Lettura

Tenerezza e bellezza nelle Lettere di Aldo Moro alla famiglia

A trentacinque anni dalla vicenda dolorosa di Aldo Moro e dei cinquantacinque giorni che cambiarono la nostra storia repubblicana è di grande importanza e luce personale tornare a leggere quelle Lettere dalla “prigione del popolo” che hanno trovato una sistemazione storiografica di eccezionale valore nell’opera di Miguel Gotor (A. MORO [a cura di M. GOTOR], Lettere dalla prigionia, Einaudi, Torino 2008). Si tratta di testi che insieme al cosiddetto Memoriale, hanno saputo animare il dibattito ad ogni livello, includendo tutte le gradazioni dell’interpretazione, compresa tra gli estremi di chi ha voluto trovarvi le chiavi di decifrazione del decadimento e della corruttela del nostro sistema politico e chi ha voluto confinare le carte di Moro a simbolo drammatico ma neutro della deriva violenta del decennio degli Anni di piombo. Eppure, al di là dell’agone della lettura storico-politica, è possibile rintracciare in quelle carte, con grande emozione ed impareggiabile concretezza, la statura dell’uomo e del cristiano Moro, specie in quei passi delle Lettere dove il “prigioniero del popolo” trova la forza e il coraggio del dialogo tenero e carezzevole con i familiari negati, in primis con l’adorata moglie Noretta.

Il Santo Sepolcro tra Costantino e le Crociate

Appuntamento da non perdere quello dei mercoledì 8 maggio 2013, alle 18,00, all’Università Europea di Roma (www.unier.it – via degli Aldobrandeschi 190) per la presentazione del libro di Renata Salvarani “Il Santo Sepolcro a Gerusalemme. Riti, testi e racconti tra Costantino e l’età delle crociate”, Libreria Editrice Vaticana. L’ingresso è libero. Introduce Padre Luca Maria Gallizia, LC, Prorettore dell’Università Europea di Roma. Intervengono: Don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, il prof. Gaetano Littieri, presidente della Consulta Universitaria per la Storia del Cristianesimo, e Padre Narciso Klimas, direttore dell’Archivio dello Studium Biblicum Franciscanum, Gerusalemme. Modera il prof. Umberto Roberto, Coordinatore del Corso di Laurea in Filosofia. Conclude l’autrice, Renata Salvarani, docente di Storia del Cristianesimo e Storia medievale all’Università Europea di Roma. Nel corso dell’incontro saranno proiettate immagini inedite del Santo Sepolcro e di Gerusalemme.

LEV saluta visita Papa Francesco a S. Maria Maggiore

Domani, primo sabato di maggio, Papa Francesco presiederà la preghiera del Rosario nella Basilica di Santa Maria Maggiore. La Libreria Editrice Vaticana saluta l’avvenimento con la pubblicazione di “Ave Maria. Vedere, conoscere e meditare i Misteri del Rosario”, un raffinato volumetto a firma di Maria Rosa Poggio, che si propone di accompagnare i fedeli nella recita di questa preghiera (106 pagine, 8 euro). “I Misteri del Rosario – gaudiosi, dolorosi, gloriosi e luminosi – raccontano la storia della salvezza soprattutto per immagini semplici e formidabili” si legge nell’introduzione dell’opera. “Da secoli la tradizione cristiana d’Oriente e d’Occidente si impegna a raffigurare in immagini visibili l’invisibile Mistero di Dio che nella storia si incarna, si rivela e salva”.

