Scritti da: Simone Baroncia

A Brescia il premio letterario ‘Carlo Castelli’

La casa circondariale ‘Canton Mombello’ di Brescia si prepara ad accogliere la nuova edizione del Premio Letterario ‘Carlo Castelli’, un concorso unico, dedicato ai detenuti degli Istituti penitenziari italiani, inclusi i minorili. La partecipazione è aperta a cittadini italiani e stranieri, senza limiti di età, condannati almeno con sentenza di primo grado.

L’evento, organizzato dalla Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, Settore Carcere e Devianza, ruota intorno a un tema potente e attuale: ‘Mi specchio e (non) mi riconosco: non sono e non sarò il mio reato’. Una riflessione che invita a distinguere la persona detenuta dal reato commesso, aprendo alla speranza di cambiamento e reintegrazione.

Un tema, quello della speranza, che occupa un posto centrale nel carisma della Società di San Vincenzo De Paoli e ritroviamo anche nel motto riportato sotto il logo: ‘Serviens in spe’, al servizio nella speranza.

Ma la speranza è anche la protagonista del Giubileo 2025. Papa Francesco, con la sua bolla ‘Spes non confundit’, sottolinea la forza della speranza nel pensiero cristiano. Una virtù che il Pontefice vuole stendere sulle ferite di un’umanità debole, fra i quali cita per primi proprio i ristretti, per ‘vivere e non sopravvivere’, per ‘recuperare la fiducia in sé stessi’.

E verso un orizzonte di speranza è orientato l’operato del Settore Carcere e Devianza della Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli ODV che indirizzerà il lavoro da un lato ad azioni concrete all’interno delle carceri, dall’altro a stimolare l’autoriflessione dei reclusi attraverso il Premio Letterario Castelli.

Nell’edizione 2025 si parlerà di coscienza, miglioramento, umanità. Temi che apriranno un percorso indirizzato ad aiutare il ristretto a riconoscere l’errore ma anche a capire che ogni persona merita un futuro, dentro o fuori dal carcere.

Il Premio ‘Carlo Castelli’ si articolerà nelle sezioni narrativa (saggio breve, racconto, lettera, riflessione), scrittura autobiografica (testo autoriflessivo e introspettivo), poesia, opere multimediali (CD-rom/DVD) realizzate in carcere.

Il concorso letterario offre ai detenuti l’opportunità di raccontarsi, riflettere e sperare attraverso la scrittura, ma anche di fare del bene. I primi tre classificati saranno considerati a parimerito e riceveranno tre premi di uguale importo. Oltre ai premi in denaro per i primi tre vincitori, una seconda somma sarà destinata a progetti di reinserimento sociale. L’obiettivo è contribuire a costruire una nuova strada per chi desidera ripartire.

Il concorso, dedicato alla memoria di Carlo Castelli, figura di spicco del volontariato vincenziano e promotore della Legge Gozzini, diventa un mezzo per costruire un futuro condiviso, sottolineando l’importanza del sostegno reciproco, anche in contesti difficili come il carcere.

Il Premio ‘Carlo Castelli’ ha ottenuto il patrocinio di Camera, Senato e Ministero della Giustizia, ed è stato insignito della medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. I media partner includono il Pontificio Dicastero per la Comunicazione, TV2000, Radio InBlu, e UCSI.

I racconti premiati, insieme ad altri dieci segnalati dalla Giuria, saranno raccolti in un’antologia che verrà distribuita a tutti i presenti nel corso degli eventi e allegata alla rivista della Federazione Nazionale, ‘Le Conferenze di Ozanam’, pubblicazione che raggiunge oltre 13.600 tra soci e volontari in tutta Italia.

Il Settore Carcere e Devianza, quest’anno sotto la guida della nuova responsabile, Antonella Caldart, è da sempre impegnato nella formazione dei volontari penitenziari e alla realizzazione di attività rivolte ai detenuti e alle loro famiglie, anche collaborando con altre associazioni presenti sul territorio.

Papa Francesco: per Natale tacciano le armi

Prima della recita dell’Angelus papa Francesco ha incontrato i bambini del dispensario pediatrico Santa Marta: “Questa mattina ho avuto la gioia di stare con i bambini, con le loro mamme, che frequentano il Dispensario Santa Marta in Vaticano, portato avanti dalle Suore Vincenziane. Brave suore queste! Fra di loro c’è una suora che è come la nonna di tutti, la brava suor Antonietta, che ricordano con tanto amore. Ed a me questi bambini, erano tanti, mi hanno riempito il cuore di gioia. Ripeto: ‘Nessun bambino è un errore”. I bambini hanno consegnato un regalo al papa e la festa è continuata con i giocolieri.

Eppoi ha benedetto i ‘Bambinelli’: “E ora benedico i ‘Bambinelli’, io ho portato il mio. Le statuine di Gesù Bambino che voi, cari bambini e ragazzi, avete portato qui e che poi, tornando a casa, metterete nel presepe. Vi ringrazio di questo gesto semplice ma importante. Benedico di cuore tutti voi, i vostri genitori, i nonni, le vostre famiglie! E per favore non dimenticatevi dei vostri nonni! Che nessuno rimanga solo in questi giorni”.

Eppoi ha invitato i fedeli a pregare per la pace nelle zone di guerra: “Seguo sempre con attenzione e preoccupazione le notizie che giungono dal Mozambico, e desidero rinnovare a quell’amato popolo il mio messaggio di speranza, di pace e di riconciliazione. Prego affinché il dialogo e la ricerca del bene comune, sostenuti dalla fede e dalla buona volontà, prevalgano sulla sfiducia e sulla discordia.

La martoriata Ucraina continua ad essere colpita da attacchi contro le città, che a volte danneggiano scuole, ospedali, chiese. Tacciano le armi e risuonino i canti natalizi! Preghiamo perché a Natale possa cessare il fuoco su tutti i fronti di guerra, in Ucraina, in Terra Santa, in tutto il Medio Oriente e nel mondo intero. E con dolore penso a Gaza, a tanta crudeltà; ai bambini mitragliati, ai bombardamenti di scuole e ospedali… Quanta crudeltà!”

Prima della recita dell’Angelus papa Francesco ha raccontato l’incontro tra due donne in cinta, Maria ed Elisabetta, felici per la vita: “Entrambe hanno tanto di cui gioire, e forse potremmo sentirle lontane, protagoniste di miracoli così grandi, che non si verificano normalmente nella nostra esperienza. Il messaggio che l’Evangelista vuol darci, però, a pochi giorni dal Natale, è diverso.

