In attesa della sentenza, ricapitolando il “caso Becciu” – Parte quarta

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.12.2023 – Vik van Brantegem] – Abbiamo pubblicato fino ad oggi 262 articoli in riferimento al caso 60SA (Indice – Caso 60SA [QUI]). In attesa della sentenza, riportiamo in quattro parti la ricapitolazione del “caso Becciu” presentata dal 1° dicembre 2023 da Andrea Paganini, che si è impegnato in modo approfondito a seguire la vicenda ed è il curatore della meritevole Rassegna stampa sul “caso Becciu” [QUI], per chi fosse seriamente interessato a una bella fetta di verità.

La ricostruzione dei passaggi fondamentali del “Caso Becciu” pubblicate in 14 puntate quotidiane sul diario Facebook di Paganini, sono state riprese anche su Settimana News [QUI]: Caso Becciu: verso la sentenza.

Paganini in un postscriptum alla 14° ed ultima puntata della sua ricapitolazione del “caso Becciu” scrive, in riferimento all’accusa che gli viene rivolta, come anche a noi. La sua risposta è anche la nostra: «Qualcuno mi ha accusato di essere di parte. Ebbene sì, io sto dalla parte della verità. L’alternativa, in questo caso, è l’ignavia. Igino Giordani, uno dei pochissimi cattolici che hanno avuto il coraggio di opporsi radicalmente al fascismo, non capiva “perché proprio nel campo cattolico debbano tentarsi allevamenti su larga scala di invertebrati” sulla scia dell’”immortale anima di Don Abbondio”: non è possibile “abdicare alle ragioni primordiali della coscienza e ritirarci in canonica ad aspettare che spiova” (da Rivolta Cattolica, Piero Gobetti ed., 1925)».

Poi, Paganini ha aggiunto oggi un post “conclusivo”:
«Per favore, non cadiamo in questo errore!
“Un capro espiatorio è una soluzione comoda per coloro che vogliono insabbiare la verità, non certo per fare giustizia” (Yail Medina).
“La ricerca di capri espiatori è essenzialmente una rinuncia alla responsabilità” (Aung San Suu Kyi).
“Il capro espiatorio ha sempre avuto il misterioso potere di scatenare il feroce piacere dell’essere umano di torturare, corrompere e confondere” (François Mauriac).
“… è una specie di capro espiatorio della colpa altrui: è la vittima dei deboli, degli avviliti, dei depressi, che in qualche modo vogliono dimostrare a se stessi di essere ancora forti” (Friedrich Nietzsche).
“Vi è una nuova specie di paura, e cioè la paura di quello che possono dire i giornali. E questo è altrettanto terrificante della medioevale caccia alla strega. Quando il giornale decide di far fare da capro espiatorio a una persona forse assolutamente innocua, i risultati possono essere gravissimi” (Bertrand Russell).

Cosa deve vincere:
la verità o la ragione di stato?
Che si riconosca la verità!

Quarta e ultima parte
12. Sulle querele contro «L’Espresso», «Report», «La Verità», Perlasca, Chaouqui e Co.: È auspicabile che i responsabili siano chiamati a rispondere davanti alla giustizia dei tremendi danni che hanno causato.
13. Sul processo: Il 22 novembre e il 6 dicembre 2023 i legali del cardinale Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo hanno smontato una per una tutte le accuse, dimostrandone l’assoluta infondatezza. Ora siamo in attesa della sentenza.
14. Come vive tutto questo il Cardinal Becciu?: La condotta del Cardinal Becciu risulta coerente al Vangelo, in piena fedeltà al Papa, prima come dopo la sua destituzione. Cosa doveva pensare Gesù, quando era appeso alla croce e si sentiva abbandonato perfino dal Padre? Certamente nessuno ha amato più di Lui.

