P. Svanera: s. Francesco e sant’Antonio in un incontro fraterno da 800 anni

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Secondo ‘Giugno Antoniano’ in tempo di pandemia, questo del 2021, che segna e invoca una rinascita non soltanto sanitaria, ma anche sociale, spirituale, culturale ed economica, perché è indubbio che un altro anno di coronavirus si è fatto sentire pesantemente in particolare per famiglie (soprattutto anziani, donne e giovani), lavoratori e imprenditori.

Non è un caso che sia ‘corale’ anche l’immagine simbolo del ‘Giugno Antoniano 2021’: ‘il Miracolo del piede ricongiunto alla gamba di Giuseppe Nuvolone’. Sant’Antonio riattacca con un segno della croce il piede al padovano Leonardo, che pentitosi di aver dato con violenza un calcio alla propria madre se lo era reciso.

Lo straordinario intervento del Santo fa si che il giovane uomo si rialzi in piede e inizi a camminare e saltare, lodando Dio e ringraziando Antonio. Una guarigione miracolosa a opera del Taumaturgo, a cui moltissimi devoti da tutto il mondo si sono affidati, specialmente in questo anno di pandemia, e a cui tutt’ora si affidano.

P. Oliviero Svanera, rettore della Basilica di Sant’Antonio, spiega l’incontro tra san Francesco e sant’Antonio, avvenuto 800 anni fa: “Per san Francesco e sant’Antonio l’incontro è stato generativo e dopo 800 anni è ancora generativo.

E’ stato un incontro di Vangelo e carità: sant’Antonio è stato un frate francescano, vissuto nello stesso tempo di san Francesco e si sono pure riconosciuti. Il loro rapporto è stato fecondo ed è bello scoprire le dinamiche provvidenziali che Dio ha operato attraverso loro e attraverso la loro obbedienza a Dio.

E’ bello sottolineare che da giovane era entrato nell’ordine agostiniano e dopo il martirio dei protomartiri in Africa entrò nell’ordine francescano. La malattia spegne nel giovane frate l’incontro con il martirio ed il mancato ritorno in patria, a causa di un naufragio, lo mette in una condizione di estrema povertà e di aiuti provvidenziali.

Tanti incontri che preparano l’incontro con il santo assisiate: Antonio incontra nella fraternità convocata ad Assisi il fratello Francesco, di cui aveva sentito parlare da altri, affascinati dal carisma.

Antonio incontra la fraternità, quando terminato il Capitolo, si trova da solo, ma scelto da frate Graziano, responsabile delle terre di Romagna, perché si possa recare nella piccola comunità francescana a Montepaolo, vicino a Forlì, dove ha portato il dono sacramentale dell’Eucarestia e della riconciliazione per quella fraternità.

Antonio non ha lasciato scritti di questo incontro con Francesco. Le relazioni tra i due non si interrompono; la traccia della lettera di Francesco ad Antonio è un indizio evidente. L’ultimo incontro dei due è addirittura vissuto nella categoria del soprannaturale.

Lo vediamo anche ad Assisi immortalato da Giotto nel ciclo di affreschi della Basilica Superiore sulla traccia della testimonianza di Bonaventura da Bagnoregio: ad Arles nel 1224 (Francesco vivente!) mentre frate Antonio di Padova sta predicando con efficacia ai frati riuniti in Capitolo, san Francesco appare benedicente ed è visto da frate Monaldo.

Ogni giorno, quando passo nella cappella delle reliquie della Basilica di Padova, vedo la tonaca originale di sant’Antonio aperta e distesa a forma di croce/tau come la volle s. Francesco e ripenso a quella prodigiosa benedizione”.

In quale modo Dio dona un fratello?

“L’incontro prospetta ricchezze insospettabili. L’espressione ‘mi donò’ profuma di ammirata sorpresa e riconoscenza, di stupita presa di coscienza che tutto viene dal Padre come regalo immeritato. Tutto dono, compresi i fratelli, non scelti, non fabbricati a propria immagine e somiglianza, ma ricevuti così come sono, in una ricerca a volte dialettica e sofferta, di armonizzazione delle differenze e di reciproco riconoscimento, di unità e di complementarità, a lode di Dio.

E nel caso in questione l’espressione può essere pronunciata da entrambi, Francesco e Antonio: Dio mi donò un fratello. Per entrambi l’incontro con l’altro è stato generativo di novità e lo è ancora, se ottocento anni dopo lo ricordiamo”.

Nel testamento spirituale sant’Antonio chiede riconciliazione ed attenzione per i poveri: quale messaggio per il mondo di oggi?

