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Tommaso d’Aquino, la sua intensità eucaristica raccontata dal vescovo di Latina

Nel 2024 ricorrono 750 anni dalla morte, mentre nel 2025 800 anni dalla nascita; e quest’anno 700 anni della canonizzazione: san Tommaso d’Aquino è un teologo e studioso, che a distanza di secoli ha ancora molto da dire all’uomo contemporaneo. Per questo papa Francesco, nello scorso luglio, aveva inviato una lettera ai vescovi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, mons. Gerardo Antonazzo, e di Frosinone-Veroli- Ferentino, mons. Ambrogio Spreafico, in occasione del VII Centenario della canonizzazione di san Tommaso:

Da Marsiglia papa Francesco lancia un appello per teologia mediterranea

L’ultima giornata degli incontri del Mediterraneo a Marsiglia di papa Francesco si è aperta con la visita alla Casa delle Missionarie della Carità a Saint Mauront dove ha incontrato alcune persone che si trovano in situazioni di disagio economico; eppoi si è recato al Palais du Pharo per la sessione conclusiva dei ‘Rencontres Méditerranéennes’, affermando che il cammino progredisce:

Mons. Brambilla spiega le tre carità di Antonio Rosmini

Il 1^ luglio 1855 moriva Antonio Rosmini, che durante la vita portò avanti tesi filosofiche tese a contrastare sia l’illuminismo che il sensismo. Sottolineando l’inalienabilità dei diritti naturali della persona, fra i quali quello della proprietà privata, entrò in polemica con il socialismo e il comunismo, postulando uno Stato il cui intervento fosse ridotto ai minimi termini. Nelle sue teorie il filosofo seguì le concezioni di sant’Agostino e di san Tommaso, rifacendosi anche a Platone.

Dai teologi un grido di profezia per il Mediterraneo

A metà giugno si è svolto a Molfetta un laboratorio di alcune facoltà teologiche del Mediterraneo, da cui è scaturito un documento in grado di offrire un contributo ‘teologico’ per contribuire a leggere quanto accade con spirito critico e profetico alla luce del Vangelo, in grado di denunciare il naufragio di civiltà che in esso si consuma, aprendo al riconoscimento del desiderio e della promessa di fraternità racchiusi in questo mare, dopo l’ultimo naufragio avvenuto nel mar Egeo:

Papa Francesco: la santità attraverso la cura dei poveri

Dopo due settimane oggi papa Francesco è tornato in piazza san Pietro per l’udienza generale (l’ultima prima della pausa estiva del mese di luglio, per cui le udienze riprenderanno mercoledì 9 agosto), riprendendo la catechesi sullo zelo apostolico, tracciando ‘alcune figure esemplari di uomini e donne di ogni tempo e luogo, che hanno dato la vita per il Vangelo’, scusandosi per il caldo: “Oggi dobbiamo avere un po’ di pazienza, con questo caldo! Grazie per essere venuti con questo caldo, con questo sole, grazie tante della vostra visita!”

Una blogger: ‘Se non parli di Dio nei libri, vendi di più’. La risposta: ‘Non scrivo per vendere’

Qualche giorno fa parlavo con un’amica che si intende di libri e editoria. Lei ama tanto la scrittura quanto la lettura e ha una pagina Instagram, che cura con amore e dedizione in ogni dettaglio. Oggi questa pagina conta quasi 5000 followers, a indicare che è molto seguita. Lei apprezza le mie storie (in particolare è legata al libro ‘Tutto procede come imprevisto. Il tunnel diventato ponte grazie a Gianna Beretta Molla’, Mimep Docete, 2020). Dice che Gaia e Simone, i protagonisti, le sono rimasti nel cuore e preme perché io scriva un seguito (chissà…).

Parrocchie e cultura digitale: il punto della situazione

‘Parrocchie, tecnologie, cultura digitale’ sono le parole chiave di un articolo che Alessandra Carenzio e Marco Rondonotti hanno pubblicato nel primo numero del 2023 di ‘Dizionario di dottrina sociale della Chiesa. Le cose nuove del XXI secolo’, rivista trimestrale online dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Centro di Ateneo per la dottrina sociale della Chiesa) edita da Vita e Pensiero, come ha scritto Guido Mocellin nella rubrica ‘WikiChiesa’ del 26 aprile scorso su Avvenire:

Giuseppe Lazzati: il compito del laico è costruire la città dell’uomo

Sabato 13 marzo la Fondazione ‘Giuseppe Lazzati’, l’Azione Cattolica Ambrosiana, l’Istituto Secolare ‘Cristo Re’ e l’Associazione ‘La Città dell’uomo Aps’ hanno fatto un incontro di preghiera e di riflessione nel XXXVII anniversario della morte del venerabileien. Giuseppe Lazzati. Con una celebrazione eucaristica, presieduta dal card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei santi, seguita da una sua relazione sul tema ‘Testimonianza sulla figura di Giuseppe Lazzati e sul suo contributo alla teologia del laicato’:

Il prete e i soldi

La relazione tra sacro e mammona è sempre stato un rapporto sensibile, interessante. E problematico. Come missionario, camminando e accompagnando comunità di emigranti, anch’io ho dovuto emigrare in varie diocesi di continenti diversi, in Europa e in Africa.

