L’inchiesta de La Verità «I denari della “banda dei buoni”» prosegue con nuove rivelazioni. Il Giornale scrive di «soldi dietro i soccorsi»

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.12.2023 – Ivo Pincara] – La Verità continua in prima pagina con il proseguimento del dossier I denari della “banda dei buoni”. Riportiamo di seguito a sommi capi il contenuto di ieri e oggi. Anche Il Giornale torna oggi sull’inchiesta della Procura di Ragusa: «I finti salvataggi di Casarini: dei soldi dietro i soccorsi. I contatti con la petroliera danese già due giorni prima dell'”emergenza” in mare. In cambio di 125mila euro».

Titolone in prima pagina de La Verità del 12 dicembre 2023 per l’articolo di Fabio Amendolara e Giacomo Amadori: «Prima di bussare ai vescovi la banda chiese a Soros di finanziarla. Le pressioni di Casarini & C. per farsi dare decine di clandestini da portare in Italia. Raffica di messaggi per indurre l’armatore di un mercantile che aveva raccolto dei naufraghi ad agire da scafista: “Venite in acque internazionali e consegnateli a noi”. La risposta: “Io non infrango le regole. E non navigo con criminali pericolosi per l’equipaggio”. La “pesca miracolosa” di clandestini organizzata da Luca Casarini e dal suo compagno di avventure Giuseppe Caccia, armatore del rimorchiatore Mare Jonio con la sua compagna Idra Social Shipping, a un certo punto diventa qualcosa di diverso rispetto a una normale attività umanitaria. Tanto che i due sono imputati a Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ma a certificare questa attività un po’ borderline non c’è solo il trasbordo i 27 migranti, dietro lauto pagamento, da un cargo danese sul battello gestito dai nostri due rivoluzionari da salotto. C’è pure il caso del mercantile battente bandiera panamense Nivin, che opera prevalentemente sulla rotta Italia-Libia e che, nella notte tra il 7 e l’8 novembre del 2018, recuperò in mare un gommone con 79 migranti e li riportò sulle coste africane».

Con rimando a pagina 3: «Casarini & C. pressavano le navi per farsi consegnare i clandestini. Nel 2018 Caccia, socio dell’ex no global, contatta un mercantile fermo a Misurata, in Libia: “Venite in acque internazionali e a dateci i migranti che avete a bordo”. La risposta lo spiazza: “Noi non infrangiamo le regole” [QUI]».

Occhiello in prima pagina per l’editoriale di Maurizio Belpietro de La Verità del 12 dicembre 2023: «Attenti ai buoni: gratta i diritti e trovi i quattrini. In questi giorni mi è tornato in mente un libro che Mario Giordano scrisse una ventina d’anni fa [QUI]. Si intitolava Attenti ai buoni e raccontava gli interessi nascosti dietro la solidarietà. Il conduttore di Fuori dal Coro (e collaboratore principe della Verità) raccolse una serie di esempi che andavano dalle grandi organizzazioni umanitarie fino alle collette dai nobili obiettivi, che spesso però nascondevano aspirazioni assai meno nobili. “Attenti ai buoni” è uno slogan che mi è venuto sulla punta della lingua giorno dopo giorno, leggendo le cronache con cui il nostro Giacomo Amadori (affiancato dai colleghi Fabio Amendolara e François de Tonquèdec) raccontava le gesta di Casarini e compagni. Lo ammetto, pur avendone viste di cotte e di crude, mai avrei immaginato che l’ex capo delle Tute bianche, organizzazione antagonista abituata a scontrarsi in piazza con la polizia, poi sarebbe diventato l’eroe di vescovi e cardinali».

Con rimando a pagina 4: «Gratta gratta, sotto l’etica spuntano gli euro. Il cinismo con cui Luca Casarini gestiva i carichi di migranti e gli affari che i dem Alessandro Zan e Michela De Biase fanno con pride e parità di genere hanno un elemento comune: in tutti e tre i casi, i discorsi edificanti e i grandi valori umanitari celano prosaiche vicende di soldi» [QUI].

