Mons. Aupetit per la giustizia francese è innocente “perché il fatto non sussiste”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.09.2023 – Vik van Brantegem] – Il 23 agosto 2023 la giustizia francese ha archiviato per assenza di reato il procedimento, che era stato aperto all’inizio di dicembre 2021 a carico dell’Arcivescovo emerito di Parigi, Mons, Michel Aupetit per presunta violenza sessuale ai danni di persona vulnerabile, ha dichiarato la pubblica accusa il 14 settembre 2023, su richiesta dell’AFP.

«Mons. Aupetit si è avvicinato con serenità all’apertura di questa indagine, perché era certo che essa non poteva che concludersi senza che venissero presi ulteriori provvedimenti. D’ora in poi potrà continuare ad agire nella sua missione pastorale senza alcuna difficoltà», ha detto all’AFP il suo difensore, l’Avv. Jean Reinhart.

Mons. Aupetit è stato ascoltato in udienza il 9 giugno e «ha affermato di non aver mai avuto una relazione sentimentale o sessuale con la donna interessata», ha affermato la pubblica accusa. «Ha detto agli investigatori di avere un ricordo chiaro delle situazioni menzionate. Lei ha ritenuto che non costituissero alcun reato penale e non ha sporto denuncia», ha spiegato la pubblica accusa.

«Non essendoci niente suscettibile di qualificazione penale», la pubblica accusa ha quindi archiviato il procedimento senza ulteriori provvedimenti. L’indagine è stata aperta nel dicembre 2022 dopo una segnalazione dell’Arcidiocesi di Parigi e le indagini sono state affidate alla Brigata per la repressione della delinquenza personale (BRDP). Si trattava di scambi scritti tra Mons. Aupetit e una persona sottoposta a provvedimento di tutela giudiziaria, il cui apparente consenso doveva essere confermato. Secondo l’Avv. Reinhart «non c’è mai stata alcuna ambiguità» o «gesti inappropriati» da parte del suo assistto.

Voce forte dell’episcopato francese, nominato il 7 dicembre 2017 da Papa Francesco Arcivescovo metropolita di Parigi e Primate di Francia, Mons. Aupetit il 25 novembre 2021 aveva presentato la rinuncia a Papa Francesco, pur rifiutando le accuse mosse dal settimanale Le Point in un articolo del 22 novembre 2021 su una presunta relazione avuta con una donna nel 2012, che ha azionato la macchina delle calunnie e del fango sulla base di pettegolezzi e chiacchiericcio. Papa Francesco ha accettato la rinuncia il 2 dicembre 2021, «sull’altare dell’ipocrisia», condannandolo inevitabilmente alla gogna mediatica. «Michel Aupetit, gigante della fede e spina nel fianco dei laicisti. La Francia (e non solo) perde un grande arcivescovo. Ci ha insegnato che “la vera libertà è lasciarsi amare”», ha scritto Leone Grotti il 3 dicembre 2021 su Tempi.it.

Diventato sacerdote tardi – è stato ordinato sacerdote 24 giugno 1995 a 44 anni dopo aver praticato la medicina per undici anni – Mons. Michel Aupetit (Versailles, 23 marzo 1951), ha esercitato diversi ministeri come vicario, parroco e cappellano dei giovani, prima di essere nominato vescovo il 2 febbraio 2013 da Papa Benedetto XVI e ordinato il 19 aprile 2013.

Alcuni commenti dei lettori alla notizia

«In ogni caso, il danno è stato fatto. Hanno voluto la sua pelle (come volevamo quella del Cardinal Barbarin) per via delle sue posizioni. Non si tratta di nient’altro. È così facile oggi stigmatizzare chi si oppone alle mode del momento con accenni di wokismo, che chi ha fatto del male non può nemmeno esserne orgoglioso. Quanto ai mezzi per arrivarci, non fanno grande nessuno, soprattutto non coloro che hanno abbandonato l’ex Arcivescovo di Parigi».

«Quindi, la reputazione di Mons. Aupetit è stata distrutta per niente. Non dovremmo in questo caso rivoltarci contro chi ha fatto una denuncia diffamatoria?»

«Tutto questo dopo “una segnalazione della Diocesi di Parigi”: si viene sempre tradito solo dai suoi».

«Chiunque oggi può denunciare chiunque. Il denunciato verrà bandito anche quando viene calunniato. Che bella società!»

«Come lo ricompenserà la Conferenza Episcopale Francese? E, a quanto pare, il Papa aveva mantenuto la sua fiducia in lui. Che lo riabiliti donandogli la porpora cardinalizia».

«Cosa succederà alla persona che è all’origine della falsa accusa? Come verrà punita?»

