San Giuseppe: un santo per amico

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“Pertanto, al compiersi di 150 anni dalla sua dichiarazione quale Patrono della Chiesa Cattolica fatta dal Beato Pio IX, l’8 dicembre 1870, vorrei, come dice Gesù, che ‘la bocca esprimesse ciò che nel cuore sovrabbonda’, per condividere con voi alcune riflessioni personali su questa straordinaria figura, tanto vicina alla condizione umana di ciascuno di noi”: con la lettera apostolica ‘Patris corde’ papa Francesco ci ha donato un piccolo gioiello di spiritualità e di ascesi cristiana e ha aperto un tempo nel quale far uscire dall’ombra una figura di assoluta attualità.

Per comprendere meglio questo anno dedicato al padre ‘putativo’ di Gesù don Giuseppe Costagliola, parroco a Capodimonte, e don Raffaello Ponticelli, padre spirituale del Seminario maggiore, hanno raccolto nel libro ‘Giuseppe di Nazaret. Un santo per amico’ una rassegna ragionata di considerazioni su una delle figure più amate dai cattolici. L’opuscolo, che in appendice riporta la lettera di Francesco e il Decreto per le Indulgenze, scolpisce in 18 rapidi capitoli la fisionomia di Giuseppe rendendocela contemporanea.

Dalla ‘vocazione’ e ‘missione’ di Giuseppe esce la figura dell’ ‘uomo giusto’, dello ‘sposo di Maria’, del ‘padre di Gesù’, e dunque la sua ‘paternità’ come anche l’impronta inconfondibile del ‘lavoratore’ e dell’ ‘uomo dalla insondabile vita interiore’. A don Raffaello Ponticelli, a cui si possono richiedere le copie ad € 2.50 (il ricavato devoluto a microprogetti), inviando una mail a dlelloponticelli@gmail.com, abbiamo chiesto di spiegarci il motivo di questa pubblicazione su san Giuseppe?

“Cresciuti all’ombra del Santuario diocesano di san Giuseppe nell’isola di Procida (NA) sentivamo il  desiderio di aiutare a conoscere e amare la persona,  la vocazione e la missione di S. Giuseppe ritenendola molto attuale, ma  trascurata. Dopo alcune catechesi proposte attraverso i social,  abbiamo deciso di pubblicare il libro ‘Giuseppe di Nazaret. Un santo per amico’:

è un testo composto da brevi capitoletti con una meditazione, delle domande per l’interiorizzazione personale e di gruppo e una preghiera finale.  Con la gioia nel cuore, subito dopo l’indizione dell’Anno dedicato a S. Giuseppe, abbiamo deciso di riproporlo con l’aggiunta della lettera apostolica ‘Patris Corde’ e del ‘Decreto per le Speciali indulgenze’: la diffusione è stata veramente ampia in tutta Italia”.

Quale è la fisionomia di Giuseppe?

“Giuseppe è un credente: la fede è la prima ‘opera’ di Giuseppe e  non consiste nel ‘fare’ qualcosa, ma nel fidarsi, affidarsi,  e confidare nel Dio dei Padri, cui aprire le orecchie del cuore.  Da lui  impariamo a credere per avanzare anche nel silenzio e nella notte, affrontando con speranza  i periodi difficili e oscuri della vita.

Giuseppe è un uomo che vive la vita al ritmo di Dio: è Dio che segna i tempi e le tappe nella sua vita. A noi che vogliamo tenere tutto sotto controllo,  Giuseppe dice  che significa essere aperti  alle sorprese di Dio e al Dio delle sorprese, che con i suoi piani spariglia i nostri e ci apre a dimensioni di mistero che allargano gli orizzonti.  L’orologio di Giuseppe segna le ore di Dio.

Un terzo aspetto, tra i tanti, ci piace segnalare: Giuseppe è un uomo insieme pratico, ma dalla ‘insondabile vita interiore’: riflette, medita, custodisce il silenzio del cuore e delle fantasie,  per accogliere la dimensione del sogno e del desiderio,  ma è estremamente concreto, quotidianamente impegnato nel duro lavoro manuale; sempre pronto all’itineranza, migrante e profugo insieme con Maria e Gesù. Liberandolo  dai tanti stereotipi (vecchio, stempiato, sempre defilato), ma anche per onorarlo e imitarlo,  ricordiamo ancora  il suo servire in modo umile e maturo il Signore, trovando come sola ricompensa quella di essere con Cristo, contro ogni protagonismo ed autoreferenzialità”.