Interessante è stato scoprire come nei diversi luoghi (secondo il genius loci) si è riformulato o aggiustato questo rapporto tra sacro e denaro. Fino ad arrivare, come in Svizzera e altrove, al dilemma: o la borsa o la vita. Sì, la vita pastorale. Nella diocesi di Friburgo, infatti, come in quella di Ginevra, dove ero missionario, (ma, in fondo, anche nel più piccolo villaggio della Svizzera) esiste la Kirchengemeinde, il Consiglio per gli affari economici.

Dopo aver esaudito le necessità di servizio del parroco, come la casa, il personale, forse l’auto nuova da acquistare, il chilometraggio mensile nei suoi spostamenti pastorali… arriva un’ingiunzione. Non si deve preoccupare assolutamente per le finanze, né per l’economia! Resta di esclusiva competenza del Consiglio per gli affari economici, che, d’altronde, gode di competenze nel suo seno: chi è architetto, chi bancario…

D’altra parte, il prete ha studiato unicamente teologia, non economia, cortesemente gli faranno presente, e il suo servizio pastorale, in realtà, è solo di passaggio. I suoi otto/nove anni di permanenza, infatti, passeranno ben rapidi, ma la comunità cristiana resta.

Al prete competerà essere esclusivamente ‘pastore’. Prendersi cura dei giovani, delle coppie per il loro matrimonio e della sua solidità, degli anziani e delle loro fragilità, dei bambini e della loro formazione per un domani, delle celebrazioni, degli eventi sacri e non. Insomma, prendersi cura del suo gregge. Un ‘cammino insieme’ di prossimità e di santità.

Ricordo, quando un giorno, Matteo, un giovane bergamasco, ottimo animatore di adolescenti, studente all’Università di Ginevra in Relations Internationales, fu di ritorno da una settimana nella sua regione. Era come scandalizzato. Era stato a una festa di 50° di un sacerdote bergamasco. Dall’inizio alla fine della celebrazione e durante il pranzo successivo quel sacerdote non faceva che ripetere che era stato per ben cinquant’anni a servizio del popolo!

“Ma come!, si domandava Matteo, come può dire questo?! Un parroco, in Italia, ha tutte le leve del potere: spirituale, amministrativo, giuridico, morale, economico, pastorale, simbolico… non può, allora, dire di essere a servizio!” Evidentemente, l’esempio svizzero lo aveva contagiato, tanto da fargli percepire quest’ultimo quasi come un signore feudale. Dove tutto dipende da lui. Ma, in fondo, sarebbe anche una liberazione. Sì, da tutti gli atti amministrativi e gli orpelli giuridici di ogni tipo.

Ricordo come, in Francia, i sacerdoti si rallegravano, fregandosi le mani: con una legge del 1905 lo Stato aveva purtroppo preso possesso degli edifici sacri costruiti fino ad allora. Si rivelava, invece, un’opportunità. Appena c’era una vetrata rotta della cattedrale o una perdita d’acqua…, una semplice telefonata al Comune, che doveva incaricarsene, risolveva il caso. Con le piccole comunità di fedeli esistenti, infatti, mai avrebbero potuto sopperire a problemi anche gravi di manutenzione… Infatti, «i soldi vengono al passo e vanno al galoppo» sentenzia un antico proverbio.

Ciononostante, una volta coglievo una conversazione tra preti francesi, in cui un direttore Caritas si interrogava: ‘Sapete che siamo troppo potenti? Se qualcuno di una parrocchia volesse fare un incontro con la Caritas, una serata di formazione…, se il parroco non vuole, non c’è modo di entrare in quella parrocchia!’

Potenti, forse… veniva da sorridere, pensando al ben magro riconoscimento che il prete gode nella società laica francese: quello che vale è essere citoyen (cittadino)! Da noi, visto il riconoscimento ad ogni livello, allora, si potrebbe dire, forse, onnipotenti.

Nella diocesi di Londra, trovavo curioso, invece – dato lo spirito pragmatico inglese –, che il foglietto parrocchiale settimanale mettesse ogni volta, all’ultima riga, il risultato delle questue del fine-settimana precedente. Termometro settimanale della generosità, grande o meno, della comunità. Oltre che di trasparenza.

E veniva da ricordare il mio vecchio parroco e la sua estrema discrezione: lui stesso faceva in chiesa il giro delle offerte (‘così la gente dà di più’ diceva qualcuno), rientrava in sacrestia, metteva religiosamente tutto in un cassone, chiudeva a chiave, e questa in tasca. Forse perché ‘il soldo non è Dio, ma fa miracoli’, ricorda una massima.

Fa invece tenerezza quando, dopo la messa a Casablanca, degli africani vi cercano per darvi una piccola busta ben chiusa: “E’ la nostra decima, padre!” La decima parte del loro misero stipendio è per la Chiesa, madre di tutti, soccorso dei poveri.

Questa corresponsabilità nel poco li rende grandi di fronte a Dio. Ammirevoli davanti a tutta la Chiesa: sanno di contribuire alla sua stessa vita. La borsa e la vita, in fondo, si ritrovano unite. Pastoralmente. Sì, per ‘camminare insieme’ come insegna il nostro Sinodo.

(Foto: NuovaVenezia)

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