Il Papa

Pironio, il cardinale che inventò le GMG

In prospettiva dell’incontro dei giovani a Rio de Janeiro riportiamo alcuni brani dell’omelia pronunciata dal beato Giovanni Paolo II il 7 febbraio 1998 in occasione dei funerali del servo di Dio cardinal Eduardo Francisco Pironio – come papa Francesco anche lui argentino e figlio di migranti italiani – che evidenzia tra l’altro l’importante ruolo – in quanto presidente del Pontificio Consiglio per i Laici dal 1984 al 1996 – nel dare avvio alle diverse edizioni della Giornata mondiale della Gioventù, tanto da essere l’organizzato delle ben prime undici edizioni.

Papa Francesco prende il controllo dello IOR. E nomina una commissione referente

 

Papa Francesco prende il controllo dello IOR. Con un chirografo (in cui usa il pluralis maiestatis), Papa Francesco stabilisce una Pontificia Commissione referente sulle attività dell’Istituto. Presieduta dal cardinal  Raffaele Farina, prefetto emerito della Biblioteca Vaticana, la commissione è formata dal cardinal Jean Louis Tauran, da mons. Ignacio Arrieta, che ha funzioni di coordinatore; dall’assessore alla Segreteria di Stato Peter Bryan Wells; e da Mary Ann Glendon, presidente della Pontificia Accademia della Scienze Sociali. Non sarà un organo permanente, ha compito di consulenza e si inserisce nel processo di riflessione verso le possibili riforme, anche in vista dell’incontro degli “otto saggi cardinali” previsto dall’1 al 3 ottobre.

Papa Francesco: nessuno è inutile, secondario o anonimo nella Chiesa

Cosa è un tempio? E’ il luogo della preghiera e della presenza di Dio nell’Antico Testamento, è la Casa di Dio, così come lo è la Chiesa. Ma è lì che si incontra Cristo, non più nel luogo fisico, nel tempio appunto, ma nella Chiesa. Papa Francesco ha tenuto la sua udienza generale del mercoledì come sempre in Piazza San Pietro alla presenza di migliaia di fedeli e ha proposto, nel suo personalissimo stile, una riflessione sul Tempio vivente, sulla Chiesa, sull’essere pietre vive della Chiesa nessuno è inutile anonimo o secondario.

Benedetto XVI quest’anno non incontra i suoi ex allievi. Ma indica loro la strada

Ci sarà anche quest’anno il Ratzinger Schuelerkreis. Ma per la prima volta, non ci sarà Benedetto XVI, che preferisce rimanere nel suo convento, nascosto al mondo come aveva promesso. L’appuntamento è a Castel Gandolfo, dal 29 agosto al 2 settembre, e la notizia è stata lanciata dalla CNS. La riflessione sarà sulla “questione di Dio sullo sfondo della secolarizzazione”. E l’ospite d’onore sarà Remi Brague, teorico francese premiato l’anno scorso con il premio Ratzinger per la Teologia.

La mattina del Papa: l’incontro con il premier maltese Muscat e con il Nobel Esquivel

Papa Francesco incontra Joseph Muscat, Primo Ministro della Repubblica di Malta. Quindici minuti di incontro privato, con la promessa di mantenere saldi i valori cristiani, ma anche il Concordato tra Malta e Santa Sede, la cui revisione è stata chiesta formalmente ad aprile dall’allora neo-insediato governo laburista.. Il Papa ha regalato a tutti i membri del seguito del Primo Ministro maltese (11) medaglie del Pontificato. Muscat ha portato in dono quattro opere d’arte in ceramica raffiguranti i quattro evangelisti. “Non ho voluto portare un dono in argento, considerando la sua umiltà”, ha detto il primo ministro maltese.

Papa Francesco: “L’amicizia sia alla base del dialogo tra Ebrei e Cristiani”

Ai trenta rappresentanti dell’IJCIC (che lui chiama “fratelli maggior”), Papa Francesco racconta la sua personale esperienza di dialogo con il mondo ebraico. In una Argentina dove il dialogo interreligioso sembra essere all’ordine del giorno, dove gli inviti reciproci ai capi religiosi per partecipare alle festività religiose di altre confessioni sono costanti, Papa Francesco aveva stretto una particolare amicizia con la comunità ebraica. In particolare, con il rabbino Abraham Skorka, rettore del Seminario Rabbinico di Buenos Aires, con il quale ha anche scritto un libro e dialogato in 30 puntate televisive sui temi della fede.

Papa Francesco ricorda quella particolare esperienza. “Come arcivescovo di Buenos Aires – dice –  ho avuto la gioia di mantenere relazioni di sincera amicizia con il mondo ebraico. Abbiamo conversato spesso circa la nostra rispettiva identità religiosa, l’immagine dell’uomo contenuta nelle scritture, le modalità per tenere vivo il senso di Dio  in un mondo per molti tratti secolarizzato”. Ma – aggiunge – “soprattutto come amici, abbiamo gustato l’uno della presenza dell’altro, ci siamo arricchiti reciprocamente nell’incontro e nel dialogo, con un atteggiamento di accoglienza reciproca, e ciò ci ha aiutato a crescere come uomini e come credenti”. Sono queste relazioni di amicizia “la base del dialogo”.

