Papa Francesco: illazioni contro la memoria di san Giovanni Paolo II
“E purtroppo, in stridente contrasto con il messaggio pasquale, le guerre continuano, e continuano a seminare morte in forme raccapriccianti. Addoloriamoci per queste atrocità e preghiamo per le loro vittime, chiedendo a Dio che il mondo non debba più vivere lo sgomento della morte violenta per mano dell’uomo, ma lo stupore della vita che Lui dà e che rinnova con la sua grazia! Seguo con preoccupazione gli avvenimenti che si stanno verificando in Sudan. Sono vicino al popolo sudanese, già tanto provato, e invito a pregare affinché si depongano le armi e prevalga il dialogo, per riprendere insieme il cammino della pace e della concordia. E penso anche ai nostri fratelli e sorelle che in Russia e in Ucraina oggi celebrano la Pasqua. Che il Signore sia loro vicino e li aiuti a fare la pace!”
Al termine della recita del Regina Caeli della ‘Domenica in Albis’,dedicata alla festa della Divina Misericordia, papa Francesco non ha dimenticato di ricordare le vittime delle guerre, dall’Ucraina al Sud Sudan, chiedendo che si depongano le armi e si riprenda il dialogo.
Prima degli appelli papa Francesco ha sottolineato la difficoltà degli apostoli a credere: “Tommaso, in realtà, non è l’unico che fa fatica a credere, anzi rappresenta un po’ tutti noi. Infatti non è sempre facile credere, specialmente quando, come nel suo caso, si ha patito una grande delusione. Dopo una grande delusione è difficile credere.
Ha seguito Gesù per anni, correndo rischi e sopportando disagi, ma il Maestro è stato messo in croce come un delinquente e nessuno lo ha liberato, nessuno ha fatto niente! E’ morto e tutti hanno paura. Come fidarsi ancora? Come fidarsi della notizia che dice che è vivo? Il dubbio era dentro di lui”.
Tommaso ha bisogno di gesti concreti e Gesù glieli offre: “Per credere, Tommaso vorrebbe un segno straordinario: toccare le piaghe. Gesù gliele mostra, ma in modo ordinario, venendo davanti a tutti, nella comunità, non fuori. Come a dirgli: se tu vuoi incontrarmi non cercare lontano, resta nella comunità, con gli altri; e non andare via, prega con loro, spezza con loro il pane”.
Anche oggi Gesù concede che anche noi lo possiamo toccare: “E lo dice a noi pure. E’ lì che potrai trovarmi, è lì che ti mostrerò, impressi nel mio corpo, i segni delle piaghe: i segni dell’Amore che vince l’odio, del Perdono che disarma la vendetta, i segni della Vita che sconfigge la morte. E’ lì, nella comunità, che scoprirai il mio volto, mentre con i fratelli condividi momenti di dubbio e di paura, stringendoti ancora più fortemente a loro. Senza la comunità è difficile trovare Gesù”.
E’ un invito a stare nella Chiesa per ‘godere’ della misericordia di Dio’: “Nonostante tutti i suoi limiti e le sue cadute, che sono i nostri limiti e le nostre cadute, la nostra Madre Chiesa è il Corpo di Cristo; ed è lì, nel Corpo di Cristo, che si trovano impressi, ancora e per sempre, i segni più grandi del suo amore.
Chiediamoci però se, in nome di questo amore, in nome delle piaghe di Gesù, siamo disposti ad aprire le braccia a chi è ferito dalla vita, senza escludere nessuno dalla misericordia di Dio, ma accogliendo tutti; ciascuno come un fratello, come una sorella. Dio accoglie tutti, Dio accoglie tutti”.
Ed ha concluso la preghiera del Regina Caeli con un ricordo di san Giovanni Paolo II: “Saluto tutti voi, romani e pellegrini! In particolare i gruppi di preghiera che coltivano la spiritualità della Divina Misericordia, convenuti oggi al Santuario di Santo Spirito in Sassia.
E, certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”.
Anche la Presidenza della CEI si è unita al ‘pensiero grato alla memoria di san Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate’, rivolto da papa Francesco dopo la recita del ‘Regina Caeli’, ricordando una sua frase dell’omelia del 30 aprile 2000:
“Non ci possono essere mezzi termini, infatti, per definire i recenti attacchi verso san Giovanni Paolo II. Nella Domenica della Divina Misericordia, istituita nel 2000 da Wojtyla, ricordiamo proprio le Sue parole: Il messaggio della divina misericordia è così, implicitamente, anche un messaggio sul valore di ogni uomo. Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l’accesso alla sua intimità”.
La domenica in Albis, la festa della Divina Misericordia, fu istituita da san Giovanni Paolo II nel 1992, in quanto conosceva fin da giovane le visioni di suor Faustina Kowalska, la religiosa mistica polacca vissuta a Lagiewniki, alle porte di Cracovia, nella cui chiesa il giovane Karol Wojtyla si fermava a pregare sulla strada che lo conduceva alla fabbrica Solvay, quando durante la guerra aveva fatto l’operaio.
Divenuto papa, estese alla Chiesa universale una festa che nella sua diocesi di origine era stata introdotta ufficialmente nel 1985 dal card. Franciszek Macharski con la Lettera Pastorale per la Quaresima, ma che a livello popolare esisteva già da decenni. San Giovanni Paolo II beatificò suor Faustina nel 1993 e la proclamò santa nel 2000.
(Foto: Santa Sede)