Papa Francesco racconta la visione dei puri di cuore

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‘Beati i puri di cuore perché vedranno Dio’: è questa la sesta beatitudine che papa Francesco ha spiegato durante l’udienza generale in diretta streaming dalla biblioteca del Palazzo Apostolico. Ed al temine dell’udienza il papa ha ringraziato i ragazzi della diocesi di Milano per aver partecipato virtualmente all’udienza:

“Tra questi, i ragazzi della professione di fede della Diocesi di Milano, collegati a questo incontro tramite i mezzi di comunicazione sociale. Cari ragazzi, anche se il vostro pellegrinaggio a Roma è solo virtuale, mi sembra quasi di percepire la vostra gioiosa e rumorosa presenza, resa concreta anche dai tanti messaggi scritti che mi avete inviato: ne avete inviati tanti, e sono belli! Sono belli, belli i messaggi.

Grazie tante. Grazie per questa unione con noi. Pregate per me, non dimenticatevi. Vi ringrazio e vi incoraggio a vivere sempre la fede con entusiasmo e a non perdere la speranza in Gesù, l’amico fedele che riempie di felicità la nostra vita, anche nei momenti difficili”.

Per il papa la sesta beatitudine è un invito a ricercare il  volto di Dio, che significa desiderare una relazione personale, come condizione della purezza del cuore:

“Questo linguaggio manifesta la sete di una relazione personale con Dio, non meccanica, non un po’ nebulosa, no: personale, che anche il libro di Giobbe esprime come segno di un rapporto sincero… E tante volte io penso che questo è il cammino della vita, nei nostri rapporti con Dio. Conosciamo Dio per sentito dire, ma con la nostra esperienza andiamo avanti, avanti, avanti e alla fine lo conosciamo direttamente, se siamo fedeli … E questa è la maturità dello Spirito”.

Per conoscere Dio ‘con gli occhi’ il papa ha fatto riferimento ai discepoli di Emmaus: “Il Signore schiuderà il loro sguardo al termine di un cammino che culmina con la frazione del pane ed era iniziato con un rimprovero… Quello è il rimprovero dell’inizio. Ecco l’origine della loro cecità: il loro cuore stolto e lento. E quando il cuore è stolto e lento, non si vedono le cose.

Si vedono le cose come annuvolate. Qui sta la saggezza di questa beatitudine: per poter contemplare è necessario entrare dentro di noi e far spazio a Dio… Per vedere Dio non serve cambiare occhiali o punto di osservazione, o cambiare autori teologici che insegnino il cammino: bisogna liberare il cuore dai suoi inganni! Questa strada è l’unica”.

Ecco il motivo per cui la purezza del cuore è una beatitudine: “Questa è una maturazione decisiva: quando ci rendiamo conto che il nostro peggior nemico, spesso, è nascosto nel nostro cuore. La battaglia più nobile è quella contro gli inganni interiori che generano i nostri peccati. Perché i peccati cambiano la visione interiore, cambiano la valutazione delle cose, fanno vedere cose che non sono vere, o almeno che non sono così vere.

E’ dunque importante capire cosa sia la “purezza del cuore”. Per farlo bisogna ricordare che per la Bibbia il cuore non consiste solo nei sentimenti, ma è il luogo più intimo dell’essere umano, lo spazio interiore dove una persona è sé stessa. Questo, secondo la mentalità biblica”.

In cosa consiste un cuore ‘puro’: “Il cuore purificato è quindi il risultato di un processo che implica una liberazione e una rinuncia. Il puro di cuore non nasce tale, ha vissuto una semplificazione interiore, imparando a rinnegare in sé il male, cosa che nella Bibbia si chiama circoncisione del cuore”.

La purezza del cuore è una dimensione che permette scorgere i disegni della Provvidenza, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica: “In questa visione beatifica c’è una dimensione futura, escatologica, come in tutte le Beatitudini: è la gioia del Regno dei Cieli verso cui andiamo.

Ma c’è anche l’altra dimensione: vedere Dio vuol dire intendere i disegni della Provvidenza in quel che ci accade, riconoscere la sua presenza nei Sacramenti, la sua presenza nei fratelli, soprattutto poveri e sofferenti, e riconoscerlo dove Lui si manifesta”.

Infine questa beatitudine è la conseguenza logica di quelle precedenti: “Questa beatitudine è un po’ il frutto delle precedenti: se abbiamo ascoltato la sete del bene che abita in noi e siamo consapevoli di vivere di misericordia, inizia un cammino di liberazione che dura tutta la vita e conduce fino al Cielo.

E’ un lavoro serio, un lavoro che fa lo Spirito Santo se noi gli diamo spazio perché lo faccia, se siamo aperti all’azione dello Spirito Santo… Non abbiamo paura, apriamo le porte del nostro cuore allo Spirito Santo perché ci purifichi e ci porti avanti in questo cammino verso la gioia piena”. 

Mentre nella messa mattutina il papa aveva pregato per quanti lavorano nelle comunicazioni sociali: “Oggi vorrei che pregassimo per tutti coloro che lavorano nei media, che lavorano per comunicare, oggi, perché la gente non si trovi tanto isolata; per l’educazione dei bambini, per l’informazione, per aiutare a sopportare questo tempo di chiusura”.

Nell’omelia il papa ha sottolineato il valore del ‘discepolato’: “Tu, se rimani nel Signore, nella Parola del Signore, nella vita del Signore, sarai discepolo. Se non rimani sarai uno che simpatizza con la dottrina, che segue Gesù come un uomo che fa tanta beneficienza, è tanto buono, che ha dei valori giusti, ma il discepolato è proprio la vera identità del cristiano…

Lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Il discepolo si lascia guidare dallo Spirito, per questo il discepolo è sempre un uomo della tradizione e della novità, è un uomo libero. Libero. Mai soggetto a ideologie, a dottrine dentro la vita cristiana, dottrine che possono discutersi … rimane nel Signore, è lo Spirito che ispira”.

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