divengo con una resistenza e faccio delle conclusioni brutte. Questo è successo con queste ultime decisioni sulla benedizione a tutti».

Dopo il Giubileo della Misericordia, Papa Francesco è tornato regolarmente sulla missione dei sacerdoti incaricati del sacramento della riconciliazione: «Io sempre dico ai confessori: voi perdonate tutto e trattate la gente con molta bontà come il Signore ci tratta a noi. E poi se tu vuoi aiutare la gente, poi puoi parlare e aiutarli ad andare avanti, ma perdonare tutti. In 54 anni di prete che io ho, questa è una confessione, 54 anni che sono prete, io sono vecchio! In questi 54 anni ho soltanto negato una sola volta il perdono, per la ipocrisia della persona. Una volta. Sempre ho perdonato tutto, ma anche con la consapevolezza che quella persona forse ricadrà, ma il Signore ci perdona. Aiutare a non ricadere o a ricadere meno, ma perdonare sempre».

La Chiesa deve benedire tutti, ha detto il Papa, perché «il Signore benedice tutti, tutti, tutti, che vengono. Il Signore benedice tutti coloro che sono capaci di essere battezzati, cioè ogni persona. Ma poi le persone devono entrare in colloquio con la benedizione del Signore e vedere cosa è la strada che il Signore gli propone. Ma noi dobbiamo prendere per mano e aiutarli ad andare in quella strada non condannarli dall’inizio. E questo è il lavoro pastorale della Chiesa. Questo è un lavoro molto importante per i confessori. Io sempre dico ai confessori: voi perdonate tutto e trattate la gente con molta bontà come il Signore ci tratta a noi e poi se tu vuoi aiutare la gente, poi puoi parlare portarli sempre avanti e aiutarli ad andare avanti, ma perdonare tutti. In 54 anni di prete che io ho – questa è una confessione – 54 anni che sono prete, io sono vecchio! In questi 54 anni ho soltanto negato una sola volta il perdono, per la ipocrisia della persona. Una volta. Sempre ho perdonato tutto ma anche dirò con la consapevolezza che quella persona forse ricadrà ma il Signore ci perdona, aiutare a non ricadere, o a ricadere meno, ma perdonare sempre. Un grande confessore, che l’ho fatto cardinale nell’ultimo Concistoro, è un uomo di 94 anni, un frate cappuccino dell’Argentina. E lui è un grande perdonatore, come diciamo noi, “manica larga”, perdona tutto. E una volta è venuto all’episcopio quando io ero arcivescovo lì e mi ha detto: “Senti Giorgio, io ho questo problema, io perdono troppo e delle volte mi viene la sensazione che non sta bene” – E cosa fai Luigi? – Vado in cappella e chiedo perdono al Signore: Signore scusami, ho perdonato troppo – Ma sei stato tu a darmi il cattivo esempio!”. Questo è vero noi dobbiamo perdonare tutto perché Lui ci ha perdonato. Lui ci ha dato questo “cattivo esempio”».

Del resto, ha detto il Papa, Dio «castiga per correggere, per amore», come «una mamma e un papà che hanno più dolore nelle mani che un bambino nel sedere» se lo sculacciano. La Chiesa, ha detto il Papa, «ha questa dimensione cordiale: che viene dal cuore, tutti, tutti a casa, tutti dentro. Lo dice il Signore, quella parabola del Signore mi piace tanto, quando gli invitati alle nozze del Figlio non sono venuti perché ognuno aveva i propri interessi, cosa dice il Signore ai suoi aiutanti: “Andate agli incroci delle strade e portate tutti, buoni e cattivi, sani e ammalati, giovani e vecchi…”. Tutti, tutti, tutti. Tutti dentro. Questo è l’invito del Signore. E ognuno con il proprio fardello, perché ognuno ha il proprio e il Signore dice: “Tutti”. Questo lo dice il Signore, non lo dico io. Il problema è quando noi facciamo delle selezioni: questo sì, questo no… Faccia Lui. Noi, tutti. Poi dentro vediamo».