Infatti, contemplare i segni prodigiosi dell’azione salvifica di Dio non deve mai farci sentire lontani da Lui, ma piuttosto aiutarci a riconoscere la sua presenza e il suo amore vicino a noi, ad esempio nel dono di ogni vita, di ogni bambino, e della sua mamma. Il dono della vita”.

Ed ha chiesto di non essere indifferenti davanti alla vita: “Per favore, non restiamo indifferenti alla loro presenza, impariamo a stupirci della loro bellezza, come hanno fatto Elisabetta e Maria, quella bellezza delle donne in attesa. Benediciamo le mamme e diamo lode a Dio per il miracolo della vita!”

E’ stato un invito a gioire davanti ad ogni nascita: “Ricordiamoci, però, di esprimere sentimenti di gioia ogni volta che incontriamo una madre che porta in braccio o in grembo il suo bambino. E quando ci succede, preghiamo nel nostro cuore e diciamo anche noi, come Elisabetta: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!’; cantiamo come Maria: ‘L’anima mia magnifica il Signore’, perché sia benedetta ogni maternità, e in ogni mamma del mondo sia ringraziato ed esaltato il nome di Dio, che affida agli uomini e alle donne il potere di donare la vita ai bambini”.

E dalla Terra Santa è arrivato un messaggio natalizio dei capi delle Chiese di Terra Santa ai loro fedeli e a tutto il mondo, che prende le mosse dal versetto 16 del quarto capitolo del Vangelo di Matteo: “Nella Natività di Cristo, la luce della salvezza di Dio è venuta per la prima volta nel mondo, illuminando tutti coloro che Lo avrebbero accolto, sia allora sia oggi, offrendo loro ‘grazia su grazia’ per sconfiggere le forze oscure del male che cospirano incessantemente per portare alla distruzione della creazione di Dio”.

Di questa ‘Luce’ sono testimoni molti cristiani: “Esteriormente poco sembra essere cambiato. Eppure interiormente, la santa nascita del nostro Signore Gesù Cristo ha innescato una rivoluzione spirituale che continua a trasformare e indirizzare innumerevoli cuori e menti verso le vie della giustizia, della misericordia e della pace”.

Ed hanno pregato per il ‘cessate il fuoco’ raggiunto nel Libano, auspicando che esso sia raggiunto anche a Gaza: “In questo spirito natalizio colmo di speranza, rendiamo grazie all’Onnipotente per il recente cessate il fuoco tra due delle parti in guerra nella nostra regione e chiediamo che venga esteso a Gaza e a molti altri luoghi, ponendo fine alle guerre che affliggono questa parte del mondo.

Rinnoviamo inoltre il nostro appello per il rilascio di tutti i prigionieri e delle persone private della libertà, il ritorno dei senzatetto e degli sfollati, la cura dei malati e dei feriti, il soccorso di coloro che hanno fame e sete, il ripristino di proprietà ingiustamente sequestrate o minacciate; la ricostruzione di tutte le strutture civili, pubbliche e private, che sono state danneggiate o distrutte”.

(Foto: Santa Sede)

Quarta domenica di Avvento: l’azione mirabile dello Spirito Santo in Maria e in Elisabetta

Nella Liturgia oggi cambia il protagonista: non è più Giovanni Battista ma apparentemente è Maria, la madre di Gesù; in realtà vero protagonista è lo Spirito Santo che opera in Maria, invitandola a visitare la cugina Elisabetta, che, a sua volta, accoglie la cugina Maria con le parole: ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo’. Il mistero di questa  visita è un’anticipazione della Pentecoste, grazie all’umiltà di queste due donne, dalle quali si evince le debolezza dell’uomo e la magnificenza dell’Altissimo.

Due donne che determinano solo stupore: l’Una vergine, l’altra ufficialmente sterile, ma entrambe già mamme in attesa ciascuna di un bimbo. L’arcangelo Gabriele aveva annunciato a Maria: ‘Tua cugina Elisabetta, la donna  da tutti ritenuta sterile, è al sesto mese di gravidanza; nulla è impossibile a Dio’. Maria interpreta le parole dell’arcangelo come un progetto divino davanti al quale all’uomo non resta che dire il suo ‘eccomi’. ‘Age quod agis’, fai bene quello che fai e Dio compie il suo miracolo di amore. Chi  sa rispondere a Dio con un suo ‘eccomi’ generoso, si ritrova sempre sulla via tracciata da Dio, che è amore, servizio, condivisione. 

La liturgia, ormai alla vigilia del Natale, non poteva non presentare la protagonista del presepe, la Donna benedetta che con il suo ‘eccomi’ all’Angelo è divenuta ‘la serva del Signore’ contribuendo all’opera della redenzione. La grandezza di Maria sta nella sua umiltà e santità che la pone  come la nuova Eva dell’umanità redenta da Cristo. Elisabetta, illuminata dallo Spirito, saluta la cugina Maria e, assai meravigliata, esclama: ‘A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?’

Maria, consapevole di quanto Dio ha operato in lei, intona il ‘Magnificat’: l’anima mia magnifica il Signore perchè Dio ha guardato l’umiltà della sua serva. Maria non inneggia alla sua umiltà di donna quanto alla grandezza singolare di Dio e alla sua misericordia, che ha realizzato la promessa di un Salvatore e ‘il Verbo si fece carne’.

Così al peccato di superbia ed orgoglio di Eva si contrappone l’umiltà di Maria: l’umiltà è verità, è presa di coscienza che tutto quello che siamo ed abbiamo è dono di Dio e a Lui va la lode e la gloria. Spinta dallo Spirito Santo Maria evidenzia che vivere è amare, amare è servire; da qui anche la sua corsa dalla cugina Elisabetta, il mettersi a suo servizio perchè la cugina è sola, è in età avanzata, necessita di assistenza. 

Dio premia la sollecitudine di Maria e nella casa di Elisabetta si verifica una vera pentecoste: il Bambino, che Elisabetta porta nel grembo, ripieno della potenza dello Spirito Santo, sussulta di gioia mentre Maria innalza l’inno di gioia e di lode a Dio grande e misericordioso: ‘l’anima mia magnifica il Signore’. Il Magnificat ci parla solo di Dio, del suo agire, del suo stile divino: Egli disperde i superbi, ha rovesciato i superbi, ha rimandato a mani vuote i ricchi;

Dio è proprio quel padre buono, amorevole che Gesù mostra nella parabola della pecorella smarrita o del figliol prodigo: Padre sempre pronto a perdonare non sette volte ma settanta volte sette. Il Natale ci parla solo di ubbidienza ed amore; ci insegna che non si può essere cristiani, non si può essere discepoli di Cristo se non si esce fuori dal gretto egoismo e si abbraccia il fratello che tende la mano, alza le braccia, ha bisogno di amore concreto. E’ Natale se, come Maria, sai dire il tuo ‘eccomi’ al Signore. Da Maria impariamo ad accogliere la parola di Dio e a viverla nel quotidiano

Papa Francesco rivolge gli auguri di Natale: la salvezza è costruita da artigiani

“Sono felice che possiamo scambiarci gli auguri di Natale. Esprimo prima di tutto la mia gratitudine a ciascuno di voi per il lavoro che fate, sia a beneficio della Città del Vaticano che della Chiesa universale. Come ogni anno, siete venuti con le vostre famiglie e per questo vorrei riflettere un momento, brevemente, con voi proprio su questi due valori: lavoro e famiglia”: giornata di auguri natalizi per papa Francesco con i dipendenti dello Stato della Città del Vaticano e con la Curia romana.

