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Papa Francesco all’Università Gregoriana: non cocalizzare la cultura

Questa mattina papa Francesco ha incontrato docenti e studenti dell’Università Gregoriana di Roma, la più antica tra le università pontificie romane, in quanto le sue origini risalgono all’iniziativa diretta di sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che nell’anno 1551 pose le basi del Collegio Romano, conosciuto anche come ‘Universitas omnium Nationum, a servizio della Chiesa universale. Nel 1873 papa Pio IX dispose che l’ateneo assumesse la nuova denominazione di Pontificia Università Gregoriana. Nel 1930 fu inaugurata la nuova e attuale sede in Piazza della Pilotta.

Un lungo applauso ha accolto il papa nell’atrio dell’Università, dove, sotto la statua di Cristo benedicente è allestita una scrivania dalla quale Francesco ha pronunciato la lectio magistralis scandita da moniti e raccomandazioni, aneddoti e neologismi, citazioni dell’Iliade, di Shakespeare e Dostoevskij, di san Basilio e san Francesco Saverio, san John Henry Newman e san Tommaso Moro, ma anche padre Arrupe e padre Kolvenbach.

Nel saluto inziale p. Arturo Sosa, vice gran cancelliere della Gregoriana e preposito generale della Compagnia di Gesù, ha sottolineato come “la ricerca scientifica nei diversi campi della scienza, della filosofia e della teologia porta alla comprensione più profonda della creazione e contribuisce ad aprire nuovi cammini alla fede che si impegna nella trasformazione della società umana per renderla più giusta, più solidale, e più rispettosa della creazione”.

Mentre il rettore p. Mark Lewis ha evidenziato che la missione della Gregoriana, ‘università di tanti Papi’, rimane sempre quella di “fornire una solida formazione intellettuale ai futuri ministri della Chiesa, con particolare attenzione a dignità umana, dimensione sociale della fede, cura della casa comune, ‘apertura’ a scienza e cultura, dialogo ecumenico e relazioni con le altre religioni, tutto in un ambiente internazionale e interculturale che riflette la nostra Chiesa di oggi”.

Nella lectio magistralis il papa ha sottolineato poi di aver voluto la nuova configurazione dell’Università “confidando che non si trattasse di una semplice ristrutturazione amministrativa, ma una riqualificazione della missione che i Vescovi di Roma nel tempo hanno continuato ad affidare alla Compagnia di Gesù…

Quando si cammina preoccupati solo di non inciampare si finisce per andare a sbattere. Ma vi siete posti la domanda su dove state andando e perché fate le cose che state realizzando? E’ necessario sapere dove si sta andando, non perdendo di vista l’orizzonte che unisce la strada di ciascuno sul fine attuale e ultimo”.

Ugualmente ha rimarcato la necessità di non fare una banalizzazione della cultura: “In un’università la visione e la consapevolezza del fine impediscono la coca-colizzazione della ricerca e dell’insegnamento che porterebbe alla coca-colizzazione spirituale. Sono tanti, purtroppo, i discepoli della coca-cola spirituale!”

Ed è ecco la necessità della missione: “E’ il Signore che la ispira e la sostiene… Non si tratta di prendere il suo posto con le nostre pretese che rendono burocratico, prepotente, rigido e senza calore il progetto di Dio, spesso sovrapponendo agende e ambizioni ai piani della Provvidenza”.

Per il papa l’istruzione non è un privilegio sottolineando le parole di un’iscrizione su una porta: “Scuola di grammatica, di umanità e dottrina cristiana, gratis”, si leggeva. Era un tempo in cui “l’istruzione era un privilegio, condizione che non si è ancora estinta, e che rende attuali le parole di don Lorenzo Milani sulla scuola ospedale che cura i sani e respinge i malati. Ma perdendo i poveri, si perderebbe la scuola”. Quella iscrizione è oggi “un invito a umanizzare i saperi della fede, e ad accendere e rianimare la scintilla della grazia nell’umano, curando la transdisciplinarità nella ricerca e nell’insegnamento”.

Perciò ha insistito ad “attualizzare quel gratis nelle relazioni, nei metodi e negli obiettivi, perché è la gratuità che rende tutti i servitori senza padroni. Gli uni servi degli altri, tutti riconoscenti la dignità di ciascuno, nessuno escluso… E’ la gratuità che ci apre alle sorprese di Dio, che è misericordia, liberando la libertà dalle bramosie. La gratuità rende virtuosi i sapienti e i maestri ed educa senza manipolare e legare a sé: serve un’università che abbia l’odore di carne del popolo e che non calpesti le differenze nell’illusione di una unità che solo è omogeneità, che non tema la contaminazione virtuosa e la fantasia che rianima quanto è morente”.

Però all’educazione si deve affiancare il discernimento: “Quanta tristezza quando si vede che si confida soprattutto nei mezzi umani e si affida ogni cosa oggi al management di turno!”. Da qui un invito ad un “discernimento costante… cercando quanto unisce e mai operando per quello che ci separa dall’amore di Cristo e dall’unità del sentire con la Chiesa. Che non dobbiamo limitare alle sole parole della dottrina, afferrandoci alle norme. Il modo in cui usiamo la dottrina non poche volte la riduce ad essere senza tempo, prigioniera dentro un museo, mentre essa va, è viva”.  

Ed infine ha sottolineato l’importanza della preghiera, fondamentale per ogni missione, citando la preghiera di san Tommaso Moro: “Signore, dammi una buona digestione e qualcosa per digerire… Da più di 40 anni io la prego tutti i giorni, e mi fa bene!”

(Foto: Santa Sede)

Dal Sinodo una sollecitudine per vivere le relazione

“Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di raggiungerti con regole sportive, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato… Facci vivere la nostra vita, non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è difficile, non come un teorema che ci rompa il capo, ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si rinnovella, come un ballo, come una danza, fra le braccia della tua grazia, nella musica che riempie l’universo di amore”: con questi versi di Madeleine Delbrêl papa Francesco ha concluso la seconda sessione del Sinodo, il cui documento è stato approvato in tutti i 155 capitoli.

Il Documento finale è formato da cinque parti. Alla prima, intitolata ‘Il cuore della sinodalità, segue la seconda parte, ‘Insieme, sulla barca di Pietro’ “dedicata alla conversione delle relazioni che edificano la comunità cristiana e danno forma alla missione nell’intreccio di vocazioni, carismi e ministeri”; la terza parte, ‘Sulla tua Parola’, “identifica tre pratiche tra loro intimamente connesse: discernimento ecclesiale, processi decisionali, cultura della trasparenza, del rendiconto e della valutazione”.

La quarta parte, ‘Una pesca abbondante’ “delinea il modo in cui è possibile coltivare in forme nuove lo scambio dei doni e l’intreccio dei legami che ci uniscono nella Chiesa, in un tempo in cui l’esperienza del radicamento in un luogo sta cambiano profondamente”; infine, la quinta parte, ‘Anche io mando voi’, “permette di guardare al primo passo da compiere: curare la formazione di tutti alla sinodalità missionaria”. In particolare, si fa notare, lo sviluppo del Documento è guidato dai racconti evangelici della Risurrezione.

Fin dall’introduzione la guida del documento è la Resurrezione, vero centro della Chiesa: “Ogni nuovo passo nella vita della Chiesa è un ritorno alla sorgente, un’esperienza rinnovata dell’incontro con il Risorto che i discepoli hanno vissuto nel Cenacolo la sera di Pasqua. Come loro anche noi, partecipando a questa Assemblea sinodale, ci siamo sentiti avvolti dalla Sua misericordia e toccati dalla Sua bellezza. Vivendo la conversazione nello Spirito, in ascolto gli uni degli altri, abbiamo percepito la Sua presenza in mezzo a noi: la presenza di Colui che, donando lo Spirito Santo, continua a suscitare nel Suo Popolo una unità che è armonia delle differenze”.

E’ proprio Gesù risorto che conduce la Chiesa nelle ferite della storia: “Lo sguardo sul Signore non allontana dai drammi della storia, ma apre gli occhi per riconoscere la sofferenza che ci circonda e ci penetra: i volti dei bambini terrorizzati dalla guerra, il pianto delle madri, i sogni infranti di tanti giovani, i profughi che affrontano viaggi terribili, le vittime dei cambiamenti climatici e delle ingiustizie sociali.

Le loro sofferenze sono risuonate in mezzo a noi non solo attraverso i mezzi di comunicazione, ma anche nella voce di molti, personalmente coinvolti con le loro famiglie e i loro popoli in questi tragici eventi. Nei giorni in cui siamo stati riuniti in Assemblea, tante, troppe guerre hanno continuato a provocare morte e distruzione, desidero di vendetta e smarrimento delle coscienze”.