Parti precedenti
Prima parte
(puntate 1-3): 11 dicembre 2023 [QUI]
Seconda parte
(puntate 4-7): 12 dicembre 2023 [QUI]
Terza parte
(puntate 8-11): 13 dicembre 2023 [QUI]

Ricapitoliamo il “caso Becciu”
(in attesa della sentenza)
Puntate 12, 13, 14 e 15
di Andrea Paganini

12. Sulle querele contro «L’Espresso», «Report», «La Verità», Perlasca, Chaouqui e Co.

Il Cardinal Becciu non ha paura della verità. Anzi, non aspetta altro che venga alla luce, in ogni sede. CHISSÀ se tutti i querelati fanno parte della regia di un complotto o se qualcuno, semmai, si è prestato a un gioco sporco in buona fede (e in mancanza assoluta di professionalità). Fatto sta che se non si fosse attivata questa mostruosa macchina del fango del tutto priva di fondamento, finalizzata ad accerchiare in modo concertato e a mettere alla gogna – per tre anni e tre mesi! – un uomo fino a prova contraria innocente, non solo non si sarebbero ingannati milioni e milioni di persone, ma si sarebbero potuti risparmiare centinaia di milioni di euro (a cominciare dalle tonnellate di carta imbrattata di menzogne)… a questo punto sottratti al bene comune. È auspicabile che i responsabili siano chiamati a rispondere davanti alla giustizia dei tremendi danni che hanno causato.

13. Sul processo

«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani» (Mt 10,16-18).
«E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19-20).
Il Cardinal Becciu ha partecipato pazientemente al processo, presentandosi ogni volta che era richiesta la sua presenza: si è difeso «NEL processo» (non DAL processo), come ha riconosciuto anche il Promotore di Giustizia aggiunto, Settimio Carmignani Caridi.
Il processo è iniziato il 27 luglio 2021, ma per più di sette mesi non è entrato in materia, poiché il Promotore di Giustizia Diddi non ha obbedito agli ordini del Presidente del Tribunale, vale a dire consegnare il materiale probatorio integralmente («non cominceremo l’esame delle questioni di questo processo finché la difesa non avrà conoscenza completa degli atti»). Ciononostante, il Presidente Pignatone ha deciso di passare alla fase dibattimentale, nella quale è emerso che il testimone Perlasca, la cui deposizione in istruttoria risulta piena di omissis, era manipolato; ma il Tribunale ha protetto la manipolatrice, cancellando l’interrogatorio di Francesca Immacolata Chaouqui calendarizzato per il 16 febbraio 2023 e tenendo nascosti 120 messaggi su 126 intercorsi tra lei e Ciferri (l’amica di Perlasca).
PERCHÉ i magistrati non cercano la verità? COSA nascondono? Nell’estate del 2023, dopo due anni di processo e 67 udienze, livido di accanito furore, il Promotore di Giustizia Diddi ha chiesto una pena di 7 anni e 3 mesi di carcere per il Cardinal Becciu; ma senza fornire un briciolo di prova per sostenere i suoi teoremi! Il 22 novembre e il 6 dicembre 2023 i legali del cardinale Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo hanno smontato una per una tutte le accuse, dimostrandone l’assoluta infondatezza. Ora siamo in attesa della sentenza.

14. Come vive tutto questo il Cardinal Becciu?

La condotta del Cardinal Becciu risulta coerente al Vangelo, in piena fedeltà al Papa, prima come dopo la sua destituzione: «Un’esperienza magnifica: vedere il Santo Padre con coraggio diffondere la Parola di Dio. Il mio servizio è stato solo questo: di aiutarlo in questo». E quando s’è scatenata la burrasca: «L’ho presa come un figlio che si vede non capito dal proprio padre e viene mandato via dalla propria casa ma che non perde la speranza che il padre prima o poi capisca che ci sono state delle accuse false e che lo riabbracci». Cosa doveva pensare Gesù, quando era appeso alla croce e si sentiva abbandonato perfino dal Padre? Certamente nessuno ha amato più di Lui.
PS. Qualcuno mi ha accusato di essere di parte. Ebbene sì, io sto dalla parte della verità. L’alternativa, in questo caso, è l’ignavia. Igino Giordani, uno dei pochissimi cattolici che hanno avuto il coraggio di opporsi radicalmente al fascismo, non capiva “perché proprio nel campo cattolico debbano tentarsi allevamenti su larga scala di invertebrati” sulla scia dell’”immortale anima di Don Abbondio”: non è possibile “abdicare alle ragioni primordiali della coscienza e ritirarci in canonica ad aspettare che spiova” (da Rivolta Cattolica, Piero Gobetti ed., 1925)».

