Il ritorno del tema della verità

Papa Leone XIV
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.05.2025 – Andrea Gagliarducci] – Pace, giustizia e verità. Con queste tre parole, Papa Leone XIV ha indicato le linee guida dell’attività diplomatica durante la riunione degli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, tenutasi venerdì scorso [QUI]. Saranno anche le linee guida della dottrina diplomatica di questo pontificato.

È troppo presto per esprimere un giudizio su Papa Leone XIV, sulle sue opere e sulla direzione che vuole dare alla Chiesa. Tuttavia, non è troppo presto per osservare un sostanziale cambio di rotta, avvenuto da quando il Papa è apparso sulla loggia della benedizione in tonaca bianca e mozzetta rossa, come tutti i Papi prima di lui, tranne Papa Francesco. Un segno di discontinuità piuttosto evidente, a cui ne sono seguiti altri. Dall’uso delle croci pettorali – quella semplice d’argento per gli eventi privati e quella più preziosa, con le reliquie dei santi agostiniani, per gli eventi pubblici – a quello della ferula appartenuta a Papa Benedetto XVI nella prima Messa con i cardinali nella Cappella Sistina, tutto in Papa Leone XIV indica che sta cercando di ricollegare la Chiesa alla sua storia.

Mai prima, il pontificato di Papa Francesco è apparso così tanto come una storia interrotta, una parentesi (per alcuni bella, per altri meno) nella storia della Chiesa che forse non ha rotto con la dottrina, ma con il modo di essere della Santa Sede. Quella di Papa Francesco non è stata una rivoluzione. È stata invece l’irruzione di un nuovo punto di vista, amato da alcuni, mal tollerato da altri, in ogni caso dirompente all’interno della Chiesa Cattolica.

Papa Leone XIV è chiamato a portare armonia, e lo ha fatto finora procedendo in due direzioni. Da un lato, ha cercato di conservare tutto ciò che di buono c’era nel pontificato del suo predecessore. Ha rilanciato la sinodalità, ha citato Papa Francesco a spezzoni sul tema della Terza Guerra Mondiale e sul cambio d’epoca, e non ha mancato di lanciare i suoi appelli per la pace nel mondo, riportando l’attenzione principale sull’Ucraina e sulla Terra Santa.

Allo stesso tempo, però, ha indicato la sua direzione. Niente appelli estemporanei o personalismi. Papa Leone XIV prepara i suoi discorsi, studia i dossier, chiede consiglio e (finora) li ascolta. Un chiaro esempio è stato l’appello per una pace giusta e duratura in Ucraina al Regina Caeli dello scorso 11 maggio.

Si è anche concesso una gita inaspettata al Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano. Poi, è andato anche a pranzo alla Curia degli Agostiniani, come era solito fare anche da Cardinale. Tuttavia, non lo ha fatto in modo improvvisato. Lo ha fatto in un’auto di rappresentanza e senza troppa isteria o desiderio di essere visto.

Tutti notano che Papa Leone XIV non vuole farsi selfie – ne è uscito solo uno al suo primo ritorno a casa, al Palazzo del Sant’Uffizio, dopo l’elezione – e che è piuttosto attento a mantenere la giusta distanza istituzionale. Fa battute e si fa conoscere, ma non esagera né cerca facili applausi. Non è un personalista.

Tra tutti i segnali di discontinuità, tuttavia, il ritorno del tema della verità nei discorsi è particolarmente significativo. Papa Benedetto XVI aveva incentrato la sua dottrina diplomatica sulla verità, tanto che il suo primo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace fu Nella verità, la pace. Papa Francesco aveva operato un cambio di prospettiva. Chiese di concentrarsi sulle situazioni concrete, piuttosto che sui grandi concetti. Utilizzò un metodo induttivo piuttosto che deduttivo, e cercò questioni pratiche piuttosto che teoriche.

La Laudato sì, la prima grande Enciclica sociale di Papa Francesco, è dedicata a un tema specifico, l’ecologia (la cura della casa tipo, nel senso Cattolico), ed è piena di dati sull’inquinamento che non sarebbero mai stati presenti in un’Enciclica perché sono dati variabili. E poi ha dovuto aggiornare quell’Enciclica, e lo ha fatto con un’Esortazione, la Laudate Deum. La Laudato sì è stata scritta per la COP21 di Parigi. La Laudate Deum è stata pronunciata alla COP28 di Dubai. Questi due documenti hanno un obiettivo specifico e sembrano più documenti di lavoro per istituzioni internazionali, pur avendo chiare connotazioni di Dottrina Sociale Cattolica.

È improbabile che ciò accada con Papa Leone XIV. Non solo ha rilanciato il tema della diplomazia della verità, ma ha anche operato un’inversione copernicana rispetto a quello che era stato il dettato generale fino ad ora. Papa Leone XIV ha affermato che questa verità riguarda la fede dei Cristiani in una Persona e che la Chiesa non si stancherà mai di dire la verità su Dio e sull’uomo, anche se questa franchezza potrebbe essere fraintesa.

Si tratta di un sostanziale cambio di paradigma, che segue il tentativo di un cambio di paradigma sotto Papa Francesco e sotto la sua direzione, così com’è stato. Papa Francesco ha chiesto di parlare agli uomini del tempo, con il linguaggio del tempo. Anche la riforma della Pontificia Accademia di Teologia o dei curricula delle Università Cattoliche si basava su questo. Si chiedeva un linguaggio transdisciplinare e questo significava, soprattutto, abbandonare il linguaggio di identità, ma cercare di aprirsi al mondo per essere compresi dal mondo.

Leone XIV chiede di predicare la verità e accettare che il mondo possa non comprendere. In breve, delinea un mondo in cui la presenza Cristiana deve profilarsi a partire dall’annuncio della verità. Non si tratta di trovare un linguaggio per poter parlare a tutti. Si tratta di spiegarsi a tutti affinché tutti possano comprendere il linguaggio. Sembra astratto, ma non lo è.

Questo cambio di paradigma cambierà anche il modo in cui vengono scritti i discorsi, che è ancora molto legato allo stile di Papa Francesco e alla sua filosofia del “vedere, giudicare e agire”, che si è concretizzata in America Latina.

Papa Leone XIV è il primo Papa a non essersi formato nei dibattiti del Concilio Vaticano II, ma dopo. È un Papa di una nuova generazione. Il linguaggio deve cambiare e le vecchie categorie non aiuteranno più a comprendere il pontificato. Insomma, ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale ancora tutto da decifrare.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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