In attesa della sentenza, ricapitolando il “caso Becciu” – Parte seconda

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.12.2023 – Vik van Brantegem] – Abbiamo pubblicato innumerevoli articoli in riferimento al caso 60SA (Indice – Caso 60SA [QUI]). In attesa della sentenza, riportiamo in quattro parti la ricapitolazione del “caso Becciu” presentata dal 1° dicembre 2023 in successive puntate quotidiane sul suo diario Facebook da Andrea Paganini, che si è impegnato in modo approfondito a seguire la vicenda ed è il curatore della meritevole Rassegna stampa sul “caso Becciu” [QUI]. La ricostruzione dei passaggi fondamentali del “Caso Becciu” pubblicate in 14 puntate quotidiane sul diario Facebook di Paganini, sono state riprese anche su Settimana News [QUI]: Caso Becciu: verso la sentenza.

Cosa deve vincere:
la verità o la ragione di stato?
Che si riconosca la verità!

Seconda parte
4. Sul Palazzo di Londra in Sloane Avenue 60.
CHI e PERCHÉ ha montato questo scandalo a livello mondiale addossandogli in modo mirato responsabilità che lui non aveva?
5. Sulle sentenze di Londra e di Roma a proposito della compravendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra.
CHI non vuole che la verità venga alla luce? E COSA ha da nascondere?
6. Sulla vicenda Marogna (impropriamente chiamata “dama del cardinale”). CHI si è incaponito cocciutamente dietro insinuazioni del tutto fantasiose e pregiudizievoli? E PERCHÉ ha voluto dare pubblicità a operazioni riservate, mettendo a repentaglio l’incolumità di tanti religiosi che operano in paesi a rischio?
7. Sull’accusa di offesa al re. CHI e PERCHÉ ha realmente offeso il Papa e la Chiesa tutta?

Parte precedente
Prima parte (puntate 1-3): 11 dicembre 2023 [QUI]

Seguiranno
Terza parte
(puntate 8-11): 13 dicembre 2023 [QUI]
Quarta parte (puntate 12-14): 14 dicembre 2023 [QUI]

Ricapitoliamo il “caso Becciu”
(in attesa della sentenza)
Puntate 4, 5, 6 e 7
di Andrea Paganini

4. Sul Palazzo di Londra in Sloane Avenue 60

Da sempre – e in modo documentato quantomeno dai Patti Lateranensi – la Santa Sede per sostenersi investe nel mattone, possedendo e amministrando immobili in alcune città, Londra compresa. A partire dal 2019 una violenta e organizzatissima campagna stampa ha voluto addossare all’ex Sostituto alla Segreteria di Stato Giovanni Angelo Becciu la colpa per un investimento immobiliare che avrebbe comportato grosse perdite. A parte il fatto che prima della Brexit il palazzo in Sloane Avenue 60 di Londra presentava tutti i presupposti per essere un buon investimento, la decisione di investire in quell’edificio non è certamente intestabile a Becciu, il quale si era limitato a ratificare quanto elaborato e consigliato dal capo dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, vale a dire da mons. Alberto Perlasca, esperto in materie finanziarie e amministrative. Tanto meno può essere intestata al card. Becciu la decisione di affidare l’investimento a un finanziere o a un altro, vale a dire di passare nel 2018 da Raffaele Mincione a Gianluigi Torzi (che non ha mai nemmeno conosciuto). L’acquisto dell’immobile, che il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, riteneva «un buon affare», avvenne quando Becciu non lavorava più in Segreteria di Stato: la richiesta del prestito per effettuare l’operazione – prestito dapprima accordato e in seguito rifiutato dallo Ior – venne infatti presentata dal suo successore, Mons. Edgar Peña Parra. La recente vendita del palazzo, infine, è stata realizzata nel mezzo dello scandalo in fretta e male (il valore dell’immobile è già risalito). A prescindere dalla validità dell’investimento, insomma, né l’acquisto né la vendita del palazzo sono riconducibili a Becciu.
E allora CHI e PERCHÉ ha montato questo scandalo a livello mondiale addossandogli in modo mirato responsabilità che lui non aveva?

5. Sulle sentenze di Londra e di Roma a proposito della compravendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra

La compravendita del palazzo di Londra in Sloane Avenue 60 non è solo oggetto del noto procedimento giudiziario in corso in Vaticano, ma pure di processi che si sono svolti e che ancora si stanno celebrando in Gran Bretagna e in Italia.
Le sentenze pronunciate finora (a Londra nel marzo 2021, nell’agosto e nell’ottobre 2022 [1]; a Roma nell’ottobre 2021 e nel gennaio 2023) hanno smentito categoricamente i teoremi della magistratura vaticana – vale a dire del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi – e scagionano completamente il cardinale Becciu il quale, essendo del tutto estraneo alla vicenda, non vi viene nemmeno menzionato. Tutto risulta invece ruotare attorno a Monsignor Alberto Perlasca, il Capo dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, il quale fra l’altro ha firmato documenti e contratti per cui non disponeva di alcun diritto di firma (incredibile ma vero: proprio su questo personaggio inaffidabile, manipolabile e privo di credibilità si basano le accuse di Diddi). Non solo: nella sentenza del giudice londinese Tony Baumgartner si dimostra che il cardinale Becciu è stato tirato in mezzo dai magistrati vaticani arbitrariamente, ingiustamente, in modo spaventoso e spietato. Ma un processo è ancora in corso e qualche mese fa i pezzi grossi della Santa Sede, avvalendosi del “segreto pontificio” (mentre a Becciu è stato levato qualsiasi scudo di quel genere), si sono rifiutati di consegnare ai Giudici londinesi i documenti che getterebbero finalmente luce sulla vicenda. La Giustizia inglese però non ci sta e non si piega a favoritismi di sorta: ora ha ordinato la consegna obbligatoria della corrispondenza intercorsa tra il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, e il Sostituto Monsignor Edgar Peña Parra a proposito della compravendita dell’immobile di Londra: solo così sarà possibile finalmente fare chiarezza e stabilire le rispettive responsabilità. A meno di ammettere verità “ad personam”, la verità dei fatti è una sola: non è possibile che quella portata alla luce dai giudici di Londra e di Roma risulti diversa da quella decretata dalla Città del Vaticano.
CHI non vuole che la verità venga alla luce? E COSA ha da nascondere?

