Scoprire la bellezza dell’Italia con ‘I cammini di sant’Egidio’

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26 città in Italia, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta con un denominatore comune: il culto per il patrono Sant’Egidio attraverso un percorso di turismo religioso tra fede, cultura, arte e tradizioni, sul modello del cammino di Santiago di Compostela o della via Francigena, denominato ‘I cammini di Sant’Egidio’.

E’ il progetto esposto nel libro ‘I cammini di Sant’Egidio. Tra turismo religioso, pubblica amministrazione e cultura ecclesiale’, scritto da Salvatore Puglisi, libero professionista nell’associazionismo e primo cittadino di Linguaglossa (Catania).

Il volume è corredato dai saggi introduttivi di Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant’Egidio di Catania;  Matteo Cantori, docente di Storia dei rapporti tra Stato e Chiesa all’università ‘Niccolò Cusano’ di Roma; Salvatore Castorina, governatore della Confraternita di Sant’Egidio Abate di Linguaglossa; Fausto De Maria, sindaco di Latronico; don Roberto Fucile, direttore per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della Sicilia; Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio di Roma; Manlio Messina, assessore al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana.

Sant’Egidio è stato difensore dei deboli e degli oppressi in una società, come quella dell’Alto Medioevo caratterizzata dal privilegio e dalla sopraffazione, il rispetto per la natura e gli animali, patrono e protettore del bestiame, dei malati di lebbra e dei disabili; venerato dalla Francia all’Italia, dal Belgio all’Olanda, che lo  festeggiano il 1° settembre.

Ecco le 26 città italiane in cui il santo è onorato: Verrès (Aosta), Rubiana e San Gillio (Torino), Cona-Pergolotte (Venezia), Cavezzo (Modena), Gambettola (Forlì Cesena), Monte San Savino (Arezzo), Avigliano Umbro (Terni), Staffolo (Ancona), Sant’Egidio alla Vibrata (Teramo), Civitaquana (Pescara), Caprarola, Cellere e Orte (Viterbo), Mompeo (Rieti), Camerata Nuova, Filacciano, Rocca di Cave e Tolfa (Roma), Terelle (Frosinone), Frosolone (Isernia), Grottolella e Melito Irpino (Avellino), Altavilla Silentina (Salerno), Latronico (Potenza) e Linguaglossa (Catania).

Da questa diffusa venerazione è nata l’idea di valorizzare questo Santo, come racconta Salvatore Puglisi: “Da qui l’idea di valorizzare questo legame invisibile, creando un cammino di fede e un percorso di turismo religioso: un progetto di lungo respiro e dalla forte identità, capace di attrarre i fedeli del santo (italiani e stranieri) in un itinerario a tappe, da percorrere anche a piedi o in bici, capace di offrire bellezze paesaggistiche, artistiche e architettoniche, ma anche suggestioni folkloristiche, ascetiche e spirituali”.

Chi era sant’Egidio?

“Le notizie storiche intorno alla figura di sant’Egidio sono incerte; ciò che invece è sicuro che la sua tomba nel sud della Francia risale all’epoca merovingia. Secondo la Legenda Aurea, originario di una nobile famiglia ateniese, abbandonò tutto per abbracciare la vita eremitica vivendo in un bosco della Provenza con la compagnia di una cerva gli offriva il suo latte.

Qui, durante una battuta di caccia, l’eremita venne per sbaglio colpito da una freccia destinata in realtà alla cerva, a scoccarla era stato Flavio, re dei Goti, col quale nacque una profonda amicizia e che per risarcirlo gli donò il terreno sul quale l’anacoreta diede dita ad una abbazia in cui prosperò una grande comunità di monaci. Grazie ai molti miracoli operati, il culto di sant’Egidio si diffuse ben presto in tutta la Francia ed in Italia”.

In cosa consistono questi cammini?

“I cammini di sant’Egidio sono un progetto nato dalla voglia di mettere insieme tutte le comunità italiane che hanno come Santo Patrono proprio il Santo francese. Sono 26, distribuite in tutta la Penisola, da nord a sud.

I cammini si propongono di offrire ai turisti un percorso a più tappe, da compiere anche in periodi e anni diverse per andare alla scoperta di tradizioni e devozioni diverse ma unite nel nome di sant’Egidio. Non si tratta solo di realizzare un viaggio religioso, ma anche un percorso storico e culturale che attraversa il nostro Paese in maniera innovativa”.

Esiste un denominatore che accomuna le città che hanno sant’Egidio come patrono?

“Sicuramente un dato comune è che si tratta di una devozione che nasce dal popolo, una fede semplice nel santo abate visto come esempio di morigeratezza, sacrificio e vita comunitaria, scelto come patrono per aver salvato le comunità in momenti difficilissimi”.

Cosa si propone il libro?

“Il libro si propone diversi obiettivi: da un lato far conoscere la figura di questo santo, ma anche la storia delle comunità che lo venerano e del progetto stesso che oggi lo vede protagonista. Allo stesso tempo, questo saggio dimostra come oggi per costruire progetti validi nel mondo dell’offerta turistica, anche in quella religiosa, sia necessario che pubblica amministrazione ed istituzioni ecclesiali collaborino per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale dei nostri territori”.

Quale è il rapporto del Santo con Linguaglossa?

“Sant’Egidio ha con Linguaglossa un rapporto speciale che non esito a definire unico. A Linguaglossa, il Santo francese non è ricordato come il Santo della cerva. Qui alle pendici dell’Etna, la sua devozione è legata al suo pastorale miracoloso che ha salvato il centro abitato da ogni eruzione del vulcano, fermando la lava e levandosi come scudo di salvezza a protezione degli abitanti di Linguaglossa. Ogni volta che il paese è stato minacciato, i devoti hanno chiesto con viva fede a sant’Egidio il suo intervento che non è mai mancato”.

Il turismo religioso può creare fraternità?

“Il turismo religioso può indubbiamente creare fraternità, ma non solo. Anche per chi non crede alla religione cattolica, questo tipo di turismo- lento, lontano dai grandi centri, più intimo- offre la possibilità di prendersi una pausa dai ritmi frenetici delle nostre vite e dedicarsi alla scoperta di una spiritualità personale e del relax”.

Quale offerta turistica possono offrire i Cammini?

“Credo che questa sia la parte più bella dei cammini: i cammini di sant’Egidio non si concentrano propriamente sui percorsi (ognuno può sentirsi libero di raggiunger i centri con il mezzo che più gli aggrada) ma sono un invito alla scoperta dei nostri paesi nel segno di Saint Gilles.

Chi arriverà a Linguaglossa, così come a Latronico, Altavilla Silentina, a Cavezzo o a Orte, solo per citarne alcuni, non troverà solo una chiesa, troverà una festa, un paese da visitare, bellissimi paesaggi e un’offerta enogastronomica ricca di tutto ciò che la nostra cucina regionale sa regalare”.

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