«Il perdono è per tutti. Una cosa che mi piace, e che una volta mi ha detto una persona molto saggia, semplice: “Dio non si stanca di perdonare, mai. Dio perdona sempre perché è da Lui il perdono, ma siamo noi a stancarci di chiedere perdono. E questo è il problema. Il cuore aperto al perdono viene subito preso dal cuore di Gesù che perdona tutto, perdona tutto, ma il cuore indurito nostro diviene incapace di chiedere perdono e questa è una cosa molto brutta, la incapacità di chiedere perdono. E da lì viene una certa incapacità ad essere perdonato ma non perché il Signore non perdona, no, perdona tutto. In questo è un “pazzo di amore”, diciamo così. Ma noi, siamo noi a stancarci di chiedere perdono e delle volte il Signore aspetta, bussa alla porta di tanti cuori perché abbiano questa capacità di riconoscere il male che stanno facendo. Pensa a questi fabbricanti di armi, che sono fabbricanti di morte. Il Signore è vicino a loro, tocca il cuore per portarli a un cambio di vita e il Signore non si stanca di perdonare. Ricordiamo questo. Dio mai si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Questo non dimenticarlo mai».


Alcune brevi osservazioni

1. In riferimento alla parresia, il Papa non ha raccontato che fine hanno fatto, fanno e faranno coloro che gli hanno fatto notare il proprio dissenso.

2. In riferimento «quando non si accettano le decisioni, è perché non si conoscono»: questa è un’interpretazione fallace del dissenso, così da toglierlo consistenza e serietà. Un trucco furbo già utilizzato più volte.

3. In un post sulla sua pagina Facebook, Andrea Paganini scrive: «Grazie! UNA CONFERMA. “Quando a te non piace questa decisione vai a parlare e dì i tuoi dubbi e porta avanti una discussione fraterna e così va avanti una cosa”: parole di papa Francesco, pronunciate ieri. Vale – ne sono certo – per il “caso Becciu”, in cui un innocente è stato condannato prima del processo, senza un briciolo di prova, e vale per altre cose, come le benedizioni: ovviamente si possono benedire tutti, e si può anche perdonare tutto. Ma c’è una differenza tra perdonare tutto e benedire tutto. E c’è una differenza tra benedire tutti e benedire tutto, come del resto lo stesso Papa Francesco ha spiegato il giorno prima. Io posso perdonare la condanna di un innocente, ma non posso benedire la condanna di un innocente».

4. Nelle sue risposte, il Papa ha parlato sempre di benedizioni per tutte le persone. Mai ha utilizzato la parola “coppia”, contrariamente a quando è stabilito nella Fiducia supplicans. Un altro vecchio trucco furbo, sbianchettare quello che è scritto.
Però, la parola “coppia” ritorno nel titolo di Vatican News, l’house organ della Santa Sede, nel contempo facendo sparire le coppie dello stesso sesso: «Il Papa sulle coppie irregolari: “Il Signore benedice tutti, tutti, tutti”».

5. la Repubblica titola sull’intervista: «Il Papa in tv da Fazio. “Pago con la solitudine l’apertura ai gay”». A parte del fatto che il virgolettato che non si trova nelle risposte del Papa, non ha neanche detto che la solitudine è causata dalla «contestata decisione di benedire le coppie omosessuali». E, lo ripetiamo, di benedire coppie il Papa non ha mai parlato.


La Speranza, con la Fede e la Carità, trascina tutto con sé

Interpellato sulla materia, che da secoli fa litigare i teologi, Papa Francesco ha parlato della tesi teologica, che l’inferno sia vuoto. Naturalmente, ha spiegato che il fatto che all’inferno non sia nessuno, nemmeno le anime dannate, persino le più cattive, non è un dogma di fede ma un suo piacere personale pensarlo, nella speranza che sia una realtà. In questo senso, si è espresso nel solco del pensiero di Hans Urs von Balthasar.

Uno dei più grandi teologi cattolici del XX secolo, costituiva, insieme a Communio, una delle fonti fondamentali della nostra formazione al Credo che professiamo e alla coerenza della nostra Fede, negli anni universitari. Che io Credo, in modo consapevole, è anche grazie a Communio e von Balthasar.
“Può Dio perdere l’ultima pecorella smarrita del suo gregge?” si è chiesto von Balthasar. Non può esserci certezza, ma è “la piccola speranza a trascinare le suo grande sorelle, la fede e la carità, con sé”. La speranza è la fiduciosa attesa di un bene, che quanto più desiderato tanto più colora l’aspettativa di timore o paura per la sua mancata realizzazione, perché non è certezza.

