Dopo Papa Francesco, una Chiesa da ricostruire?

Congregazione di cardinali
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.05.2025 – Andrea Gagliarducci] – L’unica certezza dei giorni successivi alla morte di Papa Francesco è l’incertezza. Con la sua Chiesa-ospedale da campo e il suo modus gubernandi personalista, in senso politico, Papa Francesco ha lasciato molte cose poco chiare, confuse e soggette a discussione. In una parola: il modo “francescano” di fare le cose ha creato divisione. Questa è l’eredità di Papa Francesco, che incombe sui cardinali, che si riuniranno in Conclave per eleggere il suo successore.

A livello pratico – sebbene con un potere illustrativo e implicazioni di vasta portata – i cardinali hanno già chiarito un paio di questioni significative riguardanti il Conclave: se il limite massimo di 120 elettori fosse considerato abrogato, dato che al momento ci sono 133 cardinali elettori; se il Cardinale Angelo Becciu, caduto in disgrazia, potesse votare.

Nel primo caso, era stato preparato un rescritto, mai pubblicato, che derogava alla regola. Da un lato, la Universi Dominici gregis, la Costituzione che regola il Conclave, stabilisce il limite massimo di 120 elettori, ma dall’altro spiega che tutti i cardinali formalmente creati dal Papa hanno diritto di voto in Conclave. Ciò che necessitava di essere chiarito, in altre parole, era che la legge, così come è formulata, prevede che possano essere cardinali elettori tanti cardinali quanti ne siano stati creati dal Papa, in possesso dei requisiti per la partecipazione.

Nel caso del Cardinal Becciu, la questione è più complessa. Becciu aveva rinunciato alle sue prerogative cardinalizie e comunicato la sua decisione a Papa Francesco al termine di un drammatico confronto di persona, in cui il Papa gli aveva comunicato di non avere più fiducia in lui. Era il 24 settembre 2020. Becciu non aveva mai firmato una lettera di dimissioni, ma l’accettazione delle sue dimissioni e della rinuncia ai “diritti e privilegi” della dignità cardinalizia era giunta tramite un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede quella stessa sera. A partire dal 2022, Becciu era stato comunque invitato dal Papa a partecipare a Concistori e a vari altri eventi pubblici. Lo aveva sempre fatto da cardinale, sedendo con tutte le insegne della sua dignità ufficiale. Il Papa gli aveva detto che avrebbe poi sistemato la questione. Lo fece in due lettere mai pubblicate, una nel 2023 e una nel 2025, entrambe firmate con una F al termine di un ricovero del Papa. Becciu, tuttavia, non era mai stato informato di quei documenti. Di fronte alle rassicurazioni del Papa e all’assenza di disposizioni scritte a suo riguardo, Becciu aveva partecipato alle prime Congregazioni generali. Il Camerlengo, il Cardinale Kevin Farrell, comunicò a Becciu che il defunto Papa aveva desiderato che non votasse. Becciu rispose che non era stato scritto nulla al riguardo. A quel punto – era il terzo giorno della Congregazione – il Cardinal Parolin rese note le lettere. Di fronte a un provvedimento del Papa e all’incertezza del provvedimento successivo, tutto è lasciato al prossimo Pontefice. Nessuno poteva decidere su Becciu tranne il Papa, e il Papa è morto, per ora.

Così, Becciu si è trovato sempre più isolato. Diversi cardinali volevano smettere di perdere tempo sulla questione Becciu e concentrarsi sull’elezione papale. Alla fine, Becciu ha deciso – per il bene della Chiesa – di non occuparsi più di tutta la questione, evitando così di esacerbare le divisioni. Il Collegio Cardinalizio ha riconosciuto la scelta in una comunicazione, che ha accuratamente evitato di esprimere un parere sulla questione, ma ha comunque espresso il desiderio che “siano chiariti i fatti” riguardo al processo vaticano per il quale il Cardinale è stato condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione.

Il riferimento al processo è un monito. Formalmente, l’accusa non è il problema. Becciu avrebbe potuto essere dichiarato colpevole di terzo grado, ma non avrebbe perso il diritto di voto. Perché mischiare le questioni di un processo penale con quelle relative al diritto ecclesiastico che regola il Conclave? Perché mischiare diritto canonico e diritto penale? Dodici anni di Papa Francesco hanno portato a tutto questo. L’incertezza giuridica crea divisioni. Tuttavia, la dichiarazione dei cardinali attesta come i cardinali stessi o non comprendano le sfumature delle questioni o siano sottoposti a pressioni tali da non prestare attenzione a questi dettagli. In realtà, queste non si escludono a vicenda.

