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Una famiglia racconta la vacanza carismatica invitando al pellegrinaggio delle famiglie

‘E-state con Gesù’ è stato il titolo della ‘Vacanza Carismatica per Famiglie’ promossa dal Rinnovamento nello Spirito Santo e curata dall’équipe dell’ambito nazionale ‘Evangelizzazione Famiglie’ alla ‘Casa Famiglia di Nazareth’ nello scorso agosto sul tema ‘Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, ed io vi darò ristoro’, tratto dal passo evangelico dell’apostolo san Matteo.

Come aveva sottolineato in apertura il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito, Giuseppe Contaldo: “Maria e Giuseppe sono un modello di famiglia. Per capire l’importanza della famiglia, partiamo dalla ricerca di figure che possono guidarci come punti di riferimento. Maria e Giuseppe, appunto, rappresentano degli esempi per il loro aspetto umano, la solidità, l’accoglienza, la cura della vita, l’amore per il bene.

La famiglia è un dono di Dio, ma anche una conquista che dobbiamo realizzare e guadagnare giorno dopo giorno. E’ un po’ come la storia della Terra promessa, che è sia un dono che una conquista: Dio ce la dà, ma noi ce la dobbiamo prendere. La famiglia è anche una vocazione, perché parte da un’opera di Dio. Così è la vocazione: Dio ce la consegna, ma noi dobbiamo coltivarla. Ed è in questa prospettiva che si pone la prossima Vacanza Carismatica delle Famiglie che inizierà tra qualche giorno”.

Nel saluto ai partecipanti Fabrizio Fioriti e Ilenia Sabbatini, delegati per l’Evangelizzazione della Famiglia del Rinnovamento nello Spirito, avevano espresso ‘gratitudine’ per la riapertura di questa Casa Famiglia di Nazareth a Loreto: “La vicinanza della Santa Casa rende questo luogo un terreno

sacro dove coniugi, genitori, figli, nonni, single, vedovi si incontrano e sperimentano la fraternità familiare con serenità e semplicità, ispirati dalla Santa Famiglia di Nazareth” .

Ed al termine della settimana ho chiesto loro di raccontarci questa vacanza carismatica dal titolo ‘Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e vi darò ristoro (Mt 11,28)’: “Questa è la Parola di Dio che ha accompagnato la Vacanza Carismatica per famiglie ‘E-state con Gesù’ a ‘Casa Famiglia di Nazareth’ di Loreto dal 4 al 10 agosto proposta dal Rinnovamento nello Spirito.

Un’equipe di sposi ed un sacerdote ha condiviso con 16 famiglie provenienti da varie regioni italiane ed una dalla Germania un’esperienza di comunione e di fraternità con preghiera carismatica comunitaria e dinamica spirituale, svago e fraternità in spiaggia, escursioni e visite turistiche, Santa Messa, Adorazione Eucaristica, teatrino di evangelizzazione, cinema all’aperto e tanto altro. Erano

presenti coniugi di ogni età, genitori e figli piccoli e grandi, una persona separata, nonché due suore, un diacono ed un accolito: il volto bello della Chiesa tutta rappresentata da vocazioni matrimoniali e religiose”.

Sabato 14 settembre in contemporanea a Loreto ed a Pompei si svolgerà il 17^ pellegrinaggio, promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo con tema il passo tratto dal Vangelo di san Giovanni, ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela…’. Perché il Rinnovamento nello Spirito organizza il pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia?

“Da 17 anni si rinnova l’appuntamento per radunare le famiglie desiderose di condividere attese e speranze in un clima di Comunione, Festa e Preghiera. Anche quest’anno il Rinnovamento nello Spirito organizza sabato 14 settembre, a partire dalle ore 15 fino alle ore 20:30, il pellegrinaggio che si svolgerà contemporaneamente da Scafati (SA) e dal Centro Giovanni Paolo II di Loreto (AN) sul tema ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela (GV2,5b)’, in collaborazione con le Prelature di Pompei e Loreto, l’Ufficio nazionale della Pastorale Familiare della Cei e del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari. Durante il cammino tra canti e riflessioni, si ascolteranno significative testimonianze, si reciterà il Rosario della famiglia e l’atto di affidamento a Maria dei bambini e ragazzi alla Vigilia del Nuovo Anno Scolastico. Il Pellegrinaggio è un gesto corale di preghiera che coinvolge genitori, figli, nonni per riaffermare, con il rosario tra le mani e sotto lo sguardo di Maria, che la famiglia può superare tutto se lascia entrare Gesù e Maria!”

Ritornando al tema di questa vacanza carismatica, in quale modo Gesù dà ristoro?

“Nella Vacanza Carismatica ogni mattina le famiglie si sono riunite intorno Al Pozzo del cortile della Casa, come Gesù con la Samaritana, per ascoltare la Parola di Dio e le riflessioni che hanno rigenerato le relazioni durante le giornate. Ogni sera i partecipanti si sono ritrovati intorno alla

Mensa Eucaristica per ringraziare il Signore Gesù e condividere testimonianze di Vita nuova nello Spirito”.

Quali figure di riferimento possono essere guida alle famiglie?

“I Santi della ‘Porta accanto’ insieme ai familiari, come ci ripete papa Francesco. Solo i testimoni di una santità vissuta con semplicità di valori e fede possono guidare ed accompagnare le nuove generazioni chiamate alla Vocazione matrimoniale”.

Cosa è Casa Famiglia Nazareth a Loreto?

“E’ una Casa di accoglienza affidata al Rinnovamento nello Spirito dall’arcivescovo pro tempore di Loreto, mons Angelo Comastri nel 2001, aperta a giovani, famiglie, religiosi ed a quanti vogliano vivere soggiorni, periodi di riposo, fraternità, convegni e percorsi di formazione umana e spirituale .

E’ una oasi di pace e di ristoro immersa nella natura, sulla meravigliosa Riviera del Conero, sotto lo sguardo materno della Vergine Lauretana. Con 23 camere, può ospitare fino a 77 persone in pensione completa con ogni confort in camere doppie, triple e multiple e per persone con disabilità”.

In quale modo le famiglie possono camminare nella preghiera?

“Le famiglie possono accogliere nella vita quotidiana la presenza dello Spirito Santo che rende Gesù vivo, sperimentando nella semplicità dei gesti e delle parole i sentimenti della Sacra Famiglia di Nazareth; possono imparare ad intercedere gli uni per gli altri e a celebrare intorno alla tavola le

ricorrenze che scandiscono il ritmo domestico. Inoltre possono accogliere in casa piccoli cenacoli di preghiera con altre famiglie nei tempi forti liturgici”.