La storia del caso Aupetit

La notizia che Papa Francesco aveva accettato la rinuncia di Mons. Aupetit era arrivata il 2 dicembre, lo stesso giorno in cui iniziò il suo XXXV Viaggio Apostolico a Cipro e in Grecia (Atene e Mytilene/Lesbo). Quel giorno, il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede N. 806 portava questa notizia: «Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Paris (Francia) presentata da S.E. Mons. Michel Aupetit e contemporaneamente ha nominato S.E. Mons. Georges Pontier Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctæ Sedis della medesima Arcidiocesi».

Mons. Aupetit, accusato da un’inchiesta giornalistica di aver avuto rapporti impropri con una donna, aveva ammesso lo scambio inappropriato di messaggi ma ha sottolineato che non c’è stata alcuna relazione sentimentale e che i suoi superiori sono sempre stati informati. Tuttavia, aveva restituito il suo mandato al Papa, come ha spiegato.

Poi, sull’aereo di ritorno dalla Grecia, il 6 dicembre 2021 il Papa ha incontrato come di consueto i giornalisti ammessi al Volo Papale e rispondendo ad una domanda di Cécile Chambraud di Le Monde, ha “affrontato” il caso della rinuncia (accettata) dell’Arcivescovo metropolita di Parigi, Mons. Michel Aupetit, cercando di girare il problema ai giornalisti (“Sapete cosa ha fatto? Fate le indagini”).

Tra altro ha spiegato il motivo per cui ha accolto la rinuncia (non dimissioni!) di Mons. Aupetit: ormai la sua fama era rovinata dalle “accuse” (di “piccole carezze e massaggi che lui faceva (ad una segretaria, di cui non si era mai sentita parlare prima (e infatti il riferimento è stato epurato dalla trascrizione ufficiale), prima che Jorge Mario Bergoglio (grande fustigatore del pettegolezzo e del chiacchiericcio) ne ha dato de facto pubblicità mondiale. Da camicia di forza. E fate caso, “accuse” non in un tribunale, ma per mezzo stampa (Le Point). Ha concluso che Aupetit aveva forse peccato, ma che non era un peccato così grave. E che la Chiesa, in fondo, aveva accettato Pietro come capo, e Pietro aveva commesso un peccato ancora più grave, quello di rinnegare Gesù.

Per evitare l’accusa di diffondere delle bufale e fake news, o peggio, di essere “contro il Papa” e di “travisare le sue parole”, abbiamo pubblicato il testo integrale dello “scambio di battute” (per essere generosi) tra la corrispondente di Le Monde (mica un foglietto qualsiasi, questo è certo) e colui che con lei interagisce (mica un qualsiasi gaucho della pampa, o mi sbaglio?) [Vergognoso chiacchiericcio per mezzo stampa spacciato per “accuse”, de facto pubblicizzato a livello mondiale da un Papa, con effetto devastante per un “gigante della fede e spina nel fianco dei laicisti” – 7 dicembre 2021 [QUI]].

Difficile comprendere dalle risposte confuse del Papa – in questo testo bizzarro e disdicevole (e nella parte cruciale pure becero, come ha osservato l’amico Antonio Caragliu), cosa intendesse dire – secondo la trascrizione ufficiale – con “angelicità” (“angelicalità”, come si sente chiaramente nella registrazione videoregistrata). Intanto, una cosa si era ben capito: nonostante tutte le chiacchiere, il Papa non ha difeso l’Arcivescovo Aupetit e ha velocemente accettato la rinuncia (non dimissioni!), per il chiacchiericcio. Non contento, lo ha pure esposto alla gogna. Sarà perché l’Arcivescovo Aupetit ha lasciato l’Arcidiocesi Metropolitana di Parigi “a testa alta” (come ha osservato Leone Grotti su Tempi.it).

“Io – ha concluso Papa Francesco – ho accettato le dimissioni di Aupetit non sull’altare della verità, ma sull’altare dell’ipocrisia”. Parole forti, che però confermano anche un senso di crisi nella Chiesa.

Quindi, l’Arcivescovo Aupetit non fu costretto ad andarsene perché ritenuto colpevole di qualcosa, ma perché i pettegolezzi avevano rovinato la sua reputazione.

Invece, l’altare della verità chiede di esercitare e vivere la giustizia. Non richiede sacrifici umani. Ma richiede il cammino del sacrificio personale e della dedizione. Purtroppo le parole del Papa fanno pensare che abbia scelto, per praticità, come questione di opinione pubblica, l’altare dell’ipocrisia. Quante altre volte nel pontificato avrà scelto questo altare?