Ai dipendenti vaticani papa Francesco incentra il messaggio augurale sulla famiglia e sul lavoro: “Quello che fate è certamente tanto. Passando per le strade e nei cortili della Città del Vaticano, nei corridoi e negli uffici dei vari Dicasteri e nei diversi luoghi di servizio, la sensazione è di trovarsi come in un grande alveare. E anche adesso c’è chi sta lavorando per rendere possibile questo incontro e non è potuto venire: diciamo loro grazie!”

E’ un lavoro ‘nascosto’ come lo è stato quello di Gesù: “Gesù stesso ce l’ha mostrata: Lui, il Figlio di Dio, che per amore nostro si è fatto umilmente apprendista falegname alla scuola di Giuseppe. A Nazaret pochi lo sapevano, quasi nessuno, ma nella bottega del carpentiere, assieme e attraverso tante altre cose, si costruiva, da artigiani, la salvezza del mondo! Avete pensato a questo: che la salvezza è stata costruita ‘da artigiani’? E lo stesso, in senso analogo, vale per voi, che col vostro lavoro quotidiano, nelle Nazaret nascoste delle vostre particolari mansioni, contribuite a portare a Cristo l’intera umanità e a diffondere in tutto il mondo il suo Regno”.

L’altro punto sottolineato è quello della famiglia, che invita ad amare, riprendendo la ‘lezione’ di san Giovanni Paolo II: “Amate la famiglia, per favore! Ed è vero: la famiglia, infatti, fondata e radicata nel matrimonio, è il luogo in cui si genera la vita (e quanto è importante, oggi, accogliere la vita!) Poi è la prima comunità in cui, fin dall’infanzia, si incontrano la fede, la Parola di Dio e i Sacramenti, in cui si impara a prendersi cura gli uni degli altri e a crescere nell’amore, a tutte le età…

Nella famiglia è stata trasmessa la fede. Vi incoraggio perciò (genitori, figli, nonni e nipoti, i nonni hanno una grande importanza vi incoraggio a restare sempre uniti, stretti tra voi e attorno al Signore: nel rispetto, nell’ascolto, nella premura reciproca”.

Eppoi un invito alla preghiera insieme: “Sempre uniti, mi raccomando, anche nella preghiera fatta insieme, perché senza preghiera non si va avanti, neanche in famiglia. Insegnate a pregare ai bambini! Ed in proposito, in questi giorni, vi suggerisco di trovare qualche momento in cui raccogliervi, assieme, attorno al Presepe, per rendere grazie a Dio dei suoi doni, per chiedergli aiuto per il futuro e per rinnovarvi a vicenda il vostro affetto davanti al Bambino Gesù”.

Mentre nell’augurio alla curia romana l’invito del papa è quello della benedizione: “Questo atteggiamento, il parlare bene e non parlare male, è un’espressione dell’umiltà, e l’umiltà è il tratto essenziale dell’Incarnazione, in particolare del mistero del Natale del Signore, che ci apprestiamo a celebrare. Una comunità ecclesiale vive in gioiosa e fraterna armonia nella misura in cui i suoi membri camminano nella via dell’umiltà, rinunciando a pensare male e parlare male degli altri”.

E lo ha fatto con un insegnamento di Doroteo di Gaza: “Sì, proprio di Gaza, quel luogo che adesso è sinonimo di morte e distruzione, ma che è una città antichissima, dove nei primi secoli del cristianesimo fiorirono monasteri e figure luminose di santi e di maestri. Doroteo è uno di questi. Nella scia di grandi Padri come Basilio ed Evagrio, egli ha edificato la Chiesa con istruzioni e lettere piene di linfa evangelica. Oggi anche noi, mettendoci alla sua scuola, possiamo imparare l’umiltà di accusare sé stessi per non dire male del prossimo”.

Infatti l’invito di Doroteo di Gaza consiste nella trasformazione del male in bene: “Accusare sé stessi è un mezzo, ma è indispensabile: è l’atteggiamento di fondo in cui può mettere radici la scelta di dire ‘no’ all’individualismo e ‘sì’ allo spirito comunitario, ecclesiale. Infatti, chi si esercita nella virtù di accusare sé stesso e la pratica in modo costante, diventa libero dai sospetti e dalla diffidenza e lascia spazio all’azione di Dio, il solo che crea l’unione dei cuori.

E così, se ciascuno progredisce su questa strada, può nascere e crescere una comunità in cui tutti sono custodi l’uno dell’altro e camminano insieme nell’umiltà e nella carità. Quando uno vede un difetto in una persona, può parlarne soltanto con tre persone: con Dio, con la persona stessa e, se non può con questa, con chi nella comunità può prendersene cura. E niente di più”.

E’ stato un invito ad essere ‘artigiani’ della benedizione: “Possiamo immaginare la Chiesa come un grande fiume che si dirama in mille e mille ruscelli, torrenti, rivoli (un po’ come il bacino amazzonico), per irrigare tutto il mondo con la benedizione di Dio, che scaturisce dal Mistero pasquale di Cristo”.

E’ la realizzazione del ‘disegno’ di Dio promesso ad Abramo: “Questo disegno presiede a tutta l’economia dell’alleanza di Dio con il suo popolo, che è ‘eletto’ non in senso escludente, ma al contrario nel senso che cattolicamente diremmo ‘sacramentale’: cioè facendo arrivare il dono a tutti attraverso una singolarità esemplare, meglio, testimoniale, martiriale”.

Infine ha rivolto un augurio ai ‘minutanti’, prendendo spunto da una frase di uno di loro apposto sulla porta (‘Il mio lavoro è umile, umiliato, umiliante’): “Direi che esprime lo stile tipico dell’artigianato della Curia, da intendere però in senso positivo: l’umiltà come via del bene-dire. La strada di Dio che in Gesù si abbassa e viene ad abitare la nostra condizione umana, e così ci benedice. E questo posso testimoniarlo: nell’ultima Enciclica, sul Sacro Cuore, che ha menzionato il cardinale Re, quanti hanno lavorato! Quanti! Le bozze andavano, tornavano… Tanti, tanti, con piccole cose”.

