Prima Domenica di Avvento: vegliate e pregate

Condividi su...

Inizia un nuovo anno liturgico; tra quattro settimane ricorderemo il Natale del Signore Gesù. L’avvento è come una porta che si apre, un orizzonte che si allarga, una luce nuova che la liturgia ci fa vivere, una luce che serve non per abbagliare me per risvegliarci dal sonno, una luce che ci aiuta a guardare avanti. Avvento è guardare verso…: non è tanto l’uomo che per primo si muove verso Dio, ma è Dio che scende e fa alleanza con l’uomo, che dà una mano all’uomo.

E’ Gesù che nasce nella povertà più assoluta: venne tra i suoi  me questi non lo riconobbero e Gesù fu costretto a nascere in una mangiatoia. L’invito che proviene dal Vangelo oggi è una sola parola: ‘vigilate’. Il popolo di Dio è invitato a vivere questo momento di attesa o di ‘attenzione’. Il termine ‘attendere’ dal latino (ad tendere = tendere verso qualcuno o qualcosa): si tratta di una attenzione non solo della mente ma di tutte la vita: vivere  guardando la via da percorrere, vivere protesi verso qualcosa, verso i segni che provengono da Dio stesso.

Dio parla sempre con segni: è necessario cogliere questi segni del cielo. L’opposto dell’attenzione è la disperazione: è lo stato dell’uomo che non aspetta più nulla, ha finito di sperare, vive tra la rassegnazione e la rabbia. L’opposto è anche l’accidia: ‘m’annoia’, la situazione di colui che vive la sua stanchezza senza far nulla per risvegliarsi.

Tutta la vita umana è intessuta da speranze ed attese, se queste sono polarizzate su ciò che è temporaneo e caduco, si traduce spesso in delusione; se la speranza  si fonda sulla fedeltà di Dio alle sue promesse, allora la speranza è fonte di vera gioia: una speranza che non si adagia in una pigra e generica attesa ma è sempre attiva e vigilante, ardita e ferma.  

Il Vangelo evidenzia solo il dovere della vigilanza in attesa della venuta di Cristo Gesù. Il nuovo anno comincia perciò con una esortazione: ‘Fratelli, è tempo ri risvegliarci dal sonno’, il brano del Vangelo è una parabola: il padrone affida il suo capitale, suoi beni ai servi; a ciascuno il suo compito ed esorta il portiere a vegliare perché non sapete, Egli dice, il padrone quando ritorna. Di sicuro c’è una cosa: ritornerà, perciò vegliate, vigilate perché non vi trovi addormentati. 

Lontani da Dio, siamo come pecore senza pastore, sbandati, delusi delle vita e rammaricati perché tutto sembra crollare. Con la speranza cristiana si guarda avanti, ben convinti che la vita è un cammino. Il cammino del quale conosciamo l’inizio ma sconosciamo i momento e l’ora dell’arrivo. Da qui la parola del vangelo: ‘Fate attenzione in modo che il padrone giungendo all’improvviso non vi trovi addormentati’. Il tempo dell’attesa di Cristo è il tempo della fedeltà alla vocazione battesimale.    

Nel suo primo avvento nell’umiltà della natura umana, Gesù venne tra i suoi ma nessuno lo riconobbe; fu costretto a nascere in campagna, in una mangiatoia, lontano dal consorzio umano. Era l’atteso dal popolo di Dio, ma nessuno se ne accorse e Dio annunciò la sua nascita agli uomini con i segni del cielo: gli angeli lo annunciano ai pastori, una stella lo annuncia ai magi.

Il re Erode, non appena seppe della sua nascita, cercò subito di farlo morire: ed ecco la strage degli innocenti. Quando Gesù verrà la seconda volta, verrà nello splendore della sua regalità e come giudice della storia.  Guai, amici carissimi, se ci trova impreparati, o addormentati. Gesù viene ogni giorno a visitare il suo popolo; la ua venuta si coglie ascoltando il Vangelo (Parola di Dio), nei sacramenti, nella persona dei fratelli e delle sorelle.

 Da qui l’avviso del Signore: “Vigilate! Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate”. Essere preparati, vivere bene significa vivere in comunione con Cristo Gesù, operare frutti di vita eterna perché dai frutti si riconosce l’albero.

All’inizio di un nuovo anno, è necessario domandarsi: quale frutto produco? Se sono frutti d’amore, di servizio, di comunione, allora abbiamo capito il vero senso della vita instaurata da Cristo Gesù. E’ certo che il Signore verrà; guai, però, se ci trova addormentati, distratti, irresponsabili nel nostro agire da uomini e da figli di Dio. 

Dio è amore!, saremo giudicati sull’amore, sull’attenzione verso l’altro. Essere fedeli a Gesù non è solo non commettere errori, come pensava il servo pigro della parabola dei talenti; essere fedeli a Dio  è spendere la propria vita, lasciarsi sconvolgere la vita dal servizio, dall’amore verso Dio e verso i fratelli. Non c’è amore senza rischio!

I Santi, nostri fratelli e sorelle, sono persone che hanno saputo bene rischiare: hanno detto il loro ‘sì’ a Dio, hanno aperto le porte con coraggio a Gesù che ha bussato al cuore. Siamo all’inizio di un nuovo anno liturgico, amico che leggi o ascolti, rischiamo in chiave di amore e saremo sicuri della vittoria finale.                                         

Free Webcam Girls
151.11.48.50