“Dal testamento spirituale di Antonio e dai suoi capisaldi ‘Vangelo e Carità’, i frati del Santo hanno istituito a metà degli anni ‘70 la Caritas Antoniana (oggi Caritas Sant’Antonio) e il primo intervento fu in favore dei terremotati del Friuli. Da allora sono stati migliaia i progetti realizzati in tutto il mondo in aiuto dei più poveri, in collaborazione con le diverse realtà locali.

Seguendo l’insegnamento antoniano, ogni anno tra i diversi progetti, in occasione del 13 giugno è lanciata una raccolta fondi per un progetto particolarmente significativo, che quest’anno è ambientato in Burkina Faso in favore dei bambini di strada di Koudougou, come è descritto nel portale www.caritasantoniana.org

In Burkina Faso, la povertà di un villaggio la misuri dal numero di bambini che vivono sulla strada. A Koudougou, a circa 100 km dalla capitale, se ne contano a centinaia. Sopravvivono di espedienti, lasciati soli da famiglie che non riescono più a prendersi cura di loro, tanta è la povertà.

La strada, per i più piccoli, è ancora più pericolosa. Le bambine rischiano di finire nel circuito della prostituzione, i ragazzi di essere reclutati dalla criminalità come corrieri della droga o bambini soldato.

Ma c’è chi ha deciso di salvarli da un pericoloso destino: è suor Luigina, missionaria italiana originaria di Scalenghe, piccolo comune poco lontano da Torino, che con l’appoggio del vescovo e di alcuni volontari, ha aperto le porte del suo convento ai bambini di strada.

Caritas sant’Antonio ha deciso perciò di sostenere il progetto di suor Luigina e delle sue consorelle. Prima di tutto serve ristrutturare la casa in cui le suore di Koudougou stanno già ospitando una trentina di bambine, le più fragili. Poi serve un pozzo, che fornirà acqua per la casa e per i campi da coltivare, per il sostentamento delle piccole ospiti.

Servirà in un secondo momento una nuova struttura per accogliere un centinaio di altri bambini. E un progetto educativo per aiutarli a crescere, a studiare, a imparare un mestiere, a ritrovare la speranza nel futuro! Affinché tutto questo possa diventare realtà, i frati del Santo chiedono ai lettori e ai molti devoti nel mondo di sostenere il progetto con la speranza di raccogliere € 360.000 necessari. Ciascuno può contribuire anche per una piccola parte, secondo le proprie possibilità”.

In questo periodo ci saranno alcune mostre, tra cui una dedicata a san Giovanni Paolo II:  come è strutturata?

“La mostra è stata preparata dal ‘Centro del Pensiero di Giovanni Paolo II’ nel 2020 in concomitanza con il centenario della nascita di Giovanni Paolo II. L’esposizione ripercorre le tappe più importanti della vita di Karol Wojtyła, che rappresentano un’ulteriore ‘nascita’, intesa quindi non solo come venuta al mondo ma anche come preparazione per lo svolgimento di nuovi ruoli nella vita: studente, operaio, sacerdote, pastore e infine papa.

Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato presentato sia da una prospettiva personale sia nel contesto del suo straordinario impatto sulla storia, non solo della Chiesa ma anche della Polonia e del mondo intero.

L’esposizione presenta alcuni momenti salienti degli incontri autentici e profondamente umani che caratterizzarono il pontificato di Giovanni Paolo II.

Il dialogo promosso dal papa fu un cammino aperto, sincero e coraggioso verso un altro, basato sul rispetto e riconoscimento della dignità e orientato alla ricerca della verità. Tra i malati, i poveri, i giovani e gli anziani, tra i pensatori, i politici, gli artisti e i diplomatici, in tutti i continenti, in tutte le situazioni e di fronte a ogni gruppo etnico, Giovanni Paolo II non smise mai di scoprire l’uomo.

Gli organizzatori sono l’Associazione Italo-Polacca-Padova e il Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano. Il legame dei polacchi con la Basilica del Santo, si rafforza con il pontificato di Giovanni Paolo II, che nel 1982 venne in visita pastorale a Padova e si affacciò sul sagrato dal balcone della Scoletta del Santo per parlare ai fedeli.

Da allora, molti polacchi in visita in Italia si fermano in basilica per un saluto al Santo e per ricordare il ‘loro’ papa. Da ultimo, ma non meno importante dal punto di vista storico-artistico, che in basilica c’è la cosiddetta ‘Cappella Polacca’ di san Stanislao, restaurata nel 2018. Inoltre uno dei penitenzieri del Santo è un frate polacco, p. Sylwester Bartoszewski”.

(Foto: santantonio.org)

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