La frase “l’inferno esiste, ma è vuoto”, attribuita dai giornalisti a von Balthasar, deformando in modo grossolano il suo pensiero, dopo un convegno tenuto a Roma nel 1984, è stata in seguito ripresa da altri e attribuita anche a San Giovanni Paolo II.

Nel suo saggio Sperare per tutti del 1986, von Balthasar ha risposto alle critiche e ha precisato: “Ecco sorgere la questione se si possa, come cristiani, stando sotto il giudizio, sperare per tutti gli uomini. Io ho osato affermarlo (…). In una conferenza stampa tenuta a Roma, tempestato di domande sulla questione dell’inferno, avevo manifestato il mio parere, il che ha portato a fin troppo grossolane deformazioni sui giornali (“L’inferno è vuoto”) (…). Ma io non ho mai parlato di certezza, bensì di speranza”, aggiungendo: “L’occhio dell’inquisizione resta puntato su di me (…). Lo stupore manifestato (…) dimostra che non hanno mai preso conoscenza delle mie opere maggiori, nelle quali da un bel pezzo si sarebbe potuta trovare abbondante legna per il mio rogo”.

“La Chiesa, che ha canonizzato tanti individui, non si è mai pronunciata sulla dannazione di alcuno. Neppure su quella di Giuda, che divenne per così dire l’esponente di quello di cui tutti i peccatori sono corresponsabili. Chi può sapere di che tipo fu il pentimento che egli provò, quando vide che Gesù era stato condannato (Mt 27,3)?” (Hans Urs von Balthasar).

“Il punto è quello di sapere se da ultimo Dio nel suo piano di salvezza dipenda, voglia dipendere dalla scelta dell’uomo, o se invece la sua libertà che vuole solo la salvezza e che è assoluta, non rimanga prevalente sulla libertà umana, creata e quindi relativa” (Hans Urs von Balthasar).

“Può Dio perdere l’ultima pecorella smarrita del suo gregge? La creatura, per cui egli ha versato il suo sangue e ha patito l’abbandono da parte del Padre?” (Hans Urs von Balthasar).

“L’amore misericordiosissimo può quindi posarsi su chiunque. Noi crediamo che esso lo faccia. E dovrebbero ora esserci anime che gli si chiudono permanentemente? Come possibilità di principio ciò non va escluso. Di fatto può diventare infinitamente inverosimile (Hans Urs von Balthasar).

Nella parte conclusiva della sua TeoDrammatica (Tomo V, 1983), influenzata dalle visioni di Adrienne von Speyr, von Balthasar aveva già sostenuto la “dilatazione della speranza”, avanzando l’idea che “il peccato, il male, dev’essere limitato e finito, e che troverà pure la sua fine nell’amore che lo abbraccia”.

Il teologo Elio Guerriero, curatore delle edizioni italiane delle opere di von Balthasar, considera l’espressione “vuoto”, in relazione all’inferno, concretamente in linea col pensiero di von Balthasar, fatto salvo che si tratta di una speranza: “Se l’inferno è talmente reale da provocare dolore e sofferenza (è dunque assurdo parlare di inesistenza) è anche vero che, avendolo Cristo attraversato e sconfitto con la sua morte obbediente, possiamo fondatamente sperare che esso sia vuoto. È questa la parola forte di von Balthasar, l’annuncio che egli cercò di trasmettere con un’opera sinfonica ma anche profondamente unitaria”.

“La piccola speranza, che ha un aspetto proprio insignificante, pare trotterellare tra le sue grandi sorelle, la fede e la carità, ma in realtà è lei a trascinarle tutte con sé” (Hans Urs von Balthasar).

Noi preghiamo per il Papa

Papa Francesco ha concluso il colloquio con Fazio, con il suo consueto invito: «Vi chiedo di pregare per me: pregare, pregare perché io vada sempre avanti, perché io non fallisca nel mio dovere, ma per favore pregare a favore, non contro! Grazie».