Ed il cuore della sinodalità, come quello della Chiesa, è la celebrazione eucaristica: “La celebrazione dell’Eucaristia, soprattutto alla domenica, è la prima e fondamentale forma con cui il Santo Popolo di Dio si riunisce e si incontra… Per questo la Chiesa, Corpo di Cristo, impara dall’Eucaristia ad articolare unità e pluralità: unità della Chiesa e molteplicità delle assemblee eucaristiche; unità del mistero sacramentale e varietà delle tradizioni liturgiche; unità della celebrazione e diversità delle vocazioni, dei carismi e dei ministeri.

Nulla più dell’Eucaristia mostra che l’armonia creata dallo Spirito non è uniformità e che ogni dono ecclesiale è destinato all’edificazione comune. Ogni celebrazione dell’Eucaristia è anche espressione del desiderio e appello all’unità di tutti i Battezzati che non è ancora piena e visibile. Dove la celebrazione domenicale dell’Eucaristia non è possibile, la comunità, pur desiderandola, si raccoglie intorno alla celebrazione della Parola, dove Cristo è comunque presente”.

Proprio questi contesti diversi, in cui vivono i cristiani, consentono la Chiesa ad essere missionaria: “Ribadiamo l’impegno della Chiesa Cattolica a proseguire e intensificare il cammino ecumenico con altri cristiani, in forza del comune Battesimo e in risposta alla chiamata a vivere insieme la comunione e l’unità tra i discepoli per cui Cristo prega nell’Ultima Cena. L’Assemblea saluta con gioia e gratitudine i progressi nelle relazioni ecumeniche lungo gli ultimi sessant’anni, i documenti di dialogo e le dichiarazioni che esprimono la fede comune”.

Nel documento è sottolineata anche la persecuzione a cui i cristiani sono sottoposti: “In ogni luogo della terra, i Cristiani vivono fianco a fianco con persone che non sono battezzate e servono Dio praticando una diversa religione. Per loro preghiamo in modo solenne nella liturgia del Venerdì Santo, con loro collaboriamo e lottiamo per costruire un mondo migliore, e insieme a loro supplichiamo l’unico Dio di liberare il mondo dai mali che lo affliggono… In alcune regioni, i Cristiani che si impegnano nella costruzione di rapporti fraterni con persone di altre religioni subiscono persecuzioni. L’Assemblea li incoraggia a perseverare nel loro impegno con speranza”.

Per questo le relazioni sono necessarie: “Viviamo in un’epoca segnata da disuguaglianze sempre più marcate, da una crescente disillusione nei confronti dei modelli tradizionali di governo, dal disincanto per il funzionamento della democrazia, da crescenti tendenze autocratiche e dittatoriali, dal predominio del modello di mercato senza riguardo per la vulnerabilità delle persone e della creazione, e dalla tentazione di risolvere i conflitti con la forza piuttosto che con il dialogo.

Pratiche autentiche di sinodalità permettono ai Cristiani di elaborare una cultura capace di profezia critica nei confronti del pensiero dominante e offrire così un contributo peculiare alla ricerca di risposte a molte delle sfide che le società contemporanee devono affrontare e alla costruzione del bene comune”.

Quindi anche le relazioni sono forma di testimonianza: “Il modo sinodale di vivere le relazioni è una testimonianza sociale che risponde al bisogno umano di essere accolti e sentirsi riconosciuti all’interno di una comunità concreta. E’ una sfida al crescente isolamento delle persone e all’individualismo culturale, che anche la Chiesa ha spesso assorbito, e ci richiama alla cura reciproca, all’interdipendenza e alla corresponsabilità per il bene comune.

Allo stesso modo, sfida un comunitarismo sociale esagerato che soffoca le persone e non permette loro di essere soggetti del proprio sviluppo. La disponibilità all’ascolto di tutti, specialmente dei poveri, si pone in netto contrasto con un mondo in cui la concentrazione del potere taglia fuori i poveri, gli emarginati, le minoranze e la terra, nostra casa comune. Sinodalità ed ecologia integrale assumono entrambe la prospettiva delle relazioni e insistono sulla necessità della cura dei legami: per questo si corrispondono e si integrano nel modo di vivere la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo”.

Questa relazione si trasforma in missione, che prende vigore dalla celebrazione eucaristica: “La formazione dei discepoli missionari comincia con l’Iniziazione Cristiana e si radica in essa. Nella storia di ognuno c’è l’incontro con molte persone e gruppi o piccole comunità che hanno contribuito a introdurci nella relazione con il Signore e nella comunione della Chiesa: genitori e familiari, padrini e madrine, catechisti e educatori, animatori della liturgia e operatori nell’ambito della carità, Diaconi, Presbiteri e lo stesso Vescovo…

Nella Messa, infatti, essa accade come grazia donata dall’alto, prima che come esito dei nostri sforzi: sotto la presidenza di uno e grazie al ministero di alcuni, tutti possono partecipare alla duplice mensa della Parola e del Pane. Il dono della comunione, missione e partecipazione (i tre assi portanti della sinodalità) si realizza e si rinnova in ogni Eucaristia”.

Il documento sottolinea che la Resurrezione termina con un banchetto: “Vivendo il processo sinodale abbiamo preso nuova coscienza che la salvezza da ricevere e da annunciare passa attraverso le relazioni. La si vive e la si testimonia insieme. La storia ci appare segnata tragicamente dalla guerra, dalla rivalità per il potere, da mille ingiustizie e sopraffazioni. Sappiamo però che lo Spirito ha posto nel cuore di ogni essere umano il desiderio di rapporti autentici e di legami veri…

Il significato ultimo della sinodalità è la testimonianza che la Chiesa è chiamata a dare di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, Armonia di amore che si effonde fuori di sé per donarsi al mondo. Camminando in stile sinodale, nell’intreccio delle nostre vocazioni, carismi e ministeri, e, andando incontro a tutti per portare la gioia del Vangelo, possiamo vivere la comunione che salva: con Dio, con l’umanità intera e con tutta la creazione. Inizieremo allora già adesso a sperimentare, grazie alla condivisione, il banchetto di vita che Dio offre a tutti i popoli”.

Rondine vola a Milano

Grazie alla vasta rete di relazioni di fiducia e alla collaborazione di lunga data con Kon Group e la Fondazione Kon, l’associazione Rondine Cittadella della Pace si presenta alla città di Milano. Avrà infatti un suo ufficio di rappresentanza nella sede meneghina di Kon in Largo Augusto, 8.

“Un’opportunità preziosa per diffondere ancora di più il messaggio di pace e trasformazione creativa del conflitto”, afferma il presidente di Rondine, Franco Vaccari. “Siamo profondamente grati a tutti gli amici di Kon e in particolare a Francesco Ferragina. Ancora una volta, Rondine spicca un volo più alto grazie alla forza di relazioni vere e sincere. E quelli che non lo sanno sono invitati a venire, a tornare, perché quello che si fa a Rondine è un artigianato, non è un’industria, è un artigianato relazionale”. 

Continua il Presidente Vaccari: “Un luogo dove arrivano ragazzi segnati da storie di guerra, di dolore, di fallimenti.  Dove tendere la mano al nemico è un’esperienza che dà il segno del fallimento. Invece proiettare nel futuro un dolore condiviso, insieme alla persona che viene dalla stessa tragedia, è gesto di grande coraggio che apre alla meraviglia dell’umano. Abbiamo bisogno di non essere disumani e di non far crescere questo clima di odio, di contrapposizione, di radicalizzazione. Noi siamo al servizio di questo, e lo facciamo perché sono questi giovani che ci insegnano che è possibile”.

Ha dato il benvenuto all’inaugurazione Francesco Ferragina, presidente e uno dei fondatori del gruppo Kon: “A me piace pensare che Rondine possa volare a Milano. Non esiste un posto in Italia in cui ci possa essere una migliore accoglienza e una maggiore sensibilità rispetto ai temi che affronta. Noi abbiamo creduto tanto in Rondine da subito: ha coinvolto tutti noi sia come professionisti che, soprattutto, come persone.

Riteniamo che il messaggio di Rondine sia importantissimo da diffondere e quindi abbiamo pensato che l’Associazione potesse essere testimonial di alcune delle nostre iniziative. Sono molto felice di offrire la nostra sede per ospitare Rondine”. Nell’occasione, Ferragina è stato nominato Ambassador di Rondine “per il suo instancabile impegno nel diffondere il Metodo Rondine nel mondo aziendale.

Ospite d’onore la Senatrice a vita, Liliana Segre da sempre vicina a Rondine e al suo lavoro per il dialogo tra i popoli. Nel suo saluto ha ricordato il primo incontro con il Presidente Franco Vaccari a Camaldoli, ormai più di vent’anni fa, e la scoperta emozionante dell’esistenza della Cittadella della Pace che volle subito visitare.  “E io, quando vidi Rondine e capii questa per me utopica idea di far diventare tutti fratelli, rimasi sconvolta. Cioè, faticavo a crederci. Sì, rimasi sbalordita perché era una realtà che non credevo che si potesse neanche immaginare”.