Note conclusive del Blog dell’Editore

1. «Sono innumerevoli i soprusi che ha dovuto subire il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, nel merito del cosiddetto processo del secolo, che ora nella sua fase conclusiva – emergono “macroscopiche” episodi di “mala-giustizia” a cui “suo malgrado è stato sottoposto”.
L’espressione “ci sarà pure un giudice a Berlino” oppure “esiste, dunque, un giudice a Berlino” è stata mutuata da un’opera di Bertold Brecht nella quale si narra la storia di un mugnaio che lotta tenacemente contro l’Imperatore per vedere riparato un abuso. In questo “storico” riferimento è racchiuso ed identificato nell’immaginario collettivo, l’oppressione vessatorie che subisce un INNOCENTE a causa della mala-giustizia.
Per il momento il Cardinal Becciu, tramite un giudice di Londra, Tony Baumgartner, che – con una sentenza del marzo 2021 – afferma che è stata fatta oggetto di una “spaventosa campagna diffamatoria mondiale” mai vista prima. Dopo l’AUSPICATO giudice di Berlino e dopo il VERO giudice di Londra?
Ora, dall’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani a ROMA, TUTTI ci aspettiamo la sentenza da emettere da parte del giudice Pignatone, che proclama l’assoluta INNOCENZA del Cardinale Giovanni Angelo Becciu, in gloria della Santa Romana Chiesa» (Fari Pad).

2. Fumata bianca – Contro Becciu accuse contraddittorie, ma l’assoluzione non è scontata: cosa può succedere al processo
La sentenza sul processo per lo scandalo londinese è attesa in settimana. In dibattimento la difesa del cardinale si è fatta valere, ma basterà?
di Nico Spuntoni
Il Giornale, 10 dicembre 2023