(Tratto da Aci Stampa)

Papa Francesco a Singapore: costruire il multilateralismo  

Da Singapore, dove è arrivato ieri per l’ultima tappa del viaggio apostolico, papa Francesco nei discorso al Corpo Diplomatico ha rivolto un messaggio di speranza, come ha scritto nel Libro d’Oro: “Come la stella che guidò i Magi, così la luce della sapienza orienti sempre Singapore nella costruzione di una società unita e capace di trasmettere speranza”.

In apertura del suo discorso il papa ha evidenziato proprio l’aspetto di un crocevia, ringraziando dell’accoglienza: “Chi arriva qui per la prima volta non può non essere impressionato dalla selva di modernissimi grattacieli che sembrano sorgere dal mare. Essi sono una chiara testimonianza dell’ingegno umano, della dinamicità della società di Singapore e dell’acume dello spirito imprenditoriale, che qui hanno trovato un terreno fertile per esprimersi”.

Quest’anno Singapore festeggia i 101 anni dalla nascita di Lee Kuan Yew, che fu il Primo Ministro della Repubblica e che dal 1959 al 1990 diede forte impulso ai cambiamenti del Paese: “E’ frutto di decisioni razionali e non del caso, è il risultato di un costante impegno nel portare a termine progetti e iniziative ben ponderate e in sintonia con le caratteristiche specifiche del luogo… Singapore non solo ha prosperato economicamente, ma si è sforzata di costruire una società nella quale la giustizia sociale e il bene comune sono tenuti in grande considerazione”.

In effetti la prosperità economica di Singapore ha corso in parallelo alla costruzione di una società attenta alla giustizia sociale e al bene comune, anche se il papa ha messo in luce un rischio pericoloso se i provvedimenti non sono giusti: “Su questo fronte, riconosco e lodo le varie politiche e iniziative messe in atto per sostenere i più deboli, e auspico che venga prestata particolare attenzione ai poveri, agli anziani, le cui fatiche hanno gettato le fondamenta per la Singapore che conosciamo oggi, e anche per tutelare la dignità dei lavoratori migranti, che molto contribuiscono alla costruzione della società, e ai quali occorre garantire un salario equo”.

In effetti la cura è possibile se si mantengono le relazioni: “E’ essenziale coltivare relazioni umane reali e concrete; e che queste tecnologie si possono valorizzare proprio per avvicinarsi gli uni agli altri, promuovendo comprensione e solidarietà, e non per isolarsi pericolosamente in una realtà fittizia e impalpabile”.

Quindi ha sottolineato la coesistenza armonica di etnie, culture e religioni: “Singapore è un mosaico di etnie, culture e religioni che convivono in armonia, e questa parola è molto importante: l’armonia. Il raggiungimento e la conservazione di questa positiva inclusività sono favoriti dall’imparzialità dei poteri pubblici, impegnati in un dialogo costruttivo con tutti, rendendo possibile che ognuno apporti il suo peculiare contributo al bene comune e non consentendo all’estremismo e all’intolleranza di acquisire forza e di mettere in pericolo la pace sociale.

Il rispetto reciproco, la collaborazione, il dialogo e la libertà di professare il proprio credo nella lealtà alla legge comune sono condizioni determinanti del successo e della stabilità ottenuti da Singapore, requisiti per uno sviluppo non conflittuale e caotico, ma equilibrato e sostenibile”.

Poi ha ringraziato la Chiesa per le opere caritative nell’istruzione, nella sanità e negli aiuti umanitari, ricordando i missionari, che hanno inculturato la fede: “La Chiesa Cattolica a Singapore, fin dall’inizio della sua presenza, ha cercato di offrire il proprio apporto peculiare al cammino di questa Nazione, soprattutto nei settori dell’istruzione e della sanità, avvalendosi dello spirito di sacrificio e di dedizione dei missionari e dei fedeli.

Sempre animata dal Vangelo di Gesù Cristo, la comunità cattolica è anche in prima linea nelle opere di carità, contribuendo in modo significativo agli sforzi umanitari e gestendo a questo fine diverse istituzioni sanitarie e molte organizzazioni umanitarie, tra cui la Caritas che tutti conosciamo”.

Inoltre quest’anno ricorre anche l’anniversario delle relazioni tra Santa Sede e Singapore: “Questa mia visita, giunge a 43 anni da quando furono stabilite le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Singapore. Essa si propone di confermare nella fede i cattolici ed esortarli a proseguire con gioia e dedizione la collaborazione con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per la costruzione di una società civile sana e coesa, per il bene comune e per una testimonianza cristallina della propria fede”.

Ha, quindi, elogiato lo Stato per aver dato un contributo allo sviluppo del multiculturalismo: “Singapore ha anche un ruolo specifico da giocare nell’ordine internazionale (questo non lo dimentichiamo) minacciato oggi da conflitti e guerre sanguinose, e mi rallegro che abbia meritoriamente promosso il multilateralismo e un ordine basato su regole da tutti condivise. Vi incoraggio a continuare a lavorare per l’unità e la fraternità del genere umano, a beneficio del bene comune di tutti, di tutti i popoli e di tutte le Nazioni, con una comprensione non escludente né ristretta degli interessi nazionali”.

Infine ha chiesto una tutela per le famiglie che rischiano di essere ‘indebolite’: “Nelle condizioni sociali attuali, le fondamenta su cui si basano le famiglie sono messe in discussione e rischiano di venire indebolite. Occorre che esse vengano poste nella condizione di trasmettere i valori che danno senso e forma alla vita e di insegnare ai giovani a formare relazioni solide e sane. Sono perciò da lodare gli sforzi compiuti per promuovere, proteggere e sostenere l’unità familiare attraverso il lavoro di varie istituzioni”.

E non ha dimenticato la cura per il creato: “Non possiamo nascondere che oggi viviamo in una crisi ambientale, e non dobbiamo sottovalutare l’impatto che una piccola Nazione come Singapore può avere in essa. La vostra posizione unica vi offre accesso a capitali, tecnologie e talenti, risorse che possono guidare l’innovazione per prendersi cura della salute della nostra casa comune.

Il vostro impegno per uno sviluppo sostenibile e per la salvaguardia del creato è un esempio da seguire, e la ricerca di soluzioni innovative per affrontare le sfide ambientali può incoraggiare altri Paesi a fare lo stesso. Singapore è un brillante esempio di ciò che l’umanità può realizzare lavorando insieme in armonia, con senso di responsabilità e con spirito di inclusività e fraternità”.

Nel ringraziamento il Presidente della Repubblica, Shanmugaratnam, ha condiviso le parole del papa: “Per noi la solidarietà e l’armonia sono state e continueranno ad essere aspetti centrali”, illustrando alcuni progetti per la salvaguardia ambientale sempre più efficace. La giornata era iniziata con un incontro con i Gesuiti, con cui ha parlato di p. Pedro Arrupe e di p. Matteo Ricci, come è stato sottolineato da un tweet di p. Spadaro: “E’ stata un’altra figura di riferimento, perché punto di riferimento per i gesuiti in questo luogo”..

