Il presepe è manifestazione gratuita di Dio

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“Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima”.

Questo si racconta nelle Fonti francescane, quando 800 anni fa a Greccio san Francesco ha dato vita al ‘presepe’ con lo scopo di educare il popolo ad adorare il Figlio di Dio, fattosi uomo, narrato ancora dalle Fonti francescane, che è ‘dolcezza’:

“E ogni volta che diceva ‘Bambino di Betlemme’ o ‘Gesù’, passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole… Oggi quel luogo è stato consacrato al Signore, e sopra il presepio è stato costruito un altare e dedicata una chiesa ad onore di san Francesco, affinchè là dove un tempo gli animali hanno mangiato il fieno, ora gli uomini possano mangiare, come nutrimento dell’anima e santificazione del corpo, la carne dell’Agnello immacolato e incontaminato, Gesù Cristo nostro Signore, che con amore infinito ha donato se stesso per noi. Egli con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna eternamente glorificato nei secoli dei secoli”.

Così voleva san Francesco: occasione per adorare Dio fattosi uomo; ma nelle settimane scorso alcuni deputati hanno presentato un disegno di legge per rendere il presepe obbligatorio nelle scuole e istituire un obbligo per la Repubblica italiana di valorizzare, preservare e tutelare le festività e le tradizioni religiose cristiane, come ‘espressione più autentica e profonda dell’identità del popolo italiano’.

E si è acceso il dibattito sull’opportunità di una obbligatorietà non necessaria, in quanto la fede si tramanda per ‘contaminazione’, altrimenti si rischia di svuotare la portata innovativa del presepe e rendere Natale solo festa consumistica, come ha affermato papa Francesco nell’omelia della celebrazione eucaristica della notte di Natale:

“Sì, perché c’è il rischio di vivere il Natale avendo in testa un’idea pagana di Dio, come se fosse un padrone potente che sta in cielo; un dio che si sposa con il potere, con il successo mondano e con l’idolatria del consumismo. Sempre torna l’immagine falsa di un dio distaccato e permaloso, che si comporta bene coi buoni e si adira coi cattivi; di un dio fatto a nostra immagine, utile solo a risolverci i problemi e a toglierci i mali”.

Ecco il desiderio di una fede superstiziosa: “Lui, invece, non usa la bacchetta magica, non è il dio commerciale del ‘tutto e subito’; non ci salva premendo un bottone, ma Lui si fa vicino per cambiare la realtà dal di dentro. Eppure, quanto è radicata in noi l’idea mondana di un dio distante e controllore, rigido e potente, che aiuta i suoi a prevalere contro gli altri! Tante volte è radicata in noi questa immagine”.

Abbiamo l’idea di un Dio a nostra immagine, come voleva l’Impero romano con l’occasione di un censimento, culminato nella ‘strage degli innocenti’, in quanto voleva uccidere Dio: “Il censimento di tutta la terra, insomma, manifesta da una parte la trama troppo umana che attraversa la storia: quella di un mondo che cerca il potere e la potenza, la fama e la gloria, dove tutto si misura coi successi e i risultati, con le cifre e con i numeri.

E’ l’ossessione della prestazione. Ma al contempo nel censimento risalta la via di Gesù, che viene a cercarci attraverso l’incarnazione. Non è il dio della prestazione, ma il Dio dell’incarnazione. Non sovverte le ingiustizie dall’alto con forza, ma dal basso con amore; non irrompe con un potere senza limiti, ma si cala nei nostri limiti; non evita le nostre fragilità, ma le assume”.

Il presepe offre una grande gioia ed essa non si impone, ma la si manifesta: “Non la felicità passeggera del mondo, non l’allegria del divertimento, ma una gioia ‘grande’ perché ci fa ‘grandi’. Oggi, infatti, noi esseri umani, con i nostri limiti, abbracciamo la certezza di una speranza inaudita, quella di essere nati per il Cielo… Ecco la gioia che consola il cuore, rinnova la speranza e dona la pace: è la gioia dello Spirito Santo, la gioia di essere figli amati”.

Per questo il presepe è una grazia e non una legge: “Fratelli e sorelle, rallegriamoci di questa grazia! Gioisci tu, che hai smarrito fiducia e certezze, perché non sei solo, non sei sola: Cristo è nato per te! Gioisci tu, che hai deposto la speranza, perché Dio ti tende la mano: non ti punta il dito contro, ma ti offre la sua manina di Bimbo per liberarti dalle paure, sollevarti dalle fatiche e mostrarti che ai suoi occhi vali come nient’altro”.

Il presepe è manifestazione gratuita di Dio all’umanità e non manifestazione di legge di Stato, come sottolineato alcuni anni fa da p. Alberto Maggi: “Quel che gli evangelisti intendono trasmettere, è che con Gesù ‘venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo’, ma se ne sono accorti quanti vivevano nelle tenebre. La nascita del Salvatore è stata recepita solo da quelli che sentivano la necessità della salvezza.

In Luca sono i pastori, considerati appartenenti alle categorie più disprezzate ed emarginate, ed in Matteo sono i magi, abominevoli persone non solo perché pagane, quanto perché dedite a un’attività severamente proibita dalla Bibbia e vietata ai Giudei…

La buona notizia del Natale è che Dio non sta dalla parte dei potenti, che è venuto a rovesciare dai loro troni, né dalla parte dei ricchi, che rimanda a mani vuote, ma è venuto a innalzare gli umiliati e a ricolmare di beni gli affamati, perché ‘quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto’ (1  Cor 1,28), e come una pietra, che gli uomini scartano perché giudicano non adatta alla costruzione, proprio quella Dio usa come la più importante (Mt 21,42)”.

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