Un dialogo, quello tra Ebrei e Cristiani, che era stato rinnovato con il documento conciliare Nostra Aetate, non a caso subito richiamato da Papa Francesco all’inizio del suo discorso. Fu quel documento ad aprire alla formazione dell’IJCIC, e poi – nel 1970 – ad un accordo tra IJCIC e Santa Sede e infine, nel 1974, all’istituzione della Commissione per le relazioni religiose con gli Ebrei inserito all’interno del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani.

È la storia di un percorso comune cominciato proprio con la nostra Aetate, che contiene i principi che “hanno segnato un cammino di comprensione reciproca cammino al quale i miei predecessori hanno dato notevole impulso sia attraverso gesti altamente significativi” sia attraverso iniziative che hanno approfondito i fondamenti teologici delle relazioni tra ebrei e cristiani. Ed è un percorso “di cui dobbiamo sinceramente rendere grazie al Signore. Esso rappresenta la parte più visibile di un linguaggio che si è realizzato in tutto il mondo e di cui sono testimone”.

E i principi sono quelli stabiliti dal numero 4 della Nostra Aetate, che il Papa ricalca quasi per intero: “Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo. La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti”. E poi “la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell’apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: « ai quali appartiene l’adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne» (Rm 9,4-5), figlio di Maria vergine”.

Papa Francesco allora incoraggia l’IJCIC “a proseguire il vostro cammino, cercando di coinvolgere le nuove generazioni”.

“L’umanità – dice – ha bisogno della nostra comune testimonianza in favore del rispetto della dignità dell’uomo e della donna creati ad immagine e somiglianza di Dio, e in favore della pace che primariamente è un dono suo”.

A tal proposito Papa Francesco ricorda un brano del profeta Geremia sui progetti di pace di Dio. E – conclude  – “con questa parola pace, shalom, chiedo il dono della vostra preghiera, assicurandovi la mia”

La domenica di Papa Francesco: dalla Messa con i nunzi all’incontro con i bambini

Ne erano rimasti a Roma 40, dei 150 nunzi apostolici giunti da ogni parte del mondo per celebrare con il Papa l’Anno della Fede. E a loro, in una Messa Celebrata alla Domus Sanctae Marthae alle 9.30 del mattino, Papa Francesco ha ribadito che “siamo chiamati ancora oggi da Gesù a compiere quella scelta radicale fatta dagli apostoli, una scelta totale, nella logica del ‘tutto o niente’, un cammino per compiere il quale dobbiamo essere illuminati da una grazia speciale: vivere sempre sulla solida base della venerazione e dell’amore per Gesù”.

 

Il Papa all’Angelus: “Giovani, non abbiate paura di andare controcorrente!” Ed esalta i martiri della quotidianità

“A voi giovani dico: non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci propongono questi valori avariati, come un pasto andato a male, questi valori ci fanno male. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente e siate fieri di farlo”. Papa Francesco aggiunge queste parole a braccio, con forza, parlando di Giovanni Battista prima della recita dell’Angelus. La sua riflessione era stata dedicata ai martiri della quotidianità. Perché sì, c’è “una schiera immensa di uomini e donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo” e la Chiesa di oggi è “piena di martiri, più che nei primi secoli. Ma c’è anche “il martirio quotidiano, che non comporta la morte, ma è anch’esso un perdere la vita per Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di Gesù, la logica del dono, del sacrificio”.

Papa Francesco ricorda papa Paolo VI

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Il 21 giugno 1963 era eletto papa il bresciano Giovanni Battista Montini con il nome di Paolo VI; a 50 anni da quello storico giorno, papa Francesco riceve in udienza, oggi sabato 22 giugno, 5000 fedeli della diocesi di Brescia nel pellegrinaggio a Roma, guidato dal vescovo Luciano Monari ed accompagnato da don Antonio Lanzoni, vicepostulatore della causa di beatificazione del venerabile Paolo VI. Ma l’udienza del 22 giugno è anche occasione per festeggiare altri due anniversari importanti: il settimanale della Diocesi ‘La voce del popolo’ ed il mensile ‘Madre’ ad essa collegato tagliano rispettivamente il traguardo dei 120 e 125 anni di vita; da giovane Montini collaborò sia al settimanale diocesano sia alla rivista mensile. Anche papa Francesco è particolarmente legato alla figura di papa Paolo VI, tanto da utilizzare sia il suo anello che il suo pastorale; infatti papa Francesco ha chiesto che non ne venissero realizzati di nuovi appositamente per lui come da tradizione, ma ha preferito ‘riutilizzare’ quei preziosi simboli lasciati da papa Paolo VI.

Padre, pastore, povero, “non principe” e non ambizioso. Papa Francesco dà ai nunzi l’indentikit dei nuovi vescovi

Papa Francesco incontra per la prima volta le rappresentanze pontificie di tutto il mondo. E a loro, in un discorso fatto “con il cuore” (e precisa: “Questo discorso l’ho scritto io!”), riflettendo sulla loro vita da “nomadi” senza pretendere di “dire cose nuove”, sottolinea l’importanza per ogni nunzio di essere prima di tutto “pastore” anche se a loro non è affidata “una porzione del gregge di Dio”. Sottolinea parlando a braccio che “non sono intermediari”, che a loro spetta costruire la Chiesa, chiede di avere “un rapporto personale” con il vescovo di Roma, anche andando al di là della Segreteria di Stato. E infine si sofferma su uno dei compiti particolari dei nunzi: quello di scegliere i candidati per l’episcopato. E dice loro come devono essere i nuovi vescovi.

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