La discussione

L’ eco di Pio XII

“Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”. Era il 24 agosto 1939 e il mondo stava per sprofondare nel peggiore conflitto della sua storia. Una settimana più tardi le truppe tedesche avrebbero attaccato la Polonia dando il via a quella spirale di devastazione che avrebbe cambiato la Terra da lì all’agosto 1945. Ma dal Vaticano Papa Pio XII tentò l’impossibile, con un accorato radio messaggio per implorare la pace. Oggi quelle parole del Pontefice Defensor Civitatis suono risuonate – a quasi 74 anni di distanza – dalla finestra del Palazzo Apostolico attraverso la voce di Papa Francesco. “Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace”, ha detto il Pontefice citando implicitamente il Venerabile Pio XII, la cui causa di beatificazione è ancora all’esame della Congregazione delle Cause dei Santi. L’incessante impegno di Eugenio Pacelli in difesa della pace, nonostante le tante accuse che gli sono piovute addosso, è sempre stato riconosciuto negli ultimi otto anni da Benedetto XVI che ha più volte citato come esempio luminoso il suo predecessore.

Maria, donna eucaristica

Il mese di maggio, dedicato alla Madre di Dio, si è concluso celebrando la visitazione della Vergine Maria, che ci introduce nel mese di giugno alla devozione del Sacro Cuore di Gesù. Infatti per mons. Tonino Bello, Maria è la donna della convivialità e dell’Eucarestia: “Santa Maria, donna conviviale, tu ci richiami la struggente poesia dei banchetti di un tempo, quando, nei giorni di festa, a tavola c’era lei, l’altra madre, che ci covava con gli occhi a uno a uno, e, pur senza parole, ci supplicava con l’umido sguardo perché andassimo d’accordo tra fratelli e ci volessimo bene, trepida se mancava qualcuno, e finalmente felice solo quando rincasava l’ultimo dei figli… Forse solo in cielo scopriremo fino in fondo quanto tu sei importante per la crescita della nostra umana comunione. Nella Chiesa, soprattutto. E’ vero: essa si costruisce attorno all’Eucaristia. Ma non è meno vero il fatto che sei tu la tavola attorno a cui la famiglia è convocata dalla Parola di Dio e sulla quale viene condiviso il Pane del cielo. Come nell’icona di Rublev, appunto. Facci sperimentare, pertanto, la forza aggregante della tua presenza di madre. Santa Maria, donna conviviale, alimenta nelle nostre Chiese lo spasimo di comunione. Per questo Gesù le ha inventate: perché, come tante particole eucaristiche disseminate sulla terra, esse abbiano a introdurre nel mondo, quasi con una rete capillare di pubblicità, gli stimoli e la nostalgia della comunione trinitaria”.

La cultura africana nella cattedra universitaria intitolata a Bernardin Gantin

“… La sua personalità, umana e sacerdotale, costituiva una sintesi meravigliosa delle caratteristiche dell’animo africano con quelle proprie dello spirito cristiano, della cultura e dell’identità africana e dei valori evangelici”. Così il 23 maggio 2008, Papa Benedetto XVI ricordava il cardinale Bernardin Gantin figlio del Benin e della Chiesa, scomparso 10 giorni prima: “Una vita spesa per la Chiesa”. Cinque anni dopo la Pontificia Università Lateranense istituisce la Cattedra Cardinal Bernardin Gantin per la “Socializzazione Politica in Africa”. L’idea è quella di “dare inizio ad una riflessione sulla politica in contesto africano e preparare i futuri responsabili della società africana di domani orientata dalla Dottrina sociale della Chiesa” ha sintetizzato il cardinale Robert Sarah, originario della Guinea, presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, intervenendo alla presentazione dell’iniziativa. Ha quindi sottolineato come il cardinale abbia speso la sua vita “per il suo popolo di Benin, per la Chiesa in Africa e per la Chiesa universale” con un “alto contributo sia a livello pastorale che come sollecitazione a una partecipazione del mondo cristiano alla cultura e alla politica come principale forma di servizio per il miglioramento della società e il benessere spirituale dell’uomo”.

