XXVIII Domenica del Tempo Ordinario: quanti troverete, chiamateli alle nozze, ma con l’abito nuziale!

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Nell’Antico Testamento l’alleanza tra Dio e gli uomini era raffigurata con l’immagine nuziale. Anche il Profeta Isaia aveva presentato con il simbolo del banchetto l’era messianica. Nel primo momento la risposta all’invito divino di partecipare al banchetto è dura: gli invitati addirittura si accaniscono contro i servi ( i Profeti). Il re, come risposta, dà alle fiamme la loro città. 

Nel secondo momento il re procede a nuovi inviti: tutti convocati alle nozze (è l’apertura a tutti i popoli), tuttavia ora è necessario però indossare l’abito nuziale, una adesione autentica con il cambiamento della veste; l’invitato è chiamato a prendere coscienza, ad esaminare la propria realtà interiore: la veste che copre  la sua interiorità, evidenzia un vero esame di coscienza. La parabola è assai eloquente: essa è rivolta ai Capi del popolo ebreo con il quale Dio aveva stipulato un patto, un’Alleanza ‘cammina dinanzi a me, sii perfetto; io ti sarò padre, tu sarai mio figlio’. 

Questi però, invitati, si rifiutarono di venire e preferirono curare i loro affari dimenticando di essere il popolo di Dio,  il popolo dell’alleanza. Alcuni addirittura  presero i servi e li malmenarono o li uccisero. Non dimentichiamo che i capi del popolo e molti ebrei avevano gridato  davanti a Pilato, che aveva riconosciuto l’innocenza di Gesù, ‘crocifiggilo! Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli!’ 

Gesù pianse su questa Gerusalemme, annunziò la distruzione del Tempio di cui rimane ancora oggi solo ‘il muro del pianto’. Gesù ebbe a dire: ‘Gerusalemme, quante vote ho cercato di raccogliere i tuoi figli come la gallina fa con i suoi pulcini, ma tu non l’hai voluto’. 

L’amore di Dio però non si arrende, Dio vuole tutti salvi  e l’invito al banchetto già preparato  viene esteso a tutti i popoli: ‘Andate, disse il Re ai servi, invitate tutti quelli che incontrate; il banchetto è pronto’.

E’ bello questo Dio che non si arrende mai con il suo amore misericordioso: ‘Il banchetto è pronto, tutti quelli che troverete, invitateli a venire alla festa, al banchetto di nozze’. La sala così si riempie di invitati. Il rifiuto dei primi non esaurisce la bontà e la misericordia di Dio.

Dio invita tutti senza guardare etichetta. Ricchi e poveri, buoni e cattivi. Il banchetto è per coloro che sono contenti di lasciarsi scomodare, per coloro che abbandonano i propri affare e rispondono all’invito del re.

Il regno di Dio non è per coloro che si credono buoni, onesti e retti ma per quanti rispondono con un ‘sì’ generoso all’invito del Signore.  Non servono grandi virtù o una cultura speciale; né si entra al banchetto  inconsapevolmente. E’ un invito al quale bisogna rispondere con un ‘sì’ con vera gioia e responsabilità; siamo chiamati solo generosamente all’invito e ad onorare il Re indossando la veste nuziale.

Tutti siamo invitati: buoni e cattivi; anche i ladri, i peccatori, le prostitute: ciò che importa è essere muniti del biglietto d’ingresso, che non si paga, non costa nulla; questo biglietto è la ‘veste nuziale’, se non l’hai, te la procuri, non costa denaro ma fede ed umiltà. Il Battesimo ci fornisce l’abito nuziale; se poi l’hai sporcato, c’è il sacramento della penitenza (o confessione): chiedere perdono a Dio con umiltà e fede sincera.

Dio è il padre del perdono e della misericordia; è sempre pronto a riabbracciare il figlio prodigo che, pentito, ritorna alla casa del Padre. Per essere nell’elenco degli eletti dipende dall’uomo perché Dio vuole tutti salvi; la salvezza però è la risultante di due componenti: una divina, che non manca mai, l’altra umana che richiede fede e umiltà.

La parabola di Gesù ci invita a rientrare in noi stessi  e a chiederci se siamo presenti al banchetto per caso, per abitudine e se, premurosamente, ci siamo muniti del biglietto d’ingresso: la veste nuziale. Di questi adoratori Dio ha bisogno perché ‘non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre’.

Questa è la volontà di Dio: amatevi come io vi ho amato. Deponiamo pertanto la veste della superbia, dell’orgoglio, della vendetta e indossiamo l’armatura di Dio: Fede e Amore.

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