Da Berlino si espande l’audacia della pace

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“Riuniti a Berlino nello spirito di Assisi, rappresentanti delle Religioni mondiali, abbiamo pregato per la pace. Lo abbiamo fatto in questo luogo in cui parla la storia: memoria della guerra e del muro che divideva l’Europa. Proprio qui abbiamo capito che nessun muro è per sempre. Nel 1989 qui è avvenuta una rivoluzione pacifica che mostra la forza della libertà.

Cadano presto i muri, visibili e invisibili, che dividono i popoli in Europa, Asia, Africa, nelle Americhe, in mezzo al mare Mediterraneo per i migranti che fuggono dalle guerre! Cadano i muri del cuore che accecano e non fanno vedere che l’altro è mia sorella e mio fratello!”

Nel messaggio conclusivo dell’incontro internazionale di preghiera per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, svoltosi a Berlino, i partecipanti hanno ribadito che ‘nessuna guerra è per sempre’: “La guerra è la negazione del destino comune tra i popoli, è la sconfitta dell’umanità. Chi la inizia si prende una responsabilità enorme davanti all’umanità.

Con la guerra si sfigura ciò che di più umano è in noi. Oggi la guerra rischia di eternizzarsi, allargando le sue conseguenze, colpendo le popolazioni anche molto lontano. Terribile è l’uso di armi micidiali che uccidono tanti e seminano lutti e provocano gravi conseguenze ambientali”.

L’appello è un invito a lavorare per la pace: “La guerra acceca e fa perdere la memoria di chi siamo. Le guerre, le pandemie e il cambiamento climatico, gli spostamenti delle popolazioni e le disuguaglianze hanno conseguenze per tutti. Nessun popolo, nessun continente può illudersi di rimanere immune.

Lavoriamo al servizio di un’unità spirituale per ritrovare il senso del nostro comune destino. Umanizziamo questo mondo globale: l’Altro è nostro Fratello, l’Altra è nostra Sorella! Tra le macerie della Seconda Guerra Mondiale è nato il sogno di un’Europa comune e di un mondo dei popoli, fratelli e uguali. E’ questo, non altro, il futuro che vogliamo costruire!”

E’ stato un invito ad osare l’audacia della pace: “Siamo consapevoli che o riusciremo a porre fine alle guerre o le guerre porranno fine all’umanità. Il mondo, la nostra casa comune, è uno solo: ci è stato dato in eredità e tale lo dobbiamo lasciare alle future generazioni. Liberiamolo dall’incubo nucleare!

Ripartiamo con la politica del disarmo, fermiamo subito il rumore delle armi… Dialogare oggi, mentre parlano le armi, non indebolisce la giustizia ma crea le condizioni di una nuova architettura di sicurezza per tutti. Ripartiamo insieme dal dialogo che è la medicina più efficace per la riconciliazione dei popoli. La pace è sempre possibile!”

Nel messaggio papa Francesco ha ripreso il concetto che la caduta del muro di Berlino aveva aperto un periodo di speranza per la pace, che oggi è messa in pericolo proprio in Europa: “Purtroppo, negli anni, non si è costruito su questa speranza comune, ma sugli interessi particolari e sulla diffidenza nei riguardi altrui.

Così, anziché abbattere muri, se ne sono innalzati altri. E dal muro alla trincea il passo, purtroppo, è spesso breve. Oggi la guerra devasta ancora troppe parti del mondo: penso a tante zone dell’Africa e del Medio Oriente, ma anche a molte altre regioni del pianeta; e all’Europa, che conosce la guerra in Ucraina, un conflitto terribile che non vede fine e che ha provocato morti, feriti, dolori, esodi, distruzioni”.

E’ un invito a non rassegnarsi: “Occorre qualcosa di più. Occorre “l’audacia della pace”, che è al cuore del vostro incontro. Non basta il realismo, non bastano le considerazioni politiche, non bastano gli aspetti strategici messi finora in atto; occorre di più, perché la guerra continua.

Occorre l’audacia della pace: ora, perché troppi conflitti perdurano da troppo tempo, tanto che alcuni sembrano non avere mai termine, così che, in un mondo in cui tutto va avanti veloce, solo la fine delle guerre sembra lenta”.

Occorre la profezia della pace: “Ci vuole il coraggio di saper svoltare, nonostante gli ostacoli e le obiettive difficoltà. L’audacia della pace è la profezia richiesta a quanti hanno in mano le sorti dei Paesi in guerra, alla Comunità internazionale, a tutti noi, specie agli uomini e alle donne credenti, perché diano voce al pianto delle madri e dei padri, allo strazio dei caduti, all’inutilità delle distruzioni, denunciando la pazzia della guerra”.

L’audacia della pace, basata sulla preghiera, consente cose impossibili: “Occorre infatti andare avanti per valicare il muro dell’impossibile, eretto su ragionamenti che appaiono inconfutabili, sulla memoria di tanti dolori passati e di grandi ferite subite.

