Dottrina della Fede: le madri single possono accedere ai sacramenti

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Nelle settimane scorse è stato posto un quesito al Dicastero per la Dottrina della Fede da parte di mons. Ramón Alfredo de la Cruz Baldera, vescovo di San Francisco de Macorís, nella Repubblica Dominicana, in cui è richiesto un parere sul problema delle ragazze single che ‘si astengono dalla comunione per la paura del rigorismo del clero e dei responsabili della comunità’, in quanto in alcuni Paesi sia sacerdoti che alcuni laici ‘impediscono, di fatto, alle madri che hanno avuto un figlio fuori dal matrimonio di accedere ai sacramenti e persino di battezzare i loro figli’.

Nella lettera di risposta, firmata dal prefetto, card. Victor Manuel Fernández, approvata da papa Francesco, si sottolinea che le madri single che hanno scelto di tenere i loro figli avuti fuori dal matrimonio non devono essere impedite ma incoraggiate ad accedere ai Sacramenti: “Le donne, che in tale situazione hanno scelto per la vita e conducono un’esistenza molto complessa a causa di tale scelta, dovrebbero essere incoraggiate ad accedere alla forza salvifica e consolatrice dei Sacramenti”.

A questa specifica domanda è aiuto l’omelia pronunciata a Buenos Aires nel 2012 nella celebrazione eucaristica conclusiva dell’incontro della pastorale urbana dal futuro papa Francesco: “Il caso specifico delle ragazze single e delle difficoltà per loro o per i loro figli di accedere ai sacramenti era già stato denunciato dal Santo Padre quando era cardinale di Buenos Aires: ‘ci sono sacerdoti che non battezzano i figli delle ragazze single perché non sono stati concepiti nella santità del matrimonio.

Questi sono gli ipocriti di oggi. Quelli che hanno clericalizzato la Chiesa. Quelli che allontanano il popolo di Dio dalla salvezza. E quella povera ragazza, che avrebbe potuto rimandare al mittente il suo bambino, ma ha avuto il coraggio di metterlo al mondo, va peregrinando di parrocchia in parrocchia per farlo battezzare’…

In questo senso, si deve lavorare pastoralmente nella Chiesa locale per far capire che il fatto di essere una ragazza madre non impedisce l’accesso all’Eucaristia. Come tutti gli altri cristiani, la confessione sacramentale dei peccati commessi permette loro di accostarsi alla comunione.

La comunità ecclesiale deve anche apprezzare il fatto che sono donne che hanno accolto e difeso il dono della vita che portavano in grembo e che lottano, ogni giorno, per crescere i loro figli”.

E’ un invito ad aiutare queste madri piuttosto che condannarle: “Certamente ci sono ‘situazioni difficili’ che è necessario discernere ed accompagnare pastoralmente. Può accadere che alcune di queste madri, data la fragilità della loro situazione, ricorrano talvolta alla vendita del proprio corpo per sostenere la famiglia. La comunità cristiana è chiamata a fare tutto il possibile per aiutarle a evitare questo gravissimo rischio, piuttosto che giudicarle duramente”.

In conclusione ha ricordato l’episodio evangelico della donna adultera, con l’invito a ‘non peccare più’, che non è una condanna: “Certo, Gesù invita sempre a cambiare vita, a rispondere più fedelmente alla volontà di Dio, a vivere con maggiore dignità.

Tuttavia, questa frase non costituisce il messaggio centrale di questa pericope evangelica, che è semplicemente l’invito a riconoscere che nessuno può scagliare la prima pietra”. Ed è compito del vescovo verificare che non si verifichino nella propria diocesi tali atteggiamenti.

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