Lo scrittore cattolico Eugenio Corti premiato dal Presidente Napolitano

Perché Corti è sicuramente un artista, ma prima di tutto è un uomo di grande profondità, che si ascolterebbe per ore. Eppure, quando si trattò di presentare questa intervista, l’obiezione dichiarata fu: ma è un autore troppo cattolico! In Francia, che certo non si può definire una nazione di profondi sentimenti religiosi – non oggi, non più – ma che sempre mantiene una grande attenzione per gli autori meritevoli e interessanti, in Francia dunque Corti da anni è letto e amato. La sua opera più conosciuta, il già citato romanzo , è stato definito un classico. E in effetti lo è, sia dal punto di vista della struttura, con l’ampio respiro di una storia familiare che attraverso il periodo cruciale tra la prima e la seconda guerra mondiale, sia dal punto di vista della profondità dello sguardo: vi si fronteggiano i grandi, eterni temi della vita e della morte, della responsabilità personale, della scelta e quindi del peccato, del male e della redenzione. Uno sguardo, quindi, molto più complesso, non autoreferenziale, che invece sembra caratterizzare moltissima letteratura contemporanea nostrana. E poi c’è anche il discorso sulla scrittura, mai banalizzata, sottesa appunto alla ricerca di senso dentro le vite personali e dentro il percorso tortuoso della Storia.

Certo, il premio assegnato da parte del presidente della Repubblica rappresenta un passo in avanti per un concreto riconoscimento del suo valore. Bisogna vedere se poi a questo riconoscimento ufficiale corrisponderà una “circolazione” effettiva dell’opera di Corti. Nei grandi circuiti di diffusione, nelle grandi catene di librerie non sarà facile trovare i suoi libri, così come è stato fino a oggi. Ma lo scrittore non si impressiona certo per questo, dall’alto dei suoi novant’anni intensamente vissuti, il suo equilibrio interiore non ondeggia sulla questione del riconoscimento e del successo e la sua fede è vissuta fino in fondo, nella quotidianità, nelle battaglie combattute giorno per giorno. Si leggano, per esempio, le sue prese di posizioni recenti sul valore inalterabile della famiglia. Oppure questa riflessione tratta dal libro di Paola Scaglione “I giorni di uno scrittore”, (Edizioni Ares 2002): Un’isola interiore bellissima, in cui riposare un po’, prima di riprendere la battaglia di tutti i giorni.

Bernardo di Chiaravalle e i suoi consigli al Papa

“E’  lampante: agli apostoli è interdetto il dominio” e così pure al successore di Pietro.  E costui deve comandare “come il servo che Dio ha posto a capo della Sua famiglia”, ha il potere “per sorvegliare, per curare e venire in aiuto, per prenderti cura, per servire”.  Perché  “si  tratta di Pietro, di cui nessuno  racconta che camminasse ornato di gemme preziose o in veste di seta, o ricoperto d’oro, su un cavallo bianco, scortato da soldati o circondato da un rumoroso seguito  di servi”. Quando sono state scritte queste righe? Qualche settimana fa, dopo l’elezione di papa Francesco? O qualche anno fa? No, sono state scritte nel 1145 e non da uno qualunque, bensì da Bernardo di Chiaravalle, dottore della Chiesa e secondo fondatore dell’Ordine Cistercense, canonizzato nel 1174.

Benedetto XVI compie 86 anni: gli incontri con la stampa

Quando Benedetto XVI si è recato in Messico e a Cuba ha conquistato un primato: è stato il Papa più anziano a compiere un viaggio internazionale. Questo spiega molto del signifi cato dei viaggi nel pontifi cato del Papa teologo che ha raccolto l’eredità del Papa viaggiatore Giovanni Paolo II. Quando il 19 aprile del 2005 il collegio dei cardinali elegge Joseph Ratzinger come 264° successore di San Pietro probabilmente non molti immaginano che Benedetto XVI viaggerà tanto quanto il suo immediato predecessore. Ratzinger ha appena compiuto 78 anni, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha soprattutto dedicato il suo tempo allo studio e all’esame di testi, è l’anima teologica del pontifi cato di Giovanni Paolo II, ma di certo non é un viaggiatore.