E’ difficile, ma non è impossibile. Non è impossibile per i credenti, che vivono l’audacia di una preghiera speranzosa. Ma non deve essere impossibile nemmeno per i politici, per i responsabili, per i diplomatici.

Continuiamo a pregare per la pace senza stancarci, a bussare, con spirito umile e insistente alla porta sempre aperta del cuore di Dio e alle porte degli uomini. Chiediamo che si aprano vie di pace, soprattutto per la cara e martoriata Ucraina. Abbiamo fiducia che il Signore sempre ascolta il grido angosciato dei suoi figli. Ascoltaci, Signore!”

Mentre nell’intervento conclusivo il presidente della Comunità di Sant’Egidio, prof. Marco Impagliazzo, ha esortato le religioni a parlare il linguaggio della pace: “Oggi parliamo la stessa lingua, quella della pace! E’ un grande risultato con il quale ci presentiamo ancora più credibili di fronte a questo mondo: più credibili di fronte alla politica, alla diplomazia, alla cultura. Gli Stati oggi sono più distanti fra loro di quanto lo siano le religioni. Cosi siamo più credibili davanti alla nostra gente e davanti al mondo”.

 Ed ha ribadito che le fedi sono un forte richiamo alla pace: “Oggi lo diciamo con una rinnovata energia: le religioni non sono un fenomeno residuale, qualcosa del passato, del mondo di ieri, ma fanno la storia del presente e guardano al futuro del mondo, purificate da tanti errori e fatiche. Questa è una grande ricchezza che dona speranza ai popoli.

Le religioni dicono al mondo che la pace è possibile, anche laddove sembra che non vi siano spazi o altre vie di uscita. Le religioni dicono che la storia può cambiare perché la preghiera all’Onnipotente mette il mondo nelle mani di chi ha vinto l’impossibile”.

Prima della fase conclusiva il presidente della Cei, prof. Matteo Zuppi, ha offerto una meditazione sulla profezia di pace del profeta Isaia: “Il profeta ci indica oggi il monte del tempio del Signore, quella nuova Gerusalemme che ci aiuta ad alzare il nostro sguardo. In questi giorni abbiamo alzato lo sguardo cercando quel monte e il tempio del Signore. Ecco, il tempo è iniziato.

Gesù è il nostro tempo, il cammino che Dio ci ha dato per raggiungere il monte alto. Abbiamo visto il tempio del Signore, i popoli che si sono ritrovati, fratelli tutti. Non abbiamo paura, non diciamo sono troppo giovane o troppo vecchio ma impariamo personalmente e assieme di nuovo a dire: eccomi, per esercitarci nell’arte dell’amore. Non smettiamo di impararla”.

La pace diventa audace se si cammina insieme: “E’ vero: la guerra è un incendio terribile, che non rispetta nessuno, ma un cuore in pace può spegnerlo e fare crescere la pace. Non si diventa audaci da soli, ma camminando insieme seguendo Cristo nostra pace, che affida a noi la sua pace perché la viviamo e la doniamo ai tanti compagni di strada”.

In questo modo tutti possono diventare audaci: “Audace è l’umile operatore di pace, che la semina dove c’è la divisione, ignoranza, violenza. Audace è chi non si arrende alla guerra e lava i piedi a quelli che nessuno ama, a quelli che misteriosamente non hanno nulla di attraente in nessun senso agli occhi di nessuno, ai tanti feriti dal male. Senza chiedere nulla. Solo per la compassione che Gesù ha per noi e ci chiede per tutti”.

Ugualmente Serafim, metropolita del patriarcato della Romania, ha invitato ad annunciare il Vangelo della pace: “Piedi calzati e pronti a propagare il Vangelo della pace significa essere sempre pronti ad annunciare il Vangelo della pace…

Nulla è più prezioso della pace tra i popoli e le nazioni, che ha origine nel cuore di ogni uomo. E san Serafino di Sarov dice: ‘Ottenete la pace del cuore e migliaia di persone saranno redente intorno a voi’. E la pace del cuore si ottiene con molta preghiera e ascesi”.

Il vescovo luterano, Heinrich Bedford-Strohm, moderatore del Consiglio Mondiale delle Chiese, ha invitato a confidare in Dio: “Quando preghiamo, quando parliamo con Dio, quando sperimentiamo l’amore di Dio e la potenza di Dio nei nostri cuori, quando noi, come persone di tutto il mondo, sentiamo l’unità in Cristo, allora, sentiamo la verità delle parole di Gesù: il principe di questo mondo sarà cacciato.

Ci stiamo impegnando per la giustizia, la pace e l’integrità della creazione, perché confidiamo in queste parole, confidiamo completamente in queste parole, e sentiamo nelle nostre anime che in questo spirito le forze della distruzione hanno perso il loro potere. La paura si trasforma in fiducia. La ferita diventa guarigione. La disperazione si trasforma in speranza”.

(Foto: Comunità di Sant’Egidio)

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