Così la Senatrice nel dipanare il racconto di una lunga amicizia che passa anche da quell’incontro ad Arezzo nel 2012 con 4500 studenti, fino al dono, proprio a Rondine, della sua ultima testimonianza pubblica il 9 ottobre del 2020: “Sì – conclude Liliana Segre – non ho mai fatto più una testimonianza pubblica, mi sentivo che lì, vicino all’arena dedicata alla mia amica Janine e quel posto dove si cerca di far diventare amici i nemici… era il posto per me”.

Presenti, inoltre, tanti amici e sostenitori, a partire dal Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Andrea Migliavacca.  Non è mancato l’intervento di una di giovane milanese, Rita, che ha avuto l’opportunità di studiare a Rondine per imparare ad abitare il conflitto partecipando al Quarto Anno Rondine: “Quando sono arrivata non avevo neanche capito di avere bisogno di Rondine. Oggi so che era effettivamente quello di cui avevo bisogno, per andare in profondità dentro di me e nelle relazioni con gli altri. Rondine mi ha permesso di imparare a leggere la realtà in cui vivo”.

Ed oggi già un nuovo appuntamento milanese per Rondine, chiamata a premiare le imprese di pace nell’ambito dei ‘Sustainability Awards’ promossi proprio dal Gruppo Kon con Elite e la main partnership di Azimut. La quarta edizione del Premio, oggi a Palazzo Mezzanotte, è tesa a favorire un incremento della cultura della sostenibilità nel sistema imprenditoriale italiano attraverso la valorizzazione delle buone pratiche e degli imprenditori che hanno fatto della sostenibilità il driver dello sviluppo strategico della propria azienda.

(Foto: Rondine Cittadella della Pace)

Sinodo e Azione Cattolica italiana, ne parla il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano

A metà settembre alla ‘Casa San Girolamo’ di Spello si sono svolte le ‘Conversazioni di Spello’ con il prof. Luigi Alici, docente emerito di ‘Filosofia morale’ e già presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Lorenzo Zardi, vicepresidente nazionale per il settore Giovani di Azione Cattolica, la prof.ssa Pina De Simone, ordinaria di ‘Filosofia della religione’ e direttrice di ‘Dialoghi’, con gli intermezzi musicali del violinista Stefano Rimoldi, sul tema ‘Per una cultura del noi. Alle radici del fare cultura e del senso di comunità’, introdotti dal presidente nazionale di Azione Cattolica Italiana, prof. Giuseppe Notarstefano.

Durante l’incontro il prof. Alici ha invitato ad aprire gli ‘orizzonti relazionali’: “Il laico cristiano riconosce e testimonia che in ogni relazione filtra una luce infinita: c’è una mistica anche della vita attiva, che cerca l’unità nelle giunture, la comunione nelle differenze, la prossimità nella distanza; che incontra Dio anche nel cuore dell’uomo e dell’umanità, alla radice degli spazi vissuti e oltre le distanze temporali. Riconoscere e aprire infinitamente questi orizzonti relazionali disegna lo spazio di incontro e dialogo tra credenti e non credenti”.

Al termine dell’incontro con il prof. Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale di Azione Cattolica, abbiamo riflettuto sulla necessità della cultura del ‘noi’: “Viviamo in un tempo in cui prevale un senso di individualismo, spesso portato fino all’eccesso, dovuto da tanti fattori, non ultimo da una cultura economicista, che ha pervaso la vita sociale con l’enfatizzazione dei valori dell’utilità e della competizione e mettendo in ombra i valori della cooperazione e dell’amicizia sociale.

Quindi quello della ricostruzione e del legame comunitario è un tema importante; però il ‘noi’ non può essere una chiusura nel gruppo, ma deve essere qualcosa di inclusivo ed aperto. In questo cammino aiuta l’esperienza ecclesiale, che ci fa vivere la comunità non come qualcosa di esclusivo e di chiusura, ma che cresce attraverso il dialogo con l’altro e nell’esperienza dell’accoglienza dell’altro. Questo è un’esperienza che si può vedere nella Chiesa sinodale e nel magistero di papa Francesco. Come associazione crediamo che occorre dare anche una mediazione culturale a quest’esperienza”.

Quindi quanta ‘sinodalità’ si sta sviluppando nella Chiesa?

“E’ un cammino. Credo che il Sinodo abbia introdotto stili e pratiche che, dal basso, stanno animando una  conversione pastorale: penso allo stile della conversione spirituale, che è un modo di ripensare il nostro incontrarci a partire da un ascolto sincero dell’altro. Dobbiamo imparare a costruire insieme le decisioni: questa è la sfida che abbiamo davanti; guardiamo con grande fiducia al cammino dei vescovi, ma guardiamo anche con grande fiducia al cammino delle Chiese italiane, perché le assemblee dei vescovi, che si terranno nel prossimo novembre ed a maggio del prossimo anno possano essere un’esperienza, dove tutti concorrono a scegliere insieme quelle questioni cruciali che riguardano la vita della Chiesa. E’ una sfida che deve essere affrontata con grande speranza, senza dimenticare il monito di papa Francesco, che afferma che questa deve essere soprattutto un’esperienza spirituale: insieme sotto la guida dello Spirito Santo”.

Secondo papa Francesco il processo sinodale è una delle ‘più preziose’ eredità del Concilio Vaticano II: c’è continuità tra queste due esperienze?

“Abbiamo da un lato una partecipazione al Sinodo dei vescovi che ha una prospettiva universale, una dinamica di coinvolgimento che prevede un ascolto dal basso e che mette a tema la Sinodalità come postura essenziale del cammino della Chiesa. Dall’altro tutto ciò si intreccia con il cammino voluto dallo stesso papa Francesco quando, al convegno di Firenze, ha chiesto a tutti di mettersi a servizio nella Chiesa italiana secondo quella conversione pastorale che aveva descritto in quel potentissimo strumento che è l’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ di papa Francesco, debitore dell’esortazione apostolica ‘Evangelii nuntiandi’ di papa san Paolo VI e che qualcuno ha definito una specie di ‘software di installazione’ del Concilio Vaticano II.

I punti di contatto tra la stagione del Sinodo e quella del Concilio sono molteplici: anzitutto direi la pastoralità voluta da papa san Giovanni XXIII, che aveva in mente un Concilio che non fosse soltanto dogmatico bensì un gesto di amore verso il Signore e verso l’uomo. L’altro aspetto è quello dell’universalità: un progetto ampio, che ci offre il senso di una Chiesa come un popolo che cammina nella storia e che ha una grande diffusione in tutte le parti del pianeta, con intensità e realtà diverse, e una comune dimensione universale”.

Ed in questo ‘tempo’ quali saranno le linee guida dell’Azione Cattolica Italiana?

“L’Azione Cattolica Italiana ha messo a tema per questo triennio la speranza, che è soprattutto giubilare. Quindi vorremmo sviluppare alcune linee di lavoro che riguardano un’associazione, che deve essere capace di aiutare le persone a rimettere al centro della propria vita l’esperienza cristiana attraverso uno stile sinodale. Questo stile si traduce anche nella vita sociale attraverso la costruzione di reti per perseguire impegni per il bene comune.

Abbiamo il desiderio di accompagnare le persone nelle sfide quotidiane, lavorando nel dialogo intergenerazionale e di prenderci cura degli ambienti di vita, quale l’università od il mondo del lavoro e delle professioni, che sono spazi in cui l’associazione è presente con i propri movimenti, che vogliamo rilanciare attraverso proposte per la formazione culturale e spirituale”.

(Tratto da Aci Stampa)

Card. Parolin: santa Chiara ha scelto la spoliazione di sé

“Da Assisi, in occasione di questa festa, voglio lanciare una forte preghiera ed appello per la pace in tutto il mondo. Come più volte ha ribadito il Santo Padre, la guerra è una sconfitta per tutti e non porta benefici a nessuno”: lo ha detto domenica scorsa ad Assisi, celebrando la festa di santa Chiara, il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, che ha posto l’accento sulla scelta di povertà da parte dell’assisate “che si pone come scelta di vita nella nostra società, contrassegnata dal consumismo, ossia dalla sfrenata ricerca di soddisfare i bisogni indotti dalla pressione della pubblicità e da fenomeni d’imitazione sociale, con gli inevitabili sprechi economici e l’inquinamento e l’edonismo, che considera il piacere come bene sommo dell’uomo ed il fine esclusivo della vita”.

Prima dell’inizio della cerimonia, il card. Parolin aveva ribadito la necessità di “spogliarsi di sé, come avevano fatto Chiara e Francesco: e non tanto dei beni materiali ma degli egoismi, delle proprie posizioni e pretese per aprirsi agli altri con un approccio fraterno e di pace”.