Il Cardinal Parolin, ad esempio, ha continuato a comportarsi come se fosse ancora Segretario di Stato, sebbene il suo mandato fosse cessato con la morte di Papa Francesco. Quando i leader mondiali sono arrivati per i funerali di Papa Francesco, Parolin era lì ad accoglierli alla Porta della Preghiera. Non come Sottodecano del Collegio Cardinalizio, come lo era stato il Cardinal Sodano nel 2005. Nemmeno come Sostituto. Parolin ha poi avuto persino un incontro bilaterale con il Presidente ucraino Zelensky nella Sala del Concordato della Segreteria di Stato, che non dovrebbe utilizzare perché, appunto, ha lasciato l’incarico di Segretario di Stato. La situazione fu poi risolta. Quando il Presidente turco Erdoĝan venne in Vaticano il 29 aprile, non incontrò Parolin – come previsto – ma il Cardinal Farrell, il Camerlengo.

Anche il ruolo del Camerlengo, tuttavia, andrebbe ridefinito. Privato della Camera Apostolica, che forniva tutto il supporto legale e amministrativo all’ufficio, Farrell si ritrova ora con poteri che, per quanto concentrati, vanno oltre le mere competenze relative ai beni temporali della Chiesa. Il Camerlengo, insomma, è diventato una sorta di dominus nella riforma di Papa Francesco, mentre si è persa la collegialità che aveva sempre caratterizzato il governo della Chiesa nei periodi di vacanza.

Anche la gestione del caso Becciu è discutibile. In definitiva, perché Parolin non ha presentato privatamente le lettere del Papa a Becciu, in un incontro da tenersi con il Camerlengo e il Decano del Collegio Cardinalizio per decidere il da farsi? Perché ciò non è stato fatto prima delle Congregazioni Generali, evitando così lunghe discussioni tra i cardinali? A un certo punto, tutto sembra essere stato gestito piuttosto… alla leggera. Persino l’annuncio della morte del Papa è stato fatto senza il Decano del Collegio Cardinalizio, che è responsabile dell’annuncio, e, tra le altre cose, senza che nessuno indossasse almeno un filettato.

Le manovre affidate al Conclave sono descritte anche in altri dettagli. Chi sostiene Parolin nota che Parolin ha sofferto il pontificato di Francesco più di quanto lo desiderasse o lo sostenesse, e che le lettere su Becciu sono state tenute riservate proprio per proteggere il cardinale caduto in disgrazia, lasciando aperta o quantomeno sbloccata la porta alla riabilitazione da parte del Papa. La riabilitazione non è avvenuta.

D’altra parte, si dice che Parolin si sia comportato in modo poco trasparente, abbia eseguito la volontà del Papa in modo insostenibile anche dopo la sua morte e si sia preso libertà formali che non avrebbe dovuto prendersi. È difficile capire dove stia la verità.

È in corso una campagna per indebolire la candidatura di Parolin, in ogni caso. La voce sulla visita di Parolin al Gemelli il 30 aprile per un picco di pressione ha certamente fatto il giro, ma non era vera. Ma ora tutto può essere parte di una manovra, e ogni voce deve essere pienamente compresa e ponderata. Parolin entra con un pacchetto di voti consistente, ma non è detto che diventi Papa.

E poi, ci sono i soliti outsider. I cardinali, nel frattempo, esprimono opinioni critiche sul Papa defunto. Uno di loro, a quanto si dice, si è spinto fino a dire che la sinodalità è una sorta di dittatura del popolo, che di fatto smembra il consiglio dei vescovi.

Un altro, il Cardinale Beniamino Stella, ha criticato la decisione di Papa Francesco di separare il potere di governo ecclesiastico dagli ordini sacri, legando tutto alla persona del Papa.

Anche le finanze sono in discussione, ma molti cardinali aspettano di parlare seriamente di fede e di come aiutare la Chiesa Cattolica.

Il campo, insomma, è spalancato. Molti nomi sono in discussione: Grech come portabandiera dei progressisti, Erdő per i conservatori, Pizzaballa e Cristobal López per i centristi, e Arborelius come sorprendente seconda scelta dei conservatori. Ma chi avrà la forza di entrare in Curia e smantellare l’ospedale da campo affinché al suo posto possa essere eretto qualcosa di permanente? Chi avrà il coraggio di recidere i rami secchi del potere che si perpetua sotto il pontificato? Questo Conclave sembra un Conclave di mediazione più che di profezia, ma dovrebbe essere un Conclave di coraggio.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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