Eppure il mondo lo conosce bene. Lo incontra ogni giorno tramite i racconti dei vescovi che arrivano nel suo studio a confi dargli problemi e a cercare consiglio. È così che il cardinale bavarese per quasi venticinque anni entra in contatto con le Chiese di ogni parte del mondo. Benedetto XVI sembra voler rispondere ai tanti inviti inviando il proprio Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Ma certo ad alcuni appuntamenti dev’essere presente proprio il Papa. Come a Colonia, alla Giornata Mondiale della Gioventù che nell’agosto del 2005 riunisce per la prima volta i ragazzi di tutto il mondo dopo la scomparsa dell’ideatore delle GMG. Benedetto XVI raccoglie l’eredità e rilancia con una « novità »: l’adorazione Eucaristica.

È l’inizio di una nuova storia per le Giornate e per lo stile dei viaggi del Papa. Lentamente la macchina organizzativa si adatta al nuovo stile pontificio. C’è chi ha paura che lo stile minimal di Benedetto XVI possa far svuotare le piazze e le strade. Invece, un passo dopo l’altro, il Papa timido e riservato stupisce tutti e i suoi viaggi diventano grandi successi. Si potrebbe quasi dire che Benedetto XVI dà il meglio di sé proprio nella grande platea mondiale, lontano da certa atmosfera italiana, romana, curiale. Tra le « eredità » che Ratzinger raccoglie e trasforma da Wojtyła c’è il rapporto con i giornalisti che seguono i viaggi internazionali. Giovanni Paolo II aveva « creato » un modo nuovo di dialogare con la stampa approfi ttando proprio delle lunghe ore trascorse in aereo. Un modo estremamente diretto, all’inizio anche un po’ caotico, di dialogare. Botta e risposta su temi di ogni genere, e in un secondo tempo vere e proprie conferenze stampa. Benedetto XVI, che da cardinale aveva accettato l’incontro con i giornalisti in modo più mediato e tranquillo, si offre tranquillamente alle domande dei suoi compagni di volo.

Via via il colloquio diventa intenso e si trasforma in piccole lezioni che il professor Ratzinger offre ai media. Niente di arido o scolastico, ma al contrario le parole del Papa sono piene di emozioni, di racconti e commenti personali. Storia, teologia, ecclesiologia si intrecciano per offrire alla stampa una chiave di lettura del viaggio che si sta compiendo, ma il Papa affronta anche i temi « spinosi » che ogni giorno vengono riportati dai media. Il suo è un rapporto tranquillo e a volte distante. Il Papa sa che la comunicazione è importante, ma non vuole farsi tirare dentro polemiche speciose sui temi ecclesiali. Ogni conferenza diventa comunque un evento mediatico. I giornalisti si affrettano a trasmettere i passaggi più signifi cativi, alcuni trascrivono quella mezz’oretta di colloquio in fretta e furia per poterla pubblicare via internet e alla fine magari il primo discorso di Benedetto XVI all’arrivo nel paese visitato resta un po’ nell’ombra. È la dinamica mediatica contemporanea che però Benedetto XVI sembra non voler subire.

Quando da cardinale teneva delle conferenze per la stampa era sempre disponibile a qualunque domanda. Se gli si chiedeva una intervista più articolata occorreva inviare prima lo schema delle domande. Come pontefice Joseph Ratzinger è il Papa dei libri intervista come « Luce del Mondo », e non è cambiata in lui la estrema attenzione e cura con cui si prepara all’incontro con l’intervistatore. Del resto Benedetto XVI si lascerà « intervistare » anche dai telespettatori della trasmissione Rai « A sua immagine » nel pomeriggio del Venerdì Santo del 2011. Tre domande e altrettante risposte sul coraggio della fede, davanti al dolore e alla persecuzione, quattro risposte sulle verità della fede. Ad una bimba giapponese di sette anni, scioccata dal terremoto il Papa dice: « In questo momento mi sembra importante che sappiate: Dio mi ama, anche se sembra che non mi conosca ». Alla madre di un ragazzo in stato vegetativo Benedetto XVI risponde: « Io sono anche sicuro che quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore, anche se non capisce i dettagli, le parole … ma la presenza di un amore la sente. » Ai cristiani di Baghdad spiega: « vogliamo fare un lavoro di riconciliazione, di comprensione, anche con il governo, aiutarlo in questo cammino diffi cile di ricomporre una società lacerata ».

