Vanessa Palucchi: il Terzo Settore è necessario per il welfare italiano

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“L’attuale sistema di welfare risulta essere frammentato e non in grado di garantire la presa in carico tempestiva, globale e continuativa di chi si trova in condizioni di fragilità, marginalità o è a rischio esclusione sociale. E’ un sistema che non riesce a promuovere quella coesione sociale imprescindibile per superare le diseguaglianze e contrastare le crescenti forme di povertà, oltre che per affrontare le emergenze sanitarie, economiche e sociali. E che deve, quindi, essere progressivamente sostituito da un modello inclusivo basato sul riconoscimento dei diritti”:

così inizia il Manifesto ‘Verso un nuovo sistema di welfare’ a cura del Forum del Terzo Settore, presentato nelle scorse settimane dalla portavoce, Vanessa Palucchi, a Tolentino  con un incontro sul ‘Manifesto per un nuovo welfare. Pnrr e Coprogettazione verso un Patto di Amministrazione condivisa tra Comune ed Enti del Terzo Settore’.

Infatti l’attuale sistema di welfare in Italia risulta essere frammentato e non in grado di garantire la presa in carico tempestiva, globale e continuativa di chi si trova in condizioni di fragilità, marginalità od è a rischio esclusione sociale.

E’ un sistema che non riesce a promuovere quella coesione sociale imprescindibile per superare le diseguaglianze e contrastare le crescenti forme di povertà, oltre che per affrontare le emergenze sanitarie, economiche e sociali. E che deve, quindi, essere progressivamente sostituito da un modello inclusivo basato sul riconoscimento dei diritti.

Nell’incontro la portavoce del Terzo Settore ha illustrato i valori fondamentali su cui fondare il nuovo sistema di Welfare, basato sulla prossimità, intesa non solo come vicinanza fisica alle persone ma come capacità di rilevare e rispondere in modo puntuale ai loro effettivi bisogni; sull’universalismo, ovvero garanzia del diritto alla presa in carico della persona, a prescindere dal luogo in cui vive; e sull’inclusività, per assicurare a tutti pari opportunità e uguali diritti, promuovendo coesione sociale e sviluppando reti di relazioni.

Al termine dell’incontro abbiamo chiesto alla portavoce del Terzo Settore, Vanessa Palucchi, abbiamo chiesto di spiegarci in quale modo è possibile la realizzazione di un nuovo welfare:

“Attraverso tre aggettivi: universalismo, prossimità ed inclusione. Attraverso queste tre modalità si può garantire benessere a tutti i cittadini in ogni condizione, in cui si trovino. Per questo c’è il sogno di un nuovo welfare, perché queste condizioni sono state messe in crisi negli anni passati. Oggi, dopo la pandemia, siamo molto più consapevoli della direzione verso la quale andare”.

Quali risposte può dare il Terzo Settore?

“Il Terzo Settore agisce nella prossimità in maniera molto forte, perché è diffuso in una rete fitta e capillare in tutti i territori: non dimentichiamo che in Italia ci sono 6.000.000 di volontari. Sull’innovazione e sulle informazioni che alcuni servizi devono dare e sul rilevamento dei bisogni, perché il Terzo Settore è presente nei territori a contatto con le persone vicino alle fragilità ed alle prospettive, perché oggi alle esigenze di una qualità del welfare ogni cittadino è interessato e non soltanto colui che è più bisognoso ad una qualità della vita migliore, che chiedono tutti i cittadini”.

Però anche per il Terzo Settore la sfida decisiva è il PNRR?

“Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza costituisce una grande occasione per l’Italia, non solo per ripartire dopo la crisi pandemica, ma soprattutto per porre in essere una complessiva nuova strutturazione del sistema Paese, che realizzi assetti sociali più equi e coerenti con i più avanzati standard europei, sistemi produttivi sostenibili e un’amministrazione più efficace e flessibile, nonché sburocratizzata, più direttamente al servizio dei cittadini e del progresso della nostra società.

Tale approccio sicuramente deve connaturare tutti gli investimenti e le riforme della Missione 5 (coesione ed inclusione) e Missione 6 (salute), che più direttamente prevedono azioni strutturate per le politiche attive del lavoro e il sostegno all’occupazione, l’attivazione di infrastrutture sociali a favore delle persone e dei nuclei familiari ‘fragili’ e soluzioni per l’abitare (per persone con disabilità, persone senza fissa dimora…).

L’obiettivo è garantire una vita quanto più indipendente possibile, una partecipazione attiva nelle comunità, oltre che una presenza forte sul territorio di presidi a supporto di stili di vita attivi, prevenzione e supporto ad un percorso di abilitazione/riabilitazione ed assistenza socio-sanitaria prossima al cittadino”.

Come è possibile realizzare un’amministrazione condivisa?

“E’ un percorso che richiede una rivoluzione culturale, dove il Terzo Settore e le amministrazioni pubbliche si mettono in gioco per cooperare. Le forme sono molte, ma l’obiettivo è quello di unire le forze nella capacità di cooprogrammare e cooprogettare  le azioni. E’ un cambiamento sostanziale; è una scelta politica significativa, che rende le risposte molto più efficaci rispetto ai bisogni che ci sono oggi”.

E quale è il ruolo del Terzo Settore?

“Il Terzo settore assume particolare rilevanza anche grazie all’amministrazione condivisa, all’accreditamento e al convenzionamento, previsti dal Codice del Terzo Settore. Strumenti, questi, che appaiono i più appropriati in quanto favoriscono la consultazione e la partecipazione attiva dei cittadini, attraverso le proprie organizzazioni più rappresentative, contribuendo direttamente ai processi concernenti la rilevazione dei bisogni, nonché alla definizione delle politiche di sviluppo sul territorio e alla corretta allocazione delle risorse.

Strettamente legata a questo aspetto è la non più procrastinabile necessità di provvedere anche a sancire, definitivamente in norma, che l’affidamento dei servizi alla persona non possa essere effettuato attraverso gare al massimo ribasso, contrastando prassi non rispettose delle vigenti normative in materia.

Ad essere prioritariamente garantita deve essere la qualità delle prestazioni rese e il rispetto delle condizioni di lavoro. Il lavoro nel Terzo settore non può più essere visto come la mera fornitura di ‘mano d’opera a più basso costo rispetto al mercato’ o sottopagato o non adeguatamente riconosciuto, ma deve essere valorizzato e adeguatamente remunerato”.

Allora in quale modo il Terzo Settore può coinvolgere i giovani?

“Il tema dei giovani è estremamente delicato, perché il giovane è un target difficile da intercettare. I giovani hanno bisogno di spazi e di alcune condizioni, in cui vengono chiamati a dire il loro punto di vista. Occorre ripristinare luoghi dedicati ai giovani e dare loro la parola, chiamandoli in causa, perché spesso i giovani non partecipano, perché non hanno spazi di partecipazione adeguati alla loro generazione”.

(Foto: Forum Terzo Settore)  

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