Mentre il ministro generale, p. Massimo Fusarelli, nella lettera inviata alle clarisse, aveva sottolineato il rapporto di san Francesco e di santa Chiara con Gesù: “Il fulcro è la relazione con il Signore Gesù. Se per Francesco l’incontro misterioso della Verna ha segnato un nucleo di fuoco che lo ha preparato a diventare conforme alla morte e risurrezione di Gesù Cristo nell’incontro con ‘sorella morte’, per Chiara l’incontro con il ‘suo’ Signore è stata la ragion d’essere di tutta la sua esistenza di donna, vissuta nel segno dell’appartenenza totale a Lui”.

Ed ha raccontato il silenzio sperimentato da san Francesco nel momento delle stimmate: “E’ proprio in questo contesto di silenzio e di orazione che riceve una visita misteriosa. Sulla Verna, il desiderio profondo del Poverello di seguire Cristo e di essere conformato totalmente a Lui, si compie nell’incontro con il Crocifisso. ‘Seguire le orme’ di Cristo giunge qui al culmine, sotto la spinta del ‘fervore di carità’ che infiammava ‘l’amico dello Sposo’… L’incontro con l’Amato diventa un canto di lode; perciò, Francesco, dopo l’incontro con il Crocifisso, compone le Lodi di Dio Altissimo, preghiera che sgorga da un cuore innamorato, interamente centrato nel Tu divino”.

Mentre santa Chiara ha vissuto il silenzio di Gesù nell’intimità della clausura: “Il silenzio ha avvolto la vita di Chiara con le sue sorelle e ne ha custodito la sequela di Cristo, da lei riconosciuto come il ‘Crocifisso povero’ da servire ‘con ardente desiderio’. La preghiera di Chiara si è nutrita di questa ‘visione’ interiore, maturando nella lode e nella gioia della contemplazione di Cristo, Sposo di chi ha scelto di seguirlo”.

Tali silenzi hanno creato una sintonia: “Possiamo dire allora che Chiara ha vissuto lungo tutta la sua vita il cammino di sequela che ha mosso il Poverello a ricevere il dono delle Stigmate nell’incontro di dolore e di amore con il Cristo povero e glorioso. E’ qui, credo, che lei ha potuto sperimentare una sintonia unica con il vissuto di Francesco. Certo, resta misteriosa questa corrispondenza e possiamo solo intuire qualcosa dai loro scritti”.

Di questa unione spirituale ha raccontato il ministro generale, prendendo spunto da una vetrata in una chiesa di Hong Kong: “Nella nostra chiesa parrocchiale di Hong Kong ho potuto vedere una vetrata che rappresenta Chiara mentre sorregge Francesco stimmatizzato, quasi come Maria riceve il corpo di Cristo crocifisso nella ‘Pietà’. Questa immagine mi ha interrogato sull’eco di questo evento della vita di Francesco in quella di Chiara e nella sua esperienza spirituale”.

E’ un sostegno reciproco che apre alla comunione: “Mi piace pensare che Chiara ha vissuto questa dimensione con Francesco, reso così debole dai segni misteriosi impressi nel suo fragile corpo. Oso pensare che la sorella ha sostenuto il fratello nello Spirito, anzitutto nel portare il carico di una comunione tanto unica con il Cristo crocifisso.

Che cosa avrà chiesto a Francesco e alla sua relazione di fede con il Signore un simile segno? Come sarà maturata di conseguenza la sua preghiera? Le Lodi e il Cantico ci fanno percepire qualcosa. Quale sofferenza ha vissuto per partecipare con Cristo alla riconciliazione e alla pace di tutte le creature? Come non pensare che Chiara, da parte sua, abbia sostenuto Francesco con la sua presenza discreta e la sua preghiera?”

In questo modo santa Chiara ha sostenuto san Francesco nel cammino di santità: “Credo che Chiara abbia intuito il travaglio pasquale di Francesco e vi abbia partecipato. Non a caso la sua malattia segue proprio questi eventi. Sarà stato anche questo il suo modo di sostenere Francesco e i frutti del dono di amore ricevuto? Care sorelle, vi saluto in questa memoria delle Stigmate, che ho cercato di leggere brevemente con voi sin nel cuore del vissuto di Chiara”.

(Foto: Vatican News)

Giornata dei poveri: la preghiera dei poveri sale a Dio

Domenica 17 novembre è in programma l’ottava giornata mondiale dei poveri sul tema ‘La preghiera dei poveri sale fino a Dio’, affermazione tratta dal libro del Siracide con l’invito a riflettere sul valore della preghiera in questi mesi che separano dall’apertura della Porta Santa:

“La speranza cristiana abbraccia anche la certezza che la nostra preghiera giunge fino al cospetto di Dio; ma non qualsiasi preghiera: la preghiera del povero! Riflettiamo su questa Parola e ‘leggiamola’ sui volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate, perché la preghiera diventi via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza”.

Nel messaggio c’è un solerte invito a meditare su questo libro biblico: “Il libro del Siracide, a cui facciamo riferimento, non è molto conosciuto, e merita di essere scoperto per la ricchezza di temi che affronta soprattutto quando tocca la relazione dell’uomo con Dio e il mondo. Il suo autore, Ben Sira, è un maestro, uno scriba di Gerusalemme, che scrive probabilmente nel II secolo a.C.

E’ un uomo saggio, radicato nella tradizione d’Israele, che insegna su vari campi della vita umana: dal lavoro alla famiglia, dalla vita in società all’educazione dei giovani; pone attenzione ai temi legati alla fede in Dio e all’osservanza della Legge. Affronta i problemi non facili della libertà, del male e della giustizia divina, che sono di grande attualità anche per noi oggi. Ben Sira, ispirato dallo Spirito Santo, intende trasmettere a tutti la via da seguire per una vita saggia e degna di essere vissuta davanti a Dio e ai fratelli”.

In questo libro l’autore dà molto spazio alla preghiera di chi si rivolge a Dio: “In questo suo percorso, egli scopre una delle realtà fondamentali della rivelazione, cioè il fatto che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, a tal punto che, davanti alla loro sofferenza, Dio è ‘impaziente’ fino a quando non ha reso loro giustizia…

Dio conosce le sofferenze dei suoi figli, perché è un Padre attento e premuroso verso tutti. Come Padre, si prende cura di quelli che ne hanno più bisogno: i poveri, gli emarginati, i sofferenti, i dimenticati… Ma nessuno è escluso dal suo cuore, dal momento che, davanti a Lui, tutti siamo poveri e bisognosi”.

Ed è un’esortazione a rivolgersi a Dio attraverso la preghiera: “Tutti siamo mendicanti, perché senza Dio saremmo nulla. Non avremmo neppure la vita se Dio non ce l’avesse donata. E, tuttavia, quante volte viviamo come se fossimo noi i padroni della vita o come se dovessimo conquistarla! La mentalità mondana chiede di diventare qualcuno, di farsi un nome a dispetto di tutto e di tutti, infrangendo regole sociali pur di giungere a conquistare ricchezza. Che triste illusione! La felicità non si acquista calpestando il diritto e la dignità degli altri”.

Il messaggio è una esplicita denuncia contro la guerra, che provoca povertà: “La violenza provocata dalle guerre mostra con evidenza quanta arroganza muove chi si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio. Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti! Eppure, non possiamo indietreggiare. I discepoli del Signore sanno che ognuno di questi ‘piccoli’ porta impresso il volto del Figlio di Dio, e ad ognuno deve giungere la nostra solidarietà e il segno della carità cristiana”.

Riprendendo l’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ papa Francesco ha evidenziato l’esigenza di alimentare la preghiera: “In questo anno dedicato alla preghiera, abbiamo bisogno di fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro. E’ una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata…

Tutto questo richiede un cuore umile, che abbia il coraggio di diventare mendicante. Un cuore pronto a riconoscersi povero e bisognoso. Esiste, infatti, una corrispondenza tra povertà, umiltà e fiducia… Il povero, non avendo nulla a cui appoggiarsi, riceve forza da Dio e in Lui pone tutta la sua fiducia. Infatti, l’umiltà genera la fiducia che Dio non ci abbandonerà mai e non ci lascerà senza risposta”.

Tale Giornata è un’opportunità da non sottovalutare: “E’ un’opportunità pastorale da non sottovalutare, perché provoca ogni credente ad ascoltare la preghiera dei poveri, prendendo coscienza della loro presenza e necessità. E’ un’occasione propizia per realizzare iniziative che aiutano concretamente i poveri, e anche per riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi. Dobbiamo ringraziare il Signore per le persone che si mettono a disposizione per ascoltare e sostenere i più poveri”.