E parla di dialogo con l’Islam, di pace, di vita dopo la morte, di cosa è la Risurrezione: « Gesù non muore più, cioè sta sopra le leggi della biologia, della fisica, perché sottomesso a queste uno muore. Quindi c’è una condizione nuova, diversa, che noi non conosciamo, ma che si mostra nel fatto di Gesù, ed è la grande promessa per noi tutti che c’è un mondo nuovo, una vita nuova, verso la quale noi siamo in cammino ». Temi diffi cili che Benedetto XVI affronta con chiarezza e semplicità. Parole che arrivano all’intelligenza e al cuore. Eppure Joseph Ratzinger sembra non essere stato ben capito dai media. Nonostante la schiettezza e la disponibilità verso la stampa, in molti teorizzano una sua incapacità comunicativa. La verità è che il professor Ratzinger chiede di essere ascoltato con calma. I discorsi di Benedetto XVI richiedono attenzione e preparazione. Da teologo, abituato a parlare con studenti e professori, il Papa sviluppa un discorso ampio e completo che va seguito nella sua interezza. Mentre troppo spesso ormai la stampa cerca il facile slogan, la frase da 140 caratteri da lanciare sui social network entro pochi secondi.

Ecco dove nascono gli equivoci. Come è stato a Ratisbona nello storico discorso tenuto all’Università. Superficialità e fretta hanno rischiato di distruggere uno dei più importanti passi per il dialogo tra cristiani ed islamici. Il caos mediatico ha portato ad un caos reale che ha messo in pericolo delle vite umane. Niente di più lontano ovviamente dalle intenzioni di Benedetto XVI. Di questi « incidenti » il Papa ne ha dovuti affrontare diversi. Certo in parte, e lo ha riconosciuto lo stesso Benedetto,1 la responsabilità è della Curia e del Papa stesso. Come nel caso dell’annuncio della revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani tra i quali un negazionista. Ma proprio quello è anche un caso evidente della manipolazione mediatica di fatti che, se spiegati nella loro completezza, non avrebbero avuto le conseguenze che hanno avuto. Del resto nel mondo contemporaneo questi « incidenti » si notano maggiormente di un tempo, ma anche i pontefi ci precedenti ebbero i loro bei problemi nei rapporti con i media. Perfi no Giovanni Paolo II, pontefice definito mediatico per eccellenza, per molti anni venne considerato solo un « polacco bigotto » da certa stampa e alcuni dei suoi gesti furono a lungo equivocati.

Poi gli anni della malattia lo trasformarono per i media in una icona silente e si dimenticarono le parole di fuoco che negli anni ’80 avevano scosso le coscienze di molti. Benedetto XVI ama il rapporto intimo e diretto con i fedeli. Nelle parrocchie non legge l’omelia ma propone le sue riflessioni bibliche « a braccio », davanti alle grandi folle preferisce leggere precisamente il testo che viene distribuito a tutti e che tutti possono seguire. I giornalisti hanno il compito di leggerlo con calma, ma spesso questo non accade. Perchè si cerca la « notiziabilità » dimenticando che la vera notizia per un Papa è il Vangelo. Il pontificato di Giovanni Paolo II negli ultimi anni aveva abituato la stampa ad avere degli slogan « politici ». Il Papa polacco era storicamente abituato a parlare di diritti umani, giustizia sociale, presenza della Chiesa nel mondo. Tutto questo, ovviamente, era la naturale conseguenza dell’annuncio del Vangelo. Ma la conseguenza faceva più notizia della motivazione. Nella nuova epoca storica che viviamo Benedetto XVI torna a spiegare al mondo perché la Chiesa cattolica parla di diritti umani, pace e giustizia sociale. Ma il mondo mediatico sembra meno preparato a parlarne. Così dalla Notizia si passa alla notiziola e si perde il senso più ampio del pontificato.