I giorni della prossima settimana sono segnati in rosso in tanti dei calendari della tipografia vaticana appesi alle pareti di case ed uffici in Vaticano. Da martedì 12 a sabato 16, infatti, ogni giorno potrebbe essere quello buono per la sentenza nel processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Nonostante gli imputati siano dieci, l’attenzione di tutti è concentrata sul destino del Cardinale Giovanni Angelo Becciu che si ritrova davanti al tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone a seguito di una modifica ad hoc dell’ordinamento giudiziario dello Stato della Città del Vaticano voluta dal Papa nell’aprile del 2021.
Un processo che scuote la Curia
Il processo nasce dall’indagine dell’ufficio del promotore partita dopo la denuncia dello Ior e del revisore generale sull’ormai famoso investimento immobiliare fatto dalla Segreteria di Stato a Londra ai tempi in cui l’allora Monsignor Becciu era sostituto. Le complicate operazioni finanziarie relative al palazzo di Sloane Avenue, però, si concentrano anche dopo l’estate del 2018, in un periodo in cui Becciu non era più in Segreteria di Stato ma alla guida della Congregazione delle Cause dei Santi. Gli affari economico-finanziari, si è difeso il cardinale in dibattimento, venivano seguiti dall’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. Il responsabile di quell’ufficio, ai tempi di Becciu così come in quelli del suo successore Edgar Peña Parra, era Monsignor Alberto Perlasca. Quest’ultimo è stato il grande protagonista dell’inchiesta e poi del processo che si avvia alla conclusione: tra i primi sei indagati dall’Ufficio del Promotore di Giustizia nel 2020, ha clamorosamente evitato il rinvio a giudizio nel 2021 dopo essere diventato il teste chiave dell’accusa.
Le accuse
Monsignor Perlasca, spostato dal Papa in Segnatura Apostolica pochi mesi prima che lo scandalo del palazzo divenisse pubblico, è stato il grande accusatore del Cardinal Becciu in fase di indagine. Le rivelazioni dell’ex funzionario della Segreteria di Stato iniziarono il 31 agosto 2020 durante un interrogatorio durante il quale depositò all’Ufficio del Promotore anche un memoriale sulle presunte malefatte del suo ex superiore: non solo Londra, ma anche i bonifici destinati alla società della sua ex collaboratrice – anch’essa imputata – Cecilia Marogna e quelli alla cooperativa sarda riconducibile al fratello del cardinale. Accuse, però, che in udienza lo stesso Perlasca in parte ritratta. Ad esempio sui soldi alla cooperativa Spes di cui era rappresentante legale il fratello di Becciu, Perlasca chiarì al pg vaticano Alessandro Diddi di aver inviato un bonifico di 100 mila euro al conto della Caritas di Ozieri e non a quello della Spes. Il vescovo della diocesi sarda, Monsignor Corrado Ozieri, ha testimoniato in udienza l’attività a scopo sociale della cooperativa Spes per trovare occupazione ad ex tossicodipendenti ed ex carcerati, confermando di fatto la versione della difesa del cardinale.
Le stranezze del memoriale Perlasca
La solidità dell’impianto accusatorio contro l’ex Sostituto ha dovuto fare i conti nel processo con le non poche contraddizioni del teste chiave e del contesto che lo circondava. In fase di dibattimento, infatti, lo stesso pg Diddi ha ammesso che “Monsignor Perlasca ha ricevuto un’imbeccata per redigere quel memoriale”. Il monsignore ha confessato che qualcuno gli mandò le domande da cui partì per scrivere il famoso memoriale contro Becciu, tirando in ballo la sua amica Genoveffa Ciferri che lo avrebbe convinto spiegandogli di avere un’interlocuzione in corso con un consulente giuridico. Questa donna è diventata protagonista del processo al punto da inviare, circa un anno fa, un messaggio Whatsapp al Promotore di Giustizia descrivendo un quadro di forte condizionamento del monsignore. Il messaggio-confessione di Ciferri è passato inosservato nell’opinione pubblica, ma non può essere considerato un dettaglio in un’inchiesta in cui Becciu è finito alla sbarra soprattutto grazie alla testimonianza di Perlasca. La gravità del contenuto ha spinto lo stesso Promotore ad aprire un fascicolo ad hoc per ricostruire le ambigue origini del memoriale anti-Becciu del monsignore.
Che ne sarà di Becciu?
Il processo a Becciu, voluto ed autorizzato dal Papa che poi si è augurato di saperlo innocente, si potrebbe concludere con un’assoluzione del porporato sardo? L’andamento della fase dibattimentale farebbe propendere per quest’ipotesi ma inutile dire che quest’esito rappresenterebbe una sconfessione del lavoro della giustizia vaticana, particolarmente attiva sotto Bergoglio. Il primo obiettivo, tuttavia, specialmente per uno Stato in cui ad essere regnante è colui che è anche capo della Chiesa cattolica dovrebbe essere quello di perseguire la verità. Becciu sta scontando una “condanna” già da tre anni: Francesco, infatti, al termine di un’udienza quando l’ex Sostituto non era ancora indagato lo indusse a dimettersi da Prefetto della “fabbrica dei santi” e a rinunciare ai diritti del cardinalato. Infatti, nonostante abbia 75 anni, il porporato risulta ancora nell’elenco dei non elettori. Se venisse assolto, potrebbe riavere il privilegio di entrare in Conclave? Non è automatico perché così come la punizione non era direttamente legata al processo, anche un’eventuale riabilitazione non lo sarebbe. Inoltre, è stato il cardinale a rinunciare – sia pur su richiesta del Papa – ai diritti del cardinalato: con una sentenza favorevole in mano avrebbe la possibilità di chiedere a Francesco di restituirgli quanto perso nella drammatica udienza del 24 settembre 2020.

* * *

Al riguardo ricordiamo anche la riflessione I verdetti del processo Becciu di Ernesto Galli della Loggia l’11 dicembre 2023 sul Corriere della Sera.
[QUI].