6. Sulla vicenda Marogna (impropriamente chiamata “dama del cardinale”)

Con il senno del poi, data la riservatezza richiesta dalle trattative per la liberazione di ostaggi, probabilmente sarebbe stato meglio non levare il segreto pontificio da questa vicenda (segreto che era stato imposto da Papa Francesco), per non mettere ulteriormente in pericolo le esistenze di generosi missionari che operano in vari Paesi del mondo. Ma alle menti morbose che hanno ordito la campagna di diffamazione contro il Cardinal Becciu non dovette parer vero che la presenza di una donna, Cecilia Marogna, offrisse loro lo spunto per insinuare qualcosa di piccante, come in un romanzo d’appendice della peggior specie: ed ecco inventata la “dama del cardinale”. In realtà la collaboratrice, presentatasi come esperta in materia di geopolitica e di intelligence con referenze importanti, era stata incaricata – non da Becciu soltanto – di mediare in favore di Suor Gloria Cecilia Narváez, una religiosa colombiana rapita in Mali da un gruppo jihadista. Con il suo aiuto era stata contattata la società britannica Inkerman, specializzata nelle trattative per la liberazione di persone rapite. Con il consenso del Papa, i Sostituti alla Segreteria di Stato Becciu e Peña Parra avevano poi autorizzato il pagamento di alcuni contributi per una «missione umanitaria», che per ovvi motivi doveva rimanere segreta, a due società: la stessa Inkermann e la Logsic. Solo nel settembre del 2020 si capì che quest’ultima era riconducibile specificatamente alla Signora Marogna, la quale – secondo l’accusa – avrebbe usato parte di quel denaro scorrettamente, per spese personali. Ma, se l’accusa venisse confermata, ciò avvenne all’insaputa dei due Sostituti che evidentemente sono stati ingannati.
Con il senno del poi… chissà se Gesù avrebbe scelto Giuda tra i dodici. La domanda è piuttosto: CHI si è incaponito cocciutamente dietro insinuazioni del tutto fantasiose e pregiudizievoli? E PERCHÉ ha voluto dare pubblicità a operazioni riservate, mettendo a repentaglio l’incolumità di tanti religiosi che operano in paesi a rischio?

7. Sull’accusa di offesa al re

Nella sua smania irrefrenabile, spulciando il codice penale vigente in Vaticano, a un certo punto il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi ha voluto accusare il cardinale Becciu perfino di «offesa al Re», vale a dire al Papa [2]. Inconsapevole e ridicolo parossismo! Ora sappiamo che in questa vicenda il Papa è stato sì ingannato, ma da coloro che lo hanno tratto in trappola facendogli credere con una montatura che un suo fedele collaboratore sarebbe stato un corrotto: minando così la fiducia nel cuore stesso della Chiesa istituzionale. Quando i fulmini vogliono colpire una casa fanno sì che la casa si sbarazzi del parafulmine accusandolo delle loro colpe. Il fatto è che Diddi ha potuto fare il bello e il cattivo tempo a proprio piacimento: ha cambiato le leggi a procedimento in corso facendo firmare discutibili rescripta al Supremo Legislatore, ha tagliuzzato la testimonianza di Perlasca utilizzando solo i pezzi che riteneva utili al suo fine e occultando quelli che invece svelavano il complotto e quindi l’innocenza di Becciu, ha protetto Francesca Immacolata Chaouqui e ha tenuto nascosti i suoi messaggi a Genoveffa Ciferri (l’amica di Perlasca)… tutto per occultare la realtà, per manipolare la giustizia e l’opinione pubblica.
CHI e PERCHÉ, allora, ha realmente offeso il Papa e la Chiesa tutta?

Note del Blog dell’Editore

[1] – Caso 60SA. Sentenza tribunale londinese conferma: Becciu fu diffamato in modo “spaventoso”. Il Papa ingannato con il teorema accusatorio dell’Espresso depositato sulla sua scrivania – 26 marzo 2021 [QUI]
– Il Giudice e il Corriere – 17 agosto 2022 [QUI]
Il caso 60SA all’Alta Corte di Londra. Il Corriere della Sera paga una “sostanziosa somma” al finanziere Raffaele Mincione come risarcimento per diffamazione – 13 ottobre 2022 [QUI]

[2] Feltri su Libero: Francesco come Pio IX. Il Vaticano sprofonda nel ridicolo: accusa Becciu di offesa al Papa Re. E gira la voce che solo ora sia in arrivo un avviso di garanzia – 10 dicembre 2020 [QUI]

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