Da Trento un appello a non disperare

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La mancata processione per le vie cittadine e la capienza ridotta della cattedrale, conseguenze dell’emergenza sanitaria, non hanno reso meno solenne la festa della Chiesa trentina per il patrono san Vigilio, presieduta da mons. Lauro Tisi, nel cui pontificale ha citato una frase di Alcide De Gasperi, che invitava a non disperare: ‘Non abbiamo diritto di disperare’.

Non lo consentono, secondo l’arcivescovo di Trento, i segni di ‘dedizione e di vita offerta’ visti in questi mesi, le ‘lacrime versate’, l’ ‘ansia di relazione’ ed infine la stessa icona del patrono, che segna un ‘nuovo inizio’: “Non ce lo permette Vigilio che, scrivendo a san Giovanni Crisostomo, confida, ancora incredulo, di aver vegliato sulle ceneri dei tre martiri, riconoscendo in esse non i segni della fine, ma un nuovo inizio, un’esplosione di primavera, l’humus che ha alimentato le radici della nostra Chiesa”.

Ed ha richiamato anche la figura di Chiara Lubich: “Non lo vorrebbe, infine, una grande figlia della nostra terra, Chiara Lubich che nelle mani inchiodate del Cristo abbandonato ha contemplato la libertà dell’amore, traendone la forza per dilatare il respiro dell’unità da Trento in tutti gli angoli del mondo”.

La speranza richiama alla comunità, la cui necessità in questi mesi di isolamento è stata più volte sottolineata: “Per camminare al passo della speranza abbiamo a disposizione il capolavoro di umiltà di Gesù dal quale, come ci ha ricordato il testo degli Efesini, è stata generata la comunità dei discepoli del Vangelo. Il falegname di Nazareth non ha scolpito una vita in solitudine, ma ha cercato continuamente compagni di viaggio, ai quali insegnare la bellezza della fraternità”.

La comunità ha però la necessità di dialogo e l’arcivescovo ha sottolineato la peculiarità comunitaria del patrono: “La prova dell’umiltà sta nell’attitudine a collaborare con gli altri, a camminare e faticare insieme, sperimentando la gioia profonda data dal gioco di squadra.

Chiediamo, con l’intercessione di Vigilio, per la nostra Chiesa, il dono dell’umiltà; la capacità di dialogare al proprio interno, mettendo da parte atteggiamenti solitari e autoreferenziali, per porsi in ascolto della voce dello Spirito e diventare compagna di strada dei tanti cercatori di vita e di senso. 

Al riguardo, mi piace annotare come, all’origine della nostra Chiesa, ci sia Vigilio e i tre martiri: non un vescovo solitario, ma un gruppo che sogna insieme.

Gli umili frequentatori della speranza si alimentano di parole sobrie, delicate, non arroganti. Esse trovano forza incontrando e ospitando le parole degli altri, riconoscendovi pari dignità. Anche in questo, la vita del nostro Maestro è un autentico capolavoro”.

Ed ha pregato affinchè si concretizzi alcuni ‘segni’ della diocesi: “Anzitutto, una Chiesa che ascolta il grido dei poveri e se ne fa carico in termini di vicinanza autentica e concreta. In questo momento sono seriamente preoccupato per chi ha perso o rischia di perdere il lavoro.

Una Chiesa che guarda con simpatia i giovani, senza giudizio, ma cercando presso di loro le coordinate del futuro che Dio ha preparato per lei. Una Chiesa che custodisce i propri anziani come prezioso deposito in cui si rispecchia la nostra stessa vita, provocazione ad attraversare il presente con intensità e responsabilità. 

Una Chiesa che, in ogni ambito della sua vita, risponde con gioia ed entusiasmo alla chiamata evangelica di vivere del Regno e per il Regno. Nel giorno in cui molti sacerdoti ricordano l’anniversario della loro ordinazione, domandiamo anche il dono di nuove vocazioni alla vita presbiterale, religiosa e missionaria”.

E per rendere realizzabili questi ‘sogni’ la diocesi trentina ha istituito un Fondo straordinario per dare un contributo concreto a persone sole o famiglie che stanno pagando, spesso in modo pesante, le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria, in particolare con la riduzione o la perdita del lavoro.

‘InFondo Speranza’ (questo il nome dell’iniziativa) è rivolto a tutto il territorio diocesano, con particolare attenzione a disoccupati, lavoratori precari e lavoratori autonomi che a causa del coronavirus abbiano subito l’interruzione delle attività; singole situazioni di parrocchie o di altri enti ecclesiastici, operanti nel territorio diocesano, con gravi difficoltà a seguito della pandemia.

Le domande di sostegno saranno raccolte dal Centro d’Ascolto Caritas di Trento e vagliate da una apposita Commissione, che si confronterà con cadenza anche quotidiana al fine di dare risposta nel minor tempo possibile. L’esito poi verrà restituito al parroco del territorio, o al gruppo Caritas locale, che si impegnerà ad accompagnare la situazione segnalata, specificando la gestione del contributo concesso e le eventuali indicazioni, in seguito per verificare il buon andamento dell’intervento anche attraverso successivi riscontri.

(Foto: Diocesi di Trento)

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