Papa Francesco: la legge è necessaria per raggiungere la Grazia

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Stamattina papa Francesco ha inviato un video messaggio di speranza con l’invito alla vaccinazione, considerandolo un atto di amore, come ha scritto altre volte nelle encicliche ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’:

“Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. L’amore è anche sociale e politico, c’è amore sociale e amore politico, è universale, sempre traboccante di piccoli gesti di carità personale capaci di trasformare e migliorare le società”.

La vaccinazione è un atto di amore: “Vaccinarci è un modo semplice ma profondo di promuovere il bene comune e di prenderci cura gli uni degli altri, specialmente dei più vulnerabili. Chiedo a Dio che ognuno possa contribuire con il suo piccolo granello di sabbia, il suo piccolo gesto di amore. Per quanto piccolo sia, l’amore è sempre grande. Contribuire con questi piccoli gesti per un futuro migliore”.

Mentre nella terza udienza generale incentrata sulla lettera di san Paolo ai Galati papa Francesco ha sottolineato che la salvezza non dipende dalla legge attraverso una domanda: “Qual è, secondo la Lettera ai Galati, il ruolo della Legge? Nel brano che abbiamo ascoltato, Paolo sostiene che la Legge è stata come un pedagogo. È una bella immagine, quella del pedagogo di cui abbiamo parlato nell’udienza scorsa, un’immagine che merita di essere compresa nel suo giusto significato”.

Per l’Apostolo si vive sotto la legge, finché  si vive nel peccato: “La storia precedente è determinata dall’essere ‘sotto la Legge’. E chi andava sulla strada della Legge si salvava, era giustificato; quella successiva (dopo la venuta di Gesù) va vissuta seguendo lo Spirito Santo. E’ la prima volta che Paolo utilizza questa espressione: essere ’sotto la Legge’.

Il significato sotteso comporta l’idea di un asservimento negativo, tipico degli schiavi: ‘essere sotto’. L’Apostolo lo esplicita dicendo che quando si è “sotto la Legge’ si è come dei ‘sorvegliati’ e dei ‘rinchiusi’, una specie di custodia preventiva. Questo tempo, dice san Paolo, è durato a lungo, da Mosè, alla venuta di Gesù, e si perpetua finché si vive nel peccato”.

Però per l’Apostolo la legge è una via pedagogica che porta a Cristo: “In questo contesto acquista il suo senso pieno il riferimento al ruolo pedagogico svolto dalla Legge. Ma la Legge è il pedagogo, che ti porta, dove? A Gesù.

Nel sistema scolastico dell’antichità il pedagogo non aveva la funzione che oggi noi gli attribuiamo, vale a dire quella di sostenere l’educazione di un ragazzo o di una ragazza…

Doveva così proteggerlo dai pericoli, sorvegliarlo perché non assumesse comportamenti scorretti. La sua funzione era piuttosto disciplinare. Quando il ragazzo diventava adulto, il pedagogo cessava dalle sue funzioni.

Il pedagogo al quale si riferisce Paolo, non era l’insegnante, ma era quello che accompagnava a scuola, sorvegliava il ragazzo e lo portava a casa”.

Insomma la legge ha una funzione disciplinare: “Insomma, la convinzione dell’Apostolo è che la Legge possiede certamente una sua funzione positiva (quindi come pedagogo nel portare avanti), ma è una funzione limitata nel tempo. Non si può estendere la sua durata oltre misura, perché è legata alla maturazione delle persone e alla loro scelta di libertà.

Una volta che si giunge alla fede, la Legge esaurisce la sua valenza propedeutica e deve cedere il posto a un’altra autorità… No! I Comandamenti ci sono, ma non ci giustificano. Quello che ci giustifica è Gesù Cristo.

I Comandamenti si devono osservare, ma non ci danno la giustizia; c’è la gratuità di Gesù Cristo, l’incontro con Gesù Cristo che ci giustifica gratuitamente. Il merito della fede è ricevere Gesù. L’unico merito: aprire il cuore. E che cosa facciamo con i Comandamenti? Dobbiamo osservarli, ma come aiuto all’incontro con Gesù Cristo”.

Ha concluso l’Udienza generale ponendo alcune domande finali: “Come vivo io? Nella paura che se non faccio questo andrò all’inferno? O vivo anche con quella speranza, con quella gioia della gratuità della salvezza in Gesù Cristo? E’ una bella domanda. E anche la seconda: disprezzo i Comandamenti? No. Li osservo, ma non come assoluti, perché so che quello che mi giustifica è Gesù Cristo”.

(Foto: Santa Sede)

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