Un cambio di passo del pontificato nel 2024

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.01.2024 – Andrea Gagliarducci] – Il Presidente argentino Juan Domingo Peron pensava che il popolo fosse come il Parlamento. A suo avviso, un leader che desiderava mantenere il potere doveva “adattarsi” al popolo. Peron avrebbe lanciato idee legislative, avrebbe osservato le reazioni e avrebbe adattato tutto di conseguenza. Si è detto spesso, che Papa Francesco è un peronista [1].

In ogni caso, Papa Francesco presenta alcuni tratti caratteristici di quel movimento politico. Il suo lanciare dei palloncini di prova è una di queste caratteristiche. Valuta anche le reazioni e, a volte all’improvviso, cambia rotta in base a ciò che vede. È accaduto abbastanza spesso e con problematiche abbastanza grandi, da renderlo anche una caratteristica di questo pontificato.

Pensate a come Papa Francesco ha gestito la questione delle donne diaconi: con due commissioni, ma senza dibattito. Sulle riforme finanziarie ha ballato: a volte facendo due passi avanti e uno indietro, a volte due passi indietro e uno avanti. Anche l’ultimo processo vaticano [2] è stato caratterizzato dal fatto, che il Papa ha proceduto con aggiustamenti:
1. Ha chiesto al Cardinal Becciu di dimettersi da tutto, anche dalle prerogative cardinalizie.
2. Ha permesso che lo stesso cardinale fosse processato.
3. Andò a trovarlo a casa il Giovedì Santo e poi chiese a Becciu di partecipare ad eventi pubblici che coinvolgessero membri del Collegio cardanalizio, senza mai restituirgli le sue prerogative cardinalizie.

La grande novità di quest’ultima parte del pontificato, però, è che il Papa è accompagnato in questo processo di aggiustamento da un alleato, un amico e un confidente: il Cardinale Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ispiratore di molti testi papali e anche della teologia del Papa.

Ed è proprio Fernández che, in questi mesi, ha esercitato il ruolo di “luogotenente del Papa in hacer lio”, cioè, nel “fare disordine”, e poi vedere le reazioni. Fernández non manca di rilasciare interviste, e ne rilascia molte, per spiegare la sua posizione e anche per ridicolizzare chi evidenzia problemi dottrinali e pratici con le sue scelte. In una recente intervista a La Stampa [3] è arrivato a dire che non sono le decisioni a causare tensioni; le decisioni sono momenti di verità perché fanno emergere le tensioni.
Questo è un modo di vedere la cosa.

L’uragano Fiducia supplicans [4] ha avuto due scopi. Uno era quello di lucidare l’immagine pubblica del Papa, concedendogli un bel po’ di giorni sui giornali. L’altro scopo, probabilmente più importante: contare le persone fedeli alla linea papale. Chi vuole riforme o vuole sfruttare le possibilità date da questi nuovi documenti chiede obbedienza al Papa e lamenta resistenze. Invece, coloro che si accorgono delle insidie, che si nascondono dietro questi nuovi documenti, rischia di ritrovarsi gettato nel vortice di gruppi organizzati, che attaccano la Chiesa dal cosiddetto “mondo tradizionale” della destra. In mezzo c’è Papa Francesco.

Come Fernández, Papa Francesco non manca di rilasciare interviste. Lo fa spesso (più di cento in dieci anni di pontificato) e con i media e le persone di cui si fida. Talvolta la “richiesta” di un’intervista proviene direttamente dalla Domus Sanctae Marthae. Inoltre, nel corso del prossimo anno, uscirà un libro in diverse lingue, in cui il Papa racconterà la sua vita e gli eventi significativi che l’hanno segnata.

Il Papa si rivolge ai media, ogni volta che ha bisogno di “aggiustare” la sua immagine, di fronte a un’opinione pubblica che diventa aggressiva. Se necessario, il Papa non ha paura di prendere decisioni difficili, che hanno un impatto diffuso enorme. È successo in Cile nel 2018, una vera e propria svolta del pontificato [5]. Papa Francesco aveva deciso di non affrontare il tema degli abusi e, soprattutto, i problemi legati alla nomina a Vescovo di Osorno di uno dei seguaci dell’abusatore, Fernando Karadima. Poi, di fronte ad un’opinione pubblica feroce, cambiò subito idea, convocò per due volte a Roma i vescovi cileni, li spinse a dimettersi in massa, e inviò una missione guidata dall’Arcivescovo Charles J. Scicluna.

In pratica, questo pontificato lavora nel solco dell’opinione pubblica, proponendo idee specifiche, pur rimanendo disposto a cambiare quelle idee quando la questione diventa difficile.

Il punto, però, è capire quale opinione pubblica conta per il papa. Finora Papa Francesco ha goduto di una stampa favorevole, soprattutto nel mondo laico. I media cattolici non mancano di riconoscere alcuni problemi inerenti al pontificato. Allo stesso tempo, la stessa stampa cattolica ha spesso seguito l’esempio dell’opinione pubblica.

Non è sempre stato così. Anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e – andando ancora più indietro nel tempo – Paolo VI, hanno dovuto fare i conti con critiche, attacchi e divisioni interne. Anche i predecessori di Francesco hanno dovuto fare i conti con la loro quota di opinione pubblica sfavorevole. Ma la differenza in questo pontificato è, che l’opinione pubblica diventa parte integrante del modus gubernandi di questo Papa.