La preghiera trova validità nella carità, come ha affermato nella sua lettera l’apostolo Giacomo: “La preghiera, quindi, trova nella carità che si fa incontro e vicinanza la verifica della propria autenticità. Se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana… Tuttavia, la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce… Dobbiamo evitare questa tentazione ed essere sempre vigili con la forza e la perseveranza che proviene dallo Spirito Santo che è datore di vita”.

In questo senso papa Francesco sottolinea l’esempio di santa Madre Teresa di Calcutta e di san Benedetto Giuseppe Labre: “In questo contesto è bello ricordare la testimonianza che ci ha lasciato Madre Teresa di Calcutta, una donna che ha dato la vita per i poveri. La Santa ripeteva continuamente che era la preghiera il luogo da cui attingeva forza e fede per la sua missione di servizio agli ultimi…

E come non ricordare qui, nella città di Roma, San Benedetto Giuseppe Labre, il cui corpo riposa ed è venerato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria ai Monti. Pellegrino dalla Francia a Roma, rifiutato da tanti monasteri, egli trascorse gli ultimi anni della sua vita povero tra i poveri, sostando ore e ore in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, con la corona del rosario, recitando il breviario, leggendo il Nuovo Testamento e l’Imitazione di Cristo. Non avendo nemmeno una piccola stanza dove alloggiare, dormiva abitualmente in un angolo delle rovine del Colosseo, come ‘vagabondo di Dio’, facendo della sua esistenza una preghiera incessante che saliva fino a Lui”.

Il messaggio si chiude con l’invito a farsi ‘pellegrino di speranza’, come è scritto nell’esortazione apostolica ‘Gaudete et exsultate’, in un mondo che ha abbandonato la parola ‘speranza’: “Non dimentichiamo di custodire ‘i piccoli particolari dell’amore’: fermarsi, avvicinarsi, dare un po’ di attenzione, un sorriso, una carezza, una parola di conforto… Questi gesti non si improvvisano; richiedono, piuttosto, una fedeltà quotidiana, spesso nascosta e silenziosa, ma resa forte dalla preghiera.

In questo tempo, in cui il canto di speranza sembra cedere il posto al frastuono delle armi, al grido di tanti innocenti feriti e al silenzio delle innumerevoli vittime delle guerre, rivolgiamo a Dio la nostra invocazione di pace. Siamo poveri di pace e tendiamo le mani per accoglierla come dono prezioso e nello stesso tempo ci impegniamo a ricucirla nel quotidiano”.

YouTopic Fest: in centinaia per Bisio e Pera Toons

Secondo giorno di YouTopic Fest, il Festival internazionale sul Conflitto promosso da Rondine Cittadella della Pace, che si svolge nel borgo alle porte di Arezzo fino a sabato 1° giugno riflettendo sul tema “Scommettere sulla fiducia, averla, riceverla, perderla, ritrovarla” (qui il programma: https://youtopicfest.rondine.org/). 

“Uno degli ingredienti per arrivare alla pace, è la fiducia. Ma dove nasce questo patrimonio fondamentale? – si è chiesto Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine -. Nasce esclusivamente nelle nostre relazioni. La fiducia è invisibile, eppure è assolutamente concreta, perché quando do o ricevo fiducia, cambia la relazione, in maniera visibile, misurabile, e quindi si può parlare dell’impatto della fiducia, un ponte invisibile verso l’altro. Io getto il ponte, mi metto in movimento, ma non c’è assicurazione che l’altro farà lo stesso. E’ un rischio, un brivido. E’ qualcosa di impegnativo che però trova appagamento nel suo esercizio”. 

La giornata di oggi si è aperta con il panel “Fiducia e relazioni, volano di crescita per imprese sostenibili di pace”, moderato da Francesco Ferragina, Presidente di Fondazione Kon. “La cooperazione richiede fiducia e la fiducia è un rischio – ha detto in apertura il prof. Leonardo Becchetti -. Ma come ci si può meritare fiducia? Attraverso il dono, cioè fare di più di quello che gli altri si aspettano da noi. Il dono stimola fiducia, creatività, cooperazione”.

“Fiducia non è soltanto ‘fede’, ma anche ‘condividere’ – ha aggiunto Massimo Mercati, Amministratore Delegato di Aboca -. Far emergere questo significato è funzione fondamentale di chi gestisce un’impresa. Quindi in questa logica le relazioni sono il cuore. Questo implica un costante mettere in discussione quello che si fa, aprirsi, superando la dicotomia tra lavorare e vivere. La fiducia diventa una relazione costante”.

E la fiducia è una precondizione su cui può svilupparsi l’economia che a sua volta stringe legami pacificatori: “Il business sano – ha detto Beatrice Baldaccini, Vicepresidente e Chief People & Brand Officer di Umbragroup e Presidente di Fondazione Baldaccini – aiuterà a creare relazioni di pace nel mondo. Tanto più le persone si incontrano, si relazionano tra loro e si umanizzano, tanto sarà più difficile far scoppiare delle guerre”.

Una idea fortemente condivisa anche da Giovanni Grava, Amministratore delegato di Tutela Legale e fondamentale per il settore assicurativo. “Siamo venuti a Rondine perché siamo curiosi di conoscere da vicino questa realtà e poter essere più consapevoli del nostro ruolo nel mercato e nella società. Quando ce ne hanno parlato siamo rimasti subito colpiti dall’aria di positività che si respira in questo luogo e la capacità di guardare e investire sul futuro, soprattutto sui giovani, guardando agli altri e alle loro potenzialità.

Siamo una compagnia di assicurazione, anch’essa un investimento sul futuro che viene fatto in forza della fiducia che un operatore può suscitare nel mercato. L’aspetto relazionale e la fiducia è quanto di più necessario possa esistere per il business assicurativo, è alla sua base”.

Durante la giornata si sono svolti numerosi workshop e percorsi interattivi alla scoperta della trasformazione creativa del conflitto per bambini adulti e professionisti tra cui “Il Metodo Rondine: una strada per trovare la propria strada”, un percorso interattivo promosso da Rondine Academy che attraverso i luoghi del borgo intende coniugare i contenuti del Metodo Rondine e stimoli di riflessione per la propria vita, personale e professionale.

Nel workshop “Alla ricerca della fiducia, la ‘ricerca’ sulla fiducia”, sostenuto dalla Fondazione Cattolica, si è parlato di nascita e sviluppi del Laboratorio sul Metodo Rondine dove docenti universitari e ricercatori si sono confrontati sul tema della fiducia collegata al Metodo Rondine. A distanza di sei mesi dal convegno inaugurale “Studi e ricerche sull’approccio relazionale al conflitto prospettive in dialogo sul Metodo Rondine” tenutosi presso la Pontificia Università Lateranense.

“Il simbolo della pace è l’ulivo, un albero che ha bisogno di 8 anni per produrre frutti” Sandro Calvani è membro del consiglio scientifico dell’istituto Toniolo per il diritto internazionale della pacei. “Il pensiero semina l’azione, l’azione un’abitudine, l’abitudine un carattere, il carattere un destino”. La gradualità è insieme il rigore della pace.

“Nel Nord Europa ci sono settimane e non weekend di educazione alla pace”. E punta sulla fisicità dell’incontro, sui “cinque sensi dell’umanesimo”. Obiettivo? “Non superare il conflitto ma confidare nel conflitto perché il conflitto è bello”. “Ma non ci arriveremo – rilancia Emilce Cuda, segretaria per la pontificia commissione per l’America latina – finché nelle istituzioni nessuno metterà gli auricolari per ascoltare i poveri. Lo dice Papa Francesco: azioni di giustizia e di pace si fanno con i poveri e non per i poveri”. Al tavolo anche Miguel Diaz, della Loyola Università di Chicago e a lungo ambasciatore grazie a Obama degli Usa nella Santa Sede. “Rondine è un’esperienza unica al mondo, ci sono tante scuole di educazione alla pace ma questa è l’unica che si applica nel quotidiano”.

“Un mosaico di fiducia: l’impatto dei giovani di Rondine nel Mare di Mezzo” era il titolo del Panel dedicato al Mediterraneo, una regione sempre più turbolenta e critica, moderato dal direttore di Famiglia Cristiana Stefano Stimamiglio. “Dopo il primo anno vissuto a Rondine insieme ad altri otto giovani di tutto il Mediterraneo siamo tornati nei nostri paesi di origine per sviluppare progetti a forte impatto sociale che adesso, nel secondo anno del progetto, stiamo svolgendo – ha spiegato Aldo Radi, albanese, 24 anni, partecipante al progetto Mediterraneo Frontiera di Pace -.