Il magistero “temibile” di Benedetto XVI

“Ora è arrivato papa Francesco a farci sperare di nuovo in una Chiesa dei poveri. Un sollievo dopo tanta pena (…). Con l’elezione di Francesco tutto è possibile. I primi segnali sono di rottura con il passato e con un’idea di Chiesa arroccata e chiusa in se stessa (…). Nessuno può nascondere la situazione drammatica: la nostra amata Chiesa è fredda e scostante e in questi ultimi anni ha perso credibilità rispetto a questioni fondamentali”. Sono, queste, le considerazioni personali di don Andrea Gallo pubblicate in questi giorni ne “il Fatto Quotidiano”. Non c’è più rispetto nemmeno per le tradizioni! In passato, infatti, si era soliti parlar male e attaccare il Papa in carica. Oggi invece sta accadendo il contrario, e così qualcuno ha pensato che attraverso Papa Francesco si possa mettere definitivamente fuori gioco Papa Benedetto. Ma un Pontefice emerito, come Ratzinger, ottantaseienne, “chiuso” in un monastero di clausura dentro le mura vaticane, lontano dai principali canali di informazione non può comportare nessun pericolo se non quello che riguarda i contenuti del suo magistero. E’ proprio questo il nocciolo della questione; è il pensiero teologico di Benedetto XVI che in realtà fa paura e si vorrebbe occultare, o tutt’al più sostituirlo con qualcosa di meno impegnativo per tutta quanta la Chiesa. Ci si limita così a ciarlare sul colore delle pantofole rosse del Papa (o su altre sciocchezze) per mantenere un profilo basso (molto basso!) della fede cristiana, legata esclusivamente al colore e alle immagini ed evitare così di affrontare con maturità e coerenza evangelica i nodi della questione che riguardano un Dio che è entrato nella carne e nella storia di ogni uomo. E’ davanti a questi temi – ben argomentati e spiegati da Papa Benedetto XVI, con un linguaggio accessibile a tutti – che si vuole evitare il confronto; per questo motivo il magistero di Ratzinger risulta scomodo e temibile. Don Gallo recita, infatti, le sue “litanie” (ormai note a tutti) davanti all’immagine di un Papa Francesco strumentalizzata e ritagliata secondo variegati e tornacontisti convincimenti personali: “Non sarebbe il momento di cambiare le modalità con cui vengono nominati i vescovi, prevedendo un maggiore coinvolgimento dei fedeli? Non si potrebbe mettere in discussione il celibato obbligatorio dei preti? Perché non considerare l’ordinazione femminile? Sulla questione di genere la Chiesa è “maldestra e ambigua”. Perché tanta difficoltà nel dire sì alla donna? Perché non riconsiderare la posizione assunta dalla Chiesa sugli anticoncezionali? E il testamento biologico?”; e poi con una tipica chiosa dal sapore apocalittico il presbitero afferma: “Solo quando abbandonerà il suo statuto imperiale la Chiesa avrà da dire qualcosa agli uomini e alle donne del Terzo millennio”. In questa girandola variegata di opinioni c’è chi accoglie nelle parole di Papa Francesco soltanto un aspetto del suo discorso; come per esempio il concetto di povertà della Chiesa, strombazzato a destra e a manca da tante persone con l’esclusivo richiamo all’aspetto economico della vicenda. Poi se il termine “povero” dovesse fare riferimento anche ad uno specifico modo di appartenere a Dio, totalmente spoglio cioè della materialità delle cose umane (incluso il denaro), di tutto ciò che offre stabilità alla nostra esistenza… questo, allora, sarebbe un altro discorso!

A Piazza Farnese per Manif pour tous

Nuovo appuntamento, il 25 maggio, a Piazza Farnese a Roma con “Manif pour tous” il movimento popolare nato in Francia in opposizione al matrimonio omosessuale e in difesa della famiglia. Da qualche mese è nata una sezione romana del movimento, che ha promosso alcuni momenti aggregativi davanti alla sede dell’ambasciata di Francia, a Piazza Farnese. La prima manifestazione si è svolta il 13 gennaio scorso, quando ancora il progetto di legge era in discussione, e poi il 24 marzo in concomitanza con le manifestazioni di Parigi.

Il demonio non è una semplice idea del male

“Il Santo Padre non ha inteso compiere alcun esorcismo. Ma, come fa frequentemente per le persone malate e sofferenti che gli si presentano, ha semplicemente inteso pregare per una persona sofferente che gli era stata presentata”. Con queste parole il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha risposto alle domande dei giornalisti che chiedevano informazioni riguardo alla presunta preghiera di esorcismo che Papa Francesco ha compiuto domenica scorsa, al termine della celebrazione di Pentecoste.

