Papa Francesco: gioia grande per la nascita del Salvatore

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Nel messaggio natalizio ‘Urbi et Orbi’ da piazza San Pietro papa Francesco ha ripreso le parole annunciate dall’Angelo ai pastori per un annuncio che ha cambiato il mondo: “Lo sguardo e il cuore dei cristiani di tutto il mondo sono rivolti a Betlemme; lì, dove in questi giorni regnano dolore e silenzio, è risuonato l’annuncio atteso da secoli:

‘E’ nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore’. Sono le parole dell’angelo nel cielo di Betlemme e sono rivolte anche a noi. Ci riempie di fiducia e di speranza sapere che il Signore è nato per noi; che la Parola eterna del Padre, il Dio infinito, ha fissato la sua dimora tra noi. Si è fatto carne, è venuto ‘ad abitare in mezzo a noi’: ecco la notizia che cambia il corso della storia!”

L’annuncio dell’Angelo è quello di una gioia ‘grande’: “Non la felicità passeggera del mondo, non l’allegria del divertimento, ma una gioia ‘grande’ perché ci fa ‘grandi’. Oggi, infatti, noi esseri umani, con i nostri limiti, abbracciamo la certezza di una speranza inaudita, quella di essere nati per il Cielo.

Sì, Gesù nostro fratello è venuto a fare del Padre, suo il Padre nostro: fragile Bimbo, ci rivela la tenerezza di Dio; e molto di più: Lui, l’Unigenito del Padre, ci dà il ‘potere di diventare figli di Dio’. Ecco la gioia che consola il cuore, rinnova la speranza e dona la pace: è la gioia dello Spirito Santo, la gioia di essere figli amati”.

La nascita di Gesù era il compimento della profezia di Isaia: “Fratelli e sorelle, oggi a Betlemme tra le tenebre della terra si è accesa questa fiamma inestinguibile, oggi sulle oscurità del mondo prevale la luce di Dio, ‘che illumina ogni uomo’. Fratelli e sorelle, rallegriamoci di questa grazia!

Gioisci tu, che hai smarrito fiducia e certezze, perché non sei solo, non sei sola: Cristo è nato per te! Gioisci tu, che hai deposto la speranza, perché Dio ti tende la mano: non ti punta il dito contro, ma ti offre la sua manina di Bimbo per liberarti dalle paure, sollevarti dalle fatiche e mostrarti che ai suoi occhi vali come nient’altro”.

Ma a Gesù ‘principe della pace’ si oppone il potere mondano ‘principe del male’: “Nella Scrittura, al Principe della pace si oppone ‘il principe di questo mondo’, che, seminando morte, agisce contro il Signore, ‘amante della vita’. Lo vediamo in azione a Betlemme quando, dopo la nascita del Salvatore, avviene la strage degli innocenti.

Quante stragi di innocenti nel mondo: nel grembo materno, nelle rotte dei disperati in cerca di speranza, nelle vite di tanti bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra. Sono i piccoli Gesù di oggi, questi bambini la cui infanzia è devastata dalla guerra, dalle guerre”.

Il messaggio natalizio del papa è un invito ad opporsi alla guerra: “Allora dire ‘sì’ al Principe della pace significa dire ‘no’ alla guerra, e questo con coraggio: dire ‘no’ alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse.

Questo è la guerra: viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire ‘no’ alla guerra bisogna dire ‘no’ alle armi. Perché, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà”.

E’ una chiara accusa contro chi, frabbricando le armi, produce morte: “E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi? Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento: quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti!

La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre”.

E’ un invito a realizzare la profezia di Isaia: “Si avvicini in Israele e Palestina, dove la guerra scuote la vita di quelle popolazioni. Le abbraccio tutte, in particolare le comunità cristiane di Gaza, la parrocchia di Gaza, e dell’intera Terra Santa. Porto nel cuore il dolore per le vittime dell’esecrabile attacco del 7 ottobre scorso e rinnovo un pressante appello per la liberazione di quanti sono ancora tenuti in ostaggio”.

Il messaggio papale è un invito a cessare le violenze in Terra Santa: “Supplico che cessino le operazioni militari, con il loro spaventoso seguito di vittime civili innocenti, e che si ponga rimedio alla disperata situazione umanitaria aprendo all’arrivo degli aiuti.

Non si continui ad alimentare violenza e odio, ma si avvii a soluzione la questione palestinese, attraverso un dialogo sincero e perseverante tra le Parti, sostenuto da una forte volontà politica e dall’appoggio della comunità internazionale. Fratelli e sorelle, preghiamo per la pace in Palestina e in Israele”.

E la richiesta di pace si estende anche a tutte le zone martoriate dalla guerra: “Il mio pensiero va poi alla popolazione della martoriata Siria, come pure a quella dello Yemen ancora in sofferenza. Penso al caro popolo libanese e prego perché possa ritrovare presto stabilità politica e sociale.

Con gli occhi fissi sul Bambino Gesù imploro la pace per l’Ucraina. Rinnoviamo la nostra vicinanza spirituale e umana al suo  martoriato popolo, perché attraverso il sostegno di ciascuno di noi senta la concretezza dell’amore di Dio.

Si avvicini il giorno della pace definitiva tra Armenia e Azerbaigian. La favoriscano la prosecuzione delle iniziative umanitarie, il ritorno degli sfollati nelle loro case in legalità e sicurezza, e il mutuo rispetto delle tradizioni religiose e dei luoghi di culto di ogni comunità.

Non dimentichiamo le tensioni e i conflitti che sconvolgono la regione del Sahel, il Corno d’Africa, il Sudan, come anche il Camerun, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan. Si avvicini il giorno in cui si rinsalderanno i vincoli fraterni nella penisola coreana, aprendo percorsi di dialogo e riconciliazione che possano creare le condizioni per una pace duratura”.

Ed anche per coloro che alimentano le fratture sociali: ““Il Figlio di Dio, fattosi umile Bambino, ispiri le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà del continente americano, affinché si trovino soluzioni idonee a superare i dissidi sociali e politici, per lottare contro le forme di povertà che offendono la dignità delle persone, per appianare le disuguaglianze e per affrontare il doloroso fenomeno delle migrazioni”.

Queste cose sono chieste da Colui che è nato in una mangiatoia: “Dal presepe, il Bambino ci chiede di essere voce di chi non ha voce: voce degli innocenti, morti per mancanza di acqua e di pane; voce di quanti non riescono a trovare un lavoro o l’hanno perso; voce di quanti sono obbligati a fuggire dalla propria patria in cerca di un avvenire migliore, rischiando la vita in viaggi estenuanti e in balia di trafficanti senza scrupoli”.

E’ un invito a vivere il Natale in preparazione al prossimo Giubileo per portare un ‘lieto’ annuncio: “Fratelli e sorelle, si avvicina il tempo di grazia e di speranza del Giubileo, che inizierà tra un anno. Questo periodo di preparazione sia occasione per convertire il cuore; per dire ‘no’ alla guerra e ‘sì’ alla pace;

per rispondere con gioia all’invito del Signore che ci chiama, come ancora profetizzò Isaia, ‘a portare il lieto annuncio ai miseri, / a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, / a proclamare la libertà degli schiavi, / la scarcerazione dei prigionieri’. Queste parole si sono compiute in Gesù, nato oggi a Betlemme. Accogliamolo, apriamo il cuore a Lui, il Salvatore! Apriamo il cuore a Lui, il Salvatore, che è il Principe della pace!”

(Foto: Santa Sede)

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