‘Testimoni nel mondo’ per continuare l’opera di padre Gemelli ed Armida Barelli

Condividi su...

“Per decidere di dare alle stampe una nuova rivista deve esserci un valido motivo. Nel nostro caso, accanto all’opportunità di rinnovare la rivista ‘Adveniat’, che da anni viene inviata ai soci dell’Opera della Regalità, l’associazione fondata da padre Agostino Gemelli con Armida Barelli per l’apostolato liturgico, vi è anche la scelta di riprendere una testata, ‘Testimoni nel mondo’, che ha svolto, a suo tempo, un valido servizio formativo. Ma queste motivazioni, da sole, non sarebbero sufficienti”.

Così scriveva, alcuni anni fa, il direttore responsabile, Ernesto Preziosi, per il rilancio della rivista, precisando il motivo di dire qualcosa di nuovo ed utile alle persone, richiamando la costituzione conciliare ‘Sacrosanctum Concilium’:

“La liturgia è il centro della vita cristiana… Sappiamo che attraverso la partecipazione attiva alla liturgia i credenti possono ‘raggiungere la misura della pienezza di Cristo’. La liturgia è per la vita e deve investire la vita di ciascuno, eliminando le aridità, dando il senso pieno della riconciliazione e aprendo alla missione.

In questo c’è indubbiamente una continuità con i fondatori dell’Opera. Padre Agostino Gemelli e Armida Barelli coltivavano e avevano la visione di una mistica del quotidiano, si rivolgevano ad un laicato che intendevano formare e rendere vocazionalmente consapevole”.

Preziosi, rilanciando la rivista, aveva sottolineato il tema della formazione: “Il tema della formazione, la possibilità di avere come credenti occasioni di approfondimento che abbiano il valore della cultura, del giudizio sulla realtà, che possano contribuire, attraverso lo studio e la riflessione sull’esperienza, a dare alla persona una consistenza, che rafforzi la fisionomia spirituale e morale per attrezzare alla battaglia quotidiana è oggi esigenza diffusamente sentita”.

La rivista raccoglie, quindi, l’invito della Cei, che invita a “leggere questa stagione dell’umanità con il ‘respiro grande’ attraverso l’ascolto, la corresponsabilità, la comunione, l’annuncio. L’invito è a ripensare ad un annuncio davvero efficace del Vangelo, lasciandosi ispirare dai grandi evangelizzatori come Paolo.

Annunciare il Vangelo significa anche provare a parlare con garbo ed empatia dell’esperienza del Risorto là dove la morte sembra aver posto una pietra tombale a ogni speranza. Annunciare il Vangelo significa ancora consigliare i dubbiosi, cioè suggerire ai giovani scelte di vita ispirate a un bene più grande di sé.

Annunciare il Vangelo significa denunciare le politiche che creano o mantengono le disuguaglianze e le ingiustizie, ma anche collaborare con le autorità a trovare soluzioni che siano davvero fraterne per tutti. Annunciare il Vangelo significa, infine, rimettere in mano a tutti, dai bambini agli adulti, la Parola di Dio come libro della vita, libro a cui ispirare i propri pensieri e i propri sentimenti”.

Ma, soprattutto, rimette al centro il fondamentale ruolo dell’associazionismo, specialmente in questo particolare periodo in cui il Covid 19 ha costretto all’isolamento, come ha scritto nel secondo numero del 2020 Chiara Sancin, segretaria dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma, muovendo dal libro di Edgar Morin, ‘La fraternità, perché?’:

“Tra le esperienze che hanno saputo meglio valorizzare il senso della ‘cura’ e offrire anche spunti per ‘formazione e azione’ ritroviamo in particolare le esperienze associative che hanno espresso energie e creatività per potersi immaginare modalità e stare vicino alle persone.

La rete associativa, esperienza antica e che sembrava andare in disuso, e che ha rappresentato da sempre un modo di partecipazione alla società civile ed ecclesiale, proprio in questo tempo ha forse espresso il suo valore più originale e importante”.

L’autrice ha messo in evidenza la necessità di una comunità che permette di consolidare un legame: “Il sentirsi parte di una comunità, anche attraverso un legame che può essere un giornale, una tessera, un distintivo, un’adesione ideale, permette di coltivare un senso di appartenenza che fa sì che nei momenti di difficoltà, come in una famiglia, ci si riconosce e si attivano modalità per potersi sentire vicini e solidali”.

Proprio sfruttando i new media senza trascurare le relazioni ‘amicali’ l’associazionismo al tempo del coronavirus ha permesso la condivisione di esperienze: “L’associazione in questo tempo di difficoltà ha sicuramente trovato nelle sue radici più profonde la capacità di risposta e di reazione ed anche le possibilità di un futuro ancora da scrivere.

Un futuro che non si esprime tanto nel concetto di partecipazione a iniziative o a progetti, ma nella capacità di fare della condivisione l’asse portante e la radice della sua esperienza. Una condivisone di vite, di relazioni, di volti, di progetti, di contenuti, di racconti. Una condivisione che esalta il valore della popolarità, del sentirsi popolo in cui la Parola si trasmette di generazione in generazione”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50