(Foto: Santa Sede)

I leoni dell’Atlante

‘No, non è un semplice gioco, è una terapia!’ Ha ragione padre Modeste, giovane missionario congolese dei Padri Bianchi. Lui fa l’arbitro. Sul verde campo da calcio li vedi scorazzare con un’energia che  impressiona. Scattanti sull’erba, interattivi, quasi danzando con il pallone al piede, e poi come un lampo… gooaaal!! Un urlo di gioia che squarcia le gole. L’adrenalina, qui, allora vola al massimo.

Mi stropiccio gli occhi, e mi domando incredulo: ma sono gli stessi giovani? Sì, li incontrate nei giorni normali per le strade di Rabat. Malconci e malvestiti, faccia tirata, atteggiamento supplichevole, elemosinano 1 dirham. Ed è il loro unico modo di sopravvivere. Alla fine della giornata, raccoglieranno appena due o tre euro, se tutto va bene. A volte, nulla.

“L’altra sera sono andato a dormire a stomaco vuoto, non c’era niente!”, vi dice amaro Ahmad, 17 anni, facendovi pietà. O perchè spesso cascano in retate delle forze dell’ordine, trasportati all’istante ai confini del deserto. Mendicare qui è proibito. Una città bella, tutta bianca, affacciata sul blu dell’oceano, Rabat, la capitale, non se lo può permettere. ‘Noblesse oblige’.

Ma sul terreno da calcio, dimenticano tutto. E vengono fuori loro tutte le energie dell’anima e del corpo. Dimenticano la loro immensa odissea tra deserti e frontiere. Provengono dal Senegal, dalla Guinea, insomma dai Paesi subsahariani, attraversano per mesi, anche a piedi, Mali e Algeria… Qui dimenticano le sofferenze, le violenze, le difficoltà di ogni genere, ferite o malattie, fame e sete incontrate. E anche le tragedie viste o vissute.

‘E’formidabilmente catartico per loro!’, mi fa ancora père Modeste. Sì, purificare la memoria. Far emergere giocando l’amarezza della loro vita, ma anche la sua sorprendente vitalità.  Vincere l’ansia, la solitudine e l’abbandono. Mostrare, così, un coraggio senza limiti, e la voglia di andare avanti ad ogni costo. Perfino a costo della vita. E lo sanno… Il loro sogno è l’Europa. ‘Hanno un coraggio che trasporta le montagne!’ mi fa qualcuno.

Le loro famiglie li seguono da lontano, passo dopo passo: questi giovani raminghi sono la loro speranza. Finché un giorno non sentiranno più la loro voce, ed allora, tutto è perduto! Resterà solo il pianto a far loro compagnia. Un’avventura, questa, inimmaginabile per loro stessi. Sì, impensabile. Ma qui, sull’erba di un campo da calcio ritrovano un po’ di umanità. E una nuova energia interiore. ‘Voilà, les vrais lions de l’Atlas!’ (‘Eccoli, i veri leoni dell’Atlante’, il nome dell’equipe del Marocco) esclama p. Modeste, per incoraggiarli.

Da poco, hanno pensato di mettere su una ‘cassa del calcio’ per tutte le loro spese, ma é sempre vuota. Dovrebbe servire a medicinali di emergenza, al trasporto, a un pasto insieme, all’affitto orario del campo… Perchè vivono in quartieri poverissimi della periferia e vengono in centro città per giocare. A volte li vedi apparire a decine. E sono tutti musulmani.

Alcuni come Aliou o Mamadou semplicemente adolescenti, ma a cui la vita dura ha dato grinta e talento. Il loro match, poi, inizia sempre con una preghiera. E’ vero, l’invocazione ad Allah li accompagna ad ogni istante. La sentite spesso sulla bocca di una vita giovane, selvatica e disperata come la loro.

E vi sorprende. Perchè solo Dio li tiene per mano, in un mondo tutt’attorno di avversità. E così, alla fine, padre Modeste sembra concludere con Bonhoeuffer: ‘La Chiesa non è realmente Chiesa, se non quando esiste per coloro che non ne fanno parte’. Ammirevole missionarietà!

Se per caso desiderate inviare un vostro piccolo obolo per la cassa dei nostri giovani subsahariani, l’IBAN è IT98WO2008106403903 Unicredit

Fosbury, un progetto per i giovani proposto dal Forum delle Associazioni familiari

Alla Settimana Sociale triestina il Forum delle famiglie era arrivato con un progetto ambizioso, ribattezzato ‘Fosbury’ (www.forumfamiglie.org/progetti/pogetto-fosbury/) , che al salto in alto necessario da compiere (come quello dell’atleta statunitense che per la prima volta volò di dorso) punta con determinazione attraverso i volti e le testimonianze di quattro giovani con le loro storie e potenzialità di valore, che meritano piattaforme capaci di lanciarle verso il futuro, come ha spiegato il presidente nazionale, dott. Adriano Bordignon: “Ora serve cambiare paradigma, anche per noi come Forum, e prima ancora che le famiglie, indipendentemente dal fatto che poi siamo costruite, lo sforzo che dobbiamo fare è puntare sui giovani”.

La proposta concreta è quella di attivare confronti sui territori, veri in cui i giovani possano incontrarsi a seconda della loro fascia d’età: 18-25 anni e 25-35, con l’obiettivo che “siano loro a dirci quali sono le loro necessità e cosa serve loro come piattaforma per poter provare a fare il loro salto… I giovani devono portare desideri nuovi, andare oltre il presente e migliorarlo, trasformando i sogni in desideri realizzabili. Sono risorse per il Paese che non stiamo utilizzando e questo è uno spreco in quantificabile”.

Per il presidente Adriano Bordignon il nodo centrale della politica economica italiana è il Pil, che deve generare fiducia attraverso una serie misure economiche a favore delle famiglie: “Il tema della fiducia è uno dei driver essenziali per progettare una famiglia (casa, lavoro, relazioni stabili e di qualità, costo della vita) e soprattutto per ipotizzare di mettere al mondo un figlio. Se non c’è fiducia non c’è natalità. E’ necessario, pertanto, costruire un ecosistema più favorevole alla famiglia e per farlo servono misure di carattere economico, fiscale, lavoristico, servizi territoriali, ma soprattutto una grande alleanza che renda operativo un cambiamento culturale per un maggior impegno di tutte le forze del Paese attorno alla questione natalità e famiglia”.

Per quale motivo, allora, sostenere la famiglia fa bene all’economia?

“Il progresso e la sostenibilità del Paese sono strettamente legati al benessere delle famiglie. Garantire un ambiente favorevole alla crescita demografica è cruciale per la competitività ed innovatività del sistema produttivo, per la sostenibilità del sistema sanitario e previdenziale ma anche per contrastare lo spopolamento delle zone rurali e il declino di alcune regioni, per attrarre e valorizzare di più i giovani”.