Occhiello in prima pagina de La Verità del 12 dicembre 2023 per l’articolo di Giorgio Gandola: «Cardinale profetico. Sbarchi selvaggi. Quella lezione dimenticata del grande Biffi». Con rimando a pagina 2: «Quando Biffi diceva: “Gli sbarchi massicci faranno prosperare l’industria criminale”. Nel 2000, alla Fondazione Migrantes, il cardinale avvertiva: “L’Italia non è una landa deserta, gli arrivi vanno selezionati”» [QUI].

L’inchiesta de La Verità prosegue a pagina 3 dell’edizione del 12 dicembre 2023 con l’articolo di François De Tonquédec: «Prima della Cei contattarono Soros. Il gruppo aveva avvicinato la Open society del miliardario ungherese per ottenere finanziamenti. Senza successo. In seguito Luca Casarini dirà: “Il filantropo? Non so chi sia”» [QUI].

A pagina 2 dell’edizione de La Verità del 12 dicembre 2023 il corsivo di Carlo Giovanardi (Parola e libertà): «Il caso Ong conferma che con i soldi il cattolico o frega o si fa fregare. L’arcivescovo di Modena Erio Castellucci ammette che qualche “errore” può esserci stato» [QUI].

Titolone in prima pagina de La Verità del 13 dicembre 2023 per l’articolo di Giacomo Amadori e Fabio Amendolara: «L’inchiesta sul traffico di clandestini continua a regalare sorprese. Il Pd ha passato alla banda di Casarini notizie riservate della Guardia costiera. In chat intenso scambio di messaggi sulle ricerche nel Mediterraneo con l’ex presidente Orfini, l’ex ministro De Micheli, la deputata Pini e altri esponenti dem. E in almeno un caso alla Mare Jonio viene girato un resoconto del Comando delle Capitanerie di porto. Il Partito democratico ha strepitato per settimane perché il Sottosegretario della Giustizia Andrea Delmastro ha condiviso con il compagno di partito Giovanni Donzelli alcune informative sulla vita in carcere del terrorista Alfredo Cospito e sui suoi incontri con i parlamentari dem dentro al penitenziario. I piddini hanno sollevato un gran polverone, ma scopriamo ora che erano praticamente gli informatori sotto copertura della banda di Luca Casarini e Giuseppe Caccia (alla sbarra a Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) con cui condividevano un intenso flusso di informazioni sulla posizione dei barconi e sul loro recupero».

Con rimando a pagina 2: «Dal Pd le notizie “riservate” della Guardia costiera finivano ai Casarini boys. Le chat agli atti svelano gli informatori che rivelano alla ciurma di Mediterranea la posizione dei barconi. In prima linea Ordini, Pini, l’ex Ministro De Micheli e Manconi. La lista dei “garanti” è stata sequestrata sulla Mare Jonio. I democratici erano a disposizione per ogni necessità: dal mutuo del mezzo agli emendamenti. Le ricerche navali sono top secret e non possono essere condivise con le Ong. L’ex no global però aveva informazioni direttamente dai dicasteri» [QUI].

Occhiello in prima pagina de La Verità del 13 dicembre 2023 per l’editoriale di Maurizio Belpietro: «Doppiopesismo. I compagni si indignano solo per Delmastro. Quali erano le fonti a cui Casarini e compagni si appoggiavano? Dei vescovi e del compagno Soumahoro abbiamo già scritto, raccontando i contatti con gli alti prelati e con gli esponenti della sinistra per dare vita ad una sorte di internazionale delle Ong, specializzata nel trasporto di migranti e nella contestazione delle direttive di governo in materia. Tuttavia, finora non era ancora emerso il ruolo di alcuni onorevoli del Pd, i quali non soltanto intrattenevano rapporti politici con il capo di Mediterranea, ma facevano anche da ufficiali di collegamento».
Con rimando a pagina 3: «Ma la sinistra si indigna solo per Delmastro. I compagni hanno protestato perché due deputati di Fdi si sono scambiati informazioni sulle visite in carcere di tre parlamentari. Adesso i dem devono spiegare agli italiani perché facevano da ufficiali di collegamento tra gli organi di polizia e i taxi del mare. Non si era ancora visto un onorevole inviare le coordinate marittime a privati che trafficano in salvataggi e sbarchi. E che in questo caso ora sono pure indagati. La vicenda è un pozzo senza fondo: si passa dalle lettere dei parenti dei morti per commuovere il Papa, ai mezzucci per avere più stranieri a bordo, fino alle talpe» [QUI].