Papa Francesco una volta giustificò la sua accettazione delle dimissioni di un arcivescovo in difficoltà facendo appello all’“altare dell’ipocrisia” [6]. È il caso dell’Arcivescovo di Parigi, Mons. Michel Aupetit, accusato dai media di un rapporto improprio con una sua segretaria, anche se questa non ha mai sporto denuncia. Le autorità francesi alla fine scagionarono Aupetit con formula piena [7].

Ma come si applica questo altare dell’ipocrisia alle altre decisioni di Francesco? Perché tanta attenzione all’opinione pubblica? Forse perché il Papa cerca consenso rispetto ad alcune decisioni che potrebbe prendere, che sarebbero ancora più impopolari. Sappiamo che le voci, i pettegolezzi vaticani, spesso sono l’espressione di paura più che di un pericolo reale. Però, sono note anche le fissazioni del Papa.

E così, si vocifera che il Papa vorrebbe rafforzare ulteriormente la pressione sul mondo tradizionalista [8], sopprimendo di fatto anche le funzioni della Commissione Ecclesia Dei, che già è stata ripiegata su altro incarico con la riforma del Dicastero per la Dottrina della Dottrina della Fede. Secondo la linea papale ufficiale, preferire la Messa tradizionale può essere considerato quasi come un ripudio del Concilio Vaticano II, la cui attuazione in materia liturgica è stata inserita tra gli obiettivi del nuovo Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

La riforma del Conclave è un altro ambito dove sperimentare con il palloncino di prova, e potrebbe trattarsi di una riforma in due parti.
La prima sarebbe quello di ridurre il peso delle Congregazioni Generali – cioè delle riunioni pre-conclave – dividendo i cardinali in piccoli gruppi linguistici con moderatore/segretario, come avviene al Sinodo, e come è avvenuto nell’ultimo Concistoro del 2022, con una discussione a tema.
La seconda è ripristinare l’abbassamento del quorum dopo un certo numero di scrutini. Benedetto XVI aveva stabilito che per eleggere un Papa fossero necessari almeno due terzi dell’assemblea. In precedenza, la quota diminuiva al 33° scrutinio. Papa Francesco vorrebbe ridurre la soglia a partire dal 12° scrutinio. Se un gruppo di cardinali resistesse per sei giorni su un nome, potrebbe avere buone probabilità di eleggere il Papa.

Vedremo se le voci su queste riforme sono state diffuse ad arte, per capire le reazioni, o se invece si riveleranno vere. Intanto, il Papa si prepara alla sua ennesima intervista pop. Allo stesso tempo, uno dei giornalisti che si professa più vicino a lui, ha chiesto le dimissioni del Cardinal Sarah, perché criticava la Fiducia supplicans, definendola eretica [9]. Non importa che Sarah non abbia detto esattamente quello che il giornalista pensava avesse detto [10].

Le azioni hanno dimostrato, quanto sia davvero significativa la gestione del panorama mediatico da parte del Papa. Serve anche come misura di quanto sia cambiato significativamente il clima nell’area vaticana. C’è stata una tale divisione nel dibattito sui Fiducia supplicans, che ora per il Papa tornare indietro sarà difficile. Ciò è significativo, perché ora è in gioco la dottrina della Chiesa.

Abbiamo visto dalle reazioni alla Fiducia supplicans, come la Chiesa sia unita sul piano dottrinale. È molto più compatto di quanto si pensa. Del resto, anche al Sinodo, una decisione congiunta ha portato a non utilizzare l’acronimo LGBTQ+ nel documento di sintesi. E non va dimenticato che i più critici verso questa scelta, arrivata con una maggioranza quasi schiacciante, sono tra coloro che sono subito hanno benedetto delle coppie omosessuali, con tanto di fotografo al seguito.

In realtà, c’è un grande assente in questo dibattito: la fede. È il tema principale, sempre. Ma le azioni del Papa, alla fine, non creano solo crisi. Fanno scomparire Cristo dal dibattito.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

[1] “Al amigo, todo; al enemigo, ni justicia”. Altroché scatti umorali. Retaggio del peronismo – 9 settembre 2022 [QUI]
[2] Indice – Caso 60SA [QUI]
[3] Il cardinale Fernández: “Benedire le coppie gay non è blasfemo, la tenerezza di Gesù Cristo è per tutti” di Domenico Agasso – La Stampa, 11 gennaio 2024 [QUI]: «A ogni modo, non è che questi documenti causino delle divisioni, le fanno semplicemente emergere, portano sincerità».
[4] Indice – Fiducia supplicans [QUI]
[5] “La Rete dei Sopravvissuti del Cile” – CRIN report 2021: la responsabilità dell’indifferenza per la morte di 1.313 bambini cileni – 4 marzo 2021 [QUI]
[6] Il modus operandi delle chiacchiere di un pontificato non fondato sull’altare della verità e della giustizia, ma sull’altare dell’ipocrisia di un dio pagano che ha bisogno di sacrifici umani – 13 dicembre 2021 [QUI]
[7] Mons. Aupetit per la giustizia francese è innocente “perché il fatto non sussiste” – 15 settembre 2023 [QUI]
[8] Traditionis custodes – Indice [QUI]
[9] «Il Cardinal Sarah ha accusato il Papa di eresia, violando il solenne giuramento prestato davanti a Dio da cardinale. Ora deve restituire il suo cappello rosso. Se è convinto in coscienza, deve restare in silenzio, confidando nella storia e in Dio per vendicarlo. Questa è profezia. Tutto il resto è politica di potere» (Austen Ivereigh – Twitter, 9 gennaio 2024 [QUI]).
[10] Fiducia supplicans. Il Cardinal Sarah: “Ci opponiamo a un’eresia che mina gravemente la Chiesa” – 9 gennaio 2024 [QUI].

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