Quali politiche servono per la famiglia?

“E’ necessario adottare misure economiche, fiscali e lavorative mirate, oltre a potenziare i servizi locali per la prima infanzia ed il ‘caregiving’ e sostenere le politiche abitative per le giovani coppie. E’ altresì essenziale promuovere un cambiamento culturale, dove le politiche familiari diventino parte integrante della strategia di sviluppo nazionale, anziché essere considerate solo un complemento delle politiche sociali. In questa prospettiva è fondamentale, realizzare una riforma fiscale che tenga conto della composizione del nucleo familiare e dei costi di accrescimento dei figli, al fine di consentire alle famiglie di avere più figli senza rinunciare a stabilità economica e qualità della vita”.

L’ISEE è uno strumento ancora valido per sostenere le politiche familiari?

“L’ISEE è uno strumento che necessita di essere aggiornato e migliorato per rispondere efficacemente alle esigenze attuali delle famiglie italiane e per supportare le politiche familiari in modo più adeguato​. A seguito delle sollecitazioni del Forum, il Governo ha costituito un gruppo di lavoro interministeriale per una riforma dell’ISEE riconoscendone la non appropriatezza. Numerose sono state le note critiche e le proposte apportate dal Forum a partire dal computo della prima casa, allo scorretto coefficiente con cui si considerano i figli, la considerazione dei figli. La costituzione di un tavolo che coinvolge tre ministri dimostra l’importanza del dialogo costruttivo avviato dal Forum attraverso i tavoli tecnici istituzionali”.

Come ‘sconfiggere’ l’inverno demografico dell’Italia?

“Il tema della fiducia e della speranza è uno dei driver essenziali per progettare una famiglia e soprattutto per ipotizzare di mettere al mondo un figlio. Se non c’è fiducia non c’è natalità. E’ necessario, pertanto, costruire un ecosistema più favorevole alla famiglia e per farlo servono misure concrete ma soprattutto una grande alleanza che renda operativo un cambiamento culturale, fattivo e non solo di parole, per un maggior impegno di tutte le forze del Paese attorno alla questione natalità e famiglia. Auspichiamo, in tal senso, un potenziamento dei servizi per la prima infanzia, come asili nido e scuole materne, per aiutare i genitori a conciliare meglio vita familiare e lavorativa. Riteniamo centrale, inoltre, un aumento significativo dell’assegno unico per le famiglie. Questo strumento dovrebbe essere ampliato per offrire un supporto finanziario adeguato ai genitori, alleviando i costi legati alla crescita dei figli. Crediamo poi che l’investimento su donne e giovani sia inderogabile, per generare valore e attrazione per i nostri territori”.

In quale modo la famiglia genera capitale sociale?

“La famiglia è un generatore essenziale di capitale sociale perché costituisce il primo ambiente in cui si creano e si consolidano le relazioni di fiducia, solidarietà e reciprocità. Papa Francesco definisce le famiglie ‘laboratorio di umanizzazione’. Queste relazioni sono fondamentali non solo per il benessere individuale, ma anche per la coesione sociale e il funzionamento della società nel suo complesso​. Le famiglie stabili e integre tendono a produrre migliori risultati in termini di salute, istruzione e soddisfazione personale, oltre a promuovere un maggiore impegno sociale e politico. Questo tipo di capitale sociale ‘interno’ alla famiglia si riflette poi all’esterno, favorendo una maggiore responsabilità sociale”.

(Tratto da Aci Stampa)

Auser di Corte Palasio: meglio svegliarsi all’alba e aiutare qualcuno piuttosto che girarsi dall’altra parte

Vorrei raccontarvi un’esperienza di vita sia dal punto di vista del volontario che da quello dell’ assistito (tra cui ci sono proprio io). Ho sentito molte altre persone essere felici del servizio che Auser di Corte Palasio offre a tutte le persone bisognose. Gli utenti sono variegati: disabili, anziani, persone terminali, anziani con gambe rotte o paralizzate che hanno bisogno di essere portate da qui fino a Milano. A volte, gli orari in cui i pazienti si devono presentare in ospedale, sono un po’ complessi, ma l’Auser di Corte Palasio non se ne cura: meglio alzarsi all’alba e aiutare una persona, piuttosto che girarsi dall’altra parte.

Questo potrebbe essere davvero il suo motto. Il volontario Auser può essere una persona anziana che mette a frutto tempo e competenze umane o un ragazzo, un giovane che capisce l’importanza di fare un servizio per le persone in difficoltà.  L’associazione accoglie tutti anche a livello di volontari. Spesso si tratta di soggetti che provano piacere nel  a regalare qualche ora del proprio tempo agli altri. In ogni caso, il volontario Auser, è una persona con il cuore grande che chiede come stai tu , il tuo parente, il tuo animale domestico e persino la mano che si è ferita in un incidente domestico.

Il volontario Auser ricorda tutti i suoi assistiti, i primi e gli ultimi, perché, spesso, da una buona esperienza se ne  ricava un’altra e, intere famiglie, si rivolgono allo stesso posto per ricevere quell’aiuto che altrove non otterrebbero. Il rispetto, l’affetto e l’umanità sono doti e talenti ancora riscontrabili in queste persone ed è per tale motivo  che vorrei raccontarvi chi sono. Il servizio di Corte Palasio è grandemente diverso da quello degli altri Auser proprio per queste caratteristiche sopracitate.

Non tutti sono disposti a fare grandi sacrifici e ad usare persino la propria macchina personale, in attesa della terza dell’associazione, per accompagnare le persone in lunghi viaggi restando anche, in alcuni casi, ad attenderle per sette ore fuori dall’ospedale. Non è da tutto mantenere la promessa fatta a un terminale: “Se dovessi mancare, aiuti la mia famiglia”.

“Si, non si preoccupi, ci penso io”.  Si potrebbe dire, dunque, Auser di corte palasio: fatti, non parole. L’Auser di Corte Palasio dispone di 15 volontari e tre macchine dell’associazione. Non solo, come diceva il titolo di un famoso film, L’amore non va in vacanza,  anche la malattia è una tipa che non guarda le ferie.  L’Auser di Corte Palasio fa altrettanto : c’è sempre un volontario disponibile anche in estate.

Questa associazione permette di avere vari sconti, ad esempio, presso la Maugeri per la fisioterapia  e Lodi Salute per alcune visite. Sconto anche presso lo studio dentistico del dott. Marchesi. Auser di Corte Palasio chiede il tesseramento, utile per gli sconti della cui sopra, ma è scollegato da bollettini comunali ecc. Sono gli assistiti che, in base alle proprie possibilità e al valore del servizio, a donare una cifra a loro discrezione. L’attività è longeva: nel 2009, mentre io ero in seconda superiore, Auser di corte palasio  iniziava il proprio cammino.