Come nel caso del Cardinale Philippe Barbarin, assolto da ogni accusa di insabbiamento di abusi e tuttavia costretto a dimettersi per salvare il buon nome della sua Arcidiocesi. Come nel caso del Cardinale George Pell, tornato in Australia per “ripulire il suo nome” e destituito dai suoi incarichi in Curia. Come nel caso del Cardinale Rainer Maria Woelki, Arcivescovo di Colonia, che ha subito una macchina del fango mediatica per aver messo in dubbio i risultati di una prima denuncia di abuso ed è finito in ritiro e penitenza per sei mesi. E l’elenco dei casi prosegue.

«Il Papa nel volo che lo ha riportato in Italia dopo cinque giorni di viaggio a Cipro e in Grecia, commenta la rinuncia dell’Arcivescovo metropolita di Parigi, Mons. Michel Aupetit. Riferisce quanto segue: “Ma non è dei peccati più gravi, perché i peccati della carne non sono i più gravi. I peccati più gravi sono quelli che hanno più ‘angelicità’: la superbia, l’odio… questi sono più gravi”. E continua: “È stata una mancanza di lui, una mancanza contro il sesto comandamento, ma non totale ma di piccole carezze e massaggi che lui faceva [alla segretaria: parole epurate dalla trascrizione, ha rilevato Aldo Maria Valli su Duc in altum]: così sta l’accusa. Questo è peccato”. Sono anni, ormai, che mi ritrovo a vivere una condizione di grande imbarazzo e disagio pensando al debacle totale della Chiesa e della figura del Pontefice, ma dopo queste bizzarre affermazioni posso solo aggiungere: “SI SALVI CHI PUÒ!”» (Valentina Villano – Facebook, 7 dicembre 2021).

«Comunque ciò che trovo stigmatizzabile non è la considerazione sui “peccati della carne”, quanto l’assoluta mancanza di delicatezza e rispetto nei confronti di un confratello di cui, senza alcun contraddittorio, rilevi aspetti personali e controversi. È pensabile un qualsiasi Papa precedente che fa oggetto di chiacchiere da bar un arcivescovo? Il livello è becero. C’è un’ignoranza di modi spiazzante. È diventato l’aereo più pazzo del mondo. Il Papa a volte mi ricorda tanto Leslie Nielsen. Il Papa che fece dell’ipocrisia un altare. Così io ti ricorderò caro Papa Francesco» (Antonio Caragliu – Facebook, 7 dicembre 2021).

«A mente fredda, il discorso del Papa su Aupetit è incomprensibile. Ha accettato (così ha detto) le dimissioni di un vescovo sulla base di “chiacchiericcio”, senza sapere se è vero. Condendo il tutto con pettegolezzi vari ed elevando “l’opinione pubblica” a giudice supremo» (Matteo Matzuzzi @matteomatzuzzi – Twitter, 7 dicembre 2021).

«Dalla risposta – a dir poco confusa – emerge che mons. Aupetit è stato autore, secondo “l’accusa”, di “una mancanza contro il sesto comandamento, ma non totale”. Un’“accusa”, che però Jorge Mario Bergoglio mostra di condividere come se fosse un fatto, un’“accusa” che è “peccato”, ma “i peccati della carne non sono i più gravi” – interessante questa… forse si può capire il perché di certe “protezioni” bergogliane – non sono “gravi come quelli che hanno più ‘angelicalità’” – eccetera eccetera. Per concludere: troppo “chiacchiericcio” ha rovinato la buona reputazione di Aupetit e dunque – evidenzia il papa gesuita – “ho accettato le dimissioni, non sull’altare della verità ma sull’altare dell’ipocrisia”. L’effetto della risposta: grazie a Jorge Mario Bergoglio mons. Michel Aupetit sarà ricordato universalmente, con tanto di sghignazzo, come quello delle “piccole carezze e dei massaggi”» (Giuseppe Rusconi – Rossoporpora.org, 7 dicembre 2021).

«Le incredibili parole di Francesco in aereo sul caso dell’arcivescovo di Parigi lasciano più che mai sbigottiti. Il Papa ha di fatto calunniato Monsignor Aupetit e nello stesso tempo ha in pratica sostenuto che il sesto comandamento non è più valido. Dal testo dell’intervista è stato tolto il riferimento alla “segretaria”, ma la registrazione video parla chiaro. Cose da pazzi, viene da dire» (Aldo Maria Valli – Duc in altum, 7 dicembre 2021).