La mattinata di papa Francesco si è conclusa con l’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione del re del Belgio Baldovino: “Volendo dare seguito a quanto disposto, il Dicastero ha iniziato il previsto iter costituendo in data 17 dicembre 2024 la regolare Commissione storica, composta da illustri esperti nella ricerca archivistica e nella storia del Belgio, per raccogliere e valutare la documentazione riguardante il Re Baldovino”.

 (Foto: Santa Sede)

Mons. Angiuli inaugura il campo di calcetto di Specchia

La Parrocchia “Presentazione Beata Vergine Maria” di Specchia comunica che Domenica 22 dicembre alle ore 17.00, presso il Centro Giovanile “San Francesco Saverio”, in Via B. Zaccagnini,10, si svolgerà l’inaugurazione e benedizione del ristrutturato campo di calcetto.

L’iniziativa si svolgerà alla presenza di Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca, di Don Antonio Riva, Parroco di Specchia, di Don Luca Roberto, Viceparroco di Specchia, dell’Avv. Anna Laura Remigi, Sindaco di Specchia e del Dott. Giuseppe Maria Ricchiuto, Presidente della San Demetrio Srl.

Nel campetto di circa 730 metri quadri, prima pieno di strappi, buche e parti mancanti, è stato ristrutturato  dall’azienda Sofisport di Pisa, con erba sintetica di 42 mm con intaso di stabilizzazione in sabbia e intaso prestazionale in organico di sintesi (è un granulo con una componente vegetale all’interno per ridurre la dispersione di microplastiche nell’ambiente), un manto nettamente superiore al precedente che era un 22 mm con solo sabbia.

Il rifacimento è stato realizzato grazie all’impegno economico del Dott. Giuseppe Maria Ricchiuto, Presidente e fondatore della San Demetrio Srl, un imprenditore locale che da 50 anni è un’istituzione nel mondo erboristico.

Con l’Opificio erboristico Sandemetrio, dotato di un laboratorio di analisi all’avanguardia, trasforma le migliori piante officinali in semilavorati e prodotti finiti di alta qualità: infusi, tè, tisane e integratori alimentari e, inoltre, negli ultimi tempi produce la linea cosmetica “Sandemè”.

L’origine del nome Sandemetrio è legata alla vita di “Frate Demetrio” che, secondo una leggenda, visse nelle campagne di Specchia prendendosi cura della terra e dedicandosi completamente alla coltura di erbe officinali. Le materie prime che danno origine ai prodotti della Sandemetrio sono accuratamente coltivate e selezionate nel giardino botanico in prossimità dell’azienda, una garanzia di genuinità e sostenibilità.

La manutenzione degli spazi verdi intorno al Centro Giovanile è stata curata grazie alla collaborazione e all’operoso lavoro del Gruppo Eco – Spo Specchia e delle Aziende Agricole locali: “Colli del Cianci” di Luca Branca, Antonio Marzo, Marco De Icco, “Agriservice” di Giuseppe Scupola, “Pozzelle” di Antonio Rizzo e “San Rocco”, che hanno migliorano la qualità e la fruibilità in sicurezza della zona.

La struttura parrocchiale, ubicata alla periferia della cittadina, fu donata nello scorso decennio dalle sorelle De Giovanni alle suore della “Congregazione delle figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria” della Beata Eugenia Ravasco, presenti a Specchia fino a qualche anno fa e poi divenuta di proprietà diocesana.

Sempre Domenica 22 Dicembre, all’interno del Centro Giovanile sarà inaugurata la III edizione de “Il Villaggio di Babbo Natale”, organizzato dalle Educatrici dell’Azione Cattolica locale e dalle catechiste parrocchiali e con l’ausilio dell’Associazione sportiva-culturale “Lucrezia Amendolara”. Dalle ore 17.00 alle 20.00, un nutrito gruppo di elfi, renne e folletti faranno vivere un pomeriggio indimenticabile a tutti i bambini (e a chi non dimentica di essere stato un bambino).

Con lo spirito natalizio tutti avranno la possibilità di partecipare a “C’era una volta Santa Claus” e ai laboratori artistici e creativi; di scrivere e imbucare la letterina a Babbo Natale, di creare la calza della Befana. Nel villaggio si gusteranno: i biscotti di Natale, le pittule, la cioccolata calda, lo zucchero filato, il vin brulè, inoltre, sarà possibile scattare una foto con Babbo Natale insieme molte altre sorprese.

Greenaccord Onlus e Fondazione For A Bright Future: partnership strategica per affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici sui bambini svantaggiati

In un’iniziativa innovativa volta a coniugare la consapevolezza ambientale con l’empowerment dei giovani, Greenaccord Onlus e la Foundation For A Bright Future (‘For A Bright Future’ – FABF) di Louis Hernandez Jr. sono liete di annunciare una partnership strategica. Questa collaborazione, scaturita dal 16° Forum Internazionale dei Media tenutosi a Roma e Frascati lo scorso ottobre, mira a evidenziare l’importante connessione tra il cambiamento climatico e il suo impatto sproporzionato sui bambini provenienti da contesti svantaggiati.

La partnership unisce l’impegno di For A Bright Future nel supportare i giovani più vulnerabili con l’esperienza di Greenaccord nella formazione giornalistica ambientale. L’alleanza si propone di sensibilizzare i giornalisti che partecipano ai programmi formativi di Greenaccord riguardo all’impatto dei cambiamenti climatici sui bambini che vivono in contesti svantaggiati, tra i più colpiti da questa crisi; promuovere congiuntamente iniziative editoriali e mediatiche dedicate all’educazione ambientale rivolta ai bambini più vulnerabili.

“La nostra fondazione ha sempre creduto nel potere trasformativo dell’istruzione. Collaborando con Greenaccord, non stiamo solo aprendo opportunità ai bambini svantaggiati, ma stiamo fornendo loro gli strumenti per diventare custodi dell’ambiente. Questa partnership rappresenta un passo fondamentale nella formazione di una generazione che comprenda il valore della sostenibilità e della responsabilità comunitaria”, ha dichiarato Louis Hernandez Jr., fondatore e presidente del consiglio di amministrazione di For A Bright Future.