Si spera che i comuni e chi di dovere aiutino di più , anche con posteggi speciali, associazioni come questa che pensano davvero al benessere del cittadino. Se sai dove andare, ma non sai con chi farlo, scegli Auser di Corte Palasio. Non importa la tua età e dove tu debba andare, sarà sempre con te, anche quando necessiti di ausili speciali in macchina, un modo lo trova sempre.

Le signore Marina, Nives e Maria Teresa (il mio secondo nome), ringraziano l’Auser per il suo servizio.Brescia, Milano, Castelvetro Piacentino e tanti altri posti sono stati raggiunti da costroro grazie ad Auser di Corte Palasio.

Prendendo spunto da una frase di una vecchia pubblicità, potrei dire che il mio Auser è differente. Questa sì che è inclusività e servizio al malato fatto con il cuore e non per il profitto.  Finalmente un posto adatto a me che, per tutti questi anni, ho sempre cercato di fare capire che prima viene la persona e poi il soldo.

Per tutte le informazioni, potete rivolgervi ai volontari scrivendo ad ausercortep@libero.it

Al Giffoni Film Festival trionfa la famiglia

Applausi, sorrisi ed emozioni hanno accompagnato, ancora una volta, la giornata finale della 54^ edizione di Giffoni: 5000 giurati provenienti da oltre 33 Paesi nel mondo, nel corso dei 10 giorni del festival hanno avuto modo di vedere e commentare film incentrati su tematiche attuali come l’inclusività, il rapporto con la famiglia, la solitudine, le difficoltà nell’accettarsi e nel farsi accettare dalla società e la voglia di riscattarsi e di non lasciarsi mai sopraffare dalle avversità della vita.

Al termine delle votazioni, i giurati delle sezioni ELEMENTS+6; ELEMENTS +10; GENERATOR +13; GENERATOR +16; GENERATOR +18, GEX DOC E PARENTAL EXPERIENCE hanno scelto il film e il cortometraggio che sono stati insigniti del prestigioso Gryphon Award.

La sezione ELEMENTS +6 ha votato il film LAMPO, THE TRAVELLING DOG (Polonia) della regista Magdalena Niec. Una storia basata sul forte legame tra un cane pastore dal pelo bianco e soffice come una nuvola e la sua compagna di avventure, Zuzia malata di cuore. Contro tutto e tutti, il fedele Lampo dimostra al mondo intero di essere pronto a salvare la vita della sua piccola amica.

I giurati della sezione ELEMENTS +10 hanno decretato come primo classificato il film WINNERS (Germania) della regista Soleen Yusef. Quando le barriere culturali e linguistiche impediscono l’inserimento nella società ad una famiglia curda arrivata a Berlino, ci pensa lo sport ad azzerare le distanze. Mona, è una giovane calciatrice di talento e grazie al professore Mr Che, farà in modo di regalare grandi soddisfazioni a lei e alla sua famiglia.

La categoria GENERATOR +13 ha scelto il film DÌDI (USA) del regista Sean Wang. Le origini cinesi del tredicenne Chris Wang sono un ostacolo nell’interagire con i suoi amici americani. Gli scontri con la famiglia e alcune incomprensioni con i compagni di scuola, lo portano a scontrarsi con una dura realtà.

Il miglior lungometraggio per la sezione GENERATOR +16 è stato il film TUESDAY (USA/UK) della regista Daina Oniunas Pusić. Il rapporto tra la Morte, rappresentata da un pappagallo Ara e una bambina malata terminale, racconta una storia dove il tempo è la cosa più preziosa che si possa avere in questa vita. Tra le due si instaura un legame, che porterà la Morte a voler concedere più tempo a Tuesday, per poter dire addio alla mamma Zora.

Per concludere, la giuria composta dai juror più adulti, i GENERATOR +18 ha votato come primo classificato il film SUMMER BROTHER (Paesi Bassi/ Belgio) del regista Joren Molter. Lucien è un ragazzo con gravi problemi fisici e in vista delle vacanze estive, il fratello Brian e il padre Maurice, decidono di far tornare nella loro casa mobile, il giovane ricoverato in clinica, in cambio di una ricompensa in denaro. Trovandosi solo Brian a doversi occupare del fratello disabile, ben presto si renderà conto di dover prendere una drastica decisione.

Per la sezione GEX DOC, a vincere è stato il film SILENT TREES (Polonia/Germania/Danimarca) della regista Agnieszka Zwiefka. La drammatica perdita della mamma, porta l’adolescente curda Runa a doversi prendere cura dei suoi quattro fratelli e di suo padre in depressione. Con il sogno di diventare avvocato e con la costante paura di essere rimpatriata in Iraq, Runa inizia a disegnare su un quaderno tutto ciò che prova.

Per i cortometraggi, i giurati più piccoli del Giffoni Film Festival 2024, gli ELEMENTS +3, hanno scelto HUG ME (Corea del Sud) del regista Jeong Yun-Jeong. A causa di un incidente, un palloncino rimane intrappolato nel deserto dove incontra un cactus solitario. Riuscirà il cactus ad aiutare il palloncino a tornare da dove è venuto?

A seguire, gli ELEMENTS +6 hanno votato il cortometraggio HOMEWORK (Spagna) del regista Nacho Arjona. Una matita e i suoi amici utilizzano le loro abilità uniche per aiutarsi a vicenda in situazioni inaspettate, all’interno della scuola dove vivono tutti insieme.

Per la sezione ELEMENTS +10, si è aggiudicato il Grifone il cortometraggio YUCK! (Francia) del regista Loïc Espuche. Che schifo! Le coppie che si baciano sulla bocca sono disgustose. E la cosa peggiore è che non puoi ignorarli: quando le persone stanno per baciarsi, le loro labbra diventano tutte rosa e lucenti. Il piccolo Léo ride di loro, come tutti i bambini del campo estivo. Ma ha un segreto che non dirà mai ai suoi amici: la sua bocca ha iniziato a luccicare.

Ed infine per la categoria PARENTAL EXPERIENCE è stato scelto BURUL (Kirghizistan) del regista Adilet Karzhoev. Una studentessa delle scuole superiori rurali, Burul, è interessata al wrestling. L’allenatore di wrestling non le permette di frequentare la palestra maschile e la ragazza si allena a casa da sola. Il padre di Burul crede che il wrestling non sia per le ragazze e le proibisce di allenarsi. Intanto, un ragazzo di un villaggio vicino, dopo diversi tentativi falliti di parlarle, decide di rapirla per sposarla.