Come rendere Giuseppe un padre al passo con i tempi?

“Sembra significativo che la psicoanalista Françoise Dolto ritiene san Giuseppe modello di paternità. Tornando alla domanda: Giuseppe è al passo con i tempi se lo si presenta come emerge dal Vangelo, dall’amore genuino del popolo di Dio e dei Santi (‘Padre amato’) ed ora, con chiarezza e bellezza, dalla lettera del Papa ‘Patris Corde’. 

Giuseppe è un padre che nello stesso tempo è forte, risoluto, ma delicato e rispettoso anche nei confronti della sua sposa; perciò, in un mondo pieno di violenze fisiche e psicologiche perpetrate sulle donne è modello a tutti gli uomini.

E’ un padre  tenero, dove forza e fragilità si integrano insieme e dove la giustizia è superata dalla misericordia (‘padre nella tenerezza’); dove obbedienza e libertà sono ricomposti dal paradosso dell’amore (‘padre nell’obbedienza’); dove il coraggio convive con le paure, ma le supera grazie a uno sguardo verso l’Alto e accogliendo l’invito a ‘non temere’ (‘padre dal coraggio creativo’); dove il lavoro non è un idolo, ma un modo di collaborare all’opera di Dio (‘padre lavoratore’);

dove la propria storia, anche colma di ferite, è stata riconciliata e si apre al futuro (‘padre nell’accoglienza’); è un padre che non fugge le sue responsabilità,  ed esercita la sua autorità, non in senso dispotico, né in modo possessivo e seduttivo,  ma con autorevolezza e castità, con la disposizione di chi sa farsi da parte a missione compiuta (‘padre nell’ombra’).

Le pagine della Lettera apostolica ‘Patris Corde’ sono un intreccio profondo tra dimensione spirituale e psicologica, con risvolti interessanti circa la maturità affettiva e l’esercizio del potere contro qualsiasi abuso perché bonificato dal servizio”.

Cosa significa custodire?

“Custodire è vegliare su qualcosa o qualcuno in modo che  si conservi nella sua verità e nella sua bellezza. Custodire è aver cura, accudire, proteggere,  riconoscendo il valore che le cose hanno per noi; custodire è prendere a cuore e prenderci cura dei ‘fratelli tutti’. Perciò Dio innanzitutto è il custode che veglia e ama. E affida all’uomo l’arte del custodire.

Giuseppe è il ‘Redemptoris Custos’, il custode del Redentore (san Giovanni Paolo II) e papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato ha voluto consegnare a tutti lo stile e il contenuto del ‘custodire’ di Giuseppe: custodire Gesù e Maria, custodire la fede, la Chiesa, i Sacramenti; custodire se stessi, le amicizie, gli altri; custodire il creato. Ma soprattutto custodire i poveri”.

Perché papa Francesco ha dedicato un anno a san Giuseppe?

“Il motivo immediato, i 150 anni da che san Giuseppe è stato dichiarato Patrono della Chiesa universale. Poi anche la pandemia, dove è apparso con chiarezza come tante persone sconosciute, comuni, solitamente dimenticate, sono stati generosi protagonisti  dell’esercizio della carità e della speranza, e possono avere come modello e intercessore proprio san Giuseppe, ‘uomo che passa inosservato’ ma la cui presenza e intercessione è costante.

Il bisogno di paternità, nella Chiesa e nel mondo: san Giuseppe come modello di paternità anche per i sacerdoti. Ma c’è un motivo, a nostro avviso, anche personale: la devozione lunga, profonda, affettuosa, intelligente e popolare di papa Francesco al Santo di Nazareth, un artigiano che, come tutti quelli bravi, (dice lui stesso  in un’intervista) si fa aspettare, ma quando interviene fa sempre un capolavoro”.

(Tratto da Aci Stampa)

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