Personalmente, non conosco delle persone che pregano “contro il Papa”. Poi, non sarebbe una cosa accettabile per un Cattolico Romano, perché si porrebbe fuori della comunione con il Papa. Nel Canone Romano durante la Santa Messa che celebriamo, si recita: «Noi te l’offriamo anzitutto per la tua Chiesa santa e cattolica, perché tu le dia pace e la protegga, la raccolga nell’unità e la governi su tutta la terra, con il tuo servo il nostro Papa N., il nostro Vescovo N., [con me indegno tuo servo] e con tutti quelli che custodiscono la fede cattolica, trasmessa dagli Apostoli».

Poi non sarebbe una cosa accettabile per un Cristiano, visto che Gesù ha detto di pregare non solo per gli amici, ma anche per i nemici, quindi, per tutti, tutti, tutti, tutti.


Papa Francesco per me è il terzo Papa regnante a cui ho prestato servizio e il sesto per cui prego ogni giorno. Prego per il suo bene.


La Preghiera per il Papa
… e per l’unità della Chiesa

Signore Gesù, pastore eterno di tutti i fedeli, tu che hai costruito la tua Chiesa sulla roccia di Pietro, assisti continuamente il Papa perché sia, secondo il tuo progetto, il segno vivente e visibile, e il promotore instancabile dell’unità della tua Chiesa nella verità e nell’amore.
Annunci al mondo con apostolico coraggio tutto il tuo vangelo.
Ascolti le voci e le aspirazioni che salgono dai fedeli e dal mondo, non si stanchi mai di promuovere la pace.
Governi e diriga il popolo di Dio avendo sempre dinanzi agli occhi il tuo esempio, o Cristo buon Pastore, che sei venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita per le pecore.
A noi concedi, o Signore, una forte volontà di comunione con lui e la docilità ai suoi insegnamenti.
Amen.

[*] A proposito di Víctor Manuel Fernández
di Giuseppe Rusconi
Rossoporpora.org, 15 gennaio 2024


Il sessantunenne Víctor Manuel Fernández, che in vita ha prodotto fin qui tonnellate di carta di argomento teologico, dal primo luglio 2023 è Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (tra i suoi predecessori Joseph Ratzinger), Presidente della Pontificia Commissione Biblica, Presidente della Commissione Teologica Internazionale. Dal 30 settembre 2023 è anche cardinale e dunque elettore in Conclave del nuovo Papa, quando sarà.

Da quando è Prefetto ne ha già combinate di tutti i colori. Prendiamo ad esempio le ultime prodezze, che sintetizziamo, perché ben note a chi pone almeno qualche attenzione alla quotidianità vaticana. A seguito delle sollecitazioni del Sinodo tedesco e di altri settori “progressisti” esce il 18 dicembre 2023 dal Dicastero (firmata anche dal Segretario Don Armando Matteo e approvata dal Papa) la Dichiarazione Fiducia supplicans, nella quale, dopo aver ricordato ad abundatiam (solita tattica del fumo negli occhi) la dottrina cattolica in materia di matrimonio, si illustra la nuova categoria delle “benedizioni” spontanee o pastorali, che non sono sacramentali, ma permetterebbero di benedire coppie irregolari (leggi in particolare omosessuali). Una strada da seguire, .in relazione alla quale (si annuncia) “non si debbono dunque aspettare altre risposte su eventuali modalità per normare dettagli o aspetti pratici riguardo a benedizioni di questo tipo”.

Esulta la curva “progressista” tedesca, svizzera, belga… ma le reazioni negative sono tante, da varie parti del mondo (quasi tutta l’Africa, le Conferenze Episcopali di Polonia e Ungheria, l’Arcivescovo Maggiore Shevchuk e altri, anche nelle Americhe). Perciò – contrariamente a quanto scritto il 18 dicembre – ecco il 4 gennaio 2024 un “Comunicato stampa circa la ricezione di Fiducia supplicans“ a firma del Cardinale Fernández e di Don Armando Matteo.

Del Comunicato evidenziamo tre passi.

Il primo: “Il testo del Dicastero ha adottato l’alto profilo di una ‘Dichiarazione’, che rappresenta molto di più di un Responsum o di una Lettera”. Che spavento l’implicita minaccia!
Il secondo: “La prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti”. Insomma: La benedizione s’ha da fare.
Il terzo: “Si tratta di 10 o 15 secondi”. Neanche il tempo di dire “Amen”. Come saranno stati contenti nell’apprenderlo i potenziali destinatari, in tonaca o no! In ogni caso tuttavia che siano 10 secondi o dieci minuti sempre benedizione sarebbe, con un riconoscimento di legittimità dal punto di vista della coppia.