Inoltre i numeri non tradiscono: nei giorni del festival sono stati oltre 355 articoli pubblicati sui principali quotidiani, 1847 articoli sul web, 369 servizi televisivi. Ma quelle che contano sono le presenze, l’umanità che si respira in ogni angolo del #Giffoni54: 5mila juror da 33 nazioni diverse, oltre 300mila presenze in dieci giorni, 130 film in concorso, oltre 300 ospiti distribuiti nelle varie sezioni con una novità che ha trasformato tutto in straordinarietà nell’ordinario: la Sport Arena con 1500 presenze giornaliere per il #GiffoniSport. I numeri sono stati affidati al direttore generale Jacopo Gubitosi, le emozioni al direttore artistico Luca Apolito. Per la parte istituzionale era presente il vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola che ha ribadito che questa edizione è avvenuta grazie al supporto di palazzo Santa Lucia che ha finanziato in gran parte l’evento:

“Ho visto il gioco della parola. Avrei partecipato e avrei detto ‘visione’. Giffoni è questo. Quando nel 1971 un visionario munito solo di una sua idea, senza avere alle spalle poteri finanziari, politici, potentati, banche o multinazionali, decise di impegnarsi in questo progetto, lo ha fatto scommettendo con una visione ma anche una passione e competenza. Se hai solo visione, resti un visionario astratto”.

Le conclusioni sono state affidate, infine, all’ideatore e fondatore del festival Claudio Gubitosi: “Tante volte mi hanno chiesto come abbia fatto Giffoni ad essere sempre puntuale, attento, premuroso, ad anticipare perfino mode e pensieri, a crescere senza crescere, a svilupparsi e non cambiare mai nella sua identità e soprattutto ad aggiungere, pezzo dopo pezzo, valori alla sua storia.

Per poter continuare a farlo bisogna avere determinazione e non bisogna assolutamente girarsi indietro per vedere quello che hai fatto, un poco insoddisfatto ma sempre con occhi che guardano al futuro. Poi bisogna avere il coraggio di distruggere e ricostruire. Negli anni è successo almeno 5-6 volte, bisognava abbandonare delle cose per viverne altre…

Quest’anno abbiamo vissuto un miracolo. Abbiamo superato delle barriere che potevano sembrare insormontabili ma abbiamo lavorato sempre in silenzio, senza fare molta pubblicità. Giffoni ai ragazzi dà tanto, per noi è tutto, dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo metterci ancora di più tutti insieme non tanto per proteggere il #Gff, che si autoprotegge, ma per far capire agli altri cos’è Giffoni, un patrimonio nazionale e internazionale”.

(Foto: Giffoni Film Festival)

Dal 4 al 10 agosto la Vacanza Carismatica per le Famiglie promossa dal RnS a Loreto

‘E-state con Gesù’. Questo il titolo della Vacanza Carismatica per Famiglie promossa, come ogni anno, dal Rinnovamento nello Spirito Santo e curata dall’équipe dell’Ambito nazionale Evangelizzazione Famiglie presso la Casa Famiglia di Nazareth a Loreto (AN), da domenica 4 a sabato 10 agosto 2024, sul tema: ‘Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, ed io vi darò ristoro’ (Mt 11,28).

Il programma contempla, oltre alla Preghiera carismatica comunitaria e alle Sante Messe, la mistagogia esperienziale, il Roveto ardente, momenti di condivisione, ritrovo e fraternità, uscite e visite guidate nei paesi limitrofi. Previsto anche il teatrino di evangelizzazione a cura dell’Associazione ‘Bella è la Vita’:

“Siamo grati a Dio e al Comitato nazionale di Servizio – dichiarano Fabrizio e Ilenia Fioriti, delegati nazionali dell’Ambito Evangelizzazione Famiglie – per la riapertura della Casa Famiglia di Nazareth a Loreto, dove ogni persona può trovare ristoro, a contatto con la natura e lontano dai rumori e dalla frenesia del mondo. Attendiamo con gioia, come oramai da diversi anni, la Vacanza Carismatica.

La vicinanza della Santa Casa rende questo luogo un terreno sacro dove coniugi, genitori, figli, nonni, single, vedovi si incontrano e sperimentano la fraternità familiare con serenità e semplicità, ispirati dalla Santa Famiglia di Nazareth. Insieme all’équipe, composta da famiglie e sacerdoti, siamo pronti ad accogliere i partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia e dalla Germania, che hanno scelto di trascorrere insieme a Gesù vivo un tempo di svago e rigenerazione nel corpo e nello Spirito” .

Alla loro voce fa eco quella di Giuseppe Contaldo, Presidente del RnS, che afferma: “Maria e Giuseppe sono un modello di famiglia. Per capire l’importanza della famiglia, partiamo dalla ricerca di figure che possono guidarci come punti di riferimento. Maria e Giuseppe, appunto, rappresentano degli esempi per il loro aspetto umano, la solidità, l’accoglienza, la cura della vita, l’amore per il bene. La famiglia è un dono di Dio, ma anche una conquista che dobbiamo realizzare e guadagnare giorno dopo giorno.

E’ un po’ come la storia della Terra promessa, che è sia un dono che una conquista: Dio ce la dà, ma noi ce la dobbiamo prendere. La famiglia è anche una vocazione, perché parte da un’opera di Dio. Così è la vocazione: Dio ce la consegna, ma noi dobbiamo coltivarla. Ed è in questa prospettiva che si pone la prossima Vacanza Carismatica delle Famiglie che inizierà tra qualche giorno”.

Un’intera famiglia santa? La storia degli Ulma

Siamo nella Polonia della Seconda Guerra Mondiale, i nazisti stanno cercando gli ebrei in ogni angolo per sterminarli, in nome di un’ideologia folle, quella di Hitler, che predica la “pulizia razziale”. Mentre i gendarmi tedeschi seminano morte, tra molte persone semplici sopravvive, anzi, fiorisce ancora di più, la solidarietà. Una delle famiglie che rischierà e perderà la vita per salvare degli amici e vicini di casa ebrei, sarà la famiglia Ulma.

I coniugi Ulma, Joseph e Viktoria, avevano fatto del Vangelo il loro programma di vita e lo incarnavano in tutto ciò che facevano: nella cura della casa, nella crescita dei figli (sei, con il settimo in arrivo), nei rapporti con gli altri, nella solidarietà con chi aveva bisogno, nella fiducia verso la Provvidenza. E’ quando si vive da santi, che si può anche morire da santi.

Nel loro caso, la morte – tutta la famiglia è stata uccisa a colpi di fucile – è stata conseguenza di una scelta altruistica e coraggiosa: ospitare otto ebrei, cui sarebbe capitata in sorte, altrimenti, una morte sicura. Potrebbe sembrare una storia senza lieto fine, umanamente parlando, infatti, non c’è. Anche guardando agli Ulma, però, Gesù ci chiede di avere fiducia nella potenza della Resurrezione. Se si muore in Cristo, quella morte non è eterna: diviene solo un passaggio.

Nel dicembre del 2022 Papa Francesco ha proclamato beata tutta la famiglia, dal primo all’ultimo membro, compreso il piccolo non ancora nato. Questa famiglia, uccisa da un odio insensato, demoniaco, ci viene presentata dalla Chiesa viva, oggi, per sempre. Ci viene offerta e donata come esempio di carità e misericordia.