Il mio progetto in particolare si occupa di promuovere un’Accademia di leadership per i giovani, che, come in tutti i Balcani, sono ‘cervelli in fuga’. Noi cerchiamo di dare strumenti ai giovani, con lezioni dei migliori docenti dell’Albania su cittadinanza attiva e democrazia. Grazie a questi strumenti, insieme alla nostra organizzazione, possono chiedere al Municipio e alle Istituzioni di fare cambiamenti per un futuro migliore”.

“Sono stata un anno a Rondine nel 2022 – ha aggiunto Graziella Saliba – adesso lavoro con Caritas Libano in un progetto dedicato ai giovani per promuovere il bene comune. Il progetto ha coinvolto tremila giovani nelle scuole per implementare le loro competenze affinchè si impegnino nella società e promuove inoltre numerose attività estive, come campi formativi per i bambini, attività creative e sportive”.

Il workshop “Abitare il conflitto. Una questione di fiducia”, rivolto a bambini, pre-adolescenti e famiglie, ha permesso di sperimentare alcune attività di trasformazione del conflitto e di costruzione della fiducia, secondo il Metodo Rondine. E sono stati tantissimi i bambini messisi in fila già tre ore prima dell’intervento all’Angolo del Conflitto del fumettista Pera Toons intervenuto sul tema “Il conflitto con gli haters, la fiducia dei followers” preceduto da un firmacopie di tre ore:

“Un grazie di cuore a Rondine che mi da la possibilità di parlare di una cosa fondamentale che è il tema della fiducia. Grazie alla fiducia che ho ricevuto dalla mia community sono riuscito mese dopo mese e anno dopo anno a migliorarmi, dandomi tante soddisfazioni personali riuscendo a far ridere quotidianamente le persone. Il successo infatti è basato sulla fiducia tra le persone”.

La giornata si è conclusa con l’intervento dell’ex magistrato Gherardo Colombo su “Libertà, legalità e cittadinanza: dal conflitto alla fiducia”, messosi a nudo all’Angolo del Conflitto e il Panel “Come in un film. Il cinema specchio dei conflitti della società” con il critico cinematografico Steve Della Casa.

La giornata di sabato 1° giugno si articola tra inaugurazioni, visite guidate, riflessioni sul ruolo dell’informazione nel contesto di guerra e formazione che hanno al centro il Metodo Rondine e la fiducia. Nel fitto panorama di eventi si segnala che nel Giardino dei Giusti, saranno piantati tre nuovi alberi, tra cui uno dedicato a Otello Lorentini, che ha combattuto perché venisse fatta giustizia in merito alla strage dell’Heysel e che compare nel libro I Giusti dello Sport (ore 9.30).

Si parla anche di “Informazione, fiducia e conflitti armati” dove intervengono i giornalisti, Giuseppe Sarcina, Giovanni Porzio, Gabriella Simoni e Andrea De Angelis (ore 10-13), corso formativo riconosciuto dall’Ordine dei Giornalisti della Toscana e realizzato in collaborazione con Ucsi Toscana e Ungp Toscana; “Giovani, pace, sicurezza: verso nuove leadership di pace” (ore 11.30) con l’ambasciatore Luca Fratini e numerosi ospiti. Alle 14.30 Michele Serra si racconta nell’Angolo del Conflitto, mentre alle 16 il panel “Ricostruire la fiducia durante la guerra” vede intervenire l’attivista Hamza Awawde, Anita De Stasio Associazione amici di Neve Shalom, Gabriele Nissim presidente Fondazione Gariwo, Yuval Rahamim Co-CEO, Parents Circle; Families Forum.

Nella giornata di ieri grande successo aveva riscosso anche l’appuntamento con Claudio Bisio. “Qui mi sento a casa”, aveva detto nella tarda serata di giovedì 30 maggio a Franco Vaccari, un duetto che prosegue fino a mezzanotte: il teatro tenda è strapieno per il suo film “L’ultima volta che siamo stati bambini” e alla fine il regista e attore si immerge in un dialogo serrato con il pubblico. “Mi ritrovo in una realtà che non nega i conflitti, la nostra vita ne è piena, ma lavora per superarli”.

Lui ne ha superati tanti per un film che racconta la Shoah dalla parte dei bambini. “La prima l’abbiamo fatta a Roma due giorni dopo la strage di Hamas, in un clima di tensione incredibile e la Digos in sala”. È arrivato  Rondine grazie ad Alberto Belli Paci, il figlio di Liliana Segre, che lo ascolta dalla prima fila. “Ho fatto vedere il film anche a Liliana, ha apprezzato l’incrocio tra leggerezza e incubo, per me è stata la spinta più importante”. Un abbraccio che avrà un seguito. “Sono felice di essere qui a Rondine, per me è stata una grande scoperta. Non so ancora su cosa farò il mio secondo film ma tornerò”.

YouTopic 2024: tre giorni disarmanti per ritrovare la fiducia

Liliana Segre, Claudio Bisio e PIF, Michele Serra, Pera Toons, Daniele Mencarelli e Gherardo Colombo sono solo alcuni dei protagonisti che animeranno l’ottava edizione di YouTopic Fest, il Festival internazionale sul conflitto, che si svolgerà a Rondine Cittadella della Pace (Loc Rondine 1, Arezzo) da giovedì 30 maggio a sabato 1° giugno 2024.

Tre giorni disarmanti per ritrovare la fiducia, per andare insieme alle radici della fiducia e capire perché valga la pena correre il rischio di mettersi in gioco e scommetterci ancora. Questo è il tema dell’ottava edizione di YouTopic Fest.

Saranno tre giorni per condividere la ricchezza di Rondine, per praticare la relazione e mettersi in ascolto a partire dalla testimonianza dei giovani coraggiosi di Rondine che imparano a confrontare punti di vista opposti ma senza accanirsi l’uno contro l’altro proprio grazie al legame dell’amicizia”. Ha dichiaratoFranco Vaccari, Presidente di Rondine. “Allora il nostro compito è quello di abbracciarli e sostenere quest’amicizia e camminare con loro anche simbolicamente nella marcia per la pace che apre il festival”.

Cittadini, rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, giornalisti, accademici ed artisti si confrontano alla pari con giovani provenienti da tutto il mondo sull’elemento cardine che caratterizza il terzo millennio: il conflitto.

Dalla dimensione interiore e interpersonale ai conflitti interculturali ed interreligiosi, fino ad arrivare alle forme più alte di degenerazione l’odio, la violenza, la guerra.

Incontri, dibattiti, workshop, mostre, spettacoli, attività culturali e sportive in un borgo medievale virtualmente iperconnesso con il mondo. Tra i temi di quest’anno cittadinanza attiva, innovazione sociale, politica, diplomazia popolare, economia, scuola, ambiente, sostenibilità, comunicazione, per affrontare le grandi sfide odierne a partire dai conflitti e da relazioni rinnovate, allo scopo di costruire la pace.

In famiglia, a scuola, in azienda, nella vita sociale e politica, nell’economia e nelle religioni, siamo chiamati tutte e tutti a trasformare positivamente l’energia dei conflitti, prima che essa diventi distruttiva. Per andare insieme alle radici della fiducia e capire perché valga la pena correre il rischio di mettersi in gioco e scommetterci ancora. Questo è YouTopic Fest 2024. Scopri il programma e iscrivi per partecipare gratuitamente https://youtopicfest.rondine.org/.

PROGRAMMA


Giovedì 30 maggio

Il festival si apre, il 30 maggio, con la marcia “Rondine in cammino per la pace”, promossa dalla Cittadella della Pace, l’Ufficio scolastico regionale per la Toscana la Consulta Provinciale degli Studenti, da Arezzo a Rondine, che già da anni coinvolge migliaia di studenti da tutta la Toscana che hanno scelto di fare concretamente il loro passo possibile per la pace. Un’occasione per praticare il dialogo e l’ascolto, rafforzare la coscienza civile delle giovani generazioni, educare alla cultura della pace che rende questo momento a pieno titolo un giorno di scuola. Partenza alle ore 9.00 da Viale G. Amendola 15, Arezzo (Parcheggio Ipercoop) e dopo 10 km l’arrivo a Rondine nell’Arena di Janine dedicata alla Senatrice a Vita, Liliana Segre che qui nel 2020 ha donato la sua ultima testimonianza pubblica e per l’occasione si collegherà con le migliaia di studenti interventi per un saluto e un invito a praticare quotidianamente l’impegno contro l’indifferenza. La plenaria che vedrà anche testimonianze dei giovani di Rondine si terrà alle 12 e a seguire l’inaugurazione delle nuove strutture dell’Arena di Janine rese possibili grazie all’Associazione Nazionale Alpini che ha donato diecimila ore di lavoro per la sua costruzione ma anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, ABOCA, la Provincia Autonoma di Trento / Trentino Marketing, Eusider Group, Regione Toscana, GIACCA Costruzioni Elettriche,  Gruppo ITALCER, Fondazione Giuseppe e Adele Baracchi, Fondazione Vincenzo Casillo, Vigiani, Chryso Italia, Alterini, Chimet,  Roberta Cipriani Artist, AISA Impianti, Domus Petra. Interverranno Franco Vaccari, Presidente di Rondine, insieme con Alberto Belli Paci, figlio della Senatrice a vita Liliana Segre, con il Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti e l’artista Roberta Cipriani che presenterà l’opera “L’Albero della Vita” che sarà esposta nell’Arena.