3. «Sarà da vedere se e come saranno tenute in conto le considerazioni delle difese, nonché le risultanze che sono venute in ambito dibattimentale. Perché se è vero che la requisitoria del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, spalmata in cinque udienze con vari eccessi verbali, sembrava non aver tenuto conto di tutto quello che era accaduto in aula, i difensori si sono prodotti con prove, contro deduzioni e una serie di rilevazioni che non possono non essere tenute in considerazione.
Fatto salvo il fatto che ogni avvocato punta all’assoluzione dell’assistito, c’è da dire che tutti gli avvocati, anche quando i loro interessi non convergevano, hanno avuto la stessa posizione su alcuni elementi. Ovvero, l’accusa è frutto di un teorema e di un pregiudizio. L’accusa sta mettendo in campo un processo morale. L’accusa sta giudicando le situazioni del passato con i parametri dell’oggi e delle riforme attuali, ma di fatto quello che accadeva anni fa poteva anche benissimo essere legale anni fa. L’accusa prova a testimoniare un cambio di rotta nella gestione delle finanze, che in realtà non c’è mai davvero stato. L’accusa non solo ha avuto un teorema, ma per seguire questo teorema non ha considerato le prove opposte. L’accusa ha usato leggi ad hoc fatte dal Papa per questo processo, in quattro rescritti che ne hanno mutato le forme a indagine in corso, e questo rischia di delegittimare la stessa corte» (Andrea Gagliarducci – ACI Stampa, 9 dicembre 2023 [QUI]).

4. La Nota [3] all’articolo La giustizia vaticana lasciata in mano a magistrati italiani che agiscono senza cognizione di cosa sono lo Stato della Città di Vaticano e la Santa Sede, ignorando la procedura penale e il diritto canonico del 24 novembre 2021 [QUI]: «Anche se è vero che Pignatone e Diddi erano nemici su Mafia capitale, sul caso Consip però hanno agito insieme. Ma qui il punto è un altro ed è più pesante ed incisivo. Quando si parla di rapporti tra i Giudici e tra i Giudici e i Promotori di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, c’è un nesso che finora – mi risulta – è sfuggito a tutti. Nel suo ultimo rapporto Moneyval aveva segnalato il possibile conflitto di interesse dei magistrati vaticani, perché tutti Italiani che praticano in Italia, da questi liquidato come “privo di fondamento”. Ma i solerti ispettori Moneyval non si sono accorti degli intrecci di carriera e perfino a loro è sfuggito il nesso dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Il problema sta nel fatto che la giustizia dello Stato della Città del Vaticano è un sistema autoreferenziale, che non soggiace ad alcuna verifica indipendente. È tutto un circuito accademico che ruota intorno a Tor Vergata.
I due Giudici a latere del Presidente Giuseppe Pignatone nel “Procedimento penale n. 45/2019 RGP”, Venerando Marano e Carlo Bonzano sono Professori ordinari a Tor Vergata, come lo sono il Promotore di Giustizia Gian Piero Giuseppe Milano [nel frattempo succeduto da Alessandro Diddi] e il Giudice Istruttore Paolo Papanti Pelletier (quello che ha archiviato la posizione di Mons. Alberto Perlasca, per capirci). Il Giudici a latere Marano addirittura è stato allievo del Promotore di Giustizia Milano.
Il terzo Giudice a latere, Lucia Bozzi è Professore all’Università di Foggio, però è Componente esterno del Nucleo di valutazione dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Anche se è solo supplente, quindi, non partecipa a decisioni, almeno finché non viene a mancare uno dei Giudici a latere e nel frattempo partecipa alla celebrazione del processo.
Il Promotore di Giustizia aggiunto Alessandro Diddi [nel frattempo promosso a Promotore di Giustizia], anche se è Professore associato all’Università della Calabria, comunque è stato Assistente a Tor Vergata.
Con queste co-interessenze accademiche, che garanzie di separazione degli interessi ci possono essere?
In conclusione, nel “processo Becciu” il Presidente Pignatone è l’unico esterno al “circuito Tor Vergata”. Ma, in teoria, i due Giudici a latere potrebbero metterlo in minoranza [V.v.B.]».

«Quando i fulmini vogliono colpire una casa
fanno sì che la casa si sbarazzi del parafulmine
accusandolo delle loro colpe.
Che sia d’aiuto
a portare la verità alla luce!»
(Andrea Paganini).

Fine…

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