La Casa Editrice Mimep Docete mi propose, l’anno scorso, di scrivere un libro su di loro. Decisi di accettare (ed infatti il libro è uscito da poco) non solo per parlare del gesto eroico (accettare la morte per aiutare persone in difficoltà). Mi colpì, anzitutto, che quella famiglia era una piccola chiesa domestica.

Mi colpì il modo in cui la preghiera scandiva le loro giornate. Mi colpirono questa mamma, questo papà, capaci di stare in ginocchio davanti a Dio e di insegnarlo ai loro figli. Mi colpì la gratuità con cui Joseph aiutava i suoi vicini di casa, mettendo le sue doti al servizio degli altri senza chiedere nulla in cambio, sebbene vivessero in condizioni modeste. Mi colpì la generosità di Viktoria, la sua limpidezza, la capacità di aprire le porte di casa.

E questi esempi sono validi anche per noi oggi. Perciò, ho pensato di impostare il libro non solo come una biografia, bensì come un percorso a tappe, che offrisse spunti alle famiglie di oggi. Ogni capitolo ha lo scopo di far pensare il lettore su una qualità della famiglia cristiana: dalla fiducia in Dio, all’accoglienza degli altri; dalla cura dei figli, alla serietà nel lavoro.

Ecco cosa trovate in ‘Un angolo di Cielo in famiglia: i coniugi Ulma, modello di carità’ (Mimep Docete, 2024): un piccolo ‘manuale di manutenzione’ della famiglia cristiana, a partire non da mera teoria, ma dall’esempio di una famiglia reale, viva in Cielo, che ha posto le sue radici in Cristo.

Torino accoglie il mondo delle Equipes Notre-Dame

Presentato a Palazzo di Città il XIII Raduno Internazionale di Torino 2024, in calendario fino al 20 luglio: oltre 7500 gli equipiers provenienti da ogni parte del mondo vivranno una settimana intensa e ricca di momenti di spiritualità e riflessione. Il tema scelto per il raduno ‘Andiamo con cuore ardente’ richiama l’episodio del Vangelo dei discepoli di Emmaus (Lc 24:15.35) e sarà vissuto in giornate intense con la celebrazione eucaristica tutti giorni, momenti di meditazione, conferenze, incontri plenari e spettacoli.

Saranno 86 i paesi rappresentati: quasi duemila i brasiliani, seguiti dai francesi e, a comporre il podio, dagli spagnoli, poi per numero di presenti gli italiani e i colombiani. Ci saranno anche coppie provenienti dalla Nuova Zelanda, dall’Australia, dal Botswana, dalla Repubblica Domenicana e dalla Guinea.  L’organizzazione coinvolgerà anche 400 volontari che sosterranno le attività in gran parte svolte all’interno dell’Inalpi Arena.

Tra i relatori il cardinale José Tolentino de Mendonça, la professoressa Marina Marcolini, la dottoressa Gabriella Gambino, Maria Clara Lucchetti Bingemer e la coppia Masu e Xosè Manuel Dominguez de la Fuente, suor Nathalie Becquart e Elisabeth Saléon- Terras collaboratrice a Troussures per oltre vent’anni di padre Henri Caffarel, fondatore del Movimento.

Presentando l’evento Clarita e Edgardo Bernal, responsabili internazionali del Movimento, hanno spiegato che “il movimento conta circa 160.000 membri ed è presente in più di 90 paesi nei cinque continenti. Ogni sei anni teniamo un incontro internazionale in qualche parte del mondo, come quello che si terrà qui a Torino, dove circa 8000 membri del movimento, coppie e sacerdoti si riuniranno per celebrare questo cammino di fede, per comprendere il nostro ruolo nella chiesa e nel mondo di oggi e per stabilire gli orientamenti di vita che costituiscono la road map che guiderà il movimento nei prossimi sei anni.

L’incontro, che ha come motto ‘Andiamo con il cuore ardente’, prevede momenti di preghiera ed Eucaristia, relatori laici e religiosi di spicco, che tratteranno temi di attualità legati al momento di vita che stiamo vivendo come cattolici, testimonianze di vita provenienti da diverse realtà culturali e incontri di riflessione e scambio di idee”.

L’arcivescovo di Torino, mon. Roberto Repole, ha ricordato che “le Equipes Notre Dame sono una realtà radicata e diffusa nella Chiesa piemontese, che vede coinvolte in questo movimento centinaia di coppie. Come le altre associazioni e movimenti ecclesiali di famiglie, credo che le Equipes offrano oggi una testimonianza molto importante per la comunità cristiana e per la società civile: testimoniano la centralità della dimensione spirituale nella vita delle coppie, cioè il bisogno fondamentale dell’uomo e della donna, di non guardarsi solo negli occhi, ma di guardare in alto, all’origine della vita e dell’amore”.

Mentre il vescovo ausiliare, mons. Alessandro Giraudo ha sottolineato: “Le Equipes di Torino e del Piemonte si sono preparate con grande impegno all’accoglienza delle coppie provenienti da tutto il mondo. Tutta la Chiesa torinese parteciperà con gioia all’incontro internazionale, non solo seguendo i lavori e condividendo i momenti di preghiera, ma anche accompagnando le coppie in alcuni luoghi che aiutano a conoscere la storia di questa Chiesa locale e in particolare la testimonianza dei santi in questo territorio”.

Le Equipe Notre-Dame (END) sono un movimento laicale di spiritualità coniugale, nato per rispondere all’esigenza delle coppie di sposi di vivere in pienezza il proprio sacramento, sorretto da una propria metodologia, aperto ad interrogarsi sulla complessa realtà della coppia di oggi.

Le END nacquero in Francia intorno al 1938 per iniziativa di alcune coppie che, insieme ad un sacerdote, p. Henry Caffarel, presero l’abitudine di incontrarsi mensilmente per approfondire il significato del sacramento del matrimonio, per verificare il senso del loro essere coppie cristiane, per cercare un modo coerente di inserirsi, come coppie e come famiglie, nella società. Queste coppie trovarono tanto aiuto da questi incontri che ben presto ne coinvolsero altre fino ad arrivare, l’8 dicembre del 1947, a formalizzare la nascita di un nuovo Movimento.

Sono nate perché rispondevano ad un bisogno ormai diffuso nel laicato più sensibile, che aveva preso coscienza di come il repentino e cospicuo allungarsi della vita media aprisse al cammino di coppia un itinerario più lungo e complesso di quello racchiuso nella funzione riproduttiva; che comprendeva come la vita di coppia fosse un itinerario vocazionale e salvifico non subalterno; che voleva confrontare il significato del sacramento del matrimonio con il vissuto della propria esperienza; che cominciava a prendere consapevolezza del proprio ruolo all’interno della comunità ecclesiale.