Alfonso Cauteruccio, Presidente di Greenaccord, ha aggiunto: “Da 23 anni Greenaccord è all’avanguardia nel promuovere il giornalismo ambientale. La collaborazione con For A Bright Future ci consente di ampliare il nostro impatto sulle nuove generazioni. Concentrandoci sui bambini svantaggiati, affrontiamo alla radice sia la consapevolezza ambientale che l’equità sociale”.

La visione di rendere l’istruzione accessibile a tutti i bambini è sempre stata la forza trainante dei programmi di For A Bright Future: “Unire le forze con Greenaccord per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni ambientali è davvero stimolante. Questa collaborazione si allinea perfettamente con il nostro obiettivo di formare futuri leader a tutto tondo, socialmente consapevoli e responsabili”, ha dichiarato Gina Rogoto, vicepresidente senior delle operazioni e dei programmi di For A Bright Future.

La Louis Hernandez Jr.’s Foundation For A Bright Future è un’organizzazione no-profit 501(c)(3) dedicata a supportare i bambini sottorappresentati e svantaggiati attraverso programmi mirati all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alle arti e allo sviluppo della leadership giovanile. Le iniziative della fondazione offrono pari opportunità e strumenti per aiutare ogni bambino a realizzare i propri obiettivi di vita e diventare membri attivi e costruttivi della comunità globale. Per ulteriori informazioni, visitate il sito forabrightfuturefoundation.org.

Greenaccord è un’associazione culturale senza scopo di lucro, ispirata ai valori cristiani e dedicata alla sensibilizzazione e al coinvolgimento di persone di ogni credo e religione per la protezione della ‘casa comune’. Greenaccord organizza forum nazionali e internazionali rivolti ai professionisti dei media, con l’obiettivo di approfondire il ruolo e la responsabilità del giornalismo nell’affrontare le questioni ecologiche.

Attraverso la collaborazione con esperti scientifici e giornalisti altamente qualificati, Greenaccord contribuisce a colmare le lacune comunicative e promuove una comprensione più approfondita delle problematiche ambientali. Fornisce strumenti essenziali per la creazione di un’opinione pubblica informata, capace di rispondere con efficacia alle sfide ecologiche. Per ulteriori informazioni, visitate il sito www.greenaccord.org.

A Milano un Fondo per la gente

“In questa nostra Milano così attraente e intraprendente è necessario ripetere il grido antico: non ci sono case! Ispirato dalle parole del Beato Cardinal Schuster, in occasione del 50° di Caritas Ambrosiana, voglio rivolgere un appello simile e dare vita a un fondo che si chiamerà Fondo Schuster – Case per la gente”: con queste parole l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha annunciato nel pomeriggio, in Duomo, la costituzione del ‘Fondo Schuster – Case per la gente’, opera-segno promossa dalla Diocesi in occasione del 50° anniversario di costituzione (era il 18 dicembre 1974) di Caritas Ambrosiana.

L’annuncio è stato dato durante l’omelia nella Messa presieduta dall’Arcivescovo, con la partecipazione di oltre mille persone, tra responsabili, operatori, volontari e donatori Caritas, una folta schiera di autorità religiose e civili (incluso il sindaco di Milano, Giuseppe Sala), rappresentanti di realtà imprenditoriali e del terzo settore della città e del territorio diocesano.

Nei mesi scorsi era stato proprio monsignor Delpini, in vista del 50° Caritas, a chiedere di proporre un’opera-segno che coinvolgesse l’intera Diocesi, incentrata su un tema pastorale e sociale di particolare rilevanza. La scelta è caduta su tema dell’abitare, perché il diritto alla casa è principio-base di una buona convivenza civile, ed è fondamento di dignità nei percorsi di sostegno verso l’autonomia che Caritas cerca di costruire con tutti coloro che incontra (famiglie in povertà, minori, senza dimora, anziani, carcerati, stranieri, rom-sinti, ecc).

La Diocesi di Milano ha dunque deliberato di costituire, affidandone la gestione a Caritas, il nuovo ‘Fondo Schuster. Case per la gente’, che avrà una dotazione iniziale di € 1.000.000, derivante da riserve diocesane. In prospettiva, il Fondo Schuster potrà essere alimentato da donazioni monetarie (effettuate da cittadini, imprese, enti privati o pubblici) e dal conferimento di appartamenti (pubblici e privati). Obiettivi e meccanismi di funzionamento del Fondo sono illustrati dal sito internet www.fondoschuster.it.

Il Fondo è stato intitolato al cardinale Ildefonso Schuster, nel 70° anniversario dalla morte (31 agosto 1954), per ricordare una delle attenzioni principali che caratterizzarono il ministero pastorale dell’Arcivescovo del secondo dopoguerra, culminata nel progetto della Domus Ambrosiana. La finalità del nuovo strumento (vedi brochure allegata) saranno tre: effettuare lavori di riqualificazione di immobili, da destinare a famiglie e individui con difficoltà di accesso a soluzioni abitative a prezzo di mercato (a questa finalità saranno destinate il 50% delle risorse del Fondo);

erogare garanzie per i privati che intendono mettere a disposizione i propri appartamenti a prezzi calmierati, perché siano destinati a famiglie o individui con difficoltà di accesso a soluzioni abitative a prezzo di mercato (20% del Fondo); erogare a soggetti in povertà o in difficoltà contributi per le spese legate alla casa, ovvero affitti, bollette, spese condominiali, spese per la riqualificazione energetica (30% del Fondo).

Il Fondo opererà tramite la rete dei Centri di ascolto Caritas (vedi qui il sistema-Caritas), coordinata dal Servizio Siloe, per l’individuazione delle famiglie residenti nel territorio della Diocesi destinatarie degli interventi; la Fondazione San Carlo (promossa da Diocesi e Caritas) si occuperà, insieme ad altri soggetti, di riqualificare e gestire gli appartamenti conferiti al Fondo.

L’intento dell’iniziativa è però anche educativo e culturale. Volontà dell’Arcivescovo è suscitare una riflessione e una mobilitazione sul tema dell’abitare, in un territorio, quello milanese, in cui il diritto alla casa è avversato da sempre più evidenti squilibri e diseguaglianze (leggi qui), registrati anche dai Centri d’ascolto e dai servizi Caritas. Il Fondo è concepito come occasione per mettere a fuoco le cause della povertà abitativa e per favorire scelte di fede e forme di responsabilità istituzionale e giustizia sociale volte a superarle.

“Il Fondo Schuster non vuole essere solo una raccolta di risorse – ha aggiunto l’Arcivescovo nell’omelia –: vuole essere un messaggio, una provocazione, un invito alle istituzioni e a tutti gli enti e le persone sensibili alla sfida. Comune di Milano e Regione Lombardia hanno già garantito di mettere a disposizione appartamenti da riqualificare. Saranno un primo segno di cui i cittadini sono grati. Ma è solo un segno. Invochiamo una politica, una strategia, un’alleanza perché anche nella nostra città e nelle città della nostra diocesi si diffonda una parola di speranza e di incoraggiamento”.