Il 2012, anno del 50 esimo anniversario dell’apertura del Concilio vaticano II, segna anche il momento in cui i media riprendono a parlare di idee e di fatti piuttosto che di indiscrezioni e pettegolezzi. Noi proviamo a rileggere le parole che Benedetto XVI ha proposto direttamente alla stampa mondiale proseguendo il lavoro di Giovanni Paolo II, ma in un modo che meglio si adatta alle doti umane di Joseph Ratzinger. Una comunicazione personale, da uomo a uomo, un dialogo per coinvolgere la ragione e l’intelligenza pur nella semplicità dell’esposizione. I testi degli incontri del Papa con la stampa in aereo sono stati resi immediatamente disponibili grazie al sito della Sala Stampa della Santa Sede. Nei primi viaggi si tratta di brevi saluti e il portavoce Joaquin Navarro-Valls ha riproposto lo schema degli incontri di Giovanni Paolo II interrotti nel 2000 a causa dell’aggravarsi della malattia del Pontefi ce. Addirittura Benedetto XVI viene intervistato prima del viaggio dalla Radio Vaticana, come prima della GMG di Colonia, o dai giornalisti del paese che deve visitare come nel caso del viaggio in Polonia o in Baviera nel 2006. Questo libro nasce proprio dalla voglia di rimettere in fila le idee e le riflessioni che Benedetto XVI ha offerto ai media di tutto il mondo in occasione dei suoi viaggi.

Testi integrali che permettano a chi legge di comprendere a pieno il pensiero del teologo Joseph Ratzinger e del Papa Benedetto XVI, ma anche di conoscere la sua profonda umanità, e la sua voglia di comunicare al mondo l’unica vera notizia che cambia la storia. In alcuni casi sono i giornalisti a porre direttamente le domande al Papa e in diverse lingue. Altre volte è Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, a riassumere i diversi interrogativi della stampa mondiale. Le risposte sono essenzialmente in italiano, lingua di lavoro dei vaticanisti, ma Benedetto XVI usa spesso anche altre lingue come il francese, l’inglese, lo spagnolo e ovviamente il tedesco. Il Papa è un perfezionista e le conversazioni in genere vengono revisionate dalla Segreteria di Stato prima di essere pubblicate, senza però modificarne la freschezza dello stile. Ovviamente queste conversazioni non esauriscono la ricchezza dei temi che il Papa affronta nei discorsi pronunciati nei suoi viaggi, ma rendono più facile orientarsi nel magistero di Benedetto XVI. Un viaggio, appunto, nel cuore del « grande innamorato » che dell’Amore e della Gioia ha fatto le parole chiave di tutto un pontificato.

La foto è dell’ Osservatore Romano ed una delle foto del volume

Lettere di fede e di amicizia tra Roncalli e Montini

“Studiare la linfa spirituale che, per strade distinte ma spesso intersecate, ha nutrito Giovanni XXIII e Paolo VI facendone i protagonisti del Concilio Vaticano II”. Questi gli obiettivi del Convegno “Giovanni XXIII e Paolo VI. I papi del Vaticano II” che si svolgerà il 12 e 13 aprile a Bergamo su iniziativa della Fondazione Giovanni XXIII e Istituto Paolo VI. I due pontefici risplendono nella storia della Chiesa del XX secolo come due alberi maestosi, spiegano i promotori sottolineando che ciascuno presenta caratteristiche proprie, ma le loro radici affondano in un terreno comune e le rispettive fronde si intrecciano in modo così stretto da proiettare un’ombra unica, pur diversa nei toni. Per l’occasione mons. Loris Capovilla e Marco Roncalli pubblicano – per le edizioni Studium – duecentouno lettere che sono “ lo specchio nitido di una fede forte come la roccia e di un’amicizia discreta”.