Il fatto che il Movimento sia nato per rispondere all’esigenza delle coppie, gli ha lasciato impresso uno stile: è per questo che le END si sentono impegnate in una riflessione permanente su come armonizzare il carisma ispiratore con la lettura dei segni dei tempi che interrogano la coppia in ogni stagione della storia, e tendono a valorizzare la propria esperienza alla luce della Parola di Dio.

Caritas: in Italia gli italiani sempre più poveri

“E’ compito statutario di Caritas Italiana realizzare studi e ricerche sui bisogni delle persone, per aiutare a scoprirne le cause, per preparare piani di intervento, soprattutto in un’ottica di prevenzione. Questo è l’intento del Report che presentiamo. Una raccolta di dati che è stata realizzata grazie all’impegno degli operatori e dei volontari dei nostri Centri di ascolto e con la collaborazione delle persone in stato di bisogno che ci hanno consegnato la loro situazione”: questa è la conclusione del presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, alla presentazione del report statistico nazionale 2024 sulla povertà in Italia.

 Tale report statistico valorizza le informazioni provenienti da 3.124 Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 206 diocesi in tutte le regioni italiane con una fotografia drammatica, come ha evidenziato il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello: “Questo secondo Report statistico si colloca in un tempo particolare, segnato da vicende che toccano le nostre comunità. Da un lato le crisi internazionali che condizionano pesantemente i rapporti tra i Paesi e lo sviluppo di percorsi di pace, dall’altro l’incessante aumento della povertà e la forte incidenza di situazioni di rischio e vulnerabilità. Di fronte a questi scenari la Chiesa continua a sognare e ad affermare un umanesimo autentico, secondo cui ogni essere umano possa realizzarsi pienamente, vivendo in un mondo più giusto e dignitoso”.

Dal Report risulta che nel 2023 cala la quota dei nuovi poveri ascoltati, che passa dal 45,3% al 41,0%, mentre crescono le persone con povertà ‘intermittenti’ e croniche, riguardanti in particolare quei nuclei che oscillano tra il ‘dentro-fuori’ la condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità: una persona su quattro è infatti accompagnata da una Caritas diocesana da 5 anni e più. Sembra quindi mantenersi uno zoccolo duro di povertà che si trascina di anno in anno senza particolari scossoni e che è dovuto a più fattori; il 55,4% dei beneficiari nel 2023 ha manifestato contemporaneamente due o più ambiti di bisogno.

Si rivolgono alla Caritas, in maggioranza, donne (51,5%) ed uomini (48,5%), con un’età media che si attesta sui 47,2 anni (46 nel 2022). Cala l’incidenza delle persone straniere che si attesta sul 57,0% (dal 59,6%). Alta invece l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori. Oltre i due terzi delle persone in povertà, secondo i dati dei Centri di ascolto Caritas consultati, hanno livelli di istruzione bassi o molto bassi (67,3%), condizione che si unisce a una cronica fragilità occupazionale, in termini di disoccupazione (48,1%) e di ‘lavoro povero’ (23%).

Inoltre la percentuale dei percettori del Reddito di Cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà sostituita dall’Assegno di Inclusione, si attesta al 15,9%, dato in calo rispetto al 2022 e soprattutto al 2021: allora i beneficiari corrispondevano rispettivamente al 19,0% e al 22,3%.

In termini di risposte, le azioni della rete Caritas sono state numerose e diversificate: sono stati erogati oltre 3.500.000 interventi, una media di 13 interventi per ciascuna persona assistita (considerate anche le prestazioni di ascolto). In particolare: il 73,7% ha riguardato l’erogazione di beni e servizi materiali (distribuzione di viveri, accesso alle mense/empori, docce, ecc.); l’8,9% gli interventi di accoglienza, a lungo o breve termine; il 7,3% le attività di ascolto, semplice o con discernimento; il 5,2% il sostegno socio-assistenziale; l’1,7% interventi sanitari.

Dal report si evidenzia che la povertà è ai massimi storici: le stime preliminari dell’Istat rilasciate lo scorso marzo, e riferite all’anno scorso, attestano che il 9,8% della popolazione, un residente su dieci, vive in uno stato di povertà assoluta. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5.752.000 residenti, per un totale di oltre 2.234.000 famiglie. A loro si aggiungono poi le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale: si tratta complessivamente di circa 13.391.000 persone, pari al 22,8% della popolazione; dato che risulta in riduzione rispetto al 2022 quando si attestava al 24,4%. Il Mezzogiorno risulta l’area del Paese con la più alta incidenza delle persone a rischio povertà e/o esclusione sociale (39%) in linea con i dati della povertà assoluta.

La situazione appare ancora più controversa se si guarda alla grave deprivazione materiale che contrariamente al rischio di povertà e/o esclusione sociale tende a crescere (+4,4%). Le stesse stime preliminari Istat sui consumi delle famiglie, mettono in luce che nel 2023 si è registrata una crescita della spesa media delle famiglie (+ 3,9%) che però per effetto dell’inflazione si è tradotta in un calo dell’1,8%.

Nel 2023, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati (complessivamente 3.124 dislocati in 206 diocesi di tutte le regioni italiane) le persone incontrate e supportate sono state 269.689. Complessivamente si tratta di circa il 12% delle famiglie in stato di povertà assoluta. Rispetto al 2022 si è registrato un incremento del 5,4% del numero di assistiti; una crescita che si attesta su valori più contenuti rispetto a un anno fa, segnale di una progressiva distensione rispetto alle tante emergenze susseguitesi dopo lo scoppio della pandemia.

Alta come di consueto l’incidenza delle persone con figli: due persone su tre (66,2%) dichiarano di essere genitori. In alcune regioni l’incidenza dei genitori risulta ancor più elevata, ad esempio nel Lazio (91%), in Calabria (82,2%), Umbria (81,4%), Puglia (80,6%), Basilicata (79%) e Sardegna (75,3%).  Se si guarda alle famiglie con minori, queste rappresentano il 56,5% del totale; in valore assoluto si tratta di oltre 150.000 nuclei, a cui corrispondono altrettanti o più bambini e ragazzi in stato di grave e severa povertà.

Un altro fattore che accomuna la gran parte degli assistiti è la fragilità occupazionale, che si esprime per lo più in condizioni di disoccupazione (48,1%) e di “lavoro povero” (23%). Non è solo dunque la mancanza di un lavoro che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro è un lavoratore povero. Tra i lavoratori poveri si contano per lo più: persone di cittadinanza straniera (65%); uomini (51,6%) e donne (48,4%); genitori (78%) e coniugati (52,1%); impiegati in professioni non qualificate; domiciliati presso case in affitto (76,6%).  Infine il 78,8% delle persone manifesta uno stato di fragilità economica, legato a situazioni di ‘reddito insufficiente’ o di ‘totale assenza di entrate’.

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