Il carrierismo da Giovanni XXIII a Papa Francesco

Il richiamo a guardarsi dal carrierismo, rivolto in modo particolare ai pastori della Chiesa, con papa Francesco si è fatto più insistente, pur non essendo assente anche nell’insegnamento dei precedenti pontefici. Così Giovanni Paolo II il 21 ottobre 2003, nel discorso in occasione del suo ultimo concistoro per la creazione di nuovi cardinali, esortò coloro che il Signore «associa, con il sacramento dell’Ordine, in maniera più stretta, alla sua stessa missione» a rifuggire «ogni tentazione di carriera e di tornaconto personale». Benedetto XVI più volte ha richiamato dal cedere a tale desiderio; in uno degli ultimi suoi interventi, domenica 17 febbraio 2013 prima della recita dell’Angelus, ha evidenziato che nucleo centrale della seduzione demoniaca «consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri interessi, dando più importanza al successo o ai beni materiali».

Quando il Papa parla ai sacerdoti

Le parole che Papa Francesco rivolge a tutta la Chiesa richiamano talvolta la personale esperienza vissuta in Argentina quando era ancora vescovo ausiliare di Buenos Aires. In uno dei suoi recenti discorsi – dettato durante la celebrazione della Messa crismale del marzo scorso – invitava, per esempio, i sacerdoti ad entrare nel gregge del Popolo di Dio; “bisogna uscire – diceva – a sperimentare la nostra unzione, il suo potere e la sua efficacia redentrice: nelle «periferie» dove c’è sofferenza, c’è sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni”. Il rischio intravisto dal Pontefice è quello di vedere trasformata la figura del sacerdote in una sorta di “intermediario” o “gestore” del sacro. “Da qui – proseguiva Papa Francesco – deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con «l’odore delle pecore»”. Un’espressione – quest’ultima – tanto più efficace quanto più sorprendente, che Papa Francesco ripetè ulteriormente in modo ancora più esplicito dicendo: “questo io vi chiedo: siate pastori con «l’odore delle pecore», che si senta quello”.

Alla Università Europea di Roma si parla di sofferenza nel mondo del lavoro

All’Università Europea di Roma un convegno sulla sofferenza nel mondo del lavoro L’ingresso nel mondo del lavoro rappresenta un passaggio molto delicato nella vita delle persone. E’ il momento in cui si cresce e si abbandona la dimensione protetta della famiglia, della scuola e dell’università per confrontarsi con la concretezza della realtà quotidiana. L’ambiente lavorativo, a volte, può generare un senso di sofferenza nelle persone: delusioni, amarezze, frustrazioni. Può capitare di subire vere e proprie ingiustizie, alimentate dal periodo difficile della crisi economica e da situazioni inaccettabili come il lavoro nero, il mobbing e l’uso di contratti irregolari. Come affrontare tutto questo? Come superare gli ostacoli che incontriamo sul nostro cammino? La sofferenza può rappresentare anche un’opportunità di crescita per la persona? Ma a quale prezzo? Di questo si parla in un convegno all’Università Europea di Roma, via degli Aldobrandeschi 190, nell’Ambito di Psicologia, oggi venerdì 17 maggio 2013, alle 9,30, sul tema “La sofferenza nel mondo del lavoro: la sua funzione educativa per la crescita della consapevolezza delle persone”.

La vita qualitativamente migliore dell’ uomo religioso

“Volete combattere la depressione? – titolava non molto tempo fa un noto quotidiano italiano in uno dei suoi articoli – State lontani da casa, chiesa e ufficio. State lontani da casa, evitate le chiese, non andate in discoteca e nemmeno nei centri commerciali. Piuttosto dedicatevi alla palestra”. L’indagine a cui il quotidiano faceva riferimento era stata realizzata da Riza Psicosomatica e condotta su circa 1000 intervistati, maschi e femmine, tra i 25 e i 55 anni. La depressione è un disturbo certamente diffuso nel nostro Paese. “Chi ne soffre – dicono alcuni esperti – mostra un umore depresso, una marcata tristezza quasi quotidiana e tende a non riuscire più a provare lo stesso piacere nelle attività che provava prima. Le persone che soffrono di depressione, si sentono sempre giù, l’umore ed i pensieri sono sempre negativi. Sembra che presentino un vero e proprio dolore di vivere, che li porta non riuscire a godersi più nulla”.

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