Dopo nostro articolo del 7 dicembre 2021 abbiamo ricevuto molti commenti. Alcuni in disaccordo (integralmente o parzialmente, in merito o di metodo), altri in favore (molto o totalmente). Comunque, tutte le reazioni abbiamo apprezzato, perché le critiche ci obbligano ad una riflessione sul nostro operato e la concordia ci conferma nelle nostre scelte, talvolta ci offre anche spunti interessanti. Quindi, abbiamo pubblicato il 9 dicembre 2021 l’articolo La legge suprema della Chiesa è la salvezza delle anime. Va applicata sull’altare della Verità, della Giustizia e della Misericordia, non sull’altare del chiacchiericcio, della cacciata e dell’ipocrisia – 9 dicembre 2021 [QUI]].

Il 12 dicembre 2021 abbiamo pubblicato l’articolo Il “Caso Aupetit”: «Perso d’amore ma per Cristo». L’uso delle armi di distrazione di massa: «È chiaramente il governo a essere in questione, il resto pur non essendo accessorio serve da alibi» [QUI].

Il 13 dicembre 2021 abbiamo pubblicato l’articolo Aupetit sarà stato sacrificato sull’altare dell’ipocrisia, ma ha saputo uscirne a testa alta e con grande fede in Dio. E con l’abbraccio del suo popolo [QUI], sull’addio di Mons. Aupetit a Parigi: “Mi sono perso per l’amore di Dio”. L’Arcivescovo di Parigi, ormai emerito, il 10 dicembre 2021 ha salutato il suo popolo con una Santa Messa di ringraziamento nella chiesa di Saint-Sulpice, la seconda più grande di Parigi, trasmesso in diretta streaming via YouTube dalla televisione cattolica francese KTO. In tutto questo, mentre si prevedeva nuovi attacchi mediatici, sorprendeva l’affetto di un popolo per il proprio Arcivescovo. Aupetit sarà stato sacrificato sull’altare dell’ipocrisia, ma ha saputo uscirne a testa alta e con grande fede in Dio. Poi rimaneva la situazione della Chiesa in Francia, il cui vertice è stato ricevuto il 13 dicembre 2021 in Udienza da Papa Francesco: Mons. Éric de Moulins-Beaufort, Arcivescovo di Reims, Presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia; con Mons. Olivier Leborgne, Vescovo di Arras, Vice Presidente; Mons. Dominique Blanchet, Vescovo di Créteil, Vice Presidente; Padre Hugues de Woillemont, Segretario Generale.

Nello stesso giorno del 13 dicembre 2021, con l’articolo L’Arcivescovo emerito di Parigi, Mons. Michel Aupetit spera di poter continuare la sua missione con le persone vulnerabili, disabili e povere [QUI], abbiamo riferito della Santa Messa di ringraziamento di Mons. Aupetit, nella chiesa di Saint-Sulpice a Parigi, venerdì 10 dicembre 2021. “Spero che sia con loro che potrò continuare la mia missione”, ha detto al termine, salutando un gruppo di persone in particolare: “Tutte le persone che ho particolarmente amato, i vulnerabili, i disabili, i poveri”.

A dodici giorni dalla sua rinuncia, Mons. Aupetit ha rilasciato una lucidissima intervista al quotidiano Le Parisien [In difesa dell’amicizia e della civiltà, contro le calunnie e il fango sparso da paparazzi magazine. Dopo Calmeyn a La Croix, Aupetit si spiega a Le Parisien – 15 dicembre 2021 [QUI]] e Laetitia Calmeyn ha parlato con La Croix [«Se fossi stato un uomo, la questione dell’amicizia con Mons. Aupetit non sarebbe sorta» – 14 dicembre 2021 [QUI]].

Poi, abbiamo mantenuto il silenzio, in attesa della notizia che oggi è arrivata e stabilisce che Mons. Aupetit è innocente perché non ha commesso alcun reato, ed è stato calunniato e giustiziato per mezzo stampa.

Adesso che la giustizia francese ha dato giustizia a Mons. Aupetit, chi lo darà giustizia in Vaticano? E soprattutto, Papa Francesco chiederà scusa per il sacrificio di Mons. Aupetit sull’”altare dell’ipocrisia”, adesso che le indagini – che aveva sollecitato – hanno accertato la verità e stabilito la sua innocenza?

«Imbarazzo in Vaticano per la sentenza della Procura di Parigi», nota Franca Giansoldati su Il Messaggero: «Il caso dell’ex Arcivescovo di Parigi, Monsignor Michel Aupetit, silurato da Papa Francesco sulla scorta di “chiacchiere” per avere avuto una amante, e senza prima attendere l’esito delle indagini dei magistrati francesi (per una denuncia successiva di abusi su un’altra donna) ora potrebbe trasformarsi in un boomerang e appannare un po’ l’immagine del pontificato. “Innocente perché il fatto non sussiste”».

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