“L’avvio e la gestione del Fondo sono obiettivi di grande attualità e spessore, e rappresentano il modo migliore per celebrare, in maniera non rituale ma generativa di futuro, i 50 anni di azione Caritas a Milano e in diocesi – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -.

Accogliamo con entusiasmo la sfida che la Diocesi e l’Arcivescovo ci pongono, che ci esorta a declinare su nuovi fronti, in risposta alle urgenze sociali che maturano nelle nostre città e comunità, la fedeltà alle radici statutarie (‘testimonianza della carità in vista dello sviluppo integrale dell’uomo’, ‘particolare attenzione agli ultimi’, ‘prevalente funzione pedagogica’) che in mezzo secolo ha sempre contraddistinto Caritas Ambrosiana”.

Per le donazioni

Con carta di credito online www.caritasambrosiana.it  In posta: ccp n. 000013576228 intestato a Caritas Ambrosiana Onlus, via San Bernardino 4, 20122 Milano (causale: Fondo Schuster – Case per la gente); con bonifico: c/c presso Banca Intesa intestato a Caritas Ambrosiana Onlus, Iban: IT53M0306909606100000000348 (causale: Fondo Schuster – Case per la gente). Le offerte sono detraibili fiscalmente.

(Foto: Arcidiocesi di Milano)

Papa Francesco chiede all’Azione Cattolica Ragazzi di vivere lo stupore del Presepe

Mancano pochi giorni a Natale e, come consuetudine, papa Francesco ha ricevuto la visita i ragazzi dell’Azione Cattolica per uno scambio di auguri, ricordando la necessità dello stupore per i giorni di Natale, chiedendo di guardare negli occhi i bisognosi, non dimenticando i bambini bisognosi con un pensiero particolare ai ragazzi ucraini che hanno vissuto la guerra e che hanno dimenticato il sorriso, con l’invito ad essere pescatori di uomini:

“Avete scelto, come guida per il cammino formativo di quest’anno, il tema ‘Prendere il largo’. Questo fa pensare subito ai primi discepoli di Gesù, che erano pescatori; Gesù li ha fatti diventare ‘pescatori di uomini’. Allora vorrei riflettere un momento con voi su queste due immagini: la pesca e lo stupore”.

Ed allora ecco l’importanza di essere pescatori: “Primo: la pesca, essere pescatori di uomini. Cosa vuol dire? Forse ‘catturare” le persone, magari usando reti più moderne? Non è certo questo che vuole il Signore. Dio non vuole ‘catturare’ nessuno, perché rispetta la nostra libertà. Invece offre a tutti il suo amore e la sua salvezza, senza pretendere nulla in cambio e senza esclusioni… E’ così che Gesù fa il ‘pescatore di uomini’: contagiandoli con la gioia e la meraviglia del suo amore”.

Ma solo con la gioia nasce lo stupore: “Perché questa gente non si sa stupire! Tutto così, tutto uguale, monotono: hanno perso la capacità dello stupore. Natale è un momento davvero speciale in questo senso: le strade si riempiono di luci, si scambiano i regali, la liturgia si arricchisce di canti e di suoni bellissimi… I bambini e i ragazzi dell’Azione Cattolica vengono qui e, uno due tre, cantano… Tutto è bello”.

Per questo il papa ha affermato che il presepe suscita stupore: “Pensiamo al Presepe: quanto stupore c’è lì! I pastori, i Magi e gli altri personaggi circondano la grotta coi loro volti meravigliati, coinvolgendo come in una grande festa perfino gli animali e tutto il paesaggio. Fermatevi davanti a un presepio e guardate bene; poi andate ad un altro e guardate bene… In tutti c’è varietà, i presepi napoletani sono bellissimi! Ma in tutti non mancano mai Gesù, la Madonna e Giuseppe: quell’Amore che Dio ci ha inviato e la Madonna e Giuseppe che lo fanno crescere”.

Lo stupore ha caratterizzato la vita di Carlo Acutis con l’invito a non essere ‘fotocopia’: “Attenti, però, perché questo non vale solo a Natale. Tutta la nostra vita, infatti, è un dono straordinario: ciascuno di noi è unico e ogni giorno è speciale, come amava dire il beato Carlo Acutis. Lo conoscete voi? Sapete che presto sarà santo? Bello! Lui diceva: dobbiamo essere ‘originali’, non ‘fotocopie’! E quanta gente non ha capacità di essere originale. Sono fotocopie!

Oggi si fa questo perché il giornale dice che si deve fare, o per abitudine. E il Natale per tanta gente è una ‘fotocopia’ di tante cose e non è l’incontro (tanto bello!) che ogni anno ci porta novità, novità all’anima e al cuore di ognuno di noi. Guardate il presepe, guardate la Madonna, Giuseppe e il Bambino, i Magi, i pastori, gente umile, che va a guardare Gesù”.

Per questo il papa ha invitato a vivere lo stupore del Natale: “Impariamo allora a stupirci. Per favore non perdete la capacità dello stupore. Impariamo a non dare mai nulla per scontato, soprattutto l’amore: quello di Dio e quello delle persone che incontriamo. Contagiamo tutto e tutti con la nostra meraviglia: di casa in casa, di parrocchia in parrocchia, di città in città, di nazione in nazione.

Così diffondiamo felicità, fiducia e consolazione. Il Natale è una bella notizia. Non è per fare il cenone e niente di più. Si fa il cenone, è bello, la famiglia… Ma anche altre cose: si guarda il presepe, si va in chiesa. E’ una festività che è alla radice della nostra fede”.

Ed infine li ha ringraziati per i regali per chi ne ha bisogno, rallegrandosi gli Angeli, specialmente per i bambini ucraini: “So che avete portato dei doni per chi ha più bisogno. Non dimenticate i bisognosi! E quando voi trovate bambini bisognosi, gente bisognosa, guardateli negli occhi e toccate la mano quando date l’elemosina, vicinissimi, con quella vicinanza che soltanto dà l’amore.

E Maria e Gesù erano bisognosi. Chi di voi va a partorire dove è nato Gesù? Vanno alla clinica o alla casa… Gesù è nato lì, in una stalla. Erano poveri, erano bisognosi. Non dimenticatevi dei bambini bisognosi, cercateli! E date il vostro amore, la vostra compagnia e aiutateli. Mi piace questo, che avete portato doni da dare ai poveri.

