Papa Francesco: la Parola di Dio è grande

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“I prossimi mesi ci condurranno all’apertura della Porta Santa, con cui daremo inizio al Giubileo. Vi chiedo di intensificare la preghiera per prepararci a vivere bene questo evento di grazia e sperimentarvi la forza della speranza di Dio. Per questo iniziamo oggi l’Anno della preghiera, cioè un anno dedicato a riscoprire il grande valore e l’assoluto bisogno della preghiera nella vita personale, nella vita della Chiesa e del mondo. Saremo aiutati anche dai sussidi che il Dicastero per l’Evangelizzazione metterà a disposizione”: al termine della recita dell’Angelus di questa domenica dedicata alla Parola di Dio, papa Francesco ha chiesto di pregare in questo anno dedicato alla preghiera, in vista dell’Anno Santo.

Eppoi un appello alla pace in Ucraina ed in Terra Santa e per la liberazione dei prigionieri ad Haiti: “In questi giorni preghiamo specialmente per l’unità dei cristiani e non stanchiamoci di invocare il Signore per la pace in Ucraina, in Israele e in Palestina, e in tante altre parti del mondo: a soffrirne la mancanza sono sempre i più deboli. Penso ai piccoli, ai tantissimi bambini feriti e uccisi, a quelli privati di affetti, privati di sogni e di futuro. Sentiamo la responsabilità di pregare e di costruire la pace per loro!

Ho appreso con dolore la notizia del rapimento, ad Haiti, di un gruppo di persone, tra cui sei Religiose: nel chiederne accoratamente il rilascio, prego per la concordia sociale nel Paese e invito tutti a far cessare le violenze, che provocano tanta sofferenza a quella cara popolazione”.

Prima della recita dell’Angelus il papa ha sottolineato il significato della ‘chiamata’: “Quella di chiamare altri a unirsi alla sua missione è una delle prime cose che Gesù compie all’inizio della vita pubblica: si avvicina a dei giovani pescatori e li invita a seguirlo per ‘diventare pescatori di uomini’.

 E questo ci dice una cosa importante: il Signore ama coinvolgerci nella sua opera di salvezza, ci vuole attivi con Lui, ci vuole responsabili e protagonisti. Un cristiano che non è attivo, che non è responsabile nell’opera dell’annuncio del Signore e che non è protagonista della sua fede non è un cristiano o, come diceva mia nonna, è un cristiano ‘all’acqua di rose’. Di per sé Dio non avrebbe bisogno di noi, ma lo fa, nonostante ciò comporti il farsi carico di tanti nostri limiti: tutti siamo limitati, anzi peccatori, e Lui se ne fa carico”.

Annunciare il Vangelo è essenziale: “In effetti, portare la salvezza di Dio a tutti è stata per Gesù la felicità più grande, la sua missione, il senso della sua esistenza o, come dice Lui, il suo cibo. E in ogni parola e azione con cui ci uniamo a Lui, nella bellissima avventura di donare amore, la luce e la gioia si moltiplicano: non solo attorno a noi, ma anche in noi. Annunciare il Vangelo, dunque, non è tempo perso: è essere più felici aiutando gli altri a essere felici; è liberarsi da sé stessi aiutando gli altri ad essere liberi; è diventare migliori aiutando gli altri a essere migliori!”

Nell’omelia della celebrazione eucaristica della terza domenica del tempo ordinario il papa ha evidenziato la grandezza della Parola di Dio: “E’ grande la forza della Parola di Dio, come abbiamo sentito anche nella prima Lettura… La Parola di Dio sprigiona la potenza dello Spirito Santo. E’ una forza che attira a Dio, come accaduto a quei giovani pescatori, folgorati dalle parole di Gesù; ed è una forza che invia agli altri, come per Giona, che va verso quanti sono lontani dal Signore.

La Parola, dunque, attira a Dio e invia agli altri. Attira a Dio e invia agli altri: ecco il suo dinamismo. Non ci lascia chiusi in noi stessi, ma dilata il cuore, fa invertire la rotta, ribalta le abitudini, apre scenari nuovi, dischiude orizzonti impensati”.

Nella vita quotidiana non si può fare a meno della Parola di Dio: “Non possiamo fare a meno della Parola di Dio, della sua forza mite che, come in un dialogo, tocca il cuore, s’imprime nell’anima, la rinnova con la pace di Gesù, che rende inquieti per gli altri. Se guardiamo agli amici di Dio, ai testimoni del Vangelo nella storia, ai santi, vediamo che per tutti la Parola è stata decisiva”.

E’ stato un invito ad ascoltare la Parola di Dio: “Tante volte ascoltiamo la Parola di Dio, entra in un orecchio ed esce dall’altro: perché? Forse perché, come ci mostrano questi testimoni, bisogna non essere “sordi” alla Parola. E’ il nostro rischio: travolti da mille parole, ci lasciamo scivolare addosso pure la Parola di Dio: la sentiamo, ma non la ascoltiamo; la ascoltiamo, ma non la custodiamo; la custodiamo, ma non ci lasciamo provocare per cambiare…

Non dimentichiamo le due dimensioni fondanti della preghiera cristiana: l’ascolto della Parola e l’adorazione del Signore. Facciamo spazio alla Parola di Gesù, alla Parola di Gesù pregata e accadrà per noi come ai primi discepoli”.

E’ stato un invito a scoprire la ‘sorgente’ della fede: “Fratelli e sorelle, la Domenica della Parola di Dio ci aiuti a tornare con gioia alle sorgenti della fede, che nasce dall’ascolto di Gesù, Verbo del Dio vivente. Mentre si dicono e leggono in continuazione parole sulla Chiesa, ci aiuti a riscoprire la Parola di vita che risuona nella Chiesa!

Altrimenti finiamo per parlare più di noi che di Lui; e tante volte al centro rimangono i nostri pensieri e i nostri problemi, anziché Cristo con la sua Parola. Ritorniamo alle sorgenti per offrire al mondo l’acqua viva che non trova; e, mentre la società e i social accentuano la violenza delle parole, noi stringiamoci alla mitezza della Parola di Dio che salva, che è mite, che non fa rumore, che entra nel cuore”.

(Foto: Santa Sede)

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