A seguire numerosi workshop dedicati soprattutto ai ragazzi ma non solo, per imparare a praticare il metodo Rondine attraverso attività artistiche sportive e culturali. Tra questi alle ore 15.00 “GREEN IT UP! Giovani e comunità educanti protagonisti della transizione ecologica”. Promosso da Istituto Oikos, grazie al sostegno di AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Inoltre “La valutazione a scuola: necessità e problemi” che vedrà protagonista la classe quinta della Sezione Rondine del Liceo Scientifico Redi di Arezzo, classe che conclude il suo per percorso scolastico nella sperimentazione della Sezione Rondine.
Per restare in tema alle 17.00 si prosegue con il panel dedicato alla scuola, LE SFIDE DELLA SCUOLA NELL’EPOCA DIGITALE. Tra i protagonisti Alex Corlazzoli, maestro, giornalista e scrittore, Johnny Dotti, pedagogista, scrittore e imprenditore sociale, Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova e presidente di Mind 4 Children, Marco Paschina Imprenditore nel campo dell’educazione, Caterina Grandi, ex studentessa di Rondine, Anna Martini, giornalista.

Nella stessa giornata due momenti dedicati all’Angolo del conflitto, format innovato della Cittadella che vede protagonisti del mondo della cultura e personaggi mettersi a nudo e narrare i propri conflitti personali e professionali intervistati dal giornalista e autore, Sergio Valzania. Alle 15.30, Daniele Mencarelli, premio strega, autore del libro e dell’omonima serie Netflix “Tutto chiede salvezza”. Alle 18.30. “Il testimone” si racconta. Protagonista Pierfrancesco Diliberto al secolo PIF.
La giornata si conclude con la proiezione del film “L’ultima volta che siamo stati bambini” alle 20.30 e a seguire dibattito con Claudio Bisio alle prese con la sua opera prima come regista.

Venerdì 31 maggio

Due i panel principali della giornata. Alle 10.00 focus su economia e impresa, FIDUCIA E RELAZIONI, VOLANO DI CRESCITA PER IMPRESE SOSTENIBILI E DI PACE, per imparare a trasformare il conflitto in alleato anche nel lavoro. Tra i protagonisti: Leonardo Becchetti, Professore ordinario di Economia Politica all’Università di Roma Tor Vergata, Massimo Mercati Amministratore Delegato di Aboca, Graziano Verdi, Amministratore Delegato e Co-founder di Italcer Group, Beatrice Baldaccini,Vicepresidente e Chief People & Brand Officer di UMBRAGROUP e Presidente di Fondazione Baldaccini, Francesco Ferragina Presidente di Fondazione Kon e Francesco Macrì Presidente Estra Spa.

Il secondo panel, alle 17.00, UN MOSAICO DI FIDUCIA: L’IMPATTO DEI GIOVANI DI RONDINE NEL MARE DI MEZZO vedrà protagonisti i giovani partecipanti al progetto “Mediterraneo Frontiera di Pace” provenienti dai Balcani e dal Medio Oriente con Don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana, Danilo Feliciangeli, responsabile MENA di Caritas italiana, Vittoriana Sanitate, del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo.

Tra gli ospiti dell’angolo del conflitto di venerdì, alle ore 18.00, Pera Toons, al secolo Alessandro Perugini, fumettista, content creator e influencer, originario di Arezzo molto amato dai bambini. E proprio per dedicare spazio ai piccoli fan, dalle 15.00 alle 18.00 sarà disponibile per il firmacopie in collaborazione con la libreria La casa sull’albero.
Alle 19.30, dialogo con Gherardo Colombo, ex magistrato, giurista, saggista e scrittore italiano su Libertà, legalità e cittadinanza: dal conflitto alla fiducia.

Durante la giornata ancora tanti workshop e percorsi interattivi alla scoperta della trasformazione creativa del conflitto per bambini adulti e professionisti tra cui il laboratorio per docenti e ricercatori sul Metodo Rondine all’interno del progetto di ricerca Studi e ricerche sull’approccio relazionale al conflitto: PROSPETTIVE IN DIALOGO SUL METODO RONDINE sostenuto da Fondazione Cattolica.

In prima serata ancora spazio al cinema dalle ore 21.00 grazie alla collaborazione il Castiglione del Lago. Il panel COME IN UN FILM. IL CINEMA SPECCHIO DEI CONFLITTI DELLA SOCIETÀ vedrà Mamadou Kouassi attivista e mediatore culturale, Andrea Zuliani, regista, Steve Della Casa, critico cinematografico e conservatore della Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia. Modera, Emanuele Rauco giornalista.

Sabato 1 giugno

La giornata inizia alle 9.30 con la piantumazione di tre nuovi alberi nel Giardino dei Giusti-artigiani di pace inaugurato lo scorso anno a Rondine in collaborazione con Gariwo. Il primo in ricordo di Wangari Maathai, attivista e ambientalista keniota, la prima donna africana a ricevere il premio Nobel per la pace. Il secondo in memoria di Iqbal Masih bambino-attivista pakistano che ha sfidato gli schiavisti diventando un simbolo di speranza. Il terzo sarà intitolato a Otello Lorentini, aretino, che con la sua determinazione portò in tribunale i responsabili della strage dell’Heysel.

Il primo panel della giornata dedicato al mondo dei media si terrà alle 10.00 e vedrà un confronto con voci del giornalismo, reporter di guerra a dialogo con i giovani di Rondine per affrontare le sfide odierne dell’informazione in un contesto sempre più frammentato e complesso. L’evento INFORMAZIONE, FIDUCIA E CONFLITTI ARMATI. IL RUOLO DELLE PAROLE, LA FORZA DELLE STORIE, promosso da ODG della Toscana, in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, UNGP e UCSI è stato accreditato come evento formativo per la formazione continua dei giornalisti. Tra i relatori Alberto Negri editorialista de il Manifesto, Giovanni Porzio reporter di guerra, Giuseppe Sarcina giornalista Corriere della Sera, Nello Scavo giornalista Avvenire, Gabriella Simoni inviata di Mediaset. Modera Andrea De Angelis, Radio Vaticana-Vatican News.

A seguire i due panel internazionali del festival. Ore 11.30 GIOVANI, PACE, SICUREZZA: VERSO NUOVE LEADERSHIP DI PACE, con Amb. Luca Fratini Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Chip Hauss, Senior Fellow for Innovation, Alliance for Peacebuilding, Alberta Pelino, Chair Y7 Italy, Presidente di Young Ambassadors Society, CEO e Fondatrice di FIBI, Gala Ivkovic President, Rondine International Peace Lab. 
Ore 16.00 RICOSTRUIRE LA FIDUCIA DURANTE LA GUERRA, con Giovanna Zucconi giornalista, Laila Alsheikh Facilitatrice di dialogo, Parents Circle e Families Forum, Hamze Awawde attivista per la pace ed esperto di risoluzione del conflitto; Anita De Stasio Membro del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al Salam; Gabriele Nissim presidente Fondazione Gariwo; Yuval Rahamim Co-CEO, Parents Circle e Families Forum.

Per l’ultimo Angolo del conflitto, alle 14.30, Michele Serra, Giornalista, scrittore e autore televisivo italiano, noto al grande pubblico per rubrica quotidiana “L’amaca la rubrica quotidiana che tiene per “la Repubblica” da ventisei anni.

In chiusura un grande momento di networking dedicato ai progetti di impatto dei giovani di Rondine e via VERSO YOUTOPIC 2025, un momento per condividere le riflessioni e le emozioni dell’edizione del Festival 2024 in chiusura, per salutarci e scoprire insieme il tema e le date del prossimo anno con Franco Vaccari, Presidente di Rondine.

Il festival è realizzato con il patrocinio di: Regione Toscana, Consiglio Regionale della Toscana, Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo, Comune di Castiglion Fibocchi e Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Unione dei Comuni del Pratomagno.

Con il contributo di Tutela Legale, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Istituto per il Credito Sportivo. Con il sostegno di Estra S.p.A., Chimet, Camera di Commercio Arezzo Siena, BDC School.
In collaborazione con Festival dei Cammini di Francesco, Sustainability Award, Solea, BARTLEBYFILM, Medusa Film, Fondazione il Cuore si scioglie, Unicoop Firenze, Coldiretti Arezzo, Anna Lindh Foundation, Sugar, Castiglione del Cinema, Fattoria La Vialla, Fondazione Arezzo InTour, D.O.G. Operatori di strada. Con la media partnership di QN-La Nazione, Famiglia Cristiana, Vatican News, Radio Vaticana.