E vi incoraggio ad essere sempre vicini, nella preghiera e nella carità, a chi soffre, a tanti ragazzi come voi che stanno male per la fame, la guerra, le malattie. A proposito della guerra, vengono qui dei ragazzi dall’Ucraina: li portano per toglierli da quella guerra brutta. Sapete che i ragazzi ucraini, che hanno vissuto la guerra, hanno dimenticato il sorriso? Non sanno sorridere. Pensate a questi bambini, a questi ragazzi”.

Poi ha incontrato anche una delegazione della Federazione Italiana Bocce, uno sport molto ‘simpatico’ al papa, perché è ‘sociale’: “Penso che i campioni di bocce siano gente che fa l’impiegato, o l’insegnante, o l’idraulico… Insomma persone normali che hanno la passione per questo gioco forse un po’ fuori moda, ma tanto ricco di umanità.

E qui vengo al secondo motivo della mia simpatia per le bocce: è uno sport che io associo a un certo tipo di socialità, di amicizia sociale… Una volta era molto diffuso nei paesi, nel mondo rurale, dappertutto c’era il campo delle bocce, anche nelle parrocchie. Era un modo di stare insieme, di passare il tempo in compagnia, un divertimento sano e tranquillo. La società è cambiata, e così pure lo sport delle bocce: giocano anche le donne, i giovani; lo praticano tante persone con disabilità, e mi congratulo con voi per tutto”.

(Foto: Santa Sede)

Domenica 22 dicembre papa Francesco benedice i ‘Bambinelli’

A ridosso del Natale e della solenne apertura del Giubileo torna domenica 22 dicembre la tradizionale Benedizione dei Bambinelli, quest’anno slittata all’ultima domenica di Avvento in Piazza San Pietro. L’appuntamento per oratori, gruppi giovanili, parrocchie e famiglie di Roma rappresenta una ormai antica tradizione a partire dal 1969 quando per la prima volta Paolo VI il 21 dicembre impartì la solenne benedizione alle statuine portate dai bambini. Tema dell’evento di quest’anno sarà ‘Un Cuore di Luce’: Gesù Bambino, che sta per nascere nelle case, nelle comunità e nei cuori dei credenti, rappresenta la luce che risplende e che porta via le paure e le sofferenze, offrendo al cuore di ogni uomo un abbraccio sicuro.

Ad ogni oratorio partecipante, impegnati in queste settimane nelle attività di animazione tipiche dell’Avvento che coinvolgono bambini, animatori, adolescenti e famiglie, il Centro Oratori Romani ha proposto un contest per rappresentare artisticamente su tela il tema prescelto per l’edizione 2024. Le tele realizzate negli oratori verranno esposte a Piazza San Pietro nella mattinata e i vincitori verranno premiati in occasione della Festa della Riconoscenza del prossimo 28 dicembre al Don Bosco, altro appuntamento natalizio per gli oratori di Roma per una celebrazione di ringraziamento a conclusione dell’anno.

Sin dalle prime ore del mattino di domenica 22 dicembre, Piazza San Pietro accoglierà i gruppi di bambini, ragazzi, adolescenti e catechisti delle parrocchie romane per un momento di incontro e di animazione, guidato dal Centro Oratori Romani. Tutti insieme gli oratori parteciperanno alla solenne celebrazione eucaristica all’Altare della Confessione presieduta da S. Em.za il Card. Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Vaticana, e successivamente tutti i gruppi si sposteranno in piazza per partecipare alla recita dell’Angelus insieme a Papa Francesco e ricevere la benedizione delle statuine del Bambinello in un clima di festa e di vera gioia.

La Benedizione dei Bambinelli è promossa e organizzata dal Centro Oratori Romani, associazione di fedeli fondata dal Venerabile Arnaldo Canepa per la diffusione e la promozione della pastorale oratoriana a Roma.  Questa tradizione si è diffusa moltissimo negli ultimi anni in Italia e all’estero (Stati Uniti, Filippine, Inghilterra, Irlanda, Sud America e molti altri) coinvolgendo centinaia di comunità e di Diocesi dove Vescovi e sacerdoti hanno scelto di dedicare una domenica di Avvento all’appuntamento con le statuine di Gesù Bambino e all’accoglienza di famiglie, animatori e religiosi della Chiesa locale: 

“Quest’anno l’attesa si è moltiplicata, l’invito è ad essere ancora più vigilanti e pronti per accogliere un Natale ‘particolare’”, sottolinea il Presidente del COR, Stefano Pichierri. “Giungeremo, infatti, a Piazza San Pietro a pochissime ore dall’apertura della prima Porta Santa e al solenne inizio del Giubileo nell’ultima domenica di Avvento. L’affetto e l’entusiasmo puro dei bambini possa condurre tutti allo stupore dell’Incarnazione ed alla speranza nell’annuncio giubilare che ci accompagnerà per tutto il nuovo anno.

I bambini ed i catechisti degli oratori di Roma si ritrovano, nel corso del cammino avviato in questi anni nei territori, per celebrare e festeggiare insieme i frutti di un rinnovato entusiasmo pastorale. Siamo certi che, come ogni anno, Papa Francesco gioirà della vicinanza e delle preghiere sincere dei nostri bambini e giovani animatori”.

A Gerusalemme aperta la causa di beatificazione di suor Maria della Trinità

“Il 25 giugno 1942 moriva a Gerusalemme, all’età di 41 anni, la Serva di Dio Maria della Trinità (al secolo: Louisa Jaques), monaca professa dell’Ordine di Santa Chiara. Nata in Sudafrica in seno ad una famiglia missionaria protestante e cresciuta in Svizzera, la Serva di Dio abbracciò la fede cattolica dopo un lungo cammino. A 25 anni, nel cuore della giovinezza, visse una profonda crisi esistenziale e di fede, che culminò nella notte della conversione: nella sua disperazione entrarono la luce e un’attrattiva irresistibile per il chiostro. Attirata dal mistero dell’Eucaristia, ricevette il battesimo nella Chiesa cattolica il 19 marzo 1928”.

Con questa lettera ai fedeli il patriarca di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, venerdì 29 novembre (memoria liturgica di tutti i santi della famiglia francescana) ha aperto la causa di beatificazione di suor Maria della Trinità, offre una breve descrizione della sua vita: “Dopo innumerevoli tentativi vocazionali, la provvidenza la condusse a 37 anni nel monastero delle clarisse di Gerusalemme, dove Dio l’attendeva per unirla più strettamente al mistero della sua Pasqua.