Cronaca giudiziaria
I finti salvataggi di Casarini: dei soldi dietro i soccorsi
I contatti con la petroliera danese già due giorni prima dell'”emergenza” in mare. In cambio di 125mila euro
di Lodovica Bulian
Il Giornale, 13 dicembre 2023


Non un «rescue», una missione di salvataggio di migranti in mare. Per gli inquirenti di Ragusa quello della Mare Jonio sarebbe stato un intervento su commissione, con promessa di retribuzione, e raccontato invece come un soccorso urgente. Quando l’11 settembre 2020 la nave della ong Mediterranea, con il no global Luca Casarini, raggiunge la Maersk Etienne, la petroliera danese aveva a bordo da 38 giorni 27 migranti nella vana attesa di un porto da Malta. Secondo i finanzieri che hanno svolto le indagini, sarebbero cruciali per ipotizzare il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina contestato a Casarini, al capo missione Giuseppe Caccia e ad altre tre persone, i contatti rilevati prima della partenza della nave ong da Licata. Già, perché due giorni prima di quella che ai media veniva presentata come «un’operazione di salvataggio» sono state «rilevate diverse conversazioni» tra Caccia e l’associazione degli armatori danesi.

L’ipotesi, si legge nell’informativa della polizia giudiziaria, è che in queste telefonate, in quel momento non ancora sotto intercettazione, «la Maersk abbia potuto allertare Mare Jonio con la prospettazione di una cospicua ricompensa pecuniaria». Due mesi dopo è arrivato un bonifico da 125 mila euro dalla società danese alla Idra Shipping, armatrice della Jonio. Gli accusati negano qualsiasi accordo preventivo.

L’11 settembre ecco l’annuncio della ong: «Questa notte la Mare Jonio ha ricevuto un’urgente richiesta di assistenza da parte di Maersk Etienne, situazione disperata a bordo per 27 persone. La Mare Jonio, in rotta verso la zona Sar libica, si è diretta verso la Maersk Etienne, alle 8.30 la nostra qualificata equipe medico sanitaria l’ha raggiunta. Alle 9 abbiamo iniziato un primo check delle condizioni di salute fisica e psicologica». Per gli inquirenti invece sarebbe stato tutto «concordato con i dirigenti della compagnia Maersk», non indagata. Vi è traccia dell’ipotesi investigativa anche in un messaggio di Caccia e Casarini al presidente di Idra, Alessandro Metz, inoltrato nella chat del Direttivo della ong: «Siamo stati direttamente contattati dall’associazione degli armatori danesi e dalla stessa Compagnia. Appena partiti ci sarà inviata una richiesta di assistenza».

Per i finanzieri gli indagati avrebbero «precostituito una situazione emergenziale sanitaria». Agli atti due audio inviati a Metz dal suo staff dopo il trasbordo dei migranti: «Jason (un soccorritore ndr) è super incazzato, mi ha scritto che non era per niente d’accordo a fare questa cosa, perché lui voleva ovviamente fare un rescue (un salvataggio, ndr)».

Il 12 settembre il medico a bordo di Mare Jonio, una neolaureata in medicina senza specializzazione, chiede e ottiene una evacuazione medica di emergenza per una donna in presunto stato di gravidanza, sbarcata dalla Guardia costiera a Pozzallo e poi portata in ospedale. Dal verbale di pronto soccorso risultava che la donna non era in stato gravidanza, ma in buone condizioni di salute e subito dimessa. In quelle ore i giornalisti chiedono alla ong conto delle condizioni della donna. «Come sta la ragazza incinta ricoverata? Sappiamo qualcosa?», chiede il responsabile della comunicazione della ong a Caccia. Che risponde: «Dimessa. Non era incinta ma colpita da fibroma uterino. Notizia deve restare riservata tra noi, prima che la destra la possa usare».

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