Caso 60SA. Un processo da decifrare

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.12.2023 – Andrea Gagliarducci] – Alla vigilia della settimana in cui dovrebbe concludersi in Vaticano il cosiddetto “processo del secolo” [*], Papa Francesco ha ricevuto l’Arcivescovo emerito di Parigi, Mons. Michel Aupetit, costretto a dimettersi due anni fa. Papa Francesco aveva accettato le sue dimissioni “sull’altare dell’ipocrisia” [QUI], ha spiegato qualche tempo dopo ai giornalisti durante un volo papale. Sebbene i due casi non abbiano molto a che fare tra loro, la coincidenza di questi due fatti ha il potere di dare un quadro generale della situazione della giustizia nel pontificato di Papa Francesco. Ecco i fatti.

L’Arcivescovo di Parigi è stato messo alla berlina dalla stampa per una relazione impropria che avrebbe avuto con una delle sue segretarie diversi anni fa. L’arcivescovo aveva deciso di presentare le sue dimissioni, che il Papa aveva accettato “sull’altare dell’ipocrisia”, senza nemmeno attendere il giudizio finale. Tempo fa è arrivato il risultato di un’indagine della polizia francese, che è stata l’archiviazione per insufficienza di prove. Più tecnicamente, gli investigatori hanno stabilito che “il fatto non esiste” – una constatazione di fatto continentale che significa che gli investigatori non hanno scoperto prove sufficienti a suggerire che fosse stato commesso un crimine [QUI].

Mons. Aupetit aveva ammesso degli “errori” in una relazione con una segretaria alcuni anni prima di diventare vescovo, ma ha sempre negato che la relazione fosse romantica e ha sempre insistito che non fosse mai stata sessuale. La stessa donna coinvolta ha detto alla polizia che le azioni di Aupetit non costituivano un crimine. La donna non ha mai sporto denuncia.

Negli ultimi mesi, però, l’Arcivescovo emerito di Parigi ha visto rovinata la sua reputazione. È stato una delle figure più influenti della Chiesa di Francia, tra i pochi ad aver espresso critiche al rapporto CIASE sugli abusi – rapporto sul quale studiosi ed esperti indipendenti sollevavano seri dubbi metodologici [QUI e QUI]. Senza Aupetit, in Francia si è persa una forma di opposizione al pensiero secolarista e laicista che ha avuto un impatto particolare. Non che i vescovi tacciano – lo dimostrano le dichiarazioni contro l’inclusione dell’aborto nella Costituzione – ma la loro forza dirompente è stata dimezzata con l’assenza dell’arcivescovo.

Viene da chiedersi, perché il Papa abbia accettato così presto le dimissioni di Aupetit. In altri casi il Papa non ha agito. È il caso del Cardinale Rainer Maria Woelki, Arcivescovo metropolita di Colonia, sospeso per sei mesi per problemi di comunicazione [QUI e QUI]  Anche lui ha criticato un rapporto sugli abusi nella sua diocesi. Il Papa, però, non ha voluto accettare le sue dimissioni dopo i sei mesi di sospensione. Con quale autorità, però, il Cardinal Woelki può continuare ad amministrare l’arcidiocesi dopo la sospensione seguita agli attacchi mediatici?

Cosa c’entra tutto questo con il processo vaticano? Anche in questo caso Papa Francesco ha dato giudizi sommari, prendendo decisioni che sembravano rispondere più all’“altare dell’ipocrisia” evocato nel caso Aupetit. Al Cardinale Giovanni Angelo Becciu è stato prima chiesto di dimettersi e di rinunciare a tutte le prerogative cardinalizie e poi è finito in un processo dopo che il Papa ha cambiato la regola secondo cui un cardinale può essere processato solo da un tribunale di cardinali. Per Becciu non c’era stata la possibilità di appello [QUI]; le indagini su di lui non erano nemmeno state concluse, né il processo era stato concluso. Il Papa ha deciso con chiarezza, senza nemmeno dare vie d’uscita per salvare la faccia. Il Papa non si fida più di un collaboratore. Il Papa ha meno motivi per lanciare ai media il suo collaboratore. Tanto più che anche il Papa ha cercato di mostrare la sua misericordia o apertura, invitando Becciu a Concistori e manifestazioni pubbliche, visitandolo a casa, con l’idea di dimostrare neutralità. Cioè il Papa rispetta l’opera dei giudizi, ma non ce l’ha con la persona. Nel frattempo, però, il cardinale non è stato riabilitato; non è più nemmeno membro dei dicasteri, e non avrebbe la possibilità di votare in un futuro conclave.

La decisione del Papa sul Cardinal Becciu è ancora più incredibile se consideriamo che l’andamento del processo, in questi due anni, ha visto un significativo cambiamento di narrativa [QUI]. Se all’inizio del processo i media erano convinti della colpevolezza di Becciu e degli imputati, ora, dopo le argomentazioni della difesa, questo giudizio di colpevolezza si è indebolito e ha mostrato delle crepe.

L’intero processo ha mostrato un incredibile pregiudizio accusatorio e sembra aver voluto mettere in discussione non le persone ma il sistema stesso. La Segreteria di Stato è stata emarginata; lo Stato della Città del Vaticano è stato indebolito dalle decisioni sul processo del Papa, che ha fatto del Papa stesso il primo giudice e l’immagine di tutti i difensori è stata messa in discussione.

In sostanza, si è fatto quello che il Papa invita sempre a non fare, cioè giudicare un sistema secondo il nuovo punto di vista senza considerare l’ermeneutica del tempo. E il giudizio è avvenuto secondo la convenienza e la convinzione del Papa, che è intervenuto nel processo con quattro diversi rescritti, modificando le norme che regolavano le indagini.

Il caso Aupetit e il cosiddetto “processo del secolo” sono simili, perché entrambi hanno indebolito la credibilità delle persone coinvolte e la credibilità della Chiesa stessa. Non vogliamo pensare che Papa Francesco lo abbia fatto apposta. Tuttavia, l’idea che si ha è quella del ragionamento impulsivo, che non tiene conto delle possibili conseguenze delle scelte. La giustizia, in breve, non è alimentata dal desiderio di fare giustizia, ma piuttosto dall’urgenza di risolvere un problema.

L’intero sistema giudiziario vaticano sembra ormai malato. Ciò che manca è una visione, un progetto e il desiderio di creare un sistema credibile e solido a livello internazionale. Il Papa globale ha così dato origine ad un sistema profondamente locale e personalistico. Si tratta di un passo indietro, le cui conseguenze saranno a dir poco complesse.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

[*] Indice – Caso 60SA [QUI]

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