Non è finita, però. Perché, in data 11 gennaio 2024 viene pubblicizzato il Messaggio del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar, a firma del Presidente Cardinale Fridolin Ambongo dal titolo: “Niente benedizioni per coppie omosessuali nelle Chiese d’Africa”.

Si legge tra l’altro nel messaggio: “Nella famiglia della Chiesa di Dio in Africa la ‘Dichiarazione’ (NdR: del 18 dicembre 2023) ha generato un’onda d’urto, ha seminato confusione e inquietudine nell’animo di tanti fedeli laici, consacrati e anche pastori e ha suscitato forti reazioni”. Perciò niente benedizioni, considerati anche “la potenziale confusione e scandalo nella comunità dei fedeli”, dato che “le unioni di persone dello stesso sesso sono contrarie alla volontà di Dio e dunque non possono ricevere la benedizione della Chiesa”.

Appare a questo punto perlomeno curioso che il messaggio, come scrive il porporato congolese, abbia “ricevuto il consenso di Sua Santità Papa Francesco e di Sua Eminenza il Cardinale Víctor Manuel Fernández”.

Il principio di non contraddizione non è mai stato il punto forte del pontificato bergogliano e dei compagni di cerchia.

Lo stesso Prefetto viene poi intervistato, sempre l’11 gennaio 2024, da un giornalone turiferario del Pum, La Stampa. Rispondendo a Domenico Agasso, il custode della Dottrina della Fede parla del Comunicato del 4 gennaio 2024 giustificandolo in modo come minimo singolare: “Quel comunicato sembra una catechesi per adolescenti, lo capisco, ma siccome alcuni scrivevano che non capivano concretamente come devono avvenire queste benedizioni ‘pastorali’, abbiamo pensato che occorresse fornire un esempio particolarmente chiaro, per non lasciare dubbi. E una delle caratteristiche della semplicità non rituale di queste benedizioni è la durata. Sapevo che ci avrebbero preso in giro per questo dettaglio dei 15 secondi, ma ho corso il rischio per rendere più evidente che con queste benedizioni non cade il mondo”. Così parlò un successore di Joseph Ratzinger: qualcuno nota qualche differenza tra prefetti?

Ma non è ancora finita. In barba alla proclamata parresia, in barba alla vantata trasparenza, il Prefetto Fernandez ha un vizietto, quello di sbianchettare dall’immensa sua produzione teologica ufficiale quei libercoli che ormai non gli sembra opportuno pubblicizzare. Così è capitato per Sáname con tu boca. El arte de besar, un manuale dettagliato per baciatori e baciatrici scritto nel 1995. Interessi curiosi quelli dell’allora trentatreenne teologo argentino. Tre anni dopo è poi uscito La Pasión Mística, espiritualidad y sensualidad”, pure ignorato nella bibliografia ufficiale. Altri ne hanno già scritto, riportando interi brani dai capitoli 7, 8 e 9, in cui Fernández analizza, da vero specialista del ramo, modi e reazioni di orgasmi umani propedeutici a quelli mistici. Desta ripugnanza anche il capitolo 6, in cui minorenni riferiscono della loro “passione mistica” all’autore. Il quale nei giorni scorsi ha detto a InfoVaticana, che quello era “un libro di gioventù (NdR: ma, teologo affermato, non aveva già 36 anni?)”, che “oggi certo non scriverebbe cose simili” e che in ogni caso aveva già capito subito dopo la pubblicazione che si trattava di un libro che avrebbe potuto creare “malintesi”: dunque l’aveva ritirato dalla circolazione. “Malintesi”? Se Fernández scrive ad esempio che nell’orgasmo “la donna è spesso insaziabile”, c’è qualcuno che può fraintendere?

Pasticcione nelle dichiarazioni, in contraddizione con se stesso nelle valutazioni, puerile nelle giustificazioni, furbetto nelle sbianchettature, indecente e anche blasfemo in certi suoi scritti da adulto: che questa persona sia stata creata cardinale e che sia stata posta a guardia della Dottrina della Fede è francamente inaccettabile. La sua permanenza all’ex-Sant’Uffizio suscita indignazione, scandalo, è una macchia nera nell’immagine della Chiesa, ne mina la credibilità.

