Il Medio Oriente in fiamme
“Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente, provocando centinaia di morti e feriti. Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta! Preghiamo perché ci sia pace in Israele e in Palestina!”
Con queste parole al termine dell’Angelus domenicale papa Francesco ha chiesto fermamente di pregare per la pace, dicendo che terrorismo e guerra portano solo morte, dopochè sabato scorso un assalto militare in larga scala, chiamato da Hamas ‘Diluvio Al Aqsa’, ha preso di sorpresa Israele, in cui si stimano finora 700 vittime israeliane e più di 2.000 feriti.
Solo al rave attaccato da Hamas vicino al confine con la Striscia di Gaza si contano 250 morti (tra le vittime, europei e americani). Il Jerusalem Post ha riportato che sono 750 i dispersi. E 100 i rapiti, tra soldati e civili. Mentre nella Striscia di Gaza si registrano 413 persone uccise.
E dopo l’appello del papa a conclusione dell’Angelus, anche la presidenza della Cei invita a pregare per la pace in questo mese dedicato al rosario, chiedendo alla comunità internazionale di sostenere la pace in Medio Oriente:
“Ci appelliamo alla comunità internazionale perché compia ogni sforzo per placare gli animi e avviare finalmente un percorso di stabilità per l’intera regione, nel rispetto dei diritti umani fondamentali.
Quella Terra che riconosciamo come Santa merita una pace giusta e duratura, per essere punto di riferimento di ‘fede, speranza e amore’. Troppo sangue è già stato versato e troppo spesso di innocenti. Alle famiglie delle vittime e ai feriti giunga il nostro conforto”.
Immediatamente anche il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, ha chiesto di fermare questa escalation di violenza: “Il ciclo di violenza che ha ucciso numerosi palestinesi e israeliani negli ultimi mesi è esploso questa mattina, abbiamo assistito a un’improvvisa esplosione di violenza che è molto preoccupante a causa della sua estensione e intensità.
L’operazione lanciata da Gaza e la reazione dell’esercito israeliano ci stanno riportando ai periodi peggiori della nostra storia recente. Le troppe causalità e tragedie, che sia i palestinesi che le famiglie israeliane devono affrontare, creeranno più odio e divisione e distruggeranno sempre più qualsiasi prospettiva di stabilità.
Chiediamo alla comunità internazionale, ai leader religiosi della regione e nel mondo, di compiere ogni sforzo per contribuire a ridurre l’escalation della situazione, ripristinare la calma e lavorare per garantire i diritti fondamentali delle persone nella regione”.
Ed ha chiesto di preservare dalla violenza i luoghi santi, trovando una soluzione che metta termine al conflitto: “Le dichiarazioni unilaterali che circondano lo status dei luoghi religiosi e dei luoghi di culto scuotono il sentimento religioso e alimentano ancora più odio ed estremismo. E’ quindi importante preservare lo status quo in tutti i luoghi santi in Terra Santa e a Gerusalemme in particolare.
Il continuo spargimento di sangue e le dichiarazioni di guerra ci ricordano ancora una volta l’urgente necessità di trovare una soluzione duratura e globale al conflitto palestinese-israeliano in questa terra, che è chiamata ad essere una terra di giustizia, pace e riconciliazione tra i popoli”.
Anche i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme si sono uniti in un appello alla pace e alla giustizia, affermando che la Terra Santa è ‘luogo sacro’:
“La Terra Santa, un luogo sacro per innumerevoli milioni di persone in tutto il mondo, è attualmente impantanata nella violenza e nella sofferenza a causa del prolungato conflitto politico e della deplorevole assenza di giustizia e rispetto dei diritti umani.
Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, abbiamo ripetutamente lanciato appelli sull’importanza di rispettare lo ‘Status Quo’ storico e giuridico dei santi santuari. In questi tempi difficili, ci riuniamo per alzare la voce in unità, facendo eco al messaggio divino di pace e amore per tutta l’umanità”.
Ed hanno condannato la violenza: “Come custodi della fede cristiana, profondamente radicata in Terra Santa, siamo solidali con la popolazione di questa regione, che sta sopportando le conseguenze devastanti dei continui conflitti. La nostra fede, che è fondata sugli insegnamenti di Gesù Cristo, ci obbliga a sostenere la cessazione di tutte le attività violente e militari che arrecano danno ai civili sia palestinesi che israeliani”.
Inoltre hanno implorato le autorità al dialogo: “E’ nostra fervente speranza e preghiera che tutte le parti coinvolte prestino ascolto a questo appello per una cessazione immediata della violenza. Imploriamo i leader politici e le autorità a impegnarsi in un dialogo sincero, cercando soluzioni durature che promuovano la giustizia, la pace e la riconciliazione per la popolazione di questa terra, che ha sopportato il peso del conflitto per troppo tempo.
Nella nostra qualità di leader spirituali, tendiamo le nostre mani a tutti coloro che soffrono e preghiamo affinché l’Onnipotente possa concedere conforto agli afflitti, forza agli stanchi e saggezza a coloro che occupano posizioni di autorità.
Chiediamo alla comunità internazionale di raddoppiare i suoi sforzi per mediare una pace giusta e duratura in Terra Santa, basata sulla parità di diritti per tutti e sulla legittimità internazionale”.
Anche la comunità ‘Wahat al Salam – Neve Shalom’ ha chiesto di non cedere alla violenza: “Ancora una volta, una realtà insondabile nelle nostre regioni ci porta alla stessa conclusione: non esiste una vera soluzione senza una vera pace.
Non ci sono scorciatoie; non possiamo vivere in tranquillità e sicurezza senza riconoscere i pieni diritti di ogni singolo essere umano, palestinese, israeliano, ebreo, arabo, che vive tra il fiume e il mare. Abbiamo tutti bisogno di vivere in sicurezza, libertà e piena democrazia.
Cari amici: Soprattutto ora, quando la tempesta intorno a noi sta prendendo forza e siamo tutti in uno stato di allarme emotivo, questo è il momento per noi di Wahat al-Salam – Neve Shalom, per i membri e le istituzioni educative, per la Scuola per la Pace, per la scuola elementare binazionale, per il Centro Spirituale Pluralista e per tutti coloro che credono in una società condivisa, di continuare a essere una bussola, di accendere le nostre torce nell’oscurità che ci circonda e di essere un modello di pace, uguaglianza e giustizia”.
(Foto: Ansa)