Nei travagli, nella malattia e nelle sofferenze della vita, la Serva di Dio fu spinta alla ricerca della verità e del vero amore, vincendo il male con il bene, imparando ad ascoltare la voce di Dio. Senza far rumore, si donò senza riserve nella preghiera, nell’adorazione e nella carità fraterna, tendendo con tutte le forze all’unità dei cristiani, implorando il dono della pace. L’8 dicembre 1941 si offrì vittima a Gesù Eucaristia e pochi mesi dopo morì serenamente, lasciando dietro di sé una luminosa testimonianza di vita cristiana”.

Inoltre il patriarca di Gerusalemme nell’editto si è rivolto ai fedeli, affinché essi possano offrire notizie sulla Serva di Dio: “Essendo andata vieppiù aumentando, col passare degli anni, la sua fama di santità ed essendo stato formalmente richiesto di dare inizio alla Causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio, nel portarne a conoscenza la Comunità ecclesiale, invitiamo tutti e singoli i fedeli a comunicarci direttamente o a far pervenire al Patriarcato di Gerusalemme dei Latini (Latin Patriarchate Road, P.O.B 14152, Jerusalem 9114101 – chancellery@lpj.org) tutte quelle notizie, dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità della detta Serva di Dio”.

Ed ha specificato anche le modalità: “Dovendosi, inoltre, raccogliere, a norma delle disposizioni legali, tutti gli scritti a lei attribuiti, ordiniamo, col presente Editto, a quanti ne fossero in possesso, di rimettere con debita sollecitudine alla Curia del Patriarcato qualsiasi scritto, che abbia come autore la Serva di Dio, qualora non sia già stato consegnato alla Postulazione della Causa. Ricordiamo che col nome di scritti non s’intendono soltanto le opere stampate, che peraltro sono già state raccolte, ma anche i manoscritti, i diari, le lettere ed ogni altra scrittura privata della Serva di Dio. Coloro che gradissero conservarne gli originali, potranno presentarne copia debitamente autenticata”.

Quindi il patriarca di Gerusalemme ha accolto ‘con grande gioia’ la richiesta delle Sorelle Povere di Santa Chiara di Gerusalemme di avviare il processo di canonizzazione di suor Maria della Trinità, che per quattro anni (1938-1942) ha fatto parte di quella comunità. Dopo aver reso noti i passaggi formali che hanno portato all’apertura della causa, il patriarca chiede ai fedeli di “accompagnare con la preghiera questo nuovo dono, che siamo certi porterà frutto non solo alla Chiesa di Gerusalemme ma anche a tutta la Chiesa universale”.

La fama di santità di suor Maria della Trinità si è diffusa nel mondo grazie alla pubblicazione del ‘Colloquio interiore’, che è un testo spirituale ancora letto e meditato in molte parti del mondo, facendo capire il motivo per cui la tomba di suor Maria della Trinità a Gerusalemme sia meta di gruppi di pellegrini che chiedono di poterla vedere, per sostarvi in preghiera, nei loro viaggi in Terra Santa.

Nella prefazione al testo del ‘Colloquio Interiore’ il teologo Hans Urs von Balthasar ha messo in risalto la sua spiritualità: “Il suo tema fondamentale è quello dell’ascolto interiore della voce del Signore. Questo ascolto è l’atto centrale della contemplazione cristiana e biblica, all’opposto di qualsiasi altra, che sia neoplatonica od asiatica. Per Gesù la parola biblica da cui ‘dipendono tutta la Legge ed i Profeti’ è lo ‘Shemà Israel’ che significa ‘Ascolta Israele’.

Dio infatti, l’Assoluto, è una Persona libera che si comunica e ci partecipa la sua volontà. Questa, che deve essere compresa, non è iscritta in anticipo nell’essenza costitutiva della creatura, in modo che quest’ultima, con una riflessione ‘trascendentale’ su se stessa, potrebbe arrivare ad una vera relazione con Dio… E’ il Cristo, mediatore tra noi ed il Padre, che effonde lo Spirito Santo nelle anime e che vive in noi come parola operante della Sapienza di Dio; è Lui che vuole e deve essere ascoltato. Per rendersene capace il cristiano deve fare silenzio in sé. Così Luisa Jaques se l’è sentita chiedere diverse volte”.       

Ecco il motivo per cui il francescano Sylvère Van den Broeck, suo padre spirituale e confessore, ha incominciato da subito a raccogliere testimonianze e informazioni riguardo alla vita di suor Maria della Trinità. Morto precocemente, nel 1949, la sua opera è stata portata avanti da altri padri francescani: tra questi, padre Alain-Marie Duboin è riuscito a completare il racconto autobiografico della vocazione.

All’inizio degli anni ’90, padre Raphael Bonanno, Vice-Postulatore della Custodia di Terra Santa, si è occupato dell’iter canonico per aprire la Causa, ma senza iniziarla. Il suo successore, padre Sabino de Sandoli, ha visitato i luoghi in cui Louisa Jaques ha vissuto, pubblicando anche un dépliant con la preghiera per ottenere la beatificazione.

Nel 2013 ci sono stati i primi contatti tra clarisse di Gerusalemme e padre Gianni Califano, postulatore generale dell’Ordine dei Frati Minori. A dicembre 2022 la comunità delle clarisse di Gerusalemme, sollecitate da più parti, ha espresso al postulatore generale ‘il desiderio di prendere in mano seriamente e ufficialmente la Causa’. Nell’estate 2023 la comunità si è costituita ‘parte attrice’ (promotrice e sostenitrice) della Causa, affidando l’incarico di postulatore a padre Califano.

Il 2 febbraio 2024 il Postulatore ha nominato come Vice-Postulatore fr Ulise Zarza, della Custodia di Terra Santa. Il 19 marzo ha firmato il Supplex Libellus (la petizione per chiedere l’apertura della causa), che è stato consegnato al Patriarca. Il Dicastero delle Causa dei Santi ha confermato l’approvazione dell’apertura del Processo di canonizzazione il 14 ottobre 2024 e l’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa ha unanimemente votato a favore il 29 ottobre.

Infine nella lettera alla diocesi che accompagna l’editto, il patriarca latino di Gerusalemme ha spiegato che il Dicastero delle Cause dei santi ha dato il nulla osta all’apertura del processo di canonizzazione: “Chiedo ai vescovi e ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai consacrati e alle consacrate, a tutto il popolo di Dio della nostra Diocesi del Patriarcato latino di Gerusalemme di accompagnare con la preghiera questo nuovo dono, che siamo certi porterà frutto non solo alla Chiesa di Gerusalemme, ma anche a tutta la Chiesa universale. Possa l’intercessione di suor Maria della Trinità aiutare il nostro cammino per la pace e la riconciliazione in questa Terra Santa che lei ha tanto amato”.

(Foto: Monastero Clarisse di Gerusalemme)

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