Ogni giorno che passa lo scandalo cresce. Víctor Manuel Fernández si dimetta subito. O venga dimesso d’autorità: Papa Francesco, se non ricordiamo male, è esperto di pratiche del genere (con chi entra nel mirino). Pensi il Papa a come verrà accolto d’ora in poi nelle riunioni, nelle celebrazioni eucaristiche, in occasioni pubbliche e no il Cardinal Fernández: tra indignazioni malcelate e pernacchie represse. Pensi a quanti cattolici si saranno sentiti feriti nell’intimo, rischiando poi di cadere nell’indifferenza e quindi di lasciare l’ovile. Ripetiamo: è questo che il Papa, tra le cui priorità fondamentali dovrebbe emergere il mantenimento dell’unità ecclesiale, vuole per la Chiesa?

Bergoglio da Fazio copia – male – von Balthasar, anzi la Speyr…
Il vuoto
di Mastro Titta
Stilum Curiae, 16 gennaio 2024


«Il nostro Mastro Titta commenta da par suo la comparata del Pontefice Regnante dal Pontefice Massimo del politically correct de sinistra» (Marco Tosatti).

Lo ha fatto di nuovo
Bergoglio lo ha fatto di nuovo. È tornato a confessarsi da Fazziofabbio. La Chiesa, nel senso di assemblea di uomini ordinati, è in rivolta e lui va in televisione a concionare dei casi suoi.
Confesso che per un momento ho pensato che le teche Rai avessero ceduto a Fazziofabbio le vecchie edizioni di Che Tempo che Fa, e il conduttore avesse deciso di rimandare in replica l’intervista di due anni fa. Esaminando i contenuti di contorno è ciò che è accaduto.
Per quanto concerne il nocciolo, invece la notizia c’è. Ed è questa: sommerso di accuse esplicite di eresia Bergoglio, gonfio come la zampogna dello zampognaro, corre a succhiarsi il dito dall’ultimo uomo sulla terra che lo ascolta. E che fa ascolti.
A certificare che, nonostante riempia le pagine dei giornali che nessuno legge, accanto alla Ferragni che spaccia pandori e Lukaku che ha male al ginocchio, lo ascoltano ormai soltanto i suoi rispettosi detrattori. I suoi discepoli hanno imparato la lezione: non c’è nulla da imparare. Perché perdere tempo a sentirlo ripetere che la guerra è brutta brutta?
E cosa dice Bergoglio in tivvù? Sostanzialmente due cose. Che le accuse di eresia sono “cose brutte”, e che chi critica le benedizioni alle coppie gay non capisce una mazza. In altre parole: non sono io l’eretico, siete voi che non avete capito un razzo. La terza cosa buttata lì è l’immagine di Dio vecchio padre sculaccione che da una bella ripassata alle chiappe dei monelli.
Ergo non è vero che Dio perdona tutto a tutti e salutam’a sorrata: un po’ di tottò sul culetto c’è. Ma poca roba. L’inferno è vuoto ma non è un dogma, bontà sua. Non per l’inferno vuoto o l’Immacolata Concezione o la carbonara col guanciale, no con la pancetta: sono i dogmi che non digerisce, dunque non esistono. S’è magnato tutto, anche le posate, e rifiuta sdegnosamente la mentina perché gli fa aria. Quella mentina sono i dogmi.
Manco quando gli fa comodo scopiazzare – male – von Balthasar, o meglio la mistica Adrienne von Speyr, la vera autrice del bel sogno dell’inferno vuoto, Bergoglio cede sul punto: al diavolo i dogmi, anche i miei. Come Rocky gonfio di botte – Bergoglio è diventato grande coi film di Stallone – egli grida “Adriana!”, ma soprattutto “non fa male, non fa male, non fa male!”.
A parte la solita grigia meschinità di parlare a nuora perché suocera intenda facendo capire che lui, pesto e sanguinante, non molla mai, alla fine del modesto spettacolo – Bergoglio è marxista: la vita come “accumulazione di spettacoli” – a me non resta che una domanda: la vastità del vuoto materiale che gonfia quest’uomo è almeno edificabile? Chiedo per un amico palazzinaro.
Mastro Titta

Indice – Fiducia supplicans [QUI]

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