Biagio Maimone ai Festival del libro ‘BA Book’, libro dedicato a papa Francesco

Il giornalista Biagio Maimone parteciperà al Festival del Libro e dell’Editoria ‘Ba Book’, che si tiene dal 12 al 19 maggio,  a Busto Arsizio. Presenterà, sabato 18 maggio, alle ore 20.30, nella Biblioteca Comunale – Sala Monaci, il suo saggio  intitolato ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’. Sarà moderatrice Annamaria Folchini Stabile .

Biagio Maimone ha dedicato il libro, edito dalla Casa Editrice TraccePerlaMeta di Annamaria Folchini Stabile e Paola Surano, a Sua Santità Papa Francesco e a Monsignor Yoannis Lazhi Gaid.

Per partecipare è necessario farlo al seguente link https://affluences.com/comune-di-busto-arsizio/biblioteca-di-busto-arsizio/reservation?type=5013&date=2024-04-19.

Il Festival del libro, organizzato dall’Amministrazione Comunale e dall’Associazione Amici della Biblioteca Capitolare, vuole essere un significativo tributo al libro e al mondo dell’editoria,  in tutte le sue possibili declinazioni. Tra i personaggi più noti che hanno partecipato alla rassegna vi sono Serena Bortone, Marina Di Guardo (madre dell’influencer Chiara Ferragni), il giornalista Biagio Maimone, l’editorialista Aldo Cazzullo, l’economista Carlo Cottarelli, il volto televisivo Daniele Bossari, l’attore Vinicio Marchioni, il conduttore radiofonico Luca Bianchini, il critico cinematografico Gianni Canova e la psicoterapeuta Stefania Andreoli.

Il Festival del libro, che è in corso da domenica 12 maggio, alle ore 10.30, ai Molini Marzoli,  con Ezio Guaitamacchi, si concluderà domenica 19 maggio. Biagio Maimone è direttore della Comunicazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, il cui presidente è mons. Yoannis Lahzi Gaid, già Segretario personale di Sua Santità Papa Francesco. Il suo libro sta riscuotendo molto interesse in quanto propone la necessità di fondare un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna.

Sulla scorta della constatazione delle innumerevoli comunicazioni distorte,  veicolate da numerosi media e mezzi di comunicazione, compresi i social, forieri di sottocultura che non può essere consentita in quanto impoverisce la società civile deteriorando le relazioni umane, Biagio Maimone ritiene che non sia più rimandabile la necessità di far vivere un linguaggio scevro da menzogne, da offese e dal turpiloquio.

Per tale motivo,  rimarca l’importanza dell’utilizzo creativo della parola, tale da generare dialogo e non conflitto, tale da essere foriera di vita e relazione umana, affinchè  essa sia al servizio dell’emancipazione morale e spirituale della società odierna. Biagio Maimone ha affermato:

“Ho scritto ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, ora in tutte le librerie, con l’intento di porre in luce la necessità non più rimandabile di rivedere l’uso del linguaggio e, più precisamente, della parola. Possiamo constatare come spesso i mass media, i social ancora di più, veicolino messaggi  i cui contenuti sono pervasi dalla violenza e dall’odio sociale, dall’intento di screditare e porre sul rogo chi ritengono essere un avversario.

Ciò che emerge è il farsi strada di una subcultura della comunicazione che rischia di impoverire sempre più la relazione umana, in quanto i messaggi che essa veicola sono diseducativi. Nel mio testo, che intende contrastare tale impoverimento culturale e la sua nocività, si rimarca che la parola è vita  in quanto deve generare la vita nelle sue espressioni più nobili e spirituali.

E’ mio intento rimarcare il valore centrale della Parola educativa, della Parola  che crea relazioni umane improntate al rispetto reciproco, al rispetto della sacralità della dignità umana, che, pertanto, non può essere umiliata con offese e menzogne. Rimarcando la necessità dell’utilizzo della parola vitale si vuole, nel contempo, porre al centro il valore fondante della Verità, che sicuramente ha il potere di condurre verso dimensioni migliorative dell’esistenza umana.

La parola vitale è la parola foriera di quella bellezza spirituale che deve reggere le fondamenta della nostra società perché viva la pace e l’amore, senza cui il nostro universo perde le sue leggi per poi  perdere il significato stesso dell’esistere”.

La scuola cattolica nel cammino sinodale

‘Non si testimonia nulla stando in una posizione esterna, ma solo condividendo i luoghi in cui si può spezzare il pane della comune umanità’: inizia con questa citazione tratta dalle Linee guida per la fase sapienziale del Cammino sinodale delle Chiese in Italia il documento che il Consiglio nazionale della scuola cattolica (Cnsc) ha inviato al Comitato del Cammino sinodale della Chiesa italiana quale contributo alla seconda fase del percorso sinodale, che riguarda il cammino ‘sapienziale’.

Per il Consiglio nazionale della scuola cattolica la scuola ha la missione della prossimità: “Per non pochi alunni e studenti che la frequentano, essa è l’unica o la principale occasione per entrare in contatto con la realtà ecclesiale. Molti, inoltre, sono gli alunni non cattolici che la scelgono. E’ dunque rilevante l’apporto che può offrire alla costruzione di una Chiesa che si presenti e sia percepita come inclusiva, propositiva, responsabile, testimone di verità”.

Ciò avviene attraverso le relazioni, che si instaurano con la testimonianza: “Essendo vicina al compito educativo dei genitori che l’hanno scelta per i propri figli, la scuola cattolica manifesta particolare prossimità alle loro domande e condizioni di vita. Oltre a educare i ragazzi in un ambiente e una cultura ispirati ai valori evangelici, la scuola cattolica può essere testimone degli stessi valori nei confronti degli adulti, delle altre istituzioni formative del territorio, del mondo culturale e sociale.

La scelta della prossimità deve manifestarsi soprattutto nei confronti delle famiglie, oggi sempre più in crisi, offrendo loro un riferimento e un sostegno solido per l’educazione dei loro figli. La dimensione comunitaria della scuola deve realizzarsi non solo tra gli alunni e tra questi e i docenti ma soprattutto tra l’intera scuola e ciascuna famiglia: intercettare i problemi, offrire aiuto, accompagnare nelle scelte educative”.

E’ ‘dovere’ della scuola confrontarsi con il mondo: “Nell’attuale fase storica e culturale, si impongono in particolare alcune sfide, in diverse direzioni. Sul piano culturale vanno superati i pregiudizi provenienti da una visione riduttiva di laicità, intesa come esclusione della dimensione religiosa dalla sfera pubblica. Sul piano pedagogico, vi sono ancora importanti passi da fare per una reale centralità della persona nei processi di apprendimento, per la promozione di comunità educative che superino anacronistici individualismi e frammentazioni, per il riconoscimento e la formazione dei genitori e degli insegnanti, così come per la consapevolezza della valenza educativa diffusa in molti ambiti della vita sociale, quali il mondo del lavoro e dell’economia, della comunicazione e delle tecnologie digitali, della salute, dello sport, della politica, dello spettacolo, del tempo libero e del turismo, della custodia dell’ambiente naturale”.

Per questo è necessario che anche la scuola cattolica, pur nelle difficoltà economiche, scopra la necessità del cambiamento per essere al passo con i ‘tempi’: “In questi anni, in mezzo a mille difficoltà, si registrano numerose azioni virtuose, quali: l’ottimizzazione delle risorse che deriva dal lavoro in rete con altre scuole; il maggior coinvolgimento dei laici presenti nella scuola; l’utilizzo dei locali per attività extracurricolari o extrascolastiche; la ristrutturazione dell’offerta formativa; il dialogo con altre scuole cattoliche per studiare forme di collaborazione, se non addirittura di fusione; la possibilità di trasferire la gestione ad altri enti che ne garantiscano l’ispirazione cristiana”.

Però è necessario che ci sia la consapevolezza del bisogno della scuola cattolica: “Tuttavia, ciò non è sufficiente e non può sostituire la responsabilità di tutta la comunità ecclesiale per la diffusione e il consolidamento di una “cultura della parità” e la richiesta di strumenti (anche legislativi ed economici) che consentano ad ogni famiglia e ad ogni persona un’effettiva libertà di scelta educativa, diritto riconosciuto dalla Costituzione italiana e valore affermato con chiarezza dalla Dottrina sociale della Chiesa.

La parità scolastica, infatti, è enunciata formalmente ma non accompagnata da un sostegno capace di renderla effettiva. Lo stesso vale per il sistema dell’Istruzione e formazione professionale, che risulta ancora disomogeneo quanto alla sua distribuzione territoriale e precario nelle risorse”.

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