80 anni fa il martirio di Edith Stein

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“Cristo dona la sua vita per aprire agli uomini l’accesso alla vita eterna. Allora essi, per guadagnare la vita eterna, devono anche sprezzare quella terrena. Devono morire con Cristo, per risorgere con lui: la morte, perdurante tutta la vita, della sofferenza e del quotidiano rinnegamento di sé; se è il caso anche la morte di sangue del testimone della fede per il messaggio di Cristo”: era il 1941 quando suor Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, scriveva queste righe dal Carmelo di Echt in Olanda, nella sua ultima grande opera, ‘La Scienza della Croce’.

Pochi mesi dopo, il 2 agosto del 1942, la Gestapo l’avrebbe prelevata dal convento e portata nel campo di smistamento di Westerbrok e da lì ad Auschwitz, dove la religiosa sarebbe morta 9 agosto. Quindi l’ottantesimo anniversario del martirio è significativo, perché si inserisce nel centenario della sua conversione al cattolicesimo, la cui vicenda continua ad affascinare: ultima di undici figli di una benestante famiglia ebraica di Breslavia, diventata agnostica da adolescente, poi astro nascente della filosofia tedesca alla scuola di Edmund Husserl, poi convertita, carmelitana scalza, martire.

E nella celebrazione eucaristica per l’anniversario il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo integrale, ha sottolineato il suo amore per Cristo: “In Edith Stein abbiamo un esempio di come una vita spesa nell’amore possa essere un cammino di apertura, di lenta trasfigurazione nel Figlio fatto uomo…

In effetti, la ricerca della verità ha contraddistinto l’intera esistenza di Edith e anche negli anni in cui si dichiarava ‘atea’, indifferente alle questioni di fede, la sua delicata coscienza morale e onestà intellettuale la portarono a rifiutare il relativismo e il soggettivismo”.

Ed ha raccontato come avvenne l’incontro con Cristo: “Il suo ‘primo incontro con la croce’, come lei stessa amò in seguito definirlo, avvenne nel 1917, in casa dell’amica Anne Reinach, rimasta vedova da poco. Pur nel dolore della perdita, Anne racconta ad Edith della sua conversione e di quella del defunto marito, della pace e della consolazione che, dal giorno del battesimo, aveva ricevuto dal vivere in comunione con Cristo.

Edith rimane colpita dalla serenità che la donna conserva pur nella tragedia: nessuna forza umana poteva rendere ragione e spiegare una tale pace”.

Ed una volta convertita divenne carmelitana: “Una volta convertitasi al cattolicesimo, Edith è attratta sempre più dal carisma dell’Ordine del Carmelo, vero giardino di vita cristiana (la parola karmel significa infatti ‘giardino’), tutto orientato alla devozione verso la Vergine Maria e alla contemplazione dell’amore sponsale per Dio. Il 21 aprile 1938 emette la professione perpetua presso il convento di Colonia, scegliendo il nome religioso di suor Teresa Benedetta della Croce”.

Dopo aver ricordato la storia il card. Czerny ha sottolineato il suo amore per Gesù: “Il 9 agosto, suor Teresa Benedetta della Croce varca la porta della camera a gas in cui troverà la morte. Superata la soglia, si incontra faccia a faccia con lo Sposo, suggellando così il patto nuziale con Cristo crocifisso, a cui si era preparata come vergine saggia, conservando l’olio dell’amore per Dio”.

Ed ecco l’invito a pregare santa Teresa Benedetta della Croce per la pace in Europa: “Ricordando Edith e Anna con gli altri sei milioni di vittime, piangiamo e ci pentiamo… Attraverso la loro intercessione, preghiamo per la pace in Ucraina e nel mondo: ‘Non gli uni contro gli altri, non più, non mai … non più la guerra, non più la guerra’ .

Possano coloro le cui storie personali e familiari sono sia ebree sia cristiane, contribuire al necessario dialogo tra le nostre fedi per vivere come fratelli tutti, nella nostra casa comune”.

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