Card. Parolin ai croati: la luce di Cristo illumina la sinodalità

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Quest’anno ricorre il 30° anniversario del riconoscimento della Croazia da parte della Santa Sede (13 gennaio 1992, due giorni prima degli altri paesi dell’UE) ed il 25° anniversario della ratifica di tre Trattati tra la Santa Sede e la Repubblica di Croazia (9 aprile 1997). Nello scorso agosto, in vista di questi due importanti atti storici, è stato fatto un invito alla Segreteria di Stato a visitare la Croazia e così fino al 12 maggio il segretario di stato della Santa Sede, card. Pietro Parolin, ha visitato la Croazia, salutato dall’arcivescovo di Zara, mons. Želimir Puljić:

“Ci è sembrato una buona occasione di ricordare a più livelli (liturgico, storico e culturale) quell’evento importante per il giovane stato di Croazia che quest’anno ricorda il trentesimo del riconoscimento ufficiale da parte della Santa Sede e degli altri stati del Europa e del mondo…

Consapevoli della responsabilità che la Provvidenza ci offre in questo tempo, noi come pastori cerchiamo di incontrarci cinque-sei volte all’anno per parlare e pianificare le azioni pastorali. Ci sforziamo di fare della nostra Chiesa ‘una casa e scuola della comunione’ come proponeva san Giovanni Paolo II. Facendomi la voce dei fratelli vescovi Le desidero una benefica e fruttuosa permanenza tra noi nella Sua missione che fa nel nome del Santo Padre Francesco e della Santa Sede”.

Il segretario di Stato vaticano ha sottolineato nell’omelia la relazione di Gesù con il Padre: “Nella Parola di Dio troviamo la luce per la vita della Chiesa in ogni tempo. Il Cristo risorto è la luce del mondo; chi lo accoglie introduce nella vita questa Luce con la quale le tenebre non possono sussistere. E’ quella luce che ci permette di vedere anche nelle tenebre in cui siamo immersi”.

Ed un riferimento alla guerra con un invito alla ragione: “Le tenebre della guerra oscurano anche il lume della ragione umana e sembrano sconfiggere addirittura il buon senso. Negli ultimi due anni abbiamo vissuto nelle tenebre della pandemia di fronte alla quale ci siamo trovati all’oscuro, senza sapere come agire, senza sapere bene che fare.

Ogni tentativo di soluzione sembrava inadeguato. Qui in Croazia, specialmente nella Arcidiocesi di Zagabria e nella Diocesi di Sisak, avete sofferto, inoltre, l’esperienza di due devastanti terremoti (nel marzo e dicembre del 2020), come lo dimostra anche questo spazio liturgico provvisorio, costruito perché la Chiesa possa continuare ad attingere la Luce ed essere rafforzata dalla Luce”.

E la luce deve illuminare la sinodalità attraverso i santi: “La luce di Cristo oggi è affidata a noi. E’ una responsabilità, certamente, ma prima di ogni altra cosa è gioia.  Cristo è l’unico che ci infonde la gioia vera. I santi e beati ne sono chiari esempi. E non solo: loro ci stanno accanto come modelli ed intercessori nel nostro vivere quotidiano.

Il cammino sinodale che abbiamo intrapreso a livello di Chiesa universale, e che qui a Zagabria avevate già iniziato da tempo, è la vita della Chiesa di oggi e lo vogliamo vivere come cammino con la Luce e nella Luce, che si rende visibile soprattutto nella santità”.

Attraverso la santità si può guardare la realtà, ricordando anche il beato Stepinac: “Il primo è la presenza di Cristo tra di noi, vivo in noi, nella sua Chiesa. Questa sua presenza è espressa anche nell’immagine antica del Cristo Pantocratore.

Qui siamo poi sotto lo sguardo della Madonna di Marija Bistrica, patrona nazionale, la nostra Madre celeste che ha vissuto in modo estremo la forza del buio, confidando nella Luce anche quando sembrava sconfitta; rimanendo vicina al suo Figlio che l’ha data a noi e affidato noi a lei, per camminare insieme alla sua luminosità incoraggiante.

Tra questi segni non poteva mancare il testimone della luce di Cristo tanto caro a tutti i croati: il beato Alojzije Stepinac. In questi tempi di guerra in Europa vale la pena ricorrere alla sua intercessione. Noi oggi come lui allora siamo davanti al male che nasce nei cuori degli uomini e tende ad occupare le menti e le anime”.

Ed a tal proposito il card. Pietro Parolin, in un’intervista a sei organi di stampa, ha commentato la canonizzazione del Beato Stepinac: “Il Santo Padre rimane convinto che questa canonizzazione deve essere un momento di comunione per tutta la Chiesa, e non un motivo di conflitto o di contrapposizione. Penso che nell’attuale situazione, determinata dalla guerra, sia ancora più necessario perché diventi davvero un’opportunità di crescita nella comunione e nella riconciliazione…

Quando il Signore vorrà avverrà la sua canonizzazione e penso che dobbiamo essere pazienti ed aspettare i tempi di Dio. I fedeli della Croazia devono aspettare i tempi di Dio per questa faccenda, perché tutto sembra andare bene. So che questo è un discorso duro, ma penso che dobbiamo vivere questa situazione con spirito di fede, e questo significa accettare che Dio ha i suoi tempi e che possono accadere cose che possono non sembrare molto piacevoli, avere un significato nel piano di Dio”.

Inoltre riferendosi alla guerra in Ucraina e alle vittime umane, il card. Parolin ha espresso preoccupazione per la possibile escalation di questa guerra: “Fin dall’inizio il Papa ha parlato in modo molto fermo, molto duro, molto severo di una guerra che non è mai una soluzione, ma la follia, la follia della guerra, e allo stesso tempo ha offerto la mediazione della Santa Sede. Ha offerto la possibilità per la Santa Sede di intervenire in qualche modo”.

Infine incontrando il primo ministro croato Andrej Plenković il card. Parolin ha ribadito che la ‘missione e l’impegno’ della Santa Sede è il sostegno al il riconoscimento dell’uguaglianza dei tre popoli:

“Vogliamo che diventi una realtà. E’ nostro desiderio ed obbligo sottolineare alla comunità internazionale il pericolo della situazione in Bosnia-Erzegovina e le conseguenze che potrebbe avere sulla stabilità di quel paese e  di quella regione”.

(Foto: Conferenza Episcopale Croazia)

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