Per non dimenticare Capaci

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“Non possiamo nascondere che il clientelismo se non persino la corruzione o il solo cattivo funzionamento nella amministrazione pubblica costituiscono una piaga, che impedisce di fatto alla comunità civile di vivere in pace. Papa Francesco ha più volte sottolineato la gravità dei ‘peccati sociali’. Al contempo, apprezziamo e sosteniamo l’impegno di quanti svolgono il proprio dovere istituzionale con rigore e, a volte, con grande sacrificio personale. I recenti successi dello Stato nei confronti delle mafie sono da salutare con grande compiacimento”.

Aprendo, ieri, i lavori dell’assemblea dei vescovi il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ieri ha ricordato l’anniversario della strage di Capaci, in cui morì Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e la scorta, ricordando il discorso di san Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi nel maggio 1993:

“Oggi ricordiamo l’anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E quest’anno si compie anche il trentesimo anniversario del discorso di san Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento (9 maggio 1993)”.

Un intervento scaturito dall’incontro con i genitori del beato Rosario Livatino: “L’intervento fu anche ispirato dall’incontro con i genitori del beato Rosario Livatino, primo magistrato beatificato, laico di 37 anni, che ha mostrato come si possa cambiare la storia a mani nude e con la giustizia.

Al discorso di Agrigento seguirono l’attentato mafioso a san Giovanni in Laterano, quando la cattedrale del papa fu colpita dal terrorismo, fatto unico nella storia, e l’uccisione di don Pino Puglisi, prete che aveva fatto dell’educazione dei giovani il terreno di liberazione dalla mafia”.

E’ un invito a prendere coscienza che la mafia ancora esiste: “Le mafie non sono scomparse oggi, anzi si sono estese nel Centro-Nord, dove prosperano largamente anche con metodi e volti in parte mutati. Dal 1991, la CEI, con la Nota pastorale ‘Educare alla legalità’, afferma che ‘il cristiano non può accontentarsi di enunciare l’ideale e affermare i principi generali.

Deve entrare nella storia e affrontala nella sua complessità’. C’è bisogno di una coscienza più ampia del pericolo. Dove il tessuto sociale è slabbrato, lo Stato lontano, la gente sola, disperata, povera, la scuola indebolita, c’è terreno di crescita per le mafie.

La Chiesa, comunità viva e generosa, resiste alla forza disgregativa. Non siamo il resto del passato, ma (con i nostri limiti) operiamo per la liberazione dal male e siamo nel cuore dello slancio dell’Italia verso il futuro”.

E commemorando il 31^ anniversario della strage il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato che quegli eventi resteranno nella storia della Repubblica: “I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia.

Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità.

La mafia li ha uccisi, ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza. Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un’etica condivisa.

L’azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire”.

Mentre l’associazione di associazioni contro la mafia, ‘Libera’, ha sottolineato l’elezione di Chiara Colosimo a presidente della commissione bicamerale Antimafia nello stesso giorno del ricordo: “Contrariati per una nomina del nuovo Presidente della Commissione Antimafia sul quale si profilano ambiguità e ombre capaci di minare la credibilità e la fiducia assoluta di cui deve godere.

La vera lotta non ha bisogno di compromessi o patteggiamenti politici ma di scelte chiare, coerenti, credibili e radicali contro la corruzione, le forme di illegalità e le mafie per leggere ciò che sta avvenendo sui territori e avanzi accanto alla denuncia delle proposte utili a liberare il Paese dalla morsa degli interessi criminali e dalle troppe connivenze di cui godono.

Nel Paese non ci saranno più zone grigie quando tra il lecito e l’illecito non ci saranno più scorciatoie e vie di mezzo, ossia quando l’etica tornerà a essere il movente principale della politica e della società nel suo insieme”.

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