La vita: il più grande dono di Dio
Davanti ad una nuova vita si sperimenta una commozione profonda, da essa infatti emerge l’amore incommensurabile di Dio che amando crea e creando ama. Dio ieri, oggi, è sempre presente nei secoli, Egli è infatti l’autore della vita, di ogni vita; non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. La vita infatti non è governata dal caso, dalla sorte; la nostra personale esistenza è stata voluta da Dio, benedetta da Lui e ad essa è stato dato uno scopo ben preciso.
Fin dal suo concepimento un figlio è il frutto di una collaborazione umano-divina; un figlio si concepisce solo in tre: l’uomo, la donna e Dio che infonde l’anima spirituale creata a sua immagine e somiglianza. Il concepimento di un figlio non è un succedersi di fatti e di esperienza casuali, per quanto utili e piacevoli possono essere, ma ogni creatura umana tende per natura alla ricerca del vero, del bene e del bello, ogni vita tende a qualcosa di assoluto e di sacro, tende a quel Bene sommo che è Dio. Creato da Dio, l’uomo tende a Dio.
Purtroppo l’ambiente naturale nel quale viviamo, e di conseguenza anche quello sociale perché l’uomo per natura è essere socievole, ha in sé delle profonde cicatrici dovute al peccato, all’abuso della libertà umana in chiave di orgoglio e superbia; ferite che stanno ad indicare il disordine creato dal peccato originale, che la Fede ci ha fatto conoscere. Dicevano perciò gli antichi: ‘video bona, deteriora sequor’! Il male, ogni male, non proviene certamente da Dio, che è bontà e amore, ma è abuso della libertà umana.
L’unico rimedio a tanto male ce lo offre solo Cristo Gesù; solo Lui infatti è la Verità (Verbum o Sapienza divina) e, come tale, è anche la Via sicura e la Vita, che agogna l’uomo. In contrapposizione a questa esperienza amara per l’uomo: il peccato e con il peccato la sofferenza e la morte, il Vangelo evidenzia la figura mirabile di Gesù che non rimane indifferente davanti al dolore di un padre angosciato che lo supplica di guarire la figlia dodicenne ormai in fase terminale.
Tra la folla accanto a Gesù si fa strada una donna che da dodici anni soffre perdite di sangue; una donna di fede profonda che nutre una speranza nel cuore. E’ stanca, sfinita, ha speso tutti i suoi averi per curarsi, ma invano. Questa donna ha una sola speranza: ha sentito parlare di Gesù di Nazareth e solo la sua fede sostiene la sua speranza.
Dice nel suo cuore: se incontro Gesù, se riesco a toccare anche un lembo della sua veste, solo così potrò essere guarita. Si avvicina a Gesù, tocca il suo mantello e guarisce. Nel frattempo quel padre angosciato per la figlia vede arrivare un messaggero, un amico che lo distoglie e lo invita a tornare a casa perché ormai è tardi, la figlia è morta.
Gesù, mentre dice a quella donna ammalata: ‘vai, la tua Fede ti ha salvato’, al padre addolorato per la triste ed improvvisa notizia, lo rassicura: ‘non temere, solo abbi fede’. La Fede è una luce radiosa: Dio non ha creato né la morte né la sofferenza; Egli è il Dio della vita e della gioia.
Quella Fede che sostiene il padre angosciato non viene meno: Gesù si reca in quella casa e, mentre tutti piangono, fa uscire fuori la gente, entra con i soli genitori, prende per la mano la bimba e le dice: ‘fanciulla, te lo dico io: alzati’ e la restituisce viva ai genitori. La potenza della fede in Dio.
E’ necessario, cari amici, incontrare Cristo Gesù, entrare e vivere nella via tracciata da Gesù. L’ingresso in questa via è il Battesimo che ci innesta a Cristo da costituire con Lui una unica realtà: il corpo mistico di Cristo; e Gesù non abbandona mai la sua Chiesa. Ne discorso di addio agli Apostoli, prima della sua passione, morte e risurrezione, Gesù aveva detto: ‘Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, vi ho costituiti perché andiate e portate frutti’.
Spesso purtroppo la nostra Fede vacilla; ci troviamo in tempi di caos, di smarrimento e di confusioni spirituali dove predomina l’edonismo, il piacere, l’orgoglio e l’individualismo. La vita che Dio ha creato ha un valore intoccabile e una dignità irrepetibile. Ogni uomo è chiamato a partecipare alla vita di Dio: ‘Quale grande amore ci ha dato il Padre, scrive l’apostolo Giovanni, da essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente (1Gv. 3, 1)’.
Purtroppo i cammini tracciati da una cultura senza Dio e senza comandamenti finiscono sempre con l’essere una cultura contro l’essere umano e contro i beni del popolo. L’incontro con Cristo segna il punto di partenza per la negazione di questo cammino di morte e per la scelta della vita.
Le guarigioni operate da Gesù non sono manifestazioni taumaturgiche con fine a se stesso; né Gesù è un guaritore che gira per farsi pubblicità; le guarigioni sono segni della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, come il pane e il vino nell’Eucaristia o l’acqua nel Battesimo la loro grandezza non sta in quello che si vede ma in ciò che operano in chi ha fede vera e profonda.
E’ necessaria la fede di quella donna o di quel padre angosciato, è necessario scoprire il nostro Battesimo, che ci costituisce figli di Dio; vivere quella fede che ci spinge all’amore: amore verso Dio e amore verso i fratelli in nome di Dio.