Papa Francesco: in libreria tutte le novità editoriali della LEV

La Libreria Editrice Vaticana conferma la sua missione di essere al servizio del Magistero del Papa. E a neanche un mese dall’elezione di Papa Francesco, ha già pubblicato due sue scritti da cardinale e la raccolta dei suoi primi discorsi e omelie. Si intitola “Vi chiedo di pregare per me”, ed è in libreria da oggi, l’opera che raccoglie tutti gli interventi del nuovo Pontefice, dal saluto del 13 marzo al Regina Coeli del 1° aprile, e il cui significativo sottotitolo è “Inizio del Ministero Petrino di Papa Francesco” (96 pagine, 7 euro). Questa pubblicazione riporta 19 interventi e costituisce un utile strumento per seguire l’attività del Pontefice, permettendo di riassaporare con calma i suoi testi, e riflettere sulle esortazioni e i numerosi spunti in essi contenuti. Nell’incontro con i membri del Collegio cardinalizio in Vaticano la mattina del 15 marzo, il Papa ha ad esempio ribadito quella che è la missione della Chiesa: “Portare Gesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Gesù Cristo Via, Verità e Vita”, mentre nel suo primo Angelus ha rivolto ai fedeli l’invito di non smettere di invocare la misericordia di Dio: “Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai!”.

La Civiltà Cattolica si rinnova. Ma resta sempre la stessa

“La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente”, aveva detto Benedetto XVI ricevendo in udienza il collegio degli scrittori della rivista, nel 2006. E così, Civiltà Cattolica si è rinnovata, sì, ma rimanendo in linea con la tradizione, “senza cedere all’ideologia del nuovo”, come sottolinea padre Antonio Spadaro, direttore della più antica rivista. Una rivista profetica, la prima in lingua italiana quando ancora l’Unità d’Italia non esisteva; la più autorevole in dibattiti ecclesiastici, come quello sul Concilio Vaticano II, ma anche più squisitamente politici, come quello sulla Costituzione Italiana nel 1946, quando Pio XII chiese ai gesuiti della rivista uno schema ipotetico di costituzione. Una rivista il cui archivio dal 1850 al 2008 sarà gratuitamente e completamente a disposizione online, grazie alla collaborazione con Google.

Dio ha fatto gol: Papa Francesco raccontato da un cappuccino missionario

L’editrice Tau pubblica  il volume “Dio ha fatto gol. Papa Francesco”, di padre Egidio Picucci, direttore della Rivista “Continenti Missionari Cappuccini” e collaboratore de “L’Osservatore Romano”. Il titolo del volumetto non ha la pretesa di dire tutto quello che ci sarebbe da dire su un “Francesco” che sta rivoluzionando la Chiesa (e il mondo) e, soprattutto, non vuol essere irriverente né contro Dio né contro Colui del quale parla. È una frase mutuata dal quotidiano (e ripresa dal pubblico giovanile che ha seguito le ultime fasi del Conclave in Tv) di un Paese in cui il calcio è la seconda anima della gente. Questo non vuol dire che nei Conclavi passati Dio abbia “fallito il bersaglio”; vuol solo dire che, grazie a certi particolari che Papa Francesco ci ha fatto vedere e che crescono con l’anima, egli è “entrato” subito nel cuore di chi l’ha visto in televisione. E l’ha visto tutto il mondo. Vi è entrato perché la gente vuol vedere Cristo; non le basta sentirne parlare. Papa Francesco è una buona notizia per l’umanità; una speranza non generica; una certezza ancorata su Cristo, il “sogno” che propone al mondo perché lo mantenga vivo. Pubblichiamo il